Un estratto dell'articolo di Shawn Hamilton, pubblicato su NEXUS n.126 (disponibile in edicola e nel nostro shop).
Nelle prime due parti di questa serie [pubblicate su NEXUS n.121 e su NEXUS n.123], il vecchio saggio Hopi, Oswald “White Bear” (Orso Bianco) Fredericks (1905-1996) racconta in dettaglio la storia millenaria delle remote origini della sua tribù, comprendente un continente affondato nel Pacifico, oltre a entità interstellari chiamate Kachina, che aiutarono i sopravvissuti delle terre affondate a stabilirsi sulla costa occidentale del Sudamerica attraverso una serie di isole.
Catastrofi globali periodiche
La patria originale degli Hopi nel Terzo Mondo, situata sull’Oceano Pacifico, si chiamava Kásskara, ma è nota anche con il nome Mu. Era coeva di Atlantide, una civiltà tecnologica che, secondo White Bear, esisteva sull’Oceano Atlantico.
Platone descrisse Atlantide nel suo dialogo intitolato Timeo, raccontando con dovizia di particolari come uno dei sacerdoti del tempio egiziano di Sais avesse dato a suo zio, Solone, queste informazioni, aggiungendo bonariamente che la storia documentata dell’Egitto faceva sembrare gli Elleni dei bambini, in confronto.
Si tratta di “un racconto senza dubbio vero, anche se strano”, dice Crizia a Socrate, descrivendo Atlantide in modo talmente preciso da far sospettare che la storia sia davvero autentica.
Un particolare di cruciale importanza è che un elemento fondamentale della storia in questione corrisponde alla tradizione Hopi. Propone la sconcertante idea secondo cui i cataclismi planetari si verificano periodicamente, a intervalli regolari. Mentre la storia egiziana include varie distruzioni del genere, le popolazioni moderne ne ricordano soltanto una: il Grande Diluvio, o Diluvio biblico. Secondo Crizia, il sacerdote del tempio disse a Solone:
E quanto accade fra voi o qui o altrove, di cui noi abbiamo avuto notizia, purché sia un avvenimento bello o grande o comunque insolito, fin dai tempi antichi si trova tutto registrato e conservato qui nei templi. Invece fra voi e fra gli altri popoli, non appena organizzate un poco le cose di volta in volta con la scrittura e con quanto occorre alle città, ecco che di nuovo, a intervalli regolari, come una malattia si abbatte su di voi un diluvio dal cielo, e lascia sopravvivere solo quelli di voi che sono analfabeti e incolti, sicché ogni volta ritornate da capo giovani, per così dire, senza sapere nulla di quanto avvenne anticamente né qui né fra voi. Dunque, Solone, le genealogie che tu ci hai narrato sulla vostra storia sono ben poco diverse dalle favole dei bambini, dato che voi in primo luogo vi ricordate di un solo diluvio terrestre, mentre prima ce n'erano stati già molti…
La nuova terra a est
White Bear ha spiegato che coloro che sono poi diventati i moderni Hopi avevano avuto origine a Kásskara, anche se non tutti gli abitanti di Kásskara sono diventati Hopi. Le persone di questo continente, di cui le Hawaii costituiscono i resti, si difesero in una guerra con Atlantide che portò alla distruzione di entrambe le civiltà.
Secondo White Bear, esseri ultraterreni chiamati Kachina, che viaggiavano in astronavi, avendo visto emergere dall’acqua a est un nuovo continente che oggi chiamiamo Sudamerica, aiutarono i suoi antenati a raggiungerlo.
“Era lo stesso paese in cui avevamo vissuto nel nostro Secondo Mondo, Topka, ma aveva un aspetto diverso, e perciò l’abbiamo chiamato il Quarto Mondo”
ha dichiarato White Bear.
Secondo la tradizione Hopi, la Terra ha invertito i propri poli diverse volte. Ciò significa che il polo nord si trovava dove ora c’è il polo sud e viceversa.
“Nel Quinto Mondo ciò cambierà di nuovo. In ogni occasione, la Terra si è inclinata completamente da nord a sud e non a metà strada”
ha spiegato White Bear.
“Altrimenti si sarebbero provocati troppi danni, e il Creatore non aveva intenzione di farlo, a parte una volta durante Topka, il Secondo Mondo, quando la Terra s’inclinò solo a metà e tutto si ghiacciò”.
Secondo White Bear, i Kachina osservarono questa nuova terra, e quando emerse sopra l’acqua cominciarono a preparare una grande migrazione di profughi di Kásskara verso il continente emergente che sarebbe diventato la loro madrepatria.
“Gli Hopi lo chiamano il Quarto Mondo, Toowakachi”, ha osservato, aggiungendo che la parola sistaloakha designa qualunque cosa venga creata rapidamente e in forma perfetta. Avendo deciso di salvarli, il Creatore ordinò ai Kachina di aiutare le persone a raggiungere il nuovo continente. Questi colonizzatori emigrarono dal Terzo al Quarto Mondo a bordo di tre tipi di veicoli.
“Il gruppo iniziale arrivò su ‘scudi volanti’ (astronavi) assegnati a persone importanti, di rango elevato, che avevano la priorità perché investite del compito di istituire la nuova colonia. I Kachina, essendo viaggiatori spaziali, sapevano dove si trovasse la nuova terra, e vi ci portarono prima questi stimati leader. I Kachina potevano farlo perché avevano gli scudi volanti. La nostra gente non li aveva, e non poteva neppure costruirli, ma ricorderai che anche il popolo di Atlantide disponeva di scudi volanti. Non li ricevettero dai Kachina, che li avevano lasciati indietro, ma li riprogettarono con il loro potere malevolo, come ti ho detto.”
[Nell'immagine in apertura all'articolo, petroglifi rivenuti vicino a Mishongnovi, in Arizona, raffigurano “scudi volanti” e divinità simili a formiche che aiutarono gli antichi Hopi, Ndr].
Gli arrivi delle tribù
Le prime tribù raggiunsero Toowakachi molto tempo prima che Kásskara affondasse del tutto. Tra le tribù più importanti arrivate con gli scudi volanti c’erano la Tribù del Fuoco, la Tribù del Serpente, la Tribù del Ragno, la Tribù dell’Arco, la Tribù della Lucertola, la Tribù dell’Aquila e la Tribù dell’Acqua.
“L’elenco completo mostra la Tribù dell’Arco verso la fine perché questa tribù si comportò male nel Terzo Mondo. Ma alcuni componenti della Tribù dell’Arco restarono importanti”
ha detto White Bear.
“Anche se molti avevano preso parte alla distruzione del Terzo Mondo, non tutti avevano abbandonato il sentiero del Creatore. Per questo furono salvati.”
Il secondo gruppo di profughi venne trasportato da “grandi uccelli” (aeromobili).
La celebrazione Hopi a marzo, Powamu, ricorda questi eventi. Da giovane, White Bear prese parte a tale cerimonia a Oraibi, cosa che gli consentì di entrare nella società Powamu.
“Prima della cerimonia, il capo della nostra tribù cantava una canzone evocante il Terzo Mondo che avevamo lasciato, in cui si raccontava della regina malvagia che aveva conquistato la maggior parte del mondo e godeva di un’influenza molto dannosa”
ha detto, riferendosi alla Regina di Atlantide.
“In quel periodo molti erano impauriti perché il vecchio continente, Kásskara, stava affondando rapidamente, e le città venivano distrutte una dopo l’altra. Anche se l’acqua continuava a salire e a coprire la maggior parte del continente, la nostra gente sapeva che sarebbe stata salvata”
ha detto White Bear.
Il terzo gruppo era composto da coloro che si trovavano ancora all’inizio della loro ricerca di sapienza spirituale.
“La mia tribù, la Tribù del Coyote, ne faceva parte. Lo so da mia madre, che vi apparteneva”, ha spiegato. “I componenti della mia tribù avevano una conoscenza precisa di questi eventi perché li avevano conservati nella memoria per trasmetterne la conoscenza come patrimonio al Quarto Mondo.”
Secondo White Bear, questo terzo gruppo arrivò su delle barche e dovette lottare per molto tempo.
“Noi non dimentichiamo questi eventi perché tutto ciò che è difficile da ottenere viene più apprezzato e ricordato per sempre”, ha osservato. “Le persone che arrivarono in barca appartenevano alle tribù meno importanti e potenti, e per questo motivo erano state sottoposte all’influenza della Tribù dell’Arco, con i suoi piani e i suoi scopi distruttivi. Anche se presero parte alla distruzione, le persone del terzo gruppo non intendevano farlo, e perciò fu offerta loro l’opportunità di fuggire.”
Nel corso di tutta questa migrazione sulle barche, i Kachina protessero il gruppo in questione. Ogni tribù aveva un Kachina a cui era stato assegnato il compito di guidarne i componenti, sani e salvi, fino al nuovo continente, consigliandoli e indirizzandoli verso isole in cui potevano approdare. Secondo il racconto di White Bear, però, anche se i Kachina riuscivano a farsi capire, inizialmente gli esseri umani non avevano il privilegio di poter parlare con loro.
La Tribù del Flauto celebra ancora una cerimonia che fa riferimento a questi viaggi in barca, e in questo modo gli Hopi ricordano ogni dettaglio e ogni fase di quell’epico passaggio sull’oceano, un evento ricordato loro da una serie di sette statue (moai) sull’Isola di Pasqua (Rapa Nui).
“Queste statue rappresentano i sette mondi che dobbiamo attraversare”
ha detto White Bear.
“L’Isola di Pasqua è l’unica isola, lungo il nostro percorso, che non affondò del tutto nell’oceano dopo il nostro passaggio.”
Un po’ di contesto può aiutare a comprendere meglio l’argomento “sette mondi”.
Sette moai si ergono come sentinelle silenziose sull’Isola di Pasqua (Rapa Nui). (Foto: Arian Zwegers).
In effetti gli Hopi parlano di “nove mondi” o “regni universali” che si manifestarono secondo il piano del Creatore Taiowa. Un regno spirituale era riservato a Taiowa, e un altro a suo “nipote” Sotuknang. Quando menziona “i sette mondi che dobbiamo attraversare”, White Bear si riferisce ai centri vibratori dell’essere umano (chakra), corrispondenti sul piano fisico alle ghiandole.
Pertanto, grazie ai loro scudi volanti, ai loro aerei e alle loro barche, i Kachina guidarono i profughi Kásskaran fino in Sudamerica per aiutarli a stabilirsi laggiù.
“All’epoca la parte più alta era già emersa dall’acqua”, ha spiegato White Bear. “Ma dovreste sapere che non tutti coloro che sopravvissero a Kásskara riuscirono a raggiungere questo nuovo continente. Noi della Tribù del Coyote siamo stati gli ultimi ad arrivare.
“Coloro che partirono dopo di noi vennero portati dalle correnti verso altre terre perché non erano stati scelti per arrivare in Sudamerica. Alcuni arrivarono alle Hawaii, una parte del Terzo Mondo che non era stata distrutta. Altri arrivarono sulle isole del Pacifico Meridionale, e altri ancora su un’isola che oggi fa parte del Giappone, come ho appreso qualche anno fa”, ha aggiunto White Bear. “Un giovane di quest’isola venne a trovarmi. Aveva letto Book of the Hopi (Il libro degli Hopi) e mi disse che sua nonna gli aveva raccontato esattamente le stesse storie a proposito del vecchio mondo.
“Ci fu, pertanto, un certo numero di persone che non riuscirono ad arrivare alla nuova terra, pur avendo le stesse origini e provenendo da Kásskara. Ecco perché, sulle isole hawaiane, gli iniziati vengono chiamati Kahuna, una parola che ha le stesse origini di Kachina”
ha concluso.
Mi chiedo se l’isola che, secondo White Bear, “oggi fa parte del Giappone” possa essere Yonaguni, situata circa 110 km a est di Taiwan.
Le strutture sottomarine di Yonaguni sembrano di roccia naturale modellata da mani umane. Un visitatore giapponese ha detto a Orso Bianco che sua nonna gli aveva raccontato una storia delle origini analoga. (Foto: Vincent Lou).
Il destino degli atlantidei
Secondo White Bear, non tutti gli abitanti di Atlantide perirono quando il loro continente venne distrutto. Coloro che non avevano preso parte all’attacco della loro regina contro Kásskara furono salvati. Anche loro volevano raggiungere il nuovo continente, ma il creatore aveva promesso che, per molto tempo, la nuova terra sarebbe appartenuta soltanto agli antenati degli Hopi.
“Anche se non c’erano ancora Hopi sul nuovo continente, gli abitanti di Atlantide non potevano raggiungere il Sudamerica. Il Creatore non li voleva laggiù”
ha detto l’anziano Hopi.
“Allora mandò i Kachina per impedire loro di spostarsi verso occidente perché, anche se non avevano seguito i loro capi, i sopravvissuti restavano sudditi di Atlantide.”
White Bear ha spiegato che, durante il Terzo Mondo, gli abitanti di Atlantide si erano uniti anche loro ai Kachina, che però li avevano lasciati quando gli atlantidei erano diventati malevoli.
“I Kachina li fecero andare a est verso zone che oggi vengono chiamate Europa e Africa. Ma le capacità che avevano erano state tolte loro. Inchiodati al terreno, non poterono più volare e furono in grado di sopravvivere soltanto partendo in piccoli gruppi, ognuno dei quali portava appena una piccola parte della conoscenza complessiva accumulata in precedenza”
ha detto White Bear.
“Ecco perché le persone di quella regione non ricordano la loro storia, che è paragonabile alla nostra”, ha chiarito, aggiungendo che, quando gli atlantidei distrussero il Terzo Mondo, il Creatore li ridusse a un livello culturale basso.
“Ma dopo la punizione, che durò centinaia di anni, ricominciarono a evolversi. Pensate alla cultura degli Egizi. Per noi Hopi quest’epoca non è così remota, e tutto fa parte della tradizione Hopi”
ci ha informato White Bear.
Toowakachi, il Quarto Mondo
Come ha spiegato White Bear, con questo Quarto Mondo, Toowakachi, che significa “bel paese per tutte le genti”, ci troviamo a metà della durata della vita dell’umanità… CONTINUA SU NEXUS n.126
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Nota dell’autore:
Oswald “White Bear” Fredericks è stato il principale consulente Hopi per il libro di Frank Waters intitolato Book of the Hopi (1963, 1977). In un futuro articolo, “Orso Bianco” parlerà della fine del Quarto Mondo, includendo la profezia Kachina della Stella Azzurra, secondo cui tutte le cerimonie Hopi cesseranno quando un danzatore Kachina si toglierà la maschera di fronte al non iniziato.
L’autore:
Shawn Hamilton è un insegnante, giornalista e scrittore che vive a Sacramento, in California. Si è occupato del Campidoglio dello stato della California per la KPFA della rete Pacifica Radio, ha ricevuto un premio Project Censored nel 2011 e scrive poesie per diletto. Da adolescente, il suo insegnante di antropologia al liceo gli fece conoscere Oswald “White Bear” Fredericks, e da allora è rimasto affascinato dalle culture aborigene. Gli articoli di Hamilton intitolati "Cataclismi in terra, salvezza dallo spazio: i Kachina degli Hopi" e "Kásskara, la terra sommersa dei progenitori degli Hopi” sono stati pubblicati su NEXUS, rispettivamente nel nr. 123 (agosto-settembre 2016) e nel nr. 121 (aprile-maggio 2016). Shawn Hamilton si può contattare presso ká[email protected]. Per maggiori informazioni, visitare il suo sito web all’indirizzo http://theswillbucket.com/.