“Praktischer Idealismus”: un riepilogo
estratto dal quarto capitolo di Kalergi: la prossima scomparsa degli europei
Di Matteo Simonetti
Quello che questa carrellata di citazioni ci ha presentato è il pensiero di Kalergi, così come espresso nella sua opera filosofica più compiuta, “Praktischer Idealismus”. Proviamo a riassumere:
Kalergi è sicuramente progressista, nel senso che intende il tempo della storia come direzionalmente ordinato: più si va avanti, più l’uomo si emancipa da errori e pregiudizi, e più si avvicina alla verità, alla felicità, alla vita vera.
Kalergi ha una visione messianica della storia, concezione tipicamente ebraica, ovvero tendente a realizzare su questa terra una sorta di paradiso, di riscatto, contrapposti ad uno stato che viene considerato invece ingiusto, immorale. A questo lotta e a questa finalità quindi si attribuisce un valore anche metafisico.
Kalergi è convinto che la tecnica, conquista dell’uomo nuovo, liberata finalmente da ogni freno, vinta la lotta contro una natura matrigna, limitante e negativa, sia lo strumento con il quale l’uomo raggiungerà
la felicità e il benessere.
Kalergi è un materialista, nel senso che identifica la suddetta felicità con l’assenza di impedimenti fisici alla manipolazione e al controllo della natura. Altri aspetti del soddisfacimento dell’uomo, quali la religiosità,
la spiritualità in genere, aspetti emotivi, relazionali, sentimentali in genere, rimangono esclusi dalla trattazione.
Kalergi è antidemocratico, cioè crede nell’incapacità delle masse di governarsi se non seguendo un leader o, meglio, una classe o una stirpe di leaders. Sostiene quindi che l’uguaglianza sia solo un mezzo, temporaneo, per giungere ad una nuova ineguaglianza che egli ritiene più giusta.
Kalergi è razzista biologico, nel senso che crede che caratteristiche fisiche, spirituali e caratteriali (ad esempio la forza di volontà) si tramandino negli esseri umani per linee di sangue. Tali caratteristiche ereditate per lui contano molto più sia delle qualità dei singoli che possono essere apprese durante il corso della vita sia delle caratteristiche ereditate per educazione.
Kalergi considera la rivoluzione bolscevica come la migliore realizzazione storica di quel connubio tra nobiltà e filantropismo che è il suo modello di guida politica.
Kalergi sostiene che la razza di signori che è destinata a dominare i popoli europei (e quelli non europei) sia quella ebraica, per motivi sia storico-culturali che, soprattutto, di selezione eugenetica.
Kalergi auspica, e lotta per la sua realizzazione, la nascita di un nuovo organismo superstatuale che scongiuri ogni possibilità di guerra tra i popoli europei semplicemente eliminando gli stessi. Quando un francese non si riconoscerà da un tedesco, verrà meno ogni volontà bellica. Nell’intento di Kalergi, questo superstato trasformerà ogni contrasto tra i popoli in reato, ogni uccisione in omicidio, prefigurando un’entità depositaria del vero e del lecito, negando ogni legittima diversità di posizione (oggi l’ONU, quasi sempre miope e parziale).
Kalergi scrive che il destino degli europei è da dividersi nettamente: da una parte quello dei popoli e delle masse, destinate a scomparire come identità fisiognomiche e culturali; dall’altra quello delle nuove élite nobiliari, proiettate verso un roseo futuro di duraturo dominio.
Kalergi sostiene che entrambi questi destini si compieranno attraverso le vie razziali del meticciato (evidentemente come frutto di una immigrazione indiscriminata) e dell’endogamismo. I popoli europei scompariranno per divenirne uno solo, diverso dai precedenti, attraverso le commistioni; le élite si perpetueranno attraverso l’eugenismo, con matrimoni pianificati.
Approfondiremo tutti questi aspetti dal punti di vista storico, cioè nelle varie fasi della loro realizzazione, all’interno di un discorso più generale, incentrato sul ruolo di massoneria, ebraismo e imperialismo anglofono nella creazione di questa Europa. La società Paneuropea fondata e diretta da Kalergi si presenta come ideale terreno d’incontro tra questi fattori, che si presentano tra loro sempre intrecciati. La storia di Paneuropa e dei suoi protagonisti è la storia di questi movimenti reconditi.
L’ultimo aspetto, ossia quello della immigrazione come strumento per la realizzazione di un nuova forma di massa, una massa ancora più facilmente dominabile perché incapacitata a coagularsi in forme politiche ed identitarie importanti, sarà l’oggetto di un capitolo a parte, poiché esso è oggi centrale per quanto riguarda le nostre vite e perché sarà una lettura del presente piuttosto che una analisi storica o storico-filosofica.
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