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I padroni degli Stati – di Ida Magli

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  Da molti giorni si discute di tasse: tagliarle, non tagliarle, con la conclusione, abbastanza assurda, che questo non si può fare, come ha detto Berlusconi, a causa “dell’eccessivo debito pubblico e dell’aumento degli interessi da pagare su questo debito”. Assurda nel senso che non si capisce perché mai il Governo abbia avanzato un’ipotesi del genere se non aveva intenzione di passar sopra al problema del debito pubblico e dei suoi interessi visto che questo ostacolo c’era ovviamente anche prima. Sarebbe stata finalmente l’occasione per discuterne con i cittadini invece di prenderli in giro con speranze inutili. Ma nulla. Non una parola sulle cause dei “debiti pubblici”, sull’aumento progressivo e inevitabile degli interessi da pagare su questi debiti, sulla sovranità monetaria consegnata dagli Stati alle Banche.

    Tacciono tutti, però; non soltanto Berlusconi e Tremonti. Tacciono i Governi di tutto il mondo, che si trovano nelle nostre stesse condizioni, avendo demandato alle Banche il diritto di creare il denaro; tacciono i giornalisti di tutto il mondo che, pur sapendo, compilano diligentemente ogni giorno la loro brava rubrica di economia, senza mai il più piccolo accenno al problema dei problemi; tacciono i governanti degli Stati europei e non si azzardano ad aprire bocca neanche di fronte all’arrogante spudoratezza del Signor Trichet, governatore della Banca Centrale Europea, il quale afferma, evidentemente con la certezza di poter mentire quanto vuole, che sarebbe sbagliato addossare ai banchieri le colpe della crisi economica! E’ questa, con tutta evidenza, l’immediata reazione di rabbia di un potente banchiere al piccolo passo d’indipendenza compiuto da Obama, non per riappropriarsi della sovranità monetaria (non sia mai), ma soltanto per restituire ai cittadini americani, impedendo che i guadagni vengano intascati con ricchi bonus dai banchieri, almeno una parte dell’immenso fiume di denaro dei contribuenti che è stato speso per salvare le grandi banche dal fallimento. In Italia, poi, tace anche quella “Opposizione” cui non va mai bene niente e che, come al solito, ha condannato il Governo perché non mantiene la promessa di abbassare le tasse, ma dell’assurda “anomalia” del debito che lo Stato ha nei confronti della Banca Centrale Europea non parla; e tanto meno parla dei ricchi per eccellenza – i Banchieri – che dovrebbero essere i suoi maggiori nemici. Silenzio, silenzio, silenzio…

   La cosa più grave, però, è che politici e giornalisti non permettono neanche ai singoli cittadini di discutere di questo argomento. Non appena qualcuno ci prova, scatta appunto quella strategia del “silenzio”, adottata da tutti, che è la forma moderna di censura, molto più grave e più efficace nell’attuale mondo dell’informazione planetaria, di una censura dichiarata ed esplicitamente coercitiva in quanto se una notizia non viene “raccolta” e ripetuta passando da uno strumento di comunicazione all’ altro, è inesorabilmente condannata ad una morte peggiore della morte perché, quale che sia la sua importanza, ne viene negata l’esistenza. Si può dedurre, dunque, dal silenzio mondiale che circonda la questione della sovranità monetaria, che le Banche sono le uniche, vere padrone del mondo. Possiedono, nella precisa accezione tecnica del termine “possedere”, tutti gli Stati, mentre politici e giornalisti svolgono la funzione di servizio, in qualità di gestori, del Potere finanziario. E’ a causa del silenzio da parte di tutti che si è creata l’idea di una “cospirazione”, di un “segreto”. Idea che fa comodo soltanto ai detentori del Potere. Non esistono né cospirazioni, né segreti: la realtà è questa. Punto e basta.

   Esistono, però, da diversi anni, ed hanno numerosissimi lettori, malgrado il silenzio che li accompagna, innumerevoli libri, saggi, articoli, dedicati alla questione monetaria e al sistema delle banche; così come esistono numerosi Siti internet dedicati a questi problemi, anche se politici e giornalisti fingono di ignorarli non citandoli mai. A questo proposito bisogna riconoscere, a vanto degli Italiani, allenati da duemila anni a lottare con la sola arma dell’intelligenza contro le sopraffazioni del Potere, che l’Italia è forse la Nazione più viva e battagliera in questo campo, soprattutto da quando, all’approssimarsi della rinuncia alla moneta nazionale con l’introduzione dell’Euro, si sono formati movimenti, partiti, comitati pronti a combattere fino all’ultimo sangue. Credo che soltanto l’Italia, fra tutte le Nazioni d’Europa, si sia presentata alle elezioni con un Partito dal bellissimo e inequivocabile nome di “ No Euro”. E’ noto a tutti lo strenuo sforzo compiuto dal Professor Giacinto Auriti, con la sua straordinaria competenza, per informarci, per esortarci, per inculcarci l’idea che “ce la potevamo fare”, addirittura realizzando concretamente una moneta a latere dell’euro. Se mi è permesso ricordarlo (più che altro per fare coraggio a me stessa in un momento di così grave incertezza), anch’io ho fatto il poco che mi era possibile, scrivendo innumerevoli articoli contro l’adozione dell’euro, polemizzando con incontri di persona e sulla stampa, alla radio, alla televisione con tutti i politici, i giornalisti, i professori universitari, i Vescovi e i Cardinali con i quali ero in contatto; pregando l’allora Cardinale, Prefetto della S. Congregazione della Fede, Ioseph Ratzinger di tenere lo Stato del Vaticano fuori dall’Euro così da segnalare all’opinione pubblica dell’Europa e soprattutto ai politici italiani, la non accettazione da parte della Chiesa del primato economicistico quale “valore” assegnato all’UE. Ho tentato, infine, con la forza della disperazione, di convincere Alberto Sordi, uniti come eravamo dallo stesso innamoramento per l’Italia, di “salvare la Lira”, invece di innalzarle un monumento come aveva deciso di fare; l’ho supplicato di impegnare in questa straordinaria “Grande Guerra” il suo nome, l’immensa fama che si era conquistato nel mondo. Ma tutto è stato inutile. La bravura dei traditori delle Patrie, delle Nazioni, dei Popoli, che hanno progettato l’unificazione-distruzione dell’Europa impadronendosene attraverso la nuova moneta, è stata soprattutto quella di usare a piene mani l’enorme massa di denaro, denaro nostro, di cui sono in possesso, per diffondere la convinzione che l’Euro era un “Destino”, un destino al quale sarebbe stato fatale sottrarsi.

    La battaglia per il recupero della sovranità monetaria, tuttavia, è continuata anche dopo l’adozione dell’Euro, ed è andata anzi sempre più intensificandosi mano a mano che cresceva la consapevolezza della frode bancaria. La bibliografia sull’argomento è ormai fittissima, con molte traduzioni in italiano dall’inglese e dal francese e molti saggi scritti direttamente da tecnici dell’economia ed esperti italiani. Degna di nota soprattutto l’opera dei fondatori del Comitato di Liberazione Monetaria, seguaci e continuatori degli studi di Auriti (purtroppo scomparso nel 2006) con l’obiettivo, fra l’altro, di “ restituzione allo Stato del monopolio di battere la sua moneta attribuendone la proprietà ai cittadini”. Uscire dall’Euro non significa uscire contemporaneamente dall’UE in quanto già altri Stati ne fanno parte pur non avendo adottato la moneta unica (Gran Bretagna, Svezia, Danimarca) e la possibilità di una tale uscita è prevista dal Trattato di Lisbona. Possiamo e dobbiamo dunque lavorare per ora in questa direzione anche se l’obiettivo vero non può non essere il recupero dell’indipendenza e della libertà politica dell’Italia, con l’abbandono totale dell’Impero fraudolento e tirannico dei Banchieri.

Ida Magli
17 gennaio 2010
 
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