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Ossimoro è una parola che si usa per descrivere un'espressione nella quale appaiono due concetti opposti, inconciliabili fra di loro. Letteralmente, il termine deriva dal greco hoxys, che significa "acuto" e moròs, che significa "stupido". In altre parole, un ossimoro è qualcosa di acutamente stupido.

Fatta questa premessa, possiamo constatare che la bagarre attualmente in corso per l'elezione del presidente della Repubblica sia un festival quasi infinito di ossimori clamorosi.

Ossimoro numero 1: tutti gli esponenti dei partiti, a partire da PD e Forza Italia, dicono che "bisogna trovare un candidato che sia espressione della più ampia maggioranza possibile", ma poi stanno già pensando di votare scheda bianca alle prime tre tornate, perché evidentemente sanno già che il quorum dei due terzi è impossibile da raggiungere. 

Ossimoro numero 2: tutti gli esponenti dei partiti, a partire da PD e Forza Italia, sostengono che "bisogna trovare un candidato che sia super partes, che sia un arbitro e non un giocatore", ma poi i nomi che circolano sono soltanto quelli di persone che sarebbero chiaramente di parte. Tant'è vero che in realtà stanno cercando un candidato che "vada bene" sia a Berlusconi che a Matteo Renzi – senza scontentare nè Bersani nè Alfano – altrimenti non se ne fa nulla.

Ossimoro numero 3: questo è l'ossimoro più splendido in assoluto, poiché è tutto concentrato nelle tre parole con cui viene espresso (sia da FI che dal PD): "No ai veti". Pensateci per un attimo, e ditemi se non siamo dalle parti di "ghiaccio bollente", "urlo silenzioso", oppure "copia originale".

Con una differenza però: nell'ossimoro classico la "stupidità" dell'accostamento viene attribuita alla frase stessa, mentre nel caso delle elezioni presidenziali gli "acutamente stupidi" siamo tutti noi che cerchiamo di stare dietro a questa ondata di demenza torrenziale.

Fonte: luogocomune.net

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