fbpx
domenica - 13 Ottobre, 2024

Dal 1995 l'Informazione libera ed indipendente

Elevate your accessory game with OpClock's premium selection of Rolex Replica and meticulously designed replica watches. Explore now and redefine luxury.

IL MANUALE DELL’ACCHIAPPADEBUNKER di Massimo Mazzucco

Data di pubblicazione:

Ultimi articoli

Nexus New Times # 166

NEXUS New Times Nr.166: autentico e autorevole è ora disponibile! Gentili lettori, ci scusiamo per il ritardo d’uscita del presente Numero causato principalmente dalle novità straordinarie...

Articoli più letti

Nexus New Times # 166

NEXUS New Times Nr.166: autentico e autorevole è ora disponibile! Gentili lettori, ci scusiamo per il ritardo d’uscita del presente Numero causato principalmente dalle novità straordinarie...

Social Network

21,000FansMi piace
5,000FollowerSegui
10,600IscrittiIscriviti
spot_img
Condividi l'articolo:
Parte Prima: A mean, lean, debunking machine

Per definizione, il debunker è una persona che si dedica sistematicamente a smontare qualunque teoria, ipotesi o forma di pensiero che vada contro la cultura imperante, contro il governo, contro le istituzioni, contro il modo di pensare corrente, contro il quieto vivere, insomma contro lo status quo in generale.

Il debunker “non ama le rivoluzioni”, sta bene nel suo brodo, e va in grande agitazione appena sente che c’è in giro qualcuno che rischia di obbligarlo a cambiare il confortevole arredamento del suo cervello.

Il debunker infatti assomiglia molto a quelle famigliole piccolo-borghesi che ci hanno messo più di un anno, dopo litigate furibonde, per decidere se il televisore al plasma andasse di fianco al caminetto, sotto la finestra, oppure fra la poltrona bella e il divanone a 3 posti. Una volta presa quella decisione, che li ha portati più di una volta sull’orlo del divorzio, non ne vogliono più sapere di spostarlo, nemmeno se viene la piena che si porta via il divano, la poltrona e pure la parete che c’è dietro. Moriranno in piedi, se devono morire, ma con il televisore al suo posto.

In realtà quella che abbiamo descritto è la classica “persona perbene”, quella che ha trovato il suo posticino nella società, e a questo punto è interessata solamente a mantenerlo. Non a caso costoro si chiamano anche “conservatori” (* vedi nota a fine articolo), nel senso che gli sta bene quello che hanno, e cercano in tutti i modi di conservarlo. (Dal che si deduce che il “progressista” sia invece uno che ha troppo poco, e che spera nel “progresso” – cioè in un domani migliore – per vedersi assegnare qualcosa anche lui).

Naturalmente, al mondo tutto è relativo: “conservatore” è Dick Cheney, che non ha nessuna voglia di perdere i quaranta milioni di dollari al mese che gli entrano con i titoli delle società petrolifere, e “conservatore“ è il doganiere svizzero che lavora al valico di Chiasso, che non ha nessuna voglia di perdere il suo villino color giallo-diarrea in cemento armato, con doppio garage, tavernetta e vista panoramica sul ponte dell’autostrada.

Ognuno conserva quello che può.

Tutto questo però non significa che i conservatori siano gente noiosa, anzi. Anche i doganieri svizzeri ogni tanto escono a far bisboccia con i loro amici, e a volte stanno fuori fino alle 10 di sera, o anche fino alle undici. E se magari il giorno dopo è domenica rischiano pure di finire tutti giù in tavernetta, a cantare far casino e scolarsi un camparino dietro l’altro, fino all’una del mattino. (Sono quelli che il lunedì vedi al pronto soccorso con la flebo al braccio, l’occhio vitreo, la tachicardia e la febbre a 40). Tutta colpa dei dischi di Patty Pravo, quella pazza indiavolata.

Ecco, questo è il conservatore. Se per lui Patty Pravo è un terremoto ideologico, potete immaginare cosa possa succedere nel suo cervello quando provi a suggerirgli che sia stata la CIA a uccidere John Kennedy: cortocircuiti fra i neuroni, inferriate di sicurezza che cadono fra una sinapsi e l’altra, ponti levatoi che interrompono anche le più flebili forme di pensiero, scintille da tutte le parti, sirene d’allarme che suonano dovunque … finchè prima o poi squilla anche il telefono in casa del debunker.

Coooooosa!!!??? – Urla disgustato il debunker mentre salta sulla sedia – ma questo è inaccettabile! Vi rendete conto di cosa vorrebbe dire, se scoprissimo che davvero è stata la CIA a uccidere Kennedy? Vorrebbe dire che da domani la gente si sentirà autorizzata a dubitare delle autorità, e questo non è pensabile. Cominci a dubitare dei governi, poi dubiti delle autorità regionali, poi di quelle amministrative, poi dei preti, poi dei vigili urbani, dei maestri elementari, finchè un giorno arrivi a dubitare anche dei doganieri, e finisce che io perdo la mia tavernetta. Ciò non è pensabile, non può e non deve avvenire. Al contrattacco!

E’ così il debunker prende la sua valigina con gli attrezzi del mestiere, e parte lancia in resta per difendere lo status quo, e insieme a quello il suo villino giallo-diarrea.

E’ chiaro a questo punto che al debunker non interessa minimamente l’argomento della discussione, perchè per lui tutto quello che rappresenti una minaccia allo status quo è comunque da combattere, per principio. Il debunker è come il sistema immunitario, che individua i corpi estranei e li fa fuori tutti nello stesso modo, senza nemmeno guardarli in faccia. (In questo modo finisce spesso per farsi del male da solo, uccidendo anche quel poco di sano che esiste nel suo pensiero. Si chiama debunker autoimmune, ed è il più pericoloso di tutti, poichè può anche essere contagioso).

Ecco perchè ti ritrovi lo stesso debunker nella disputa sulle scie chimiche come in quella sui viaggi lunari, nella discussione sull’assassinio Kennedy come in quella sull’11 settembre. Uno dice ma cacchio, è possibile che questo non sospetti mai di nulla nella vita? Come può credere sistematicamente a TUTTO quello che gli raccontano, senza mai farsi venire il minimo dubbio, nemmeno su una fra le mille faccende controverse?

Ora lo sappiamo il perchè: al debunker non interessa sapere cosa è successo agli altri, gli interessa soltanto che non succeda niente di traumatico a lui e alla sua preziosa tavernetta.

E per difendere questi privilegi, ottenuti col sudore della fronte, è disposto persino a rendersi ridicolo davanti al mondo, poichè molto spesso si ritrova a dover negare l’innegabile e a sostenere l’insostenibile.

Non domandatevi quindi se è scemo o se ci fa, quando lo sentite dire che “è più facile guidare un Boeing che non un aereo da turismo”: non è nè l’uno n’è l’altro. E’ semplicemente costretto a dirlo, nell’ambito di quella discussione, altrimenti gli tocca riconoscere il complotto. Ecco perchè il debunker è bravissimo, prima di tutto, a sviare la discussione dall’argomento principale: per quanto disposto a tutto, un minimo di dignità ce l’ha anche lui, per cui appena può si porta lontano dalle acque più pericolose.

Se però ha di fronte uno che bene o male riesce a tenerlo in angolo, si butta in un corpo a corpo furibondo nel quale bisogna aspettarsi di tutto. Per quanto abbiano un arsenale dialettico limitato, i debunkers hanno una tenacia portentosa, e sono dotati di una stupefacente capacità di rigenerarsi dal nulla, rendendo ogni sfida prima di tutto una sfida sulla lunga distanza.

Un pò come Terminator, che gli spari e si rialza, lo tagli a pezzi e si rialza, lo schiacci con un TIR e si rialza, gli metti una bomba fra le chiappe e si rialza (pure sorridendo, a volte), e persino quando sembra dover scomparire per sempre nella fornace rovente, ti guarda con quel ghigno un pò austro-ungarico e ti dice: “I’ll be back!!

Il debunker non muore mai, per definizione. Esce a fare un giro in Internet, prende botte da tutte le parti, poi rientra fischiettando a casa sua, si fa una bella doccia, e scende in tavernetta per annunciare sorridente ai suoi amici: “Debunkato tutto”.

Tanto loro mica vanno a controllare. Il debunking è una operazione soprattutto psicologica, dove l’importante è poter dire di aver debunkato tutto, in modo da potersi mettere l’anima in pace.

Progettato per questo genere di battaglie, il debunker è praticamente indistruttibile, moralmente e fisicamente. Moralmente, non si è mai fatto grossi problemi, mentre fisicamente gli basta che rimanga una cellula viva del suo corpo, e si ricostruisce per intero nell’arco di venti minuti. Anche perchè i debunkers non hanno un DNA particolarmente complicato: dotati di 4 cromosomi invece di 48, ne tengono due di riserva, e con gli altri due riescono a rimettere in piedi in poco tempo un grossolano sistema di pensiero binario, che visto da fuori ha tutta l’apparenza di un ragionamento vero e proprio. Nel loro pannello di controllo però non hanno tutti i complicati “led” di Terminator, con mille schermi colorati e mille modalità diverse, ma solo due grossi interruttori a manopola, tipo radio anni ’50, con su scritto “acceso” e ”spento”.

Semplici, essenziali, praticamente eterni. Il modello base del debunker è ancora lo stesso lanciato dai militari americani negli anni ’50, ai tempi del Robertson Panel: motherboard cerebrale in classica bachelite laccata, saldata direttamente alla base del cranio (tanto la sostituzione non è prevista); mancano slot e schede di espansione di qualunque tipo (il debunker nasce e muore senza bisogno di cambiare idea una sola volta); assenti anche i circuiti In/Out, poichè la lingua è collegata direttamente alla motherboard, mentre le orecchie sono finte: al posto del canale auricolare c’è una rudimentale serie di tamponi antirumore, a strati alterni di cartone e lana di vetro pressati, in grado di assorbire e disperdere anche cento conversazioni nello stesso momento; il circuito neuronale funziona a valvole (il transistor per loro è sprecato, visto che la terza possibilità non è mai contemplata nelle discussioni), ed è alimentato a 6 Volts invece di 12, per maggiore sicurezza (non avendo il fusibile devono stare molto attenti, perchè i ricambi sono sempre più difficili da trovare. Ti parte un diodo, e oggi rischi di buttar via tutto il doganiere).

Una volta parlato dell’hardware passiamo al software, che è descritto anche nel libretto delle istruzioni, allegato al foglio di montaggio. (A causa dell’accresciuta richiesta, il debunker ultimamente si può acquistare anche all’Ikea, per quanto rimanga un prodotto decisamente anomalo per loro: montarlo è un attimo, mentre smontarlo è molto più complicato, proprio a causa della sua capacità di ricostruirsi mentre lo stai facendo a pezzi).

Sulla motherboard in bachelite è installato il glorioso Window 1.0 (Window è al singolare, perchè su una finestra sola hanno tutti i comandi che gli servono: debunka, prendi tempo, analizza, cambia argomento a random, non reagire, fingiti confuso, buttati a terra ululando di dolore. Ci sono poi le due funzioni aggiuntive, FFT e SPM, che illustreremo in seguito). Per quanto il nome sia accattivante e moderno, Window 1.0 è scritto ancora su fogli di pergamena, e sta al Basic e al Fortran come l’Australopitecus stava all’Homo Herectus.

Nonostante le origini preistoriche, Window 1.0 è dotato di una funzione molto avanzata, che gli permette di competere con i più moderni sistemi operativi: si chiama VLR, o Variable Logic Replication, e permette di replicare interi concetti espressi dall’avversario, riproponendoli con una variante minima che li fa apparire del tutto originali. In realtà il sistema aggiunge solo la variante, con un dispendio minimo di risorse, ma genera un output capace di impressionare anche gli avversari più preparati, e soprattutto lo spettatore neutrale e poco smaliziato.

Un po’ monaco tibetano è un po’ camaleonte abruzzese, il debunker usa la forza dialettica dell’avversario e si adatta al suo ambiente mentale fino a sembrare di appartenervi lui stesso. In realtà ti restituisce solo il codice originario, debitamente corrotto e modificato a proprio uso e consumo.

Se tu dici, ad esempio, “Signore e signori, oggi vi dimostro che non siamo andati sulla luna”, lui al massimo toglie il “non”, e poi va in giro a farsi bello con il resto della frase: “Ho dimostrato che siamo andati sulla Luna! Ho dimostrato che siamo andati sulla Luna!” (Per sapere con certezza se abbiamo davanti un debunker, basta chiedergli di iniziare lui una discussione qualunque. Se tacerà confuso, avremo la prova irrefutabile che egli vive solo cibandosi dei pensieri altrui).

Altra funzione essenziale di Window 1.0 è il cosiddetto UDA, o Universal Deconstructional Adaptor, che permette di convogliare qualunque genere di accusa complottista nello stesso sistema di scomposizione elementare, permettendo al debunker di trattare con apparente padronanza qualunque argomento di discussione. (Non vi siete mai domandati come faccia il debunker ad essere così esperto in TUTTO lo scibile umano? Salta dall’astronomia alla biologia, dalla zoologia alla fisica nucleare con la stessa facilità con cui la scimmia della foresta – absit iniuria verbi – salta da un ramo all’altro dei suoi alberi).

Ultima funzione di grande importanza offerta da Window 1.0 è il cosiddetto ADS, o Apparent Dormient Status, nel quale il debunker sembra andare in letargo, alla fine di ogni discussione, ma tiene in memoria una frase particolare, che gli permette di rientrare in gioco in qualunque momento: non appena un complottista accenni, nel più remoto angolo della rete, ad una affermazione che in qualunque modo disturbi la quiete raggiunta, il debunker ricompare all’improvviso ululando: “Ma vai ancora in giro a raccontare queste stupidaggini? Ormai lo sanno tutti che questo argomento è stato definitivamente smontato!”

Lui naturalmente non sa nemmeno di cosa si stia parlando, ma obbligando il complottista ad andare a cercare le prove per smentirlo, si guadagna il tempo sufficiente per riattivare i suoi circuiti e prepararsi al meglio per la nuova battaglia.

Quando hai le risorse limitate, il timing diventa essenziale.

Dopo aver descritto l’oggetto nel suo insieme, passiamo ad elencare gli strumenti principali del suo armamentario dialettico, che il debunker utilizza con grande efficacia sul campo di battaglia.

 
 
PARTE SECONDA: STRATEGIA E FINALITA’

Bisogna innanzitutto tenere presente che quando il debunker scende in campo non è più un uomo, ma una MACCHINA: egli cioè agisce meccanicamente, comportandosi nello stesso modo di fronte ai problemi più disparati, poichè ha un’unica finalità che li accomuna tutti: smontare una teoria pericolosa per il sistema vigente, qualunque essa sia.

Questo offre da un lato il vantaggio della prevedibilità – ogni macchina è programmata per agire in un modo determinato – ma impone di lottare contro un avversario privo di ogni condizionamento morale, la cui unica finalità sia quella di schiacciare l’avversario, con qualunque mezzo a disposizione.

Alla fine Kasparov ha perso contro Deep Blue per un crollo emotivo, non perchè la macchina dell'IBM giocasse meglio di lui a schacchi.

Per il debunker quindi non c’è nessuna differenza fra il caso Kennedy o l’undici settembre: sono ambedue "teorie cospiratorie" che minacciano lo status quo, e vanno ambedue combattute con l'unico fine di poter dire che “non stanno in piedi”.

Per questo motivo, il debunker assomiglia alla squadra di provincia che vada a giocare in trasferta contro la regina del campionato. Per lui il pareggio basta e avanza: non deve segnare goal, deve solo evitare di prenderne. In altre parole, lui non deve dimostrare nulla rispetto al caso in questione, poichè la versione ufficiale gli dà già ragione per default. Sta invece al complottista trovarne il punto debole, perforare la difesa e segnare almeno un goal nei canonici 90 minuti.

Occhio naturalmente al contropiede, perchè capita spesso di buttarsi all’attacco con tale furia accecante (specialità del debunker è proprio quella di farti perdere prima o poi la pazienza) da ritovarsi ogni tanto a dire una stupidaggine, che il debunker ti fa subito pagare a carissimo prezzo: ti infilza sotto lo sguardo attonito dei tuoi tifosi,…

… e poi ne approfitta per farci su un  Carnevale di Rio che dura almeno una settimana.


ANALISI COMPLESSIVA

L’operazione complessiva di debunking avviene secondo due direttive immutabili:

1 – SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA
2 – EQUALIZZAZIONE PROBABILISTICA

Per portare a termine ciascuna operazione il debunker si avvale di una serie di FUNZIONI,  che descriveremo in seguito nel dettaglio.

DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE
SOPRAVVALUTAZIONE DELL’ININFLUENTE
PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE
PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE
AUTOTITOLATURA DELL'IGNORANTE
VACCINAZIONE DEL GIUDICANTE
IGNORANZA DEL DEPONENTE
UNIVERSALIZZAZIONE DEL PENALIZZANTE

Vi sono poi due SUB-FUNZIONI AGGIUNTIVE, RFT e SPF.

ANALISI OPERATIVA

1 – SCOMPOSIZIONE DEL SISTEMA

E’ il principio fondamentale secondo cui opera per il debunker: scomporre immediatamente l’impianto di accusa nel maggior numero possibile di elementi isolati, con l’intento evidente di ridurne la forza d’urto complessiva. Nello stesso modo, il buon catenacciaro non si lascia impressionare dalla forza dell’avversario, e si dedica caparbiamente a neutralizzare ogni sua incursione con qualunque mezzo a disposizione: una volta con un fallo di mano, la seconda con una simulazione a suo favore, la terza con una parata eccezionale, la quarta con il classico colpo di culo… il debunker arranca instancabile per tutto l’incontro, azione dopo azione, finchè il fischio finale lo ritrova a reti inviolate. A quel punto i giornali scriveranno che “moralmente ha vinto la capolista”, ma al debunker non gliene può fregare di meno: lui si porta a casa il suo prezioso pareggio, e potrà sempre dire che la versione ufficiale non sta in piedi, “poichè nemmeno una delle accuse è stata dimostrata”.

NOTA IMPORTANTE: Il complottista che dimentichi per un solo istante questo principio fondamentale è condannato a soffrire lunghe ore di frustrazione lancinante.

2 – EQUALIZZAZIONE PROBABILISTICA

E’ la seconda fase della procedura di debunking, legata direttamente alla prima. Non appena scomposto il problema nei singoli elementi, diventa indispensabile rendere innocua la portata accusatoria di ciascuno.

Il debunker quindi si ingegna nel trovare una spiegazione alternativa plausibile per ciascun elemento probante, che non porti necessariamente alla condanna dell’imputato. A quel punto cercherà in tutti i modi di estendere l’impressione di debolezza dei singoli elementi all’intero sistema di accusa.

Si tratta in realtà di una variante della classica FALLACIA DI COMPOSIZIONE, che si verifica quando si cerchi di attribuire al tutto la qualità di una parte.

Es.: Gli appartamenti di quell'edificio sono piccoli. Quell'edificio ha tanti appartamenti. Quell'edificio è piccolo.

Mutatis mutandis, il debunker dice: i singoli capi di accusa sono deboli, quindi l’intera teoria del complotto non sta in piedi. In realtà si dimentica che esiste una cosa chiamata processo indiziario, nel quale invece tanti piccoli indizi, che da soli non basterebbero a condannare l’imputato, si trasformano spesso in una schiacciante dimostrazione di colpevolezza.

Ma il debunker più di così non può fare, e trova comunque molta gente che si accontenta di quel risultato.


ESEMPIO PRATICO

Vediamo ora la tecnica di SCOMPOSIZIONE/EQUALIZZAZIONE applicata ad uno dei casi più famosi della storia: l’omicidio Kennedy. Come noto, la caterva di incongruenze, contraddizioni e bugie vere e proprie, nella versione ufficiale del caso Kennedy è ormai stata sviscerata al punto da renderla insostenibile, ma è proprio in questi casi che si può vedere al meglio l’efficacia della tecnica del debunker.

Per semplicità, diciamo che l’impianto accusatorio contro la tesi ufficiale, che vuole Oswald come assassino unico, sia costituito da questi 3 elementi probanti:

a) Svariate testimonianze confermano che Oswald non fosse un bravo tiratore
b) Il fucile che ha usato era praticamente un pezzo di ferro con il manico
c) Dalla posizione da cui sparava Oswald era impossibile colpire James Tague (in seguito la spiegazione di questo fatto).

Si conclude quindi che molto difficilmente Oswald abbia ucciso Kennedy da solo.

A questo punto il debunker scalda le sue valvole, si mette all’opera, e ti risponde più o meno così:

"Prima di tutto, non è affatto vero che Oswald fosse un tiratore mediocre. C’è un sergente dei Marines che lo ha visto abbattere una quaglia in volo al primo colpo, da trecento metri di distanza."

A quel punto tu hai due possibilità, ma devi sapere che sei comunque fottuto:

Se dici “sarà stato un colpo di culo” sei fottuto perchè ti senti rispondere che nulla vieta che “il colpo di culo” si sia ripetuto anche a Dallas. (Ricordi l’ ”equalizzazione probabilistica?” Piano piano l’assurdo diventa improbabile, l’improbabile diventa possibile, il possibile diventa probabile, finchè ti ritrovi a stupirti perchè il fatto non si verifichi ogni santo giorno della settimana).

Se invece tu dici “E chi sarebbe ‘sto sergente, che ha visto Oswald abbattere la quaglia al volo?” ti senti rispondere dal debunker che il sergente è suo cugino. Tu educatamente chiedi di poter parlare con questo cugino, e ti viene risposto che non c’è nessun problema a farlo, ma che adesso è all’estero, e bisognerà aspettare che ritorni.

A quel punto tu credi di aver incastrato il debunker, e corri a festeggiare con gli amici dicendo: “Ah ah, voglio proprio vederlo, questo cugino che ci racconta come Oswald abbattesse le quaglie al volo!”  E invece ti sei fottuto con le tue mani, perchè ti sei già dimenticato la regola numero 1, secondo la quale al debunker basta il nulla di fatto: lui non dovrà mai dimostrare nulla, gli basta inficiare in qualunque modo la TUA accusa. Sappi infatti che quel cugino non rientrerà MAI dal suo viaggio, perchè in questo modo sarà sempre possibile insinuare il dubbio che Oswald avesse una mira eccezionale, e questo basta al debunker per annullare in qualche modo la TUA accusa che fosse una schiappa col fucile.

Ricorda quindi sempre che il debunker combatte con finalità diverse dalle tue, per cui tu devi giocare una partita asimmetrica, nella quale quello che vale per te non vale necessariamente per lui, e viceversa.
 
Mentre sei lì che chiedi per l’ennesima volta, con tono sempre meno rilassato, “Insomma, quando cacchio torna ‘sto cugino?”, ti arriva la risposta al secondo elemento di accusa, ancora più sorprendente:

“E poi non è affatto vero che il Carcano fosse un ferrovecchio. Ci sono restauratori che ancora oggi vendono vecchi modelli di Carcano perfettamente funzionanti ed efficienti. Quarda qui, qui e qui”.

A quel punto tu cosa fai? Ti metti a chiedegli perchè mai Oswald avrebbe dovuto mettersi a cercare un “restauratore” di Carcano, sperando di trovarne uno “in perfetta efficienza”, quando con gli stessi soldi poteva tranquillamente comprarsi un Mauser ad alta precisione, che spacca il culo ai passeri senza nemmeno bisogno di farlo calibrare? E’ chiaro che di fronte a questa mossa del "restauratore" ti conviene rinunciare subito a quel capo di accusa, e concentrarti invece sul più solido e indistruttibile di tutti: la scheggia di James Tague.

Facciamo una breve parentesi per chi non conoscesse questo importante particolare del caso Kennedy, che QUI è analizzato nel dettaglio:

Mentre tutti pensano che il punto debole della versione ufficiale sia il cosiddetto “proiettile magico“, reso famoso dal film di Oliver Stone, quello è solo un clamoroso specchietto per allodole, tanto vistoso per il pubblico di bocca buona quanto inefficace in una reale discussione sul caso Kennedy. Puoi ridere finché vuoi delle mille deviazioni a cui sarebbe costretto il proiettile magico, infatti, ma non riuscirai mai a dimostrare in modo inconfutabile che non possa essere esistito. (Sempre per via della famosa “equalizzazione probabilistica”, che nel caso Kennedy ha fatto miracoli mai ripetuti fino ad oggi nella storia del debunking).

Il vero tallone d’Achille della versione ufficiale si trova invece – a mio parere – nel primo sparo, che deve essere andato a vuoto poiché un passante che si trovava sotto il cavalcavia, James Tague, rimase colpito al volto da una scheggia staccatasi dal marciapiede accanto a lui. E poiché sappiamo che il secondo e il terzo colpo andarono a segno (uno è il “magic bullett”, l’altro il colpo fatale alla testa), nessuno mette in dubbio il fatto che debba essere stato il primo colpo ad andare a vuoto.

Il primo colpo però – per una serie di calcoli che non stiamo a ripetere – deve essere stato sparato quando la limousine presidenziale si trovava ancora sotto la finestra di Oswald, e da quel punto

a) era praticamente impossibile mancare il bersaglio,
b) è ancora più impossibile spiegare come il proiettile abbia potuto subire una deviazione di almeno 40 gradi, necessaria per raggiungere la zona in cui si trovava Tague.

In altre parole, se stai sparando al televisore che hai davanti al naso, spiegami come fai a mancarlo, e a colpire nel frattempo tua zia che sta sulla porta alla tua destra che ti guarda.

tague

 

Nell'immagine a sx: la visuale dalla finestra di Oswald. La posizione della limousine, che sta praticamente sotto di lui, è indicata dalla freccia gialla B, mentre quella di Tague (visibile nel riquadro B/N) è indicata dal puntino rosso sotto A+C. Nell'immagine a dx: la stessa deviazione impossibile, vista dal lato opposto della piazza. (Per correttezza, la deviazione è "altamente improbabile", ma diventa impossibile per un complicato discorso di camiciatura del proiettile, che permette di dimostrare in modo inconfutabile l'impossibilità che Oswald abbia agito da solo).

Forte di tutto questo, tu esponi con calma il tuo ragionamento, e poni al debunker la domanda finale:

Mi spieghi come fa il primo proiettile, sparato quando la limousine si trova ancora sotto la finestra di Oswald, a NON colpire il presidente, e a colpire invece il marciapiede accanto a James Tague, che sta sulla destra a quasi 100 metri di distanza?

A quel punto allacciati le cinture, amico mio, perché non solo non avrai la soddisfazione che ti meriti, ma stai per scoprire fino a che punto arrivino la fantasia del debunker da un lato, e la sua faccia di palta dall’altro:

“Il colpo può essere stato deviato da un ramo della quercia, che stava proprio fra la limousine e la finestra del sesto piano”. (*)

Ma scusa – chiedi tu stupito – perchè mai Oswald dovrebbe aspettare a sparare quando Kennedy si infila sotto la quercia, quando l’ha avuto pulito sotto il naso fino a un attimo prima?

“Probabilmente avrà sparato prima – ti rispode imperterrito il debunker – ma un ramo spinto dal vento può essergli entrato nella traiettoria proprio in quel momento”.

“Come un ramo spinto dal vento? – chiedi tu incredulo – ma cosa stai dicendo?

C’era molto vento a Dallas quel giorno, lo sanno tutti”.

Ho capito che c’era vento, ma se lo sanno tutti lo sapeva anche Oswald, no? Se vedi ’sta quercia che ti balla fra i coglioni spari prima che ti si metta di mezzo, no?

“E’ possibile che nell’agitazione Oswald non ci abbia pensato”. 

Ma scusa, spiegami una cosa! – esplodi tu furibondo – Com’è che fino a un minuto fa questo Oswald era un campione mondiale di tiro al piattello, e adesso diventa un perfetto imbecille che va in giro a colpire le quercie al posto dei presidenti?”

Ma non c’è nulla da fare. Non solo l’equalizzazione probabilistica ha già fatto il suo miracolo quotidiano, ma il debunker si rifiuterà sistematicamente di riconoscere una sua qualunque affermazione fatta in precedenza. Per lui passato e futuro non esistono, esiste solo il presente (e pure quello dura molto poco: appena hai finito di dire una cosa se l’è già dimenticata).

Inoltre, con la fatica che ha fatto a separare tutti gli elementi della discussione, tu credi che sia disposto così facilmente a riconoscere che ne esistono altri al di fuori di quello che state dibattendo?

Ricordati che lui viaggia a 6 volts, e si affida ad un sistema operativo che ha già sfiorato più volte il collasso per riuscire a dare l’apparenza di ragionare in modo normale. Se ora gli chiedi di compendiare due informazioni separate e contraddittorie, rischi che ti esploda in faccia come una caffettiera a cui abbiano sigillato il cannello di uscita del caffè.

Guarda piuttosto come ti ritrovi alla fine della prima giornata di scontri: il tuo grandioso impianto d’accusa, apparentemente inconfutabile, è stato disintegrato in mille pezzi, e su ciascuno di quei pezzi regna già una tale confusione che rischi tu stesso di dubitare che non sia stato davvero Oswald a fare tutto da solo.

Preparati quindi a una lunga ed estenuante battaglia, se vuoi vincere il confronto, perchè non solo dovrai affrontare e dimostrare ogni singolo elemento come se fosse l’unico al mondo, ma alla fine dovrai cercare di ricomporre il tutto in qualche modo, prima di poter affermare che la tua tesi abbia un minimo di fondamento.

* Questa è la risposta che mi fu data ufficialmente sul forum JohnKennedy.it, quando posi la stessa domanda ai suoi responsabili. (Anche perchè io non sarei mai riuscito ad inventarmi da solo una risposta del genere, sia chiaro). Come ho detto, fu poi possibile superare anche questo ostacolo della "deviazione della quercia", ma solo grazie al problema di camiciatura del proiettile accennato più sopra. Altrimenti la equalizzazione probabilistica avrebbe compiuto anche qui l'ennesimo miracolo, lasciando aperta quella remotissima possibilità che ti impediva nuovamente di chiudere un caso di complotto lampante.


Vediamo ora nel dettaglio le varie

FUNZIONI

DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE: Avviene quando il debunker riesce a spostare l’attenzione dal vero oggetto della discussione ad uno meno influente, se non innocuo del tutto per l’imputato. A quel punto, se l’avversario abbocca, scatta la

SOPRAVVALUTAZIONE DELL’ININFLUENTE – In cui il fattore poco influente diventa pian piano di importanza capitale, nell’interesse esclusivo del debunker di far passare più tempo possibile. Dicesi anche “melina”, nelle quale il debunker è il massimo esperto universale.

Una forma particolarmente raffinata di DEVIAZIONE DAL SIGNIFICANTE è quella che contiene anche la PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE. Avviene quando il debunker riesce ad introdurre nella deviazione un apparente aspetto penalizzante per l’accusato, riuscendo in questo modo a fugare ogni sospetto di trarre possibili vantaggi da quella deviazione.

E il caso della difesa aerea americana (NORAD), che si presta talmente volentieri alle critiche di “incompetenza” da suggerirle spesso lei stessa: “Eh, sì – dice con vistosa contrizione il generale del NORAD – in effetti siamo stati dei grandi pasticcioni quel giorno”. In questo modo non solo sposta l’attenzione dal vero problema (la complicità di alcuni suoi membri negli attentati), ma sembra anche subire la giusta “penitenza”, allontanando eventuali sospetti di trarre invece un buon vantaggio dalla sua autocritica.

Dinamica molto simile per la Chiesa di Roma, sempre disposta a riconoscere con grande contrizione il “peccato di alcuni suoi membri” (i preti pedofili), pur di allontanare l’attenzione dal fatto che Ratzinger non abbia mai abolito il documento che li proteggeva sistematicamente nelle loro scorribande proibite. (E’ il notorio Crimen Solicitationis, LINK documento che per oltre 20 anni Ratzinger avrebbe potuto abolire, e che invece ha mantenuto e implementato con tenacia sconcertante).

REGOLA PER INDIVIDUARE LA PROMOZIONE DEL DEQUALIFICANTE: Domandarsi se il tale individuo o istituzione abbiano normalmente l’abitudine di procedere a pubbliche autocritiche, arrivando in certi casi a proporle spontaneamente. In altre parole, vi risulta che il Pentagono o la Chiesa di Roma amino solitamente riconoscere i propri errori pubblicamente? Se la risposta è no, sappiate che molto probabilmente lo stanno facendo solo per coprirne uno peggiore.



PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE.
Noto anche come trucco del “come potete vedere”, utilizzato dagli albori dell’umnanità da imbonitori e ciarlatani di mezzo mondo. Avviene quando il debunker citi delle prove apparentemente “evidenti”, che invece non esistono affatto, contando sulla fiducia che nel frattempo il pubblico ha imparato a riporre in lui.

REGOLA PER INDIVIDUARE la PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE. Un modo eccellente per rilevare questo tipo di atteggiamento è domandarsi come mai il debunker ami spendere intere pagine per raccontarci quanto lui sia informato, quanto sia uso a fare solo affermazioni verificate, e quanto disprezzi tutti coloro che invece procedono in modo superficiale e dilettantesco. (Voglio dire, la cosa dovrebbe essere implicita, e solo chi abbia una coda di paglia lunga un chilometro sente il bisogno di rassicurarti in quel senso).


AUTOTITOLATURA DELL'IGNORANTE – Altro paravento di cui il debunker ama spesso farsi scudo è il cosiddetto “metodo scientifico”, che solo lui sembra possedere, che solo lui sembra saper maneggiare, e che secondo lui lo distingue nettamente da tutti gli altri cialtroni che popolano la rete. Questo avviene anche, paradossalmente, quando il debunker sia il primo a non aver conseguito una sola laurea, e possa vantare al massimo un misero diploma di doganiere.

Proprio per questa sua insicurezza, il debunker ama ammantarsi di appellativi autoqualificanti, come ad esempio “cacciatore di bufale”, che serve anche ad allontanare eventuali sospetti di “bufalare” lui stesso il suo pubblico. Significativo in questo senso il caso del CICAP, che si è autoeletto addirittura a “verificatore delle affermazioni paranorali”, quando sono loro i primi a rifilare spiegazioni “paranormali” agli affezionati frequentatori.

D’altronde, ormai lo sappiamo: i repubblicani che si scagliano “contro l’immoralità di Washington” sono i primi a frequentare i festini gay; i ministri di giustizia di mezzo mondo sono i primi a violare le leggi per tornaconto personale; i cardinali che si riempiono la bocca di “pietà cristiana“ sono i primi a ignorare il pezzente che gli muore di fame davanti agli occhi; i medici che dicono di combattere il cancro contribuiscono per primi alla morte del paziente,  mentre l’ultimo pirla senza credenziali viene trattato da tutti costoro come un appestato, se solo si prova a mettere in dubbio la loro autorità. Signore e signori, benvenuti nel mondo all’incontrario, dove quello che ce l’ha storto è l’unico che rischia di infilare il buco giusto.


VACCINAZIONE DEL GIUDICANTE: Avviene quando il debunker riveli volontariamente l’esistenza di un elemento particolarmente devastante nei suoi confronti, prima che il pubblico la scopra da solo. I più bravi cercano anche di invertire nel frattempo la valenza negativa di quell'elemento a sfavore del complottista.

Esempio: nel caso del Building 7, il debunker sa bene che esiste una serie di testimonianze che indicano in modo incontestabile come il crollo dell’edificio fosse stato previsto con molte ore di anticipo (rendendo quindi insostenibile la tesi del cedimento spontaneo: non solo non vi erano elementi per giustificarlo in quel momento, ma di certo non lo si sarebbe potuto prevedere con svariate ore di anticipo, visto che nessun edificio in acciaio al mondo era mai crollato prima a causa di un incendio. Li fanno in acciaio apposta per quello).

Ecco quindi cosa fece Paolo Attivissimo per sventare questa minaccia incombente, nel filmato che presentò a Matrix (nel settembre 2007) in contrapposizione al mio.

Presumendo che il mio filmato (che riassumeva le accuse più recenti alla verisone ufficiale) avrebbe posto l’accento in modo particolare su quelle testimonianze, Attivissimo pensò bene di “vaccinare” il pubblico in questo modo: approfittando di una frase presa dal film “Confronting the Evidence”, in cui Jimmy Walker dice che “l’edificio 7 è improvvisamente crollato alle 5.20 del pomeriggio”, ci costruì sopra una filippica tanto spettacolare quanto efficace, che recitava più o meno così: “Ma quale ‘improvvisamente?’ Lo sanno tutti che il crollo dell’edificio era stato previsto con largo anticipo! Pensate, i pompieri addirittura avevano fatto sgomberare la zona dalle due del pomeriggio! Perchè i complottisti ci nascondono tutti questi fatti?”

Dopodichè Attivissimo passava disinvoltamente ad altro, dimenticandosi a) di dire che "quei fatti li hanno invece scoperti i complottisti, e b) di spiegare al pubblico come facessero pompieri e polizia a sapere del crollo con tale anticipo, visto appunto che un caso del genere non si era mai verificato prima nella storia.

In questo modo il debunker aveva ottenuto il doppio risultato di vaccinare il pubblico contro la bordata imminente, ottenendo nel frattempo di riversare sul complottista il sospetto di ingannare il pubblico (cosa che invece aveva appena fatto lui).

Sfortuna volle che il suo filmato sia passato dopo il mio, per cui la “vaccinazione preventiva” si rivelò inutile, apparendo anzi ai più attenti come la classica "toppa peggio del buso”. Ma l’intenzione maligna di invertire a proprio favore degli elementi altamente incriminanti rimane immutata.


IGNORANZA DEL DEPONENTE: Nei casi estremi, quanto risulti impossibile “equalizzare” una testimoniaza particolarmente scomoda (quando cioè il debunker non riesca a trovare una sola spiegazione valida per un certo capo d’accusa), risolve con grande fermezza che sicuramente “il testimone si è sbagliato”.

Non importa se a udire le esplosioni durante i crolli delle Torri Gemelle siano state più di 40 persone. Se la loro testimonianza rischia di confermare la teoria del complotto, i testimoni che "si sbagliano" possono diventare anche 4.000: avranno udito tutti delle bombole del gas che scoppiavano, dei cassetti che cadevano, o delle porte che sbattevano, ma quelle semplicemente non erano esplosioni, perchè non potevano esserlo.

Talmente disperato è il ricorso all’ignoranza del deponente, che a volte il debunker ne fa uso quando non sia nemmeno possibile sostenerla. Prendiamo ad esempio il caso dei Ministro dei Trasporti Mineta, che durante la sua testimonianza denunciò involontariamente il fatto che Cheney fosse al corrente dell’aereo in avvicinamento su Washington (mentre la versione ufficiale sostiene che non ne sapesse più nulla da tempo).

In questo caso i debunker furono costretti a dire che Mineta “si sbagliava”, poichè non trovavano altre spiegazioni plausibili per quelle dichiarazioni palesemente incriminanti. Peccato che Mineta avesse deposto sotto giuramento, per cui sarebbe stato il primo a voler ritrattare una dichiarazione errata che incolpasse in modo così plateale il suo vicepresidente. Invece Mineta non l’ha mai corretta, e nessuno ha mai pensato di chiedergli di farlo. (Voglio dire, se tu vai davanti al giudice e per errore dichiari che io ho ucciso venti persone, come minimo ti chiedo di fargli sapere che ti sei sbagliato, no?)

Trattandosi di risorsa estrema, l’ignoranza del deponente è stata utilizzata in maniera autolesionistica anche in casi diversi dall’undici settembre. Nel caso Kennedy, ad esempio, vi sono almeno venti persone che dicono di aver visto un foro di circa 15 centimetri nella nuca del presidente ucciso (confermando quindi che il colpo mortale fu sparato dal davanti). Nonostante questo i debunklers del caso Kennedy (Federico Ferrero e Diego Verdegliglio i leader indiscussi, in Italia), sostengono che tutte queste persone si sarebbero semplicemente sbagliate, poiché “non erano medici patologi specializzati”. In altre parole, se tu non hai visto almeno 400 cadaveri nella tua vita, non sei in grado di distinguere un buco di 15 cm.-  dal quale oltretutto “fuoriesce materia cerebrale in abbondanza”, come dissero molti dei testimoni – da un piccolo foro d’entrata nascosto fra i capelli, dove non riesci nemmeno ad infilare il dito mignolo.


Di solito il ricorso all’IGNORANZA DEL DEPONENTE

indica che il debunker ha esaurito tutte le possibilità dialettiche a sua disposizione, e si prepara a dare fondo alla sua vera specialità, che è l’attacco diretto alla persona e alla credibilità dell’avversario. Il metodo preferito dal debunker in questo caso è la

UNIVERSALIZZAZIONE DEL PENALIZZANTE: Avviene quando il complottista commetta un errore, o presunto tale, che immediatamente il debunker metabolizza con voracità sorprendente, cercando di trasformarlo in prova definitiva, universale e irreversibile della più totale e completa malafede del suo avversario. E non soltanto.

Uno degli esempi più eclatanti è quello del professor Steven Jones, cattedra trentennale di Fisica all’Università dello Utah, e uno dei più noti scienziati ad aver accusato pubblicamente il governo americano di essere stato complice negli attentati dell’undici settembre.

Nell’ambito di una sua ricerca, il Prof. Jones pubblicò per sbaglio una fotografia di Ground Zero in cui alcune lampade dei soccorritori apparivano come pozze di metallo fuso, dando corpo alla tesi, da lui sostenuta, delle demolizioni controllate.

Fu proprio il sottoscritto a far notare l’errore al Prof. Jones, che lo corresse immediatamente. Ma ormai era tardi: i debunkers se ne erano appropriati con avidità sconcertante, e già lo presentavano ovunque – televisione compresa – come prova evidente della totale malafede di Steven Jones. Non contenti, i debunkers ne approfittavano per dire “lo vedete come lavorano i complottisti?”, cercando di allargare il discredito anche a tutti gli altri complottisti, passati presenti e futuri.

La meschinità del gesto, e l’evidente sproporzione fra il fatto e le conclusioni suggerite dai debunker, indicano in realtà lo stato di disperazione a cui si riesce a ridurre questi personaggi, se affrontati con la giusta dose di determinazione e preparazione.

Ricordiamo però che ormai siamo entrati nella “zona grigia”, dove nulla è più proibito al debunker che ormai sta lottando per la sua sopravvivenza.

E’ in queste circostanze che a volte il debunker è obbligato a ricorrere alle due sub-funzioni aggiuntive di cui abbiamo parlato in precedenza, la RFT e la SPF.

RFT sta per RAPPRESENTAZIONE DEL FINTO TONTO, e avviene quando il debunker, chiaramente messo in angolo, finge di non capire quello che è assolutamente evidente per chiunque altro. E quando l’avversario abbia la costanza di ripetergli il concetto finchè diventi impossibile eluderlo (molti si stancano prima, provocando il classico rumore – pam! pam! – delle palle che cascano secche sul pavimento), il debunker ricorre all’ultima possibilità che ancora gli rimane, la SPF.

L'acronimo sta per SINDROME DELLA PICCOLA FIAMMIFERAIA, nella quale il debunker si ricorda improvvisamente di un presunto torto subito in passato, che di colpo sembra ripresentarsi con dolori insopportabili, al punto da dover abbandonare temporaneamente il teatro di battaglia. (La SPF corrisponde all’opzione “buttati a terra ululando di dolore” che abbiamo descritto nel pannello di controllo di WINDOW 1.0).

Per illustrare meglio queste due sub-funzioni abbiamo scelto un esempio nel quale il debunker in questione – sempre il solito, purtroppo, ma è obiettivamente il più bravo di tutti – è riuscito ad attivare contemporaneamente ambedue le funzioni.

Si tratta del famoso “caso della portaerei”, nel quale Paolo Attivissimo fu accusato di aver abusato della fiduca dei suoi lettori, fingendo di aver scovato prove a supporto della sua tesi che non esistevano affatto. (Ne abbiamo già parlato sotto la funzione PUBBLICIZZAZIONE DELL’EVIDENTE).

Ebbene, pare che ultimamente il nostro abbia reagito ad un attacco particolarmente pressante, da parte di un altro complottista, dicendo (del sottoscritto):

"Una persona che non trova di meglio da fare che accanirsi contro di me perché a suo parere non ho indagato abbastanza pedantemente sulle origini di una barzelletta mi sembra decisamente a corto di argomenti migliori ma molto desideroso di rendersi ridicolo".

In questo modo ha dato uno splendido esempio di RFT (fingendo di non capire che il problema non è quello della “scarsa pedanteria”, ma dell’inganno intenzionale dei suoi lettori), e di SPF, spargendo per la rete un piagnucolio talmente penetrante da aver fatto piangere dozzine e dozzine di signore perbene.

Io stesso, lo confesso, non ho saputo trattenere una lacrimuccia.


CONCLUSIONE

Il percorso del debunker a difesa dello status quo è una specie di vortice, che inizia con spire ampie e maestose, eleganti e apparentemente disinteressate, per stringersi sempre di più in un gorgo scuro di aggressioni e scorrettezze, che aumentano di ferocia man mano che ci si avvicina al centro della spirale.

E' solo negli ultimi momenti che ci si gioca il tutto per tutto. Tutto quello che è avvenuto prima è stata solo una estenuante guerra di nervi, tesa a logorare l'avversario in vista dello scontro finale.

Chi ha avuto la forza di resistere fino a quel punto si trova ad un passo da una meritata vittoria contro l’impero della menzogna, ma chiunque decida di affrontare questo tipo di avventura deve prima accertarsi di essersi preparato al meglio per riuscire ad arrivare fino in fondo. Cedere in qualunque momento prima della fine significherà semplicemente aver sprecato tutte le energie per nulla.

Questo manuale può solo dare un piccolo aiuto in quella direzione, ma il resto deve mettercelo tutto chi voglia impegnarsi in questo genere di battaglia, con lo scopo ben preciso di ripulire al meglio la rete da questi professionisti della disinformazione.

Buone battaglie a tutti, debunkers compresi.

 


* NOTA: L'attributo di "conservatore" al debunker è necessariamente riduttivo, e non intende in alcun modo sminuire tutte quelle persone dotate di una seria e motivata preparazione politica che appartengono alla stessa area politica. Diciamo che il debunker è il cane da guardia del conservatore, senza che il conservatore debba per forza essere un debunker lui stesso.

 

tratto da luogocomune

 

 

 

Condividi l'articolo:

Potrebbe interessarti anche ...

L’uomo che salvò il mondo per non aver fatto nulla

In questi giorni, la stampa italiana ha dato la notizia della scomparsa di Stanislav Petrov, il tenente colonnello sovietico che nel 1983 salvò il...

Germanwings, Malaysia Airlines e la politica dei disastri aerei

A distanza di due anni dallo schianto del volo Germanwings 9525 sulle Alpi francesi, il padre del presunto responsabile della tragedia aerea, il copilota...

Evidence of Revision: Connecting the Dots di Massimo Mazzucco

 Un film uscito di recente, intitolato Evidence of Revision (indizi/prove di revisionismo), porta una grande quantità di materiali nuovi e particolarmente interessanti, che...

Ombre rosse

aveva numerosi amici ed estimatori, tra i quali il sottoscritto) che da anni...

Abbonati a Nexus

Eventi Nexus

Nessun evento futuro al momento.

Eventi Segnalati

Iscriviti alla Newsletter

Rimani sempre aggiornato sul mondo Nexus.

[mailup_form]

Conferma la tua iscrizione tramite la mail che riceverai.

Sostieni Nexus Edizioni

spot_img

YouTube