Nel panorama politico americano c'è un uomo che da molto tempo illumina la scena con la sua presenza: Rudolph Giuliani. Italo-americano, newyorkese doc, prima procuratore federale in una lotta senza quartiere alla mafia e poi sindaco della città.
Quando viene eletto incarna lo stereotipo al contrario, l'italiano buono che aveva combattuto gli italiani cattivi. Sorriso smagliante a 64 denti, cappellino da baseball e appeal incontrastabile. Nel 1993 diventa sindaco di New York, e non manca di far parlare di sé da subito: lotta al crimine, anche al più piccolo, secondo la teoria formulata da James Q. Wilson che una finestra rotta, lungi dall'essere un fatto secondario, deve essere riparata al più presto, altrimenti innescherà un effetto domino a favore del crimine. In quell'anno nacque la “tolleranza zero”.
Quartieri ripuliti con gran dispiego di poliziotti; senza tetto che in una notte sparivano dalla vista, senza esattamente sapere che fine facessero; e l'inizio di critiche sollevate contro di lui; Rudolph Mussolini, cominciavano a chiamarlo. Chi vuole saperne di più, provi a inserire in Google i nomi di Amadou Diallo (nero, disarmato, ucciso in uno scantinato da 4 poliziotti bianchi con 40 pallottole. "Aveva tirato fuori il portafoglio [per mostrare i documenti], abbiamo creduto fosse una pistola", dissero i 4 a loro discolpa. Tutti assolti), o di Abner Louima (sodomizzato con un manganello da tre poliziotti, solo uno condannato a pena lieve e con la condizionale), o di Patrick Dorismond (ucciso a sangue freddo ad un incrocio da due poliziotti, senza motivo apparente. Nessun condannato).
Personaggio controverso, duro con i tossici e senzatetto, ma amico di omosessuali e immigrati illegali, non può essere iscritto nello stereotipo di politico repubblicano che siamo soliti considerare. Lui stesso affermò di essere più vicino a Clinton che ad altri nel suo agire.
Nonostante il "successo" nel ripulire la città, nell'estate del 2001 Giuliani, travolto da uno scandalo "sentimentale" (tradiva la moglie con la biondona di turno) era un personaggio politicamente finito. Poi venne l'11 settembre, e di colpo Giuliani si ritrovò nell'Empireo degli Eroi. Mentre l'America era sgomenta e attonita, mentre il Presidente Bush svolazzava qui e lì per non farsi prendere, mentre al Pentagono facevano girare a vuoto caccia e ricognitori in cerca di dirottamenti fantasma, mentre insomma nessuno sapeva cosa fare di preciso, quel martedì Giuliani è rimasto l'uomo tutto di un pezzo che conoscevamo: e senza perdere tempo, lui era già di fronte ad una telecamera a dire “Tranquilli, sono crollati due tra i più alti grattacieli al mondo e sono diventati una nube di polveri finissime che ha ricoperto mezza Manhattan, siamo al sicuro. Non c'è nessun pericolo per la salute di nessuno. Prendete paletta e secchiello e con quelle due dita di amianto in polvere che avete sul davanzale fate giocare il pargolo. Ehi! Ehi tu! Pompiere! Sì, dico a te: togliti quella dannata maschera protettiva, che mi spaventi l'elettore! Accidenti, non ci sono più i pompieri di una volta”.
Ed è così che Giuliani, italiano, emigrante di terza generazione, da sindaco di New York divenne sindaco d'America. Nientemeno.
Ed è così che gli unici veri eroi di quel giorno, i pompieri e i soccorritori tutti, vennero mandati a lavorare sulle macerie, cioè all'origine della nube tossica, senza protezione alcuna. Ma non per sempre. Solo fino a quando a Giuliani è garbato. Dopodiché, mentre questi uomini letteralmente respiravano la causa della loro futura morte per cercare di trovare i corpi dei compagni perduti quel terribile giorno, il sindaco d'America è intervenuto con i suoi soliti modi dicendo ai pompieri “Fuori dai piedi, tornate a salvare gattini bloccati sui rami!”
I pompieri si sono un po' arrabbiati, ma la vista di ingenti schieramenti di poliziotti armati li ha magicamente fatti rasserenare. E così, mentre nei loro polmoni si sedimentava la polvere mortifera, abbandonarono i loro compagni al loro destino, quello di rimanere tra le macerie della discarica dismessa di Staten Island. Per sempre.
Mentre dei pompieri ci si è presto dimenticati, mentre ci si è presto dimenticati di tutte le vittime dell'11 settembre che sono morte nell'arco di questi 5 anni, nessuno si è dimenticato di Giuliani, che adesso corre per le presidenziali del 2008.
Ma non tutti dimenticano, soprattutto quando vengono trattati come animali da sacrificare. Qualche settimana fa il più importante sindacato dei pompieri, lo International Association of Firefighters (IAFF) si è visto declinare l'invito a partecipare ad un forum sulle presidenziali da parte del “sindaco d'America”. Ne è nato subito un gran clamore e, come sempre in questi casi, dobbiamo al sito infowar.com lo svelamento di interessanti retroscena sulla questione, per bocca di Jeff Zack, portavoce del sindacato IAFF.
Il portavoce del sindacato afferma che inizialmente non volevano invitare Giuliani per tre motivi.
Innanzitutto per il fatto di aver bloccato il lavoro dei vigili del fuoco esattamente nel momento in cui avevano finito di estrarre dalle macerie i beni della Bank of Nova Scotia e impedito di estrarre i poveri resti delle vittime ancora intrappolate.
In secondo luogo, per aver usato come scusa la sicurezza degli operatori: per sei settimane il luogo è stato dichiarato dalle autorità cittadine sicuro poi, ad un tratto, dopo aver estratto i preziosi della banca, è diventato pericolosissimo per la salute di chi ci lavorava.
Infine per aver nascosto i dati che dichiaravano la zona colpita particolarmente pericolosa a causa delle polveri e dei materiali dispersi nell'aria e che hanno provocato molti morti e malati cronici.
Tuttavia alla fine il sindacato ha deciso di invitare anche Giuliani. Che però, a due giorni dall'evento, dopo aver accettato, ha rifiutato.
E così si chiude un altro capitolo della storia di Rudolph “Rudy” Giuliani: nemico dei mafiosi; nemico dei senzatetto; nemico dei pompieri. Ora è in corsa per le presidenziali. Vedremo chi riuscirà a farsi amico.
(Tratto da www.luogocomune.net)