Roma – Se ne parla da lungo tempo ed ora è realtà. Come segnalano alcuni lettori, le banche italiane hanno iniziato ad avvertire i propri clienti che, al fine di poter offrire alcuni specifici servizi, nazionali ed internazionali, verranno usati i sistemi SWIFT. In poche parole: quei dati passeranno per mani statunitensi che potranno indagarli e gestirli secondo le leggi statunitensi.
Con l'apertura del settore, come temuto dai Garanti della privacy europei e preconizzato con timore da Peter Schaar, commissario tedesco per la protezione dei dati, la Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications, SWIFT appunto, dispone ora di un accesso all'archivio replicato dei dati bancari dell'Unione. La sede legale dell'azienda è in Belgio ma le sue operazioni sono negli States, da dove gestisce uno di quei database onnicomprensivi che fanno venire i capelli dritti ai sostenitori della privacy.
"La Banca di Credito cooperativo – scrive Diego S. a Punto Informatico – mi informa che tutto quello che faccio del mio conto può essere tracciato dagli USA. Beh, almeno sono stato avvisato!". L'avviso è necessario e molti istituti vi stanno ricorrendo, in quanto il cliente deve essere avvertito non solo che i propri dati risiederanno su server statunitensi ma anche che sono soggetti alla normativa locale, sebbene derivino spesso da operazioni effettuate da e per l'Italia.
SWIFT, dunque, si colloca quale primo storico osservatorio sui movimenti di denaro nel mondo ricco. Un archivio predisposto per essere indagato e spulciato dall'intelligence statunitense, che gode come noto di poteri di indagine più invasivi di quelli europei. Da parte sua, SWIFT ha garantito che il progetto rientra nel cosiddetto Safe Harbor della disciplina sulla privacy statunitense, una eccezione che, come ricorderanno i lettori di questo giornale, è stata ideata a suo tempo per consentire alle società USA di gestire i dati di utenti europei senza confliggere apertamente con le più severe leggi sulla privacy in vigore nella UE.
L'adozione di SWIFT, come si può leggere nella lettera qui sotto, prosegue dunque indisturbata, un ulteriore segnale della difficoltà di far sì che in Europa e in Italia le preoccupazioni dei consumatori e persino quelle dei garanti europei della privacy arrivino al centro dell'agenda politica. Le banche vanno avanti, rispettando alla lettera le leggi esistenti che permettono loro di procedere. L'unico diritto esplicitato in questi avvisi, come si può vedere, è la possibilità di ricorrere all'articolo 7 del Codice sulla Privacy, quello che consente di accedere ai propri dati.
Fonte: Punto Informatico