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IL PAPA, DIO E L’APOCALISSE di Paolo Cortesi

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detto ciò che ha detto Giovanni Paolo II a proposito di Dio
sdegnato con l’uomo e del suo rifiuto di comunicare con il suo
figliolo mascalzone.

Pensate i commenti che sarebbero stati riservati a chiunque avesse
parlato di un Dio imbronciato, di una umanità decaduta, di un clima
apocalittico.

Per i cattolici, il papa quando parla ex
cathedra Sancti Petri
è infallibile, e le sue dichiarazioni sono
assistite e ispirate dallo Spirito Santo; non ho perciò nessuna voglia
di fare dell’ironia o del sarcasmo su questo episodio; insomma: se il
papa non fa il papa, chi dovrebbe farlo al suo posto?

Voglio invece focalizzare la vostra attenzione su un aspetto importante
ma trascurato di questo episodio.

Vedete, io lavoro in una emeroteca e l’emeroteca è, per chi non lo
sapesse, la biblioteca dei periodici; per lavoro, ho sotto gli occhi
tutti i giorni diciassette quotidiani nazionali e locali.

Una mattina (12 dicembre 2002) ho visto, sparati in prima pagina e con
titoli da favorire i miopi, la notizia che il papa ha avuto "terribili
parole sul silenzio divino" (La Repubblica); secondo il pontefice
"Dio è disgustato dall’umanità" (il Giornale), ed essendone
disgustato "si nasconde" (l’Unità).

I commenti che sono stati sventagliati a raffica dai giornalisti in una
caccia all’effetto tragico sono stati quasi più cupi e solenni delle
stesse dichiarazioni del papa.

"Parole di straordinaria drammaticità"(L. Accattoli sul Corriere
della Sera); "parole forti, drammatiche, forse pronunciate per la
prima volta da un pontefice, suonano come una denuncia e un
ammonimento" (R. Monteforte, sull’Unità); "un silenzio assordante
che fa rumore" (M. Luzi intervistato da Repubblica); "il Papa sembra
manifestare una preoccupazione profonda" (A. Tornielli sul Giornale);
"Giovanni Paolo II ha lanciato un grido accorato d’angoscia per un
mondo che vede minacciato dall’ombra della guerra e della carestia".
(F. Negro sul Resto del Carlino).

Le preoccupazioni del papa sono, fondamentalmente, le stesse dei
no-global, dei pacifisti, dei libertari, degli ecologisti, del
volontariato laico o credente; perché dunque il grido accorato del papa ottiene un riverente ascolto, viene
commentato con cura, riempie le pagine dei giornali, mentre a tutti gli
altri, qualche volta, toccano critiche aspre, talvolta botte, talvolta
denunce?

Perché se il papa accenna alla fine dei tempi, si muovono in massa i
biblisti ed i teologi; se ne parliamo noi su Nexus, ad esempio, siamo
compatiti come i soliti fanatici complottisti e dietrologi?

Perché la geremiade di Giovanni Paolo riscuote ammirati consensi,
mentre si ignorano le documentazioni che provano
la colpevolezza delle oligarchie finanziarie e dei petrolieri che sono
la causa principale del decadimento morale e materiale dell’umanità
cui il papa si riferisce?


Perché parlare in dimensione escatologica, quando sappiamo
chi, cosa e come è responsabile dell’abbrutimento umano che ha
motivato, dice il papa, il silenzio di Dio?


Perché la denuncia e l’ammonimento del papa vanno sui giornali
mentre quelle degli altri possono finire in tribunale? So bene che il
papa ha una visione dell’uomo e della storia molto particolare.

Ma credo che il suo recente pessimistico intervento non dovrebbe
concludersi all’italiana: fuoco di paglia, razzi, fischi, botti,
girandole e poi il vuoto pneumatico appena la notizia non è più calda.

Se il capo della chiesa di Roma ritiene che le colpe
dell’umanità siano tante e tali da aver deluso financo Dio, allora
non esagerano i sostenitori della controinformazione, i quali da anni
ripetono che la storia e la politica sono una palude al cui fondo, sotto
una superficie rassicurante, brulica e fermenta il più schifoso
verminaio.

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