Il Centro di Iniziative per la Verità e la Giustizia ha di recente segnalato il caso dei molti cittadini serbi che da anni chiedono di poter riavere le proprie abitazioni nelle regioni del Cossovo e della Metochìa, oggi a maggioranza albanese e facenti parte dello stato autoproclamato indipendente del Cossovo, non riconosciuto dal governo di Belgrado, che rivendica entrambe le regioni come parte della Repubblica Serba. La notizia è tratta da un breve servizio della Radio e Televisione Serba, tradotto in italiano da Hana I., che segnala come…
La proprietà immobiliare dei serbi in Kosovo e Metohija è diventata un affare redditizio per molti albanesi che, con falsi testimoni, cambiano i dati nel catasto e, così facendo, si sono appropriati delle proprietà serbe in tutti questi anni. L’appropriazione indebita è stata massiccia e il danno inflitto ai serbi è misurato in miliardi di euro.
Nel comune di Podujevo tutte le case serbe sono state distrutte. I resti di muri a Livadice ricordano che i serbi vivevano in quel villaggio. Nel cortile di Zoran Jovanovic ci sono i resti della sua casa demolita, e il suo cortile è stato occupato dal suo vicino albanese. Nelle vicinanze di Jovanovic c'erano le case delle famiglie Krpic, Tamburic, Zivkovic, Jocica, che ora non esistono più. Ci sono ancora tante case sottratte i cui proprietari stanno ancora lottando con gli occupanti abusivi.
Inoltre, tra i casi segnalati vi è anche quello della famiglia Petar Garić:
A Donja Dubnica vicino a Podujevo, che un tempo era un grande villaggio serbo, c'era la famiglia Petar Garić, ora sfollata a Marino Brdo. Le case con dieci acri di proprietà, sono state demolite e vengono visitate ogni tanto dai nipoti, che non rinunciano alla proprietà, nonostante tutto.
Lungi dall'approfittare della notizia per alimentare ulteriori contrapposizioni etniche, non si può non segnalare l'analogia con il caso della Marcia del Ritorno, attraverso la quale dal 30 Marzo e fino al 15 Maggio migliaia di palestinesi stanno chiedendo che i discendenti dei rifugiati possano rientrare in possesso delle abitazioni lasciate dai loro genitori e nonni dopo la nascita di Israele nel 1948. Proteste che hanno trovato una dura reazione da parte del governo di Tel Aviv.
E in pochi, ormai, sembrano rimembrare il caso dei profughi istriani, giuliani e dalmati che hanno dovuto lasciare le loro case tra il 1945 e il 1947, con la definitiva cessione delle terre giuliane (la cui popolazione oriunda era venetofona da centinaia di anni) alla Yugoslavia, oggi Croazia e Slovenia. Nelle città costiere dell'Istria slovena, in particolare, dove gli Italiani erano il 90% della popolazione prima della fine della Seconda Guerra Mondiale, oggi la minoranza italiana è inferiore al 2%, sostituita nei decenni da abitanti sloveni provenienti dalle province interne (similmente nell'Istria croata, dove la minoranza italiana è però più consistente e gode di rappresentanza politica).
Cos'hanno in comune questi diversi popoli? L'essere stati sostituiti, con la scusa di malintese responsabilità belliche, da gruppi etnici allogeni.
La "grande sostituzione", allora, potrebbe non essere soltanto una teoria, se si guarda alla Storia, ma una strategia già applicata in diversi contesti, in Europa e nel mondo…