Atene, 21 nov – A cosa volete che serva il greco antico nella splendente Grecia di Tsipras? Non ci verrete a raccontare che accresce il lessico, stimola la logica e il ragionamento analitico, fornisce imprescindibili basi culturali per comprendere la storia e analizzare il presente, per conoscere e non abiurare le radici della civiltà europea. Non ci vorrete convincere che è la base per sfuggire alla dialettica superficiale, al ragionamento non banale, al linguaggio triviale, agli immaturi cipressetti che salutava dall’alto Carducci, orgoglioso di saperne leggere, di greco e di latino. In fin dei conti perché sforzarsi, è una lingua inutile, noiosa, ma soprattutto “troppo difficile”. È quanto sostiene Nikos Filis, ministro dell’istruzione o meglio ex ministro dopo il rimpasto governativo avvenuto a inizio novembre, già segretario giovanile del Partito Comunista di Grecia meglio conosciuto come KKE.
Dichiarazioni, quelle di Filis, che non sono sfuggite a Thanos Veremis, docente di Storia greca all’Università di Atene, che a Il Giornale ha spiegato così:
“Filis è stato sostituito solo perché aveva minacciato di ridurre anche le ore di religione: e la Chiesa qui in Grecia è una potenza. Il greco antico, invece, è un facile bersaglio: Tsipras cerca di raccogliere voti fra coloro che vogliono un diploma di maturità facile per i propri figli, un foglio di carta e via”.
Ma sì, studiare meno diplomarsi tutti. In fin dei conti è questo il mantra sessantottino mai passato di moda. Intanto Franco Montanari, grecista dell’Università di Genova, presidente della FIEC (Federazione Internazionale delle Associazioni di Studi Classici) nonché autore del celebre GI, vocabolario della lingua greca, ha scritto una lettera al governo di Tsipras dove esprime tutta la sua preoccupazione per i tagli progressivi delle ore di greco antico proprio nella Nazione di Platone e Aristotele. Una lettera.. Suvvia Montanari, a Tsipras al massimo si può comunicare con i segnali di fumo, di quello buono, tanto presto andrà a sostituire i vocabolari sui banchi di scuola.
Addirittura è stata abolita nei licei la traduzione dell’Epitaffio pronunciato da Pericle per i caduti della guerra del Peloponneso. D’altronde si tratta di un’orazione funebre che, seppur considerata universalmente un manifesto della democrazia ateniese, per la sinistra radicale oggi al governo ad Atene è semplicemente un discorso nazionalista da censurare. A Tsipras non piacciono forse passaggi come questo:
“Noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.. Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma che la libertà sia solo il frutto del valore”.
Il valore, l’eccellenza, lo Stato.. Ma dai, ormai neanche al mercatino delle pulci si trovano più.
Eppure a Tsipras e alla sinistra greca per rinsavire basterebbe aver letto una delle più belle favole di Esopo che noi sciocchi alunni del Liceo Classico abbiamo dovuto tradurre al ginnasio, da quell’inutile lingua morta che vorrebbero bandire dalle scuole. Per tutti gli usignoli del conformismo, che si lasciano sfuggire la ricchezza della propria cultura, la riportiamo per intero, tradotta, visto che ancora non arrivano ad accusarci di apologia delle favole, dal greco antico.
Un usignolo, posato secondo il suo solito sul ramo di una quercia, cantava. Lo scorse uno sparviero a corto di cibo, gli piombò addosso e se lo portò via. Mentre stava per ucciderlo, l’usignolo lo pregò di lasciarlo andare, dicendo che esso non bastava a riempire lo stomaco di uno sparviero: doveva chiedere a qualche uccello più grosso, se aveva bisogno di sfamarsi. Ma l’altro lo interruppe, dicendo: “Che sciocco che sarei, se lasciassi andare il pasto che ho qui pronto tra le mani, per correre dietro a quello che non si vede ancora!” Così, anche tra gli uomini, stolti sono coloro che, nella speranza di beni maggiori, si lasciano sfuggire il tesoro che hanno in mano.
Fonte: ilprimatonazionale.it
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