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IL CAPRO ESPIATORIO di Paolo Cortesi

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“Dalla comunità degli Israeliti prenderà due capri per un sacrificio espiatorio e un ariete per un olocausto. Aronne offrirà il proprio giovenco in sacrificio espiatorio e compirà l’espiazione per sé e per la sua casa. Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all’ingresso della tenda del convegno e getterà le sorti per vedere quale dei due debba essere del Signore e quale di Azazel. Farà quindi avvicinare il capro che è toccato in sorte al Signore e l’offrirà in sacrificio espiatorio”. (Levitico XVI, 5-9).
Da quando vennero scritte queste parole, più di duemila anni fa, milioni di capri espiatori sono stati immolati non per compiacere il burbero Signore di Israele, ma per gli interessi dei padroni di turno.
Il capro espiatorio è così comodo, funzionale, efficace per le classi dominanti che, se non esistesse,  bisognerebbe inventarlo!
Tutti i regimi, dal blandamente repressivo al follemente dittatoriale, ne hanno fatto uso con grande soddisfazione, adeguando le modalità – e le vittime – a seconda dei tempi, delle culture, delle esigenze.
Nel 1911, Giolitti e il suo degno compare Vittorio Emanuele III ebbero la luminosa idea di invadere la Libia per distogliere l’attenzione del paese dai suoi reali problemi: indicare un nemico comune (in quel caso i turchi) è la ricetta infallibile per compattare la gente in una ubriacatura di nazionalismo più o meno consapevole. Così, l’Italia ebbe la sua bella colonia (“uno scatolone di sabbia”, lo definì Salvemini, era infatti ciò che le altre potenze europee colonialiste avevano lasciato), ma in casa propria si moriva ancora di pellagra e l’analfabetismo arrivava a punte dell’80%.  Il capro espiatorio aveva funzionato: tutti i bravi italiani, stretti attorno al tricolore – che all’epoca non era ancora sinonimo di squadra di calcio – odiavano forsennatamente gli ottomani ed erano (quasi) tutti docili al comando del governo.
Capro espiatorio per antonomasia, perseguitato nel corso dei secoli sono gli Israeliti, come è tragicamente noto. Hitler fece dell’odio agli ebrei un cemento formidabile che unì la Germania sotto la folle tirannia di quel mostro.
Oggi, la cultura è cambiata abbastanza da variare significativamente l’uso del capro espiatorio. Gorge Bush – o meglio: i gruppi di potere occulto che lo hanno scelto a loro esecutore visibile – ha scoperto un modello di capro espiatorio perfetto: il capro espiatorio “non identificato”.
Il nemico pubblico numero 1, infatti, è Il Terrorismo (o Terroristi generici), sotto la cui etichetta si può far passare di tutto: dalla nonnina che barcolla a riscuotere la pensione al professore apparentemente mite e erudito. Poiché Terrorismo è un’organizzazione che si cela sotto insospettabili forme, ciascuno può essere sospettato, tutti possono essere nemici: gli americani – la maggioranza dei benpensanti, quelli che hanno la bandiera stars and stripes che pende in giardino, abbastanza lontana dal barbecue per non prendere fuoco – sono un sol blocco granitico, pronto a combattere il nemico che sarà indicato dal Capo. E nella santissima crociata contro i terroristi (gente che chissà perché ha deciso di fare un lavoro così pesante e pericoloso…), i bravi red necks sono una falange compatta: chi non è con noi è contro di noi. Ah, meraviglie del capro espiatorio!
E in Italia? In Italia, l’attuale governo Berlusconi ha trovato, per ora, due tipologie di capri espiatori che funzionano alla grande: rom e impiegati pubblici.
I rom sono tutti brutti, sporchi e cattivi. Gli impiegati pubblici sono tutti fannulloni e rubapaghe. E dunque dalli al rom! Dalli all’impiegato pubblico!
Intendiamoci: io credo fermamente che non basti appartenere ad un gruppo per venire giudicati. Questo può andare bene per le bestie. Per gli esseri umani, le cose sono – fortunatamente – molto più complicate.  Ci sono persone tranquille, oneste, che non cercano guai, che lavorano e che non vivono parassitariamente: non mi importa sapere se siano rom o esquimesi, ciò che conta è che sono brave persone. E fra i rom  ci sono pure criminali incalliti, ladri di professione e individui spregevoli: ma non accade lo stesso anche fra italiani? Forse basta essere rom per dover finire in galera? E’ sufficiente essere nato a Bolzano per essere ritenuto al di sopra di ogni sospetto?
L’ineffabile ministro Brunetta ha fatto dei pregiudizi contro il pubblico impiego una legge. Non entro nei dettagli, dico solo che lo spirito che aleggia in quegli articoli (ben 85, alla faccia della semplificazione e della sobrietà legislativa!) è chiaro e forte: il dipendente pubblico tende a fregare, a darsi malato, ad imboscarsi: mo’ lo frego io!! (Dubito che Brunetta, veneziano, dica mo’; ma io ce l’ho messo perché fa colore…)
Capro espiatorio. Ecco come si potrebbe destrutturate tutta l’operazione: Berlusconi vuole campo libero nella sua legiferazione pro domo sua; si sta facendo scrivere e approvare leggi personali. Anche se gli italiani sono storditi dal caldo e dalla rassegnazione, anche se gli italiani sono rimbecilliti dalla droga televisiva, anche se gli italiani sono interessati davvero solo al calcio e solo per il calcio scenderebbero in massa nelle piazze, anche se esistono tutte queste condizioni favorevoli alla dittatura dolce berlusconiana, può sempre esserci qualche sacca di resistenza, qualche gruppetto o qualche ingenuo individuo (come, ad esempio, chi scrive queste righe) che denuncia il decadimento e la bancarotta della autentica democrazia.
Allora? Allora: capro espiatorio! E tutti i bravi italiani saranno uniti e concordi nel chiedere più polizia, più controlli, più repressione, più severità! Contro chi? Ma è ovvio! Contro il capro espiatorio! Rom e dipendenti pubblici. Spezziamogli la schiena (no meglio: le reni, è uno stile che di questi tempi appare più gradito) e tutta l’Italia, la vera Italia, quella che conta e spende, quella che vota l’omino della provvidenza e che guarda le soap opera, quella che si fa la casa vacanze e che si cambia la macchina ogni due anni, quella che giudica ciò che non conosce e non vuole conoscere per non dover pensare, ecco: tutta l’Italia sarà un paese felice.
Ah capro espiatorio, quanti ti devono essere grati fino alle lacrime!

autore del libro "IL PATTO" edito da Nexus Edizioni
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