Il potere di distruzione e trasformazione del fulmine
Coloro che sono stati colpiti da fulmini a volte sono afflitti da preoccupanti effetti fisici ed emotivi, tuttavia talora vengono benedetti da intuizioni di natura spirituale oppure sperimentano bizzarri fenomeni paranormali.
di Louis Proud
Il 28 settembre 1983, il settantunenne Roy Cleveland Sullivan si è puntato un’arma allo stomaco e ha premuto il grilletto, ponendo così termine alla propria esistenza, per gran parte della quale aveva lavorato come ranger nello Shenandoah National Park, Virginia, USA. Quanto alla motivazione a monte del suo suicidio, si ritiene che Sullivan fosse afflitto da una pena d’amore dopo essere stato respinto dalla donna che amava. Tuttavia, Sullivan aveva un’altra ragione per sentirsi depresso e sfortunato: fra il 1942 e il 1977 era stato colpito da un fulmine per ben sette volte, tanto da guadagnarsi il soprannome di “parafulmine umano” nonché un posto nel Guinness dei Primati. Agli atti, nessuno è stato colpito da fulmini un numero di volte pari a quelle di Sullivan.
Data la sua estrema sfortuna, non sorprende che Sullivan si considerasse afflitto da una maledizione; era convinto che esistesse una qualche forza destinata a distruggerlo e temeva costantemente di morire. In una situazione analoga alla sua, probabilmente chiunque cadrebbe preda di depressione e paranoia. Ad ogni modo, oltre al danno psicologico che le lesioni determinate da un fulmine possono provocare, con tutta probabilità Sullivan soffriva di una serie di inspiegabili sintomatologie fisiche e neurologiche che gli rendevano la vita insopportabile. Questo accade alle vittime di fulmini. Pochi possono negare che il fulmine sia una misteriosa forza della natura. In realtà, gli scienziati non comprendono ancora esattamente come tale fenomeno operi; analogamente misteriosi sono gli effetti che il fulmine determina su coloro che ne vengono colpiti.
Quantunque non comprovato a livello ufficiale – e di conseguenza non conteggiato come gli altri sette episodi – la prima volta che a suo dire Sullivan venne colpito da un fulmine accadde quando era bambino, mentre stava falciando grano assieme al padre in un terreno prativo. Tuttavia, fortunatamente, invece di colpirlo direttamente e provocare danni, il fulmine colpì la lama della falce impugnata da Sullivan, rimbalzando sul terreno e appiccando fuoco all’erba. Nato a Greene County, Virginia, il 7 febbraio 1912, Sullivan iniziò la sua carriera di ranger presso lo Shenandoah National Park nel 1936. Se avesse optato per un’occupazione diversa – un impiego che non implicasse l’obbligo di trascorrere così tanto tempo all’aperto in un’area favorevole ai fulmini – probabilmente si sarebbe risparmiato molta della sfortuna che ha funestato la sua esistenza.
Nell’aprile 1942, mentre cercava rifugio da un temporale presso una torre di avvistamento antincendio, Sullivan fu colpito dal suo primo – e più grave – fulmine ufficiale, episodio documentato dal sovrintendente dello Shenandoah National Park nonché confermato dai medici. La torre, di recente costruzione, non era ancora dotata di parafulmine. Dato che all’interno “il fuoco guizzava ovunque”, Sullivan si precipitò all’esterno e venne colpito all’istante dal fulmine. Come dichiarò nel 1972 al Washington Post in occasione di un’intervista:
“Bruciò una striscia larga mezzo pollice lungo tutta la gamba destra e mi fece saltar via un alluce. Lo stivale era zeppo di sangue, che fuoriusciva da un buco nella suola.”
Nel luglio 1969, mentre guidava lungo una strada di montagna, Sullivan fu colpito dal secondo fulmine. Dopo essersi abbattuto su alcuni alberi vicini, il fulmine venne deviato all’interno del finestrino aperto del furgone di Sullivan, facendogli perdere i sensi e bruciandogli gran parte della capigliatura, comprese ciglia e sopracciglia. (In genere quando un fulmine colpisce un veicolo – in particolare con i finestrini chiusi – i passeggeri restano illesi.) Il furgone, fuori controllo, finì per fermarsi vicino al bordo di un dirupo.
Un anno dopo, un fulmine si abbatté nuovamente su Sullivan, stavolta mentre se ne stava in prossimità del suo giardino. Lo colpì sulla spalla sinistra dopo un primo impatto con una vicina cabina di trasformazione. Sullivan venne sbalzato ad alcuni metri di distanza e riportò ustioni di lieve entità.
Il fulmine successivo, nel 1972, forse fu quello più nocivo alla salute mentale di Sullivan, in quanto lo indusse a sentirsi irrimediabilmente scalognato.
“Non sono mai stato un pavido”,
ha detto Sullivan in un’intervista,
“ma devo dirvi la verità. Adesso, quando sento un tuono, mi sento un po’ scosso.”
Aveva lavorato all’interno della stazione dei ranger dello Shenandoah National Park quando, all’improvviso e inaspettatamente, risuonò uno scoppio di tuono assordante ed egli vide un fulmine “rimbalzare qua e là all’interno del locale”. Non appena le orecchie smisero di ronzare, Sullivan si accorse di avere i capelli in fiamme. “Le fiamme arrivavano a quindici centimetri”, ebbe a dire. Usò il giubbotto per estinguerle, quindi cercò di mettere la testa sotto l’acqua di un rubinetto; non riuscì tuttavia a trovare spazio sufficiente, quindi si risolse a utilizzare asciugamani di carta bagnati.
Convinto, del tutto razionalmente, di attrarre in qualche modo i fulmini nonché di essere destinato a venire colpito ancora – anche nel mezzo di una folla – Sullivan attrezzò il suo furgone con una tanica d’acqua che avrebbe portato sempre al seguito. Inoltre, quando gli capitava di trovarsi nel mezzo di un temporale mentre era alla guida, accostava e si rannicchiava sul sedile posteriore, per poi rimettersi al volante solo dopo che il temporale era cessato.
L’episodio successivo si verificò il 7 agosto 1973, mentre Sullivan era di pattuglia nel parco. Non appena notò la formazione di una nube temporalesca in lontananza, salì sul furgone e si allontanò a tutta velocità. Tuttavia, stranamente, la nube sembrava tallonarlo. Una volta convinto di averla oltrepassata, fermò il furgone e uscì; fu allora che venne colpito dal fulmine. A quanto risulta egli lo vide mentre accadeva. Il fulmine colpì il lato sinistro del suo corpo, appiccando fuoco ai suoi capelli e togliendogli una scarpa. Intontito ma cosciente, Sullivan si trascinò fino al furgone e si rovesciò la tanica d’acqua sulla testa.
Il 5 giugno 1976, Sullivan venne preso di mira dal fulmine numero sei – un episodio analogo al precedente, in quanto il nostro fu “tallonato” da una nube temporalesca che egli cercò di superare. Il fulmine lo ferì alla caviglia.
All’incirca un anno dopo, mentre una mattina pescava in uno stagno, Sullivan venne bersagliato per la settima e ultima volta. Dopo averlo colpito sulla parte superiore della testa bruciacchiandogli i capelli, il fulmine si diresse lungo il petto e lo stomaco, provocando ustioni. Proprio allora, mentre Sullivan stava per dirigersi verso il furgone, apparve un orso, il quale cercò di impossessarsi di una trota appesa alla lenza, quindi l’uomo percosse la testa dell’animale per spaventarlo – a quanto pare non era la prima volta che si era visto costretto a percuotere un orso con un bastone.
Incredibilmente, in una occasione anche la moglie di Sullivan subì la sorte del marito. Quando l’episodio ebbe luogo, la donna si trovava nel cortile posteriore a stendere il bucato. Sullivan, che la stava aiutando, non venne colpito. Viene da chiedersi se Sullivan – forse dotato della prerogativa di attirare i fulmini – non fosse il bersaglio del fulmine in questione. Prendendo in considerazione tale eventualità è facile comprendere come mai molti evitassero Sullivan, in particolar modo nella parte più tarda della sua esistenza, timorosi di cadere anch’essi preda dei fulmini. Questo aspetto fu per Sullivan motivo di solitudine e depressione. Una volta rammentava:
“Stavo parlando con il capo dei ranger…quando un fulmine si abbatté in lontananza. Il capo disse, ‘Ci vediamo più tardi’.”
Quante sono le probabilità?
Se qualcuno venisse colpito da un fulmine in due occasioni, costui inizierebbe a domandarsi se non sia all’opera qualcosa di più che una semplice coincidenza. Se poi – come nel caso di Sullivan – la cosa si ripetesse altre cinque volte, l’interessato si renderebbe conto che la responsabilità va ascritta a un fattore inesplicato. Secondo le stime, nell’arco di 80 anni la probabilità che un comune cittadino venga colpito da un fulmine è circa una su 750.000. Quanto a sette episodi del genere, tutti indipendenti l’uno dall’altro, la probabilità salirebbe a una su 750.0007 – una cifra astronomica. Tenendo comunque presente che la natura del lavoro di Sullivan implicava che egli rimanesse all’aria aperta per gran parte del tempo, unitamente al fatto che la Virginia, dove l’uomo viveva, presenta una considerevole media di giorni temporaleschi annui (35-45), sotto certi aspetti la statistica andrebbe modificata.
I motivi per cui i fulmini colpiscono alcuni e non altri, nonché per cui alcuni individui sembrano attirarli – e restarne colpiti in molteplici occasioni – sono misteri che gli scienziati forse non risolveranno, e tanto meno riconosceranno, mai. Si è riscontrato che gli uomini, con l’86 per cento delle vittime di sesso maschile, sono più soggetti a essere colpiti rispetto alle donne. Alcuni hanno avanzato l’ipotesi che l’ormone maschile testosterone funga in qualche modo da “magnete per i fulmini”. Si ritiene che qualora un fulmine dovesse abbattersi su un gruppo di uomini, con maggior probabilità verrebbe colpito il soggetto con il livello di testosterone più elevato.
Se la storia di Sullivan appare incredibile, a maggior ragione questo vale per la vicenda dell’ufficiale di cavalleria britannico Maggiore Summerford. Summerford venne colpito da un fulmine per la prima volta nel febbraio 1918, mentre combatteva sui campi di Flanders, nel corso della Prima Guerra Mondiale. A quanto risulta in quel momento si trovava in groppa a un cavallo e venne disarcionato. Il fulmine lo paralizzò dalla vita in giù. Qualche tempo più tardi, Summerford andò in congedo e si trasferì a Vancouver, Canada.
Nel 1924, mentre stava pescando in riva a un fiume, Summerford venne colpito nuovamente. Per la precisione, il fulmine si abbatté su un albero (presumibilmente caduto) sotto il quale il maggiore era seduto. La lesione provocò la paralisi del lato destro del suo corpo. Tuttavia, alla fine, egli recuperò la facoltà di camminare. Nell’estate del 1930, mentre passeggiava in un parco, accadde di nuovo. Quando, come in quest’ultimo caso, un fulmine scaturisce da un cielo terso, tale fenomeno è noto come “fulmine a ciel sereno”. Ci risulta che l’evento paralizzò in forma permanente Summerford, il quale morì un paio di anni più tardi. Il tocco finale a questa sorprendente vicenda di coincidenze è dato dal fatto che, circa quattro anni dopo, un fulmine si abbatté sul cimitero in cui Summerford era sepolto, distruggendo la sua tomba.
Se Sullivan o Summerford fossero vissuti nell’antica Grecia probabilmente sarebbero stati considerati detentori di uno speciale rapporto con gli dèi. Forse i contemporanei li avrebbero ritenuti nemici di Zeus, re e padre degli dèi nonché dio del cielo e del tuono. Sui punti in cui si osservava la caduta dei fulmini gli antichi Greci edificavano templi, nella convinzione che tali luoghi venissero toccati dagli dèi e, di conseguenza, fossero sacri. Ad ogni modo, quando qualcuno rimaneva ucciso da un fulmine il corpo veniva lasciato insepolto, in quanto si riteneva imprudente interferire con l’opera degli dèi.
Una poderosa scarica elettrostatica
Antiche superstizioni a parte, essenzialmente il fulmine è una poderosa scarica elettrostatica che si può verificare fra nubi e suolo, fra nubi o al loro interno. Il termine “elettrostatico” fa riferimento all’elettricità statica. Diversamente dalla corrente, che ad esempio corre lungo i fili di un circuito, una carica statica è esattamente tale: statica, non si sposta. Se si collocano vicino due oggetti, uno dotato di carica statica positiva e l’altro dotato di carica statica negativa, questi aderiranno l’uno all’altro, poiché il positivo attrae il negativo. Quando riceviamo una “scossa” statica, come in caso di contatto con la maniglia metallica di una porta, il fenomeno sta a significare che la carica accumulata è stata improvvisamente neutralizzata da una scarica, il che potrebbe determinare una scintilla e un crepitio; tuttavia, ovviamente, se la carica si disperde a terra non si verifica alcuna scossa.
Oltre che in caso di temporali, i fulmini possono scaturire in concomitanza con eruzioni vulcaniche, incendi di foreste e persino tempeste di sabbia. Le condizioni necessarie a crearli sono note; tuttavia il modo esatto in cui si formano – come le nubi accumulano le cariche elettriche che li producono – è ancora oggetto di discussione.
All’interno di un temporale vi sono intense correnti d’aria ascendenti e discendenti, frequenti e ravvicinate. Mentre le correnti ascensionali trasportano goccioline d’acqua ad altitudini comprese fra i 10.000 e i 20.000 metri, le correnti discendenti trasportano grandine e ghiaccio dalle gelide sezioni superiori della tempesta. Tali particelle entrano in collisione, facendo sì che le goccioline d’acqua si congelino e rilascino calore, il che a sua volta influisce sulla superficie della grandine e del ghiaccio, determinando la produzione di una grandine leggera, denominata “graupel”.
Quando il graupel entra in collisione con ulteriori goccioline d’acqua e particelle di ghiaccio si verifica un processo elettrostatico. Dato che gli elettroni con carica negativa si distaccano dalle particelle ascendenti e si accumulano su quelle discendenti, il prodotto finale è una nube temporalesca dotata di carica negativa alla base e carica positiva alla sommità. Questi settori, uno con carica positiva e l’altro con carica negativa, si attraggono reciprocamente. Quanto più sono distanti, tanto maggiori risultano l’attrazione reciproca e il campo elettrico interposto. L’atmosfera – elemento isolante assai efficiente che inibisce il flusso elettrico – è quello che, per così dire, impedisce a questa energia di disperdersi. La carica diviene sempre più intensa sino a quando, all’improvviso, soverchia le proprietà isolanti dell’atmosfera e una corrente elettrica si apre con la forza un percorso attraverso l’aria sino a determinare una connessione con qualcosa. La corrente viene scaricata in forma di fulmine.
Il fulmine nube-terra si verifica quando, sotto la tempesta, le cariche positive raggruppate all’interno della superficie terrestre ‘pedinano’ la tempesta stessa ovunque questa si diriga. Uno stepped leader (scarica pilota, ndt), ovvero un canale di carica negativa impercettibile alla vista, si scarica a terra secondo uno schema a zigzag. Attratto verso uno streamer, ovvero un canale di carica positiva che si protende da terra verso l’alto – in genere attraverso qualcosa di alto come un albero, una casa o un palo del telefono – i due si collegano e un’intensa corrente elettrica inizia a fluire. Quelli che osserviamo in forma di fulmini sono di fatto uno o più colpi di ritorno mentre la corrente riprende il percorso di ritorno verso la nube. Quando il processo si ripete rapidamente lungo il medesimo percorso, ne deriva un balenìo di fulmini. Dato che il fulmine riscalda l’aria circostante sino a circa 20.000°C – all’incirca il triplo della temperatura solare di superficie – si verificano due fenomeni. In primo luogo, un luminoso bagliore provocato dall’iridescenza; in secondo luogo, uno scoppio di tuono – un’onda d’urto creata dall’improvvisa espansione dell’aria. Si verificano secondo tale sequenza in quanto la luce viaggia a una velocità superiore rispetto a quella del suono.
Come “friggere” un computer
Ogni anno nel mondo si scatenano all’incirca 16 milioni di tempeste di fulmini. Annualmente, negli Stati Uniti il numero stimato di individui feriti da fulmini oscilla fra 200 e 1.000 soggetti – quattro su cinque di sesso maschile – mentre quelli rimasti uccisi sono 67. Come indicano queste statistiche, risulta assai più probabile rimanere feriti piuttosto che conseguire un esito letale.
Secondo la D.ssa Elisabeth Gourbière, in forza alla Electricité de France, Service des Etudes Médicales, solo il 20 per cento di coloro che vengono colpiti da un fulmine muore immediatamente come conseguenza. Del restante 80 per cento – i sopravvissuti – nel 70 per cento dei casi, oltre alle ustioni elettriche, costoro subiscono un danno permanente di qualche tipo, in genere di natura neurologica.
Di solito quando un fulmine colpisce un individuo la corrente, tendendo a chiudere il circuito al suolo, per la maggior parte “schizza” sul corpo piuttosto che attraversarlo direttamente. (Lo strato più esterno della cute, in particolar modo se umido, è un buon conduttore di elettricità.)
Il fenomeno della “scarica esterna” ha salvato da morte istantanea numerose vittime di fulmini, per le quali una conseguenza alquanto comune è quella di subire ustioni della pelle, anche se non così gravi come si potrebbe immaginare. In alcuni casi restano bruciati anche gli abiti che, a causa dell’immediata conversione del sudore in vapore, sono noti per “esplodere” via dal corpo. Inoltre, è possibile che sulla pelle compaiano misteriosi segni denominati “figure di Lichtenberg” o “lightning rash”, che permangono per alcune ore e talora per giorni; non si tratta di eruzioni cutanee o di ustioni, bensì di disegni formati dalla corrente elettrica.
In alternativa, se il fulmine passa direttamente attraverso il corpo – magari colpendo la testa ed entrando in bocca, occhi o naso – ossa, muscoli e nervi rimangono, per dirla con il medico Pamela Grim, “inchiodati”.
Un fulmine, capace di erogare circa 200 milioni di volt e da 20.000 a 40.000 ampère di energia, ha una durata pari ad alcuni millisecondi – un arco di tempo di brevità infinitesimale. Questa potente esplosione di energia è in grado di sollevare in aria le persone, procurando fratture ossee e slogature degli arti – sia come esito della successiva caduta oppure a causa di un’intensa contrazione muscolare (l’elettricità determina contrazione dei muscoli).
A volte il fulmine provoca arresto cardiaco e la vittima, a meno che non venga rianimata tramite una procedura CPR, può morire in brevissimo tempo. Alcuni esiti possono interessare anche il cervello, in particolare l’area che presiede alla respirazione. Data l’eventualità che a seguito di un fulmine l’area in questione richieda tempi di recupero lunghi, prima che la vittima riprenda a respirare normalmente può trascorrere un certo lasso di tempo.
Un’altra potenziale esperienza è la perdita dei sensi, come accaduto a Sullivan in un’occasione. Molte vittime di fulmini riferiscono del modo in cui, in seguito alle lesioni, hanno perso i sensi per un breve periodo, per poi ritrovarsi stesi a terra, all’interno di un’ambulanza o in un letto di ospedale. Altre conseguenze comuni sono cecità, sordità e paralisi temporanee, nonché perdita della memoria a breve termine; in alcuni casi può sopraggiungere il coma.
Essere colpiti da un fulmine è analogo ad avere un colpo apoplettico, risultante in estesi danni alle cellule nervose. L’area del cervello maggiormente colpita è quella che presiede a personalità, emozioni e organizzazione. Le lesioni in questione lasciano scarse tracce evidenti di sé. Spesso, quando si conducono su un paziente test medici anatomici – ricorrendo a risonanza magnetica e tomografia computerizzata, nonché a raggi X, che mostrano come il corpo si presenta ma non come funziona – gli esiti che ne derivano risultano del tutto normali, indicando erroneamente che il paziente è in buone condizioni.
Mary Ann Cooper, medico della University of Illinois nonché uno dei principali esperti mondiali di effetti medici determinati dai fulmini, ha spiegato:
“Nel caso di vittime di fulmini, la questione è analoga a un computer bruciato da una scarica… All’esterno il computer sembra del tutto a posto. All’interno lo stesso. Schede e commutatori sono intatti, ma la macchina è scombinata, non riesce a funzionare. Altrettanto accade alle persone. Sembrano a posto dentro e fuori. Tutti i test diagnostici a nostra disposizione indicano che sono in perfetto ordine, ma all’interno la questione è del tutto diversa. Una paziente l’ha descritto nel modo più appropriato quando mi ha riferito che è come se il capufficio del suo cervello avesse abbandonato il lavoro senza la prospettiva di riprenderlo.”
Si ritiene che quando un fulmine colpisce una persona accada quanto segue: l’elettricità, seguendo il percorso di minor resistenza, viaggia lungo la rete di nervi, arterie e vene che portano a cervello, cuore, midollo spinale e intestino, uccidendo cellule nervose all’istante oppure danneggiandole tramite elettroporazione. L’elettroporazione – che può rendere conto dei sintomi a insorgenza ritardata – è un processo in virtù del quale l’elettricità produce minuscoli fori nelle membrane delle cellule nervose, provocandone la morte in tempi assai lenti.
Fra i sintomi causati da lesioni da fulmine, molti dei quali sconcertanti e inspiegabili, si annoverano battito cardiaco irregolare, accresciuto riflesso di trasalimento, sbalzi di umore, depressione, forti emicranie, incontinenza, frequenti perdite di coscienza, disturbi del sonno, attacchi di panico, perdita della memoria, attacchi apoplettici, sofferenze e dolori debilitanti. Si ritiene di poter attribuire una serie di tali sintomi a un sistema nervoso autonomo (ANS) danneggiato. L’ANS, che sembra particolarmente vulnerabile all’elettroporazione, presiede alle funzioni involontarie dell’organismo quali digestione, eccitazione sessuale, battito cardiaco, controllo della temperatura, etc.
Mai più lo stesso
Jerry LeDoux, capomeccanico sessantacinquenne di Sulphur, Louisiana, fu colpito da un fulmine nell’agosto del 1999, mentre si trovava in una pozza con l’acqua alta sino al calcagno. Ricorda di aver visto una luce dalla luminosità intensa, di essersi riavuto una mezz’ora dopo a circa sette metri di distanza, con in bocca un vago sapore di acido della batteria. Molti denti erano frantumati, la ricetrasmittente era esplosa e le suole delle scarpe erano fuse. Inoltre, la piastrina identificativa medica che portava al collo si era fusa nel petto. Convinto di averla scampata illeso quella sera tornò a casa dal posto di lavoro, per poi ripresentarvisi la mattina successiva. Secondo le parole di LeDoux:
“Non mi resi nemmeno conto di aver subìto lesioni. Non compresi che qualcosa non andava.”
Quando, molto tempo dopo, si rese conto che qualcosa non andava LeDoux, come molte altre vittime di fulmini, ebbe il suo da fare per ottenere l’attenzione e l’interesse dei medici. Di fatto gli occorsero sei mesi per trovare un medico il quale credesse che egli era stato colpito. Uno dei problemi più gravi e frustranti di LeDoux è la sua memoria a breve termine.
“Sarei stato capace di nascondere le mie uova di Pasqua e di non ritrovarle più. Dimentico giornate, talora intere settimane.”
Egli inoltre cade preda di periodi di depressione ed estrema irritabilità, si stanca facilmente e ha difficoltà a concentrarsi. Informato, molto tempo dopo l’episodio, che non avrebbe più potuto lavorare, LeDoux si puntò una pistola alla testa e premette il grilletto; ma aveva dimenticato di caricare l’arma. Caratteristica comune a molti sopravvissuti ai fulmini è che se non tenteranno il suicidio, quantomeno lo prenderanno in seria considerazione.
Alcuni di costoro hanno dovuto apprendere ex novo abilità motorie basilari. Questo è il caso di Michael Utley, ex operatore di borsa colpito da un fulmine nel maggio 2000, mentre giocava a golf a Cape Cod, Florida, USA. Venne sbalzato in aria, le sue scarpe esplosero e il cuore cessò di battere. Utley ebbe la fortuna di trovarsi in compagnia di vari amici, uno dei quali gli applicò la procedura CPR salvavita. Quattro settimane dopo l’incidente Utley riprese conoscenza, per poi dedicare oltre due mesi alla riabilitazione, imparando nuovamente a deglutire, a muovere dita dei piedi e gambe e, infine, a camminare. Secondo le sue parole:
“Talvolta noto orme insanguinate dietro di me, senza aver percepito alcunché.”
Anche il senso dell’equilibrio di Utley è rimasto compromesso; ora è costretto a camminare aiutandosi con un bastone.
Naturalmente è corretto affermare che essere colpiti da un fulmine sia un’esperienza prevalentemente negativa, che produce nei sopravvissuti una serie di menomazioni nonché una considerevole mole di traumi e sofferenze. Come Utley, molti di costoro si vedono costretti a ricostruire la propria esistenza; non saranno più gli stessi, né sotto il profilo fisico né sotto quello mentale.
In taluni casi, comunque, tale esperienza può sortire un effetto positivo sulla spiritualità degli individui, inducendo in loro la sensazione di essere stati quasi benedetti e non il contrario, nonché conferendo loro un profondo rispetto per la natura. Alcuni equiparano l’esperienza a una sorta di risveglio spirituale e sostengono che li ha resi migliori – o, quantomeno, ha fatto loro apprezzare la vita in misura assai maggiore.
Il 16 luglio 2008, verso le due del mattino, la giornalista Kim McNairn e il marito Les Perreaux erano accampati in una tenda nel Quebec settentrionale, quando scoppiò un violento temporale. I due notarono che il tempo intercorrente fra un fulmine e il corrispondente tuono si stava progressivamente riducendo – a indicare che il temporale stava progredendo nella loro direzione. All’improvviso udirono uno scoppio di tuono talmente intenso da sembrare l’esplosione di una bomba. Secondo McNairn:
“Lo sentii nella testa. La nostra tenda era arancione, così come la luce che penetrava, tuttavia si intravedeva anche una fulgida luce bianca e lampi di colore blu.”
McNairn e il marito fiutarono il puzzo di capelli bruciati e si resero conto che erano le loro capigliature ad aver preso fuoco; quindi compresero di essere appena stati colpiti da un fulmine.
A livello superficiale risultavano illesi. Tuttavia qualcosa era cambiato sotto il profilo interno, in particolare nel caso di McNairn. In un articolo pubblicato il 3 agosto 2008 sul Toronto Star, McNairn scrisse che le persone avevano notato un cambiamento della sua personalità.
“Dicevano, ‘Kim ha un atteggiamento diverso.’ Qualcuno in seguito mi riferì che in un certo senso sembravo zen… Pensavano che qualcosa non andasse poiché sono una persona assai dinamica…”
Sopravvivere a un fulmine è “davvero entusiasmante”, ha aggiunto McNairn.
“Ha fatto concentrare la mia esistenza su quello che importa. Mi sono ritrovata ad affermare, ‘Sono felicissima di avere un’altra opportunità. Come utilizzerò il tempo a mia disposizione?’”
Strani effetti collaterali
Alcuni sopravvissuti al fulmine sostengono di avere acquisito non solo una maggiore predisposizione alla spiritualità ma anche facoltà medianiche.
Sul sito web del National Weather Service’s Lightning Safety, gestito dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) statunitense e che raccoglie le storie di numerosi sopravvissuti a fulmini, una certa Missy ha scritto di essere stata colpita da un fulmine attraverso la linea telefonica. L’episodio si è verificato quando Missy, mentre stava incautamente cercando di usare il telefono durante un temporale, all’improvviso udì una forte esplosione e scorse ai suoi piedi una vivida luce bianca “a forma di pallone e dotata di aculei”. Secondo le parole della donna,
“Mi gettò sul pavimento e rimasi ‘al tappeto’ per alcuni secondi.”
Il figlio trovò Missy stesa sul pavimento della cucina. La donna percepiva una sensazione di intorpidimento risalire dai piedi lungo un lato del corpo. Il figlio chiamò i soccorsi e la donna venne condotta in ospedale, dove i medici confermarono che era stata colpita da un fulmine. Missy ha notato che come bizzarro effetto collaterale dell’incidente ogni tanto le capita di sperimentare percezioni extrasensoriali (ESP).
Ha spiegato:
“Talvolta mi capita di pronunciare il nome di qualcuno che non vedo né sento da molti anni, e a un tratto l’individuo in questione entra dalla porta… Ho misteriose percezioni delle cose poco prima che accadano… Per la maggior parte coloro che mi conoscono sono sbalorditi. Altrettanto vale per me. Questo fenomeno periodico ha avuto inizio dopo l’incidente del fulmine.”
Secondo un articolo pubblicato sul sito web del quotidiano russo Pravda, è risaputo che i sopravvissuti al fulmine sviluppano, fra le altre cose, un accresciuto senso dell’olfatto e ragguardevoli capacità matematiche, a indicare che
“un fulmine trasforma un individuo in un mutante…inoltre forse induce un potente stimolo a facoltà nascoste e inesplorate della mente umana”.
A dispetto del lieve sensazionalismo di tale commento, bisogna ammettere il fulmine non solo ferisce e uccide le persone, ma le trasforma in modo decisamente fondamentale. Alcuni degli effetti indotti dalle lesioni da fulmine sono talmente bizzarri da essere classificati come paranormali. Non sorprende, dunque, che in relazione ai fulmini e, ovviamente, alle lesioni da questi provocate, saltino fuori resoconti di natura paranormale.
Indubbiamente la vicenda di Steve Melvin merita di essere classificata tale. Melvin, ex cacciatore di tempeste e tornado dell’Ohio, USA, venne colpito da un fulmine nel giugno del 1989, nel momento esatto in cui stava scattando una fotografia. Dopo l’incidente Melvin, all’epoca quasi trentenne, scoprì che come conseguenza la sua macchina fotografica era rimasta danneggiata, fusa nella parte anteriore. La pellicola all’interno, comunque, era intatta. Incredibilmente, l’ultima foto ritrae la spettrale sagoma di un uomo inquadrata nel fulmine. Come tale immagine sia scaturita resta un mistero, visto che quando scattò la foto Melvin si trovava dall’altra parte dell’obiettivo. In un articolo pubblicato sul britannico Independent in data 7 novembre 1999, Melvin ha espresso il seguente commento:
“Alcuni sostengono che si trattava del sottoscritto, soggetto a un’esperienza fuori-dal-corpo. Secondo altri era mia nonna scesa dal cielo per spostarmi dalla traiettoria del fulmine. Altri ancora affermano che fosse un fuggevole scorcio su una dimensione completamente diversa. Non lo saprò mai.”
L’incontro di Melvin con il fulmine lo ha alterato in modo tale che ora egli induce uno strano effetto sul cercapersone che porta con sé; invece di durare mesi, le batterie all’interno si esauriscono nel giro di pochi giorni.
La vicenda di Melvin è confrontabile con quella del motociclista Robert Davidson il quale, fermatosi sul ciglio della strada per indossare indumenti impermeabili, fu immediatamente colpito da un fulmine e rimase sette settimane in coma. L’incidente avvenne quando Robert aveva trentotto anni, vale a dire circa un trentennio fa. Dopo l’episodio e le ferite riportate, Robert notò che ogniqualvolta indossava un nuovo orologio, questo si logorava nel volgere di alcuni giorni, mentre il suo vecchio orologio malconcio – quello che aveva al polso quando venne colpito – continuava a funzionare alla perfezione. Il problema ha smesso di presentarsi dopo quindici anni e ora Davidson può indossare qualsiasi orologio di sua preferenza.
Ricorre subito alla mente il dato risaputo secondo cui, per nessun motivo evidente, orologi, macchine fotografiche, radio e altri congegni elettronici sono soggetti a malfunzionamento in presenza di individui particolarmente sensitivi oppure in luoghi infestati o paranormali.
Si rammentano innumerevoli esempi, con particolare riguardo al guaritore e sensitivo britannico Matthew Manning, per non parlare dell’altrettanto celebre sensitivo israelo-britannico Uri Geller. Mentre, negli anni Settanta, studiava ambedue i soggetti, lo scrittore nonché esperto di paranormale Colin Wilson osservò che nessuno dei due sensitivi aveva il pieno controllo dei propri poteri e, inoltre, che spesso in loro vicinanza le attrezzature elettroniche non funzionavano a dovere. Quando, ad esempio, Wilson tentò di registrare un’intervista con Manning facendo ricorso a un registratore a nastro tale macchinario, che in genere funzionava regolarmente, all’improvviso ‘si rifiutò’ di farlo. Dopo di che, riprese a funzionare alla perfezione.
Un caso di fulmine che ha lasciato del tutto sconcertati i medici (che tuttavia non attiene necessariamente al paranormale) è quello dell’elettricista in pensione Harold Deal di Greenwood, South Carolina, USA. Nel 1969, quando abitava a Lawson, Missouri, di ritorno dal lavoro, verso le 21.00, mentre accostava per parcheggiare Deal scoprì che il terreno sembrava cosparso di elettricità – fenomeno provocato da un fulmine abbattutosi nelle vicinanze. Dirigendosi alla porta d’ingresso Deal perse i sensi. In base al ricordo successivo, Deal era steso a terra; la moglie e i vicini, trovatolo dopo alcune ore, lo avevano risvegliato.
Oltre a ustioni interne, Deal subì una grave lesione al midollo spinale, che richiese un intervento chirurgico. L’incidente ebbe effetti anche a livello neurologico, provocando nell’uomo irritabilità, perdita della memoria e, aspetto più curioso, l’incapacità di percepire il freddo. Secondo le parole di Deal:
“Sono rimasto all’aperto con 14 gradi sotto zero, indossando soltanto pantaloncini e ciabatte infradito. Immergermi in una vasca piena di ghiaccio mi dà una piacevole sensazione di rilassamento.”
Presumibilmente, il fulmine ha “fritto” la parte del cervello di Deal che regola la capacità di determinare la temperatura, rendendolo ignaro – ma comunque suscettibile – rispetto al freddo.
Da grande ottimista e religioso qual è Deal, ora settantenne, considera quanto accadutogli una benedizione. Infatti ha affermato:
“Quando mi ha colpito, Dio mi ha benedetto. Ora posso diffondere il verbo. Parlo a coloro che sono stati colpiti e hanno rinunciato alla speranza… Costoro vengono fraintesi, ostracizzati. Non vogliono vivere. Discuto con loro di suicidio e dico che la vita è fantastica. Questo è il modo in cui Dio mi ha benedetto, e ne sono grato.”
Una forza di coincidenza
A indicare ancora una volta che il fulmine è una forza “che attrae coincidenze” – a quanto pare destinata a mantenerci nel regno delle congetture – vi è il fatto che anche la figliastra di Deal è rimasta vittima di un fulmine. Quando, nel 1985, si verificò l’incidente, la ragazza impugnava un ferro per arricciare i capelli, attraverso il quale emerse la saetta.
Parlando di coincidenze connesse ai fulmini, una merita di essere citata. Riguarda una donna bulgara, tale Martha Martika, il cui primo marito, Randolph, venne colpito e ucciso da un fulmine. Per quanto sconvolta, Martha si risposò – con un tale Charles Martaux – ma anche costui rimase colpito e ucciso da un fulmine. Martha fu colta da profonda depressione e cercò l’aiuto di un medico. I due si innamorarono e infine si sposarono. Malauguratamente, Martha rimase vedova per la terza volta quando il suo ultimo marito, dopo essere uscito durante un temporale, venne colpito e ucciso da un fulmine.
Senza dubbio pare si prospetti il caso che in alcuni incidenti implicanti fulmini sia all’opera un elemento paranormale.
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L’autore:
Louis Proud, residente a Melbourne, Australia, è un appassionato scrittore e ricercatore nel campo dei fenomeni occulti e del paranormale. I suoi scritti sono stati pubblicati sulle riviste Fate, Mysteries e New Dawn. I suoi interessi includono film, aeromodelli radiocomandati e qualsiasi cosa abbia a che fare con fenomeni misteriosi e inesplicati. Il suo libro pubblicato di recente, dal titolo Dark Intrusions: An Investigation into the Paranormal Nature of Sleep Paralysis Experiences negli USA e nel Regno Unito è disponibile tramite Amazon. Per contatti, via email presso [email protected]. Visitate il suo sito web, http://paranormal-sleep-paralysis.tripod.com.
Riferimenti
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• Burchard, Hank, "Lightning Strikes 4 Times", The Ledger, Lakeland, Florida, 2 maggio 1972 (ripubblicato dal Washington Post), http://tinyurl.com/yd77evy
• Dworschak, Manfred, "The Unlucky Few: Lightning Strike Survivors Meet for World Conference", Spiegel Online, 29 giugno 2007, http://tinyurl.com/yb8m2ag
• Foer, Joshua, "Don't Stand By Me: Surviving a Lightning Strike", Slate, 6 giugno 2005, http://slate.msn.com/id/2120260/
• Friedman, John S., Out of the Blue: A History of Lightning, Delacorte Press, New York, 2008
• Grim, Pamela, "When Lightning Strikes", Discover, 1 agosto 2002, http://discovermagazine.com/2002/aug/featlightning
• Mullen, Leslie, "Human Voltage: What Happens When People and Lightning Converge", Science@Nasa, 18 giugno 1999, http://tinyurl.com/azxj9
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• Scrivener, Leslie, "Where Will Lightning Strike Next?", thestar.com, 3 agosto 2008, http://tinyurl.com/ygnxtwy
• Turner, Kelly e George, Patricia, "Real-Life Iceman Never Feels the Cold!", Weekly World News, 16 giugno 1998, http://tinyurl.com/yau6jau
Articolo originariamente pubblicato sul nr. 86 di Nexus New Times. La ripubblicazione è gradita citando l'autore, la fonte e la presente dicitura.
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