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IL MEDIOEVO IN CUI VIVIAMO di Paolo Cortesi

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Guardavo
il signore che mi diceva queste cose e pensavo: "Evidentemente, io e
lui abitiamo due diversi pianeti…"

Il
mio gentile interlocutore era un signore anziano che aveva letto tutti i
miei interventi on line su Nexus e li commentava; addirittura di
un paio di essi mi diede una sorta di analisi scritta, avendo redatto
delle osservazioni paragrafo per paragrafo.

Ringraziai
per la attenzione; riproposi alcune delle mie idee e poi la cosa
(ovviamente, necessariamente) finƬ lƬ, con una stretta di mano ed
ognuno di noi convinto quanto prima della rispettiva posizione.

Confesso
che ero stupefatto: che un ragazzino con la testa imbottita di luoghi
comuni della cosiddetta "educazione civica" scolastica possa pensare
certe cose ĆØ chiaro.

Ma
come puĆ² un signore maturo, un pensionato, come puĆ² dopo una vita di
lavoro e di esperienze credere ancora alle fate e ai maghi? Come puĆ² un
uomo che leggeva i giornali tutti i giorni non avere almeno il sospetto
che l’Italia, l’Europa, il mondo insomma non siano proprio il
paradiso della libertĆ , della democrazia, del dialogo socratico e
fraterno?

So
bene che non sono argomento diffuso, ma il gentile signore non aveva
proprio mai sentito accennare al Gruppo Bilderberg, al Council on
Foreign Relations, al Circolo Pinay, alla Trilaterale, e ad altri gruppi
di potere? CIA, P2, SISDE, SISMI, KGB erano, per lui, sigle di motorini?

Una
visione dietrologica e complottistica della storia e della politica ĆØ
rudimentale e semplicistica; ma non lo ĆØ meno la totale fiducia nelle
istituzioni che governano.

Parliamoci
chiaro: a parte poche, brevi e meravigliose eccezioni, la vita associata
degli uomini ĆØ sempre stata un gioco feroce fra chi detiene il potere e
chi lo subisce. Non ĆØ una scoperta recente: lo affermĆ² per primo
Hobbes, nel XVII secolo; ne scrisse Rousseau quasi trecento anni fa;
Leone Tolstoj lo dichiarava con forza ai primi del Novecento…

La
posizione del mio critico ĆØ questa: sƬ, una volta, secoli fa, esisteva
una situazione di predominio e di imposizione; ora perĆ² la democrazia
ĆØ cosƬ diffusa e cosƬ forte da avere allontanato per sempre
quell’incubo.

In
proposito, ritengo che non sia mai avvenuta una reale mutazione nella
sostanza, ma solo nella forma: la libertĆ  effettiva individuale
di oggi non ĆØ molto piĆ¹ grande di quella di cui si poteva disporre
sotto Napoleone, ma ĆØ cambiato profondamente il contesto entro il
quale viene giudicata e percepita questa libertĆ , per cui si ĆØ certi
che essa sia enormemente maggiore.

E
questo cambiamento ĆØ stato voluto proprio da chi detiene il potere,
affinchƩ i sottoposti credano di essere liberi. Un trucco perfetto, no?
Pensate: ĆØ molto piĆ¹ facile dominare un servo se questi ĆØ sicurissimo
di essere libero. E se il servo osa alzare un po’ la testa o la voce
lo si zittisce subito: "Di che ti lamenti?" gli grida il padrone
"tu sei libero quanto me, poichƩ tu ed io siamo uguali! Tu mi hai
liberamente scelto quale tuo rappresentante! Di che ti lamenti?!"

Ecco,
questa ĆØ la cornice ideologica del nostro presente: una fittizia libertĆ 
che nasconde una autentica dominazione.

E
che esista questa dominazione non ĆØ una mia ossessione paranoica, ma la
semplice veritĆ  dei fatti. Esaminateli: il mondo, l’umanitĆ  ed il
futuro vengono decisi e determinati da un pugno di uomini che vivono in
poche nazioni.

E
questi uomini hanno un solo scopo: accumulare potere e l’equivalente
materiale di esso, che ĆØ il denaro. Il potere crea denaro, il denaro
assicura il potere; ecco chiuso il perverso circolo che strangola
l’umanitĆ .

Non
ĆØ una novitĆ , lo so: dagli antichi Egizi questa ĆØ la sciagura della
strana specie homo sapiens; ma non ĆØ mai esistito un tempo, come
il nostro, in cui l’orrore e la barbarie fossero cosƬ estesi e
profondi. Oggi si devasta la terra; si creano armi che potrebbero
cancellare piĆ¹ volte l’umanitĆ ; si creano popoli di poveri; si
ipoteca il futuro; si cancella il passato; si violano sistematicamente e
impunemente i piĆ¹ fondamentali diritti; si sputa su ogni valore
morale…

(Mi
accorgo che ho sbagliato: al "si" impersonale dovrei sostituire le
parole "chi ha potere").

Prendiamo
un solo caso fra quelli che rendono cosƬ ottimista il mio
interlocutore: la rappresentativitĆ  democratica.

Le
elezioni sono un business; le vince chi ha piĆ¹ denaro da
investire; le vince chi ha i piĆ¹ forti alleati economici, ai quali dovrĆ 
poi rendere il favore con tante belle leggi su misura.

Le
elezioni sono un gioco da ricchi. Negli Stati Uniti le elezioni
presidenziali, da diversi decenni, sono una operazione di marketing,
nelle quali il prodotto da piazzare ĆØ un uomo che aspira a diventare il
piĆ¹ potente della terra.

Nel
nostro piccolo, anche in Italia, abbiamo bene imparato questa fulgida
lezione: notate che per una bizzarra coincidenza il nostro attuale capo
del governo ĆØ anche l’uomo piĆ¹ ricco del paese.

Mi
chiedo: un multimiliardario quale societĆ  rappresenta? La vita che egli
ha condotto puĆ² essere solo un po’ simile a quella di un operaio, una
commessa, un insegnante, un pensionato?

I
valori etici di un uomo cosƬ ricco sono esattamente gli stessi di un
uomo normale o addirittura povero?

Qualche
volta mi sembra di vivere in un cupo medioevo. Oggi abbiamo una societĆ 
in cui il reddito medio ĆØ molto superiore a quello di una famiglia
aristocratica medievale, questo ĆØ certo. Ma, come nel medioevo,
esistono sperequazioni cosƬ enormi da essere intollerabili, dolorose.
Un solo campione di calcio ĆØ pagato piĆ¹ di quanto costerebbe
all’anno un intero ospedale.

Come
nel medioevo, viviamo in una societĆ  apparentemente omogenea e aperta,
ma che invece ĆØ stratificata in gerarchie e caste. E come nel medioevo,
esistono oggi figure che sono al di sopra di ogni legge e di ogni
giudizio; una confraternita di intoccabili che attraversa la vita col
sorriso odioso di chi sa che, qualunque cosa accada, qualunque cosa si
dica, avrĆ  sempre potere e ricchezza.

Come
nel piĆ¹ tetro medioevo, i governi si accordano, decidono, scelgono
sulle teste dei cittadini/sudditi, di coloro che (si dice) li hanno
voluti.

E,
come beffa finale, questi stessi governi pretendono l’entusiasmo e la
piena collaborazione da parte dei sudditi. L’Europa unita e la moneta
unica non sono mai state oggetto di referendum: erano scelte che dovevano
piacere
; che lo capissero o no, era quanto i cittadini dovevano
accettare.

Il
presidente degli Usa, che alcuni riconoscono quale modello di libertĆ ,
ha imposto il segreto sugli atti d’inchiesta sul gigantesco crollo
della Enron: migliaia di cittadini/sudditi rovinati non avranno neppure
la povera consolazione di sapere quale disastro li ha buttati sul
lastrico.

Come
nel medioevo, si fanno sante crociate contro i nemici della libertĆ  e
della prosperitĆ . E si impiegano termini medievali, come ha fatto il
signor Bush quando ha dichiarato guerra all’asse del male (axis
of evil
), facendo regredire la politica internazionale ai tempi piĆ¹
trucidi della guerra fredda.

Ma
se al medioevo seguƬ il luminoso secolo del Rinascimento, ĆØ oggi molto
difficile sperare che avvenga lo stesso.

A
meno che non si sia puerilmente ottimisti o follemente candidi come il
mio anziano amico, che vive nel migliore dei mondi possibili (beato
lui!).

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