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(IX) The Misteries of Cone Crater (Seconda Parte)di Paolo C. Fienga & Lunar Explorer

Data di pubblicazione:

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“…Non conta quello
che si sa di aver visto né quello che si crede di aver visto: conta solo quello
che si può provare di aver visto
…”

La Blue Flare (ma forse dovremmo esprimerci al plurale e
parlare di Blue Flares…) che apparve su Cone
Crater
, anche se sono pochi i Ricercatori che la conoscono (qualche
centinaio in tutto il Mondo) e pochissimi coloro che sono stati abbastanza
bravi e pazienti da raccogliere elementi sufficienti per “farsi un’idea” di che
cosa essa effettivamente fosse, è e resta, comunque, uno dei più grandi
interrogativi – se non addirittura il più grande – che emergono dall’analisi
dei 19.753 frames (mapping escluso)
che formano, dall’Apollo 4 all’Apollo 17, l’intera “Apollo Official Collection”.

Ma la querelle sulla “Fiamma Blu” (e quindi sulla sua
possibile natura – fenomeno naturale o evento “alieno”? – sul valore
scientifico della scoperta e, naturalmente, sul suo eventuale significato
storico) costituisce ancora oggi, a 36 anni di distanza dal felice
completamento della Missione Apollo 14,
un punto di domanda: un interrogativo così complesso e controverso che, per
tentare di fare e di trovare un po’ di “luce”, abbiamo anche provato ad
interpellare uno dei migliori e più immaginifici – almeno a nostro parere –
Liberi Ricercatori Italiani di questi ultimi anni: il Dr Alessio Feltri.

Ecco quindi, in una descrizione semplice e graffiante,
quello che è emerso dalla sua interessantissima e, per certi versi,
sconvolgente analisi…

“…Su sollecitazione
dell’amico Paolo C. Fienga avevo iniziato a studiare una "tripletta"
di frames estratti dalla Missione Apollo 14 i quali avrebbero potuto contenere
l’evidenza fotografica di uno – o più – possibili TLP (o Transient Lunar
Phenomoena): sto parlando dei misteriosi “bagliori blu” che sono apparsi in almeno
tre frames AS 14.

Come si può
agevolmente notare dalla semplice osservazione dei frames, i dettagli del
terreno lunare sottostante alle Fiaccole sono piuttosto annebbiati e sfumati,
per cui ben poco si può dire su delle eventuali e possibili connessioni dei
bagliori in questione con la morfologia di superficie.

{mosimage}

Per tentare di
svolgere comunque un’analisi dettagliata e significativa ho quindi deciso di prendere in esame il terzo
fotogramma – apparentemente il più significativo – però, purtroppo, mi sono
subito fermato per 2 motivi fondamentali: il primo è evidente in questo montaggio
3D della terza foto in cui si nota che la Flare si trova sulla verticale di un
versante scosceso il quale non solo è invisibile da questa specifica
angolazione, ma costituisce anche un “mistero in sé”, ed il motivo è semplice:
sebbene l’Astronauta visibile al centro dell’immagine – nota: si tratta del
compianto Shepard – stia fotografando (o filmando?) a tutto spiano, sia del
rilievo scosceso – forse un piccolo dirupo? – che della Fiamma Blue che aleggia
su di lui…non abbiamo – ufficialmente – nemmeno un frame!

Neppure un fotogramma!

{mosimage}

Il secondo motivo –
più generale – si riferisce al fatto che, a mio avviso, quasi tutte le foto
delle missioni Apollo sono state, nel tempo, pesantemente manipolate o
(addirittura) falsificate in toto, con alcune eccezioni riguardanti dettagli
insignificanti o immagini molto ravvicinate di campioni geologici (e stiamo
parlando dei frames classificati sotto la denominazione generica di "samples").


Come sempre, poi,
la fantasia censoria degli "Scienziati" di Pasadena & Dintorni si
è scatenata nelle visioni panoramiche, dove la linea dell’orizzonte
(teoricamente) visibile viene artificiosamente abbassata, così da NON far
vedere qualunque cosa sia più alta di 20 cm…

Tuttavia, come già
molti Riceratori hanno notato, i nostri Amici sono anche afflitti da una
cronica mancanza di memoria e di attenzione per cui, sovente, scivolano
allegramente su qualsiasi buccia di banana incontrino sul loro cammino.

Di solito si
esibiscono più volentieri in scivolate rovinose sulle planimetrie (forse perché
qualche anima buona ha raccontato loro la favoletta che “tanto la gente comune
non le sa leggere”…) e la dimostrazione di questo ardito teorema è molto
semplice e parte dall’analisi dell’attività di Moon-Walk svolta dagli
Astronauti Shepard e Mitchell durante la Missione.

Proviamo a mettere a
confronto alcune foto rese pubbliche della stazione di rilevamento F, a sud
della formazione denominata “Weird Crater”.

{mosimage}

In questa tavola ho
sovrapposto il mosaico fotografico panoramico n. 12, la Tavola Esplicativa
(T.E.) delle formazioni (rilievi) maggiori ed un dettaglio della Traverse Map
(per Traverse Map si intende una cartina che riporta, con dettagli altimetrici
e tracciati relativi ai percorsi effettuati sovrimposti all’immagine, il cammino
percorso da uomini e/o mezzi sull’area oggetto di studio – si vedano, per avere
degli esempi recenti, le Traverse Maps di Spirit ed Opportunity).


Sorvolando sull’errore di nomenclatura che ha assegnato il n.741 a 2
crateri diversi (succede…), mi soffermerei sul Weird Crater e sul cratere
secondario n. 1202.

Come ben si vede dalla T.E. il cratere 1202 dovrebbe apparire nelle
fotografie come una linea appena accennata – così come si conviene ad una buca
di modesta entità.

Il dubbio semmai viene
sul perché l’Astronauta che ha scattato il frame 9301 (Mitchell) se ne stia bel
bello sull’orlo della predetta buca a guardare non si sa bene cosa, dato che di
foto al riguardo non se ne sono mai viste, contrariamente a quanto verrà poi
fatto col masso n. 1204, battezzato “Weird Rock”.

Ora, se ci basassimo
solo su questa Tavola, tutto sarebbe coerente: Mitchell non ha fotografato
nulla perché non c’era nulla da fotografare.

Purtroppo però, ancora
una volta dobbiamo invece assistere al gioco delle tre carte (di nome e di
fatto).

Mettiamo a confronto
altre due planimetrie rilasciate a vario titolo dagli organismi ufficiali (la USGS di regola) e riguardanti l’area
interessata dall’attività di Moon-Walk: un mosaico fotografico ed una mappa
orto-fotografica in scala 1:25000 usata come “pre-flight” del sito di
allunaggio, ambedue derivanti da materiale Lunar Orbiter
.

{mosimage}

L’aspetto esilarante è
che le due piante, pur avendo la stessa origine, manifestano una “psicologia”
individuale molto diversa tanto che, in omaggio alla serie TV nota al mondo
come ”X-Files”, le abbiamo ribattezzate "Scully" (piantina in alto) e
"Mulder" (piantina in basso).

Nella Pianta Scully il
Weird Crater (A) è una fossetta con “pernetto” ed il più grande Cone Crater (B)
è la solita (anonima) depressione lunare.

Ma proprio di
depressione (la nostra) bisognerebbe parlare, visto che nella Pianta Mulder la
fossetta A si trasforma in una delle solite megaformazioni discoidali raggiate
senza alcuna traccia di crateri, mentre il Cone Crater manifesta una
ragguardevole propensione per la Science Fiction, esibendo ad Ovest un bordo
rilevato per diversi metri (mai visto nelle foto ufficiali di superficie), a
Sud un paio di maxistrutture lineari sovrapposte (quelle che io chiamo “Iniettori”);
lungo il bordo c’è il consueto intrico della rete sinaptica ed al centro un
rilievo di forma squadrata e con un’albedo elevatissima (che io chiamo
“testolina”) di natura imprecisata.

Passi per il Weird
Crater, che è piccolo e facile da dissimulare, ma il Cone Crater è un
"gigante" del diametro di almeno 330 metri e profondo quasi 100: il
che significa almeno 2 volte e 1/2 il famoso cratere marziano Endurance,
ripreso da Opportunity per oltre 6 mesi!

{mosimage}


E allora?

Sarà sicuramente
un’illusione ottica, le foto ravvicinate del cratere ci tranquillizzeranno e ci
faremo una bella risata sulla nostra ingenuità.

E invece no.

Secondo la NASA,
Shepard e Mitchell avrebbero rischiato la pelle per arrivare sulla Luna,
avrebbero scarpinato in atmosfera 0 per oltre 1 Km e poi, una volta raggiunto
il grande cratere, si sarebbero religiosamente fermati sul ciglio (anzi:
qualche metro più indietro) per fotografare, oltre alle punte dei loro piedi,
il “boulder field” che lo caratterizza, ma NON il “fondo”!

A questo punto
potremmo avanzare varie ipotesi: forse gli Astronauti hanno attraversato un
momento di (enorme) appannamento mentale; o forse la “testolina” che spunta
dall’ombra non è una formazione geologica ed ha fatto qualcosa che ha innervosito
i nostri Eroi.

Il fatto certo è che
tutto quello che gli Astronauti avrebbero fotografato è presente in questa
tavola composita, riferita alla stazione di rilevamento C.

{mosimage}

{mosimage}

Come si nota
facilmente, la grande (e lunga) fotografia panoramica è stata scattata a
qualche metro dall’orlo di Cone Crater: giusto quanto basta per NON riuscire a
vedere il suo interno.

Plausibile?

Possibile che a
nessuno degli Astronauti sia venuto in mente di fare 4 passi in più per
scattare anche solo una semplice foto-ricordo dell’interno di Cone Crater così
da portare un "ricordino" ai Parenti?!?


A questo punto avevo in mente un’invettiva del tipo “Ma ci hanno presi
tutti per degli idioti?”, ma poi ho pensato che rischiavo di offendere tutti
quelli che negli ultimi 36 anni non si sono accorti di queste orribili e
stupidissime incongruenze…

Ma bando alle
polemiche: una sola cosa è certa: nella foto panoramica il bordo occidentale
del Cone Crater dovrebbe svettare per diversi metri e invece…Invece non si
vede niente.


Ci siamo sbagliati?

In soccorso ci viene
il fotogramma S70-49764 scattato il 12 Gennaio 1970 con obbiettivo 120mm – b/w
– dallo stesso Apollo 14.

{mosimage}


Mi limito a far notare come l’ombra del bordo occidentale si estenda
per oltre 200 mt e, dato che sappiamo che l’ombra di quello orientale
corrisponde ad un dislivello di circa 100 mt rispetto al fondo del Cone Crater,
non ci vuole molto a stimare in diverse decine di metri l’altezza dell’orlo
incriminato.

In questo dettaglio è
possibile stimare meglio le proporzioni ed i particolari del cratere: tutti
elementi di cui, nelle foto panoramiche riprese "from the surface",
non si trova alcuna traccia.

Semmai la questione si
complica per la presenza di strane caratteristiche geomorfologiche nella parte
Nord-Ovest e di una curiosa “rampa” che si intravede nell’area meridionale del
Cratere e che non era visibile neppure nelle altre fotografie planimetriche.

La cosa comunque non
deve avere sconvolto gli Astronauti, visto che non l’hanno né descritta, né
fotografata in alcuna circostanza (anche se la scelta per l’allunaggio di
quest’area nella zona settentrionale di Fra Mauro NON deve essere stata proprio
accidentale…).

Quello che invece gli
Astronauti hanno fotografato (oltre ai soliti macigni) sono alcuni campioni di
“roccia” (i "samples", appunto) i quali vengono descritti come
breccia+cristalli e di cui ho preparato una tavola tridimensionale per la gioia
dei possessori di occhialini colorati.

{mosimage}

Se quella specie di
teschio di Darth Vader che si vede in basso a Dx è effettivamente una roccia,
allora deduciamo che deve essere una roccia di natura davvero MOLTO
particolare…

A onor del vero, nelle
fotografie dei "samples" che giacevano sul bordo di Cone Crater si
sarebbe anche dovuta intravvedere, in lontananza, la parete del Cratere opposta
a quella da cui è stata effettuata la ripresa ma…nulla.

Guardate ancora
quest’ultima immagine 3D
e
quindi cercate di accettare un semplice fatto: i nostri Amici della NASA non
vogliono farci vedere – né scoprire – assolutamente nulla.

{mosimage}

E quindi, per
terminare, alle domande dell’amico Paolo C. Fienga sulla Blue Flare, risponderò
con un’altra domanda: “Perché stupirsi per la comparsa di qualche fuoco fatuo
quando ci hanno fatto sparire sotto il naso un intero cratere di 35 ettari?”

Il Dr Alessio Feltri
ha ragione, ovviamente: solo degli "stupidi" (e gli Astronauti non lo
erano, credeteci…) si sarebbero fermati a pochi metri da uno spettacolo
fantastico e (decisamente!) difficile da vedersi con frequenza: il fondo di un
Cratere Lunare di media grandezza!

La Luna era (ed è) un’Esperienza Unica: la mancanza di
frames che riguardano sia le pareti esterne, sia l’interno di Cone Crater (al
di là delle intriganti riflessioni del Dr Feltri) è – sicuramente –
inspiegabile.

Ma torniamo un attimo indietro…

Tutta la discussione era nata a causa di questa Fiaccola Blu
che appare in tre fotogrammi relativi alla Missione
Apollo 14
.

D’accordo, Cone Crater è "sparito" – ne prendiamo
atto – e la NASA NON ha reso
pubbliche le immagini del suo interno (diciamo così poiché noi siamo certi che
di fotografie e di filmati del fondo di Cone Crater ce ne sìano, eccome, ma
siamo ben consapevoli del fatto che questo materiale è “Top Secret”…).

Certo è, però, che quanto accaduto è davvero strano: un
cratere imponente come Cone Crater è svanito nel nulla – e nessuno, o quasi, se
ne è accorto per oltre 36 anni… – ma sono rimasti, BEN CHIARI, tre frames che
riprendono una Singolarità assolutamente fantastica e che sembra
"svilupparsi", nel tempo…

La Blue Flare, in effetti (abbiamo esaminato i dettagli del
suolo lunare con estrema attenzione, anche se erano – è vero – “annebbiati”),
appare per ben 3 volte in 3 punti diversi della superficie della Luna
(verificate i frames se avete dei dubbi): che cosa ne deduciamo? Ammettendo che
la Fiaccola Blu non sia stata una manovra "diversiva" degli Amici
della NASA per deviare l’attenzione
del Pubblico dallo "scomparso" Cone Crater verso un fenomeno pure
interessante, ma meno (!) eclatante (e dunque assumendo la
"genuinità", sia pure parziale, dei 3 frames), allora dobbiamo
cercare di capire CHE COSA questa Flare poteva EFFETTIVAMENTE essere.


Forse un Fenomeno
Lunare Transitorio
(un cosiddetto “TLP”)?

Difficile che un "outgassing" (in questo caso non
riusciamo a pensare ad altro) si sposti lungo la superficie della Luna come
farebbe – per usare le parole dell’Amico Alessio – un "fuoco fatuo"
(ossìa un’emissione di metano – diciamo metano perché la Flare era blu –
derivante dalla decomposizione di materiale organico…).

La Blue Flare, effettivamente, cambia aspetto e
configurazione in tutti e tre i frames (come farebbe una "fiamma"
vera e propria), ma noi non crediamo che essa sia solo il riflesso visibile di
una sacca di gas che si incendia.

Se così fosse, infatti, dovremmo innanzitutto supporre che
si sìano liberate ben TRE sacche di gas, in TRE momenti diversi!

E le sacche di gas si liberano, per quanto ne sappiamo, a seguito
di ‘cracks’ profondi del suolo. Ora, vi sembra possibile che nessuno a Houston
si sia accorto che, mentre gli Astronauti passeggiavano, un sisma si abbatteva
su Frà Mauro (o un asteroide precipitava nei paraggi) sconvolgendo la
superficie della Luna e liberando – in rapida sequenza – sacche di gas
sotterranei le quali, emergendo, si incendiavano generando grandi fiammate
azzurre?

No, non scherziamo: se la Blue Flare fosse stata un
autentico "outgassing" (derivante da cracks superficiali susseguenti a
sismi od impatti meteorici), gli Astronauti – con ogni probabilità – non
sarebbero mai tornati a casa…

E allora?

La nostra ipotesi è semplice: la Fiaccola (anzi: le
Fiaccole) Blu NON erano outgassing. Erano qualcosa d’altro e provenivano tutte
da Cone Crater.

Forse si trattava di un “warning” a fermarsi e non andare
oltre (c’è già chi lo pensa) o forse erano solo dei “ricognitori” lanciati da
qualcuno (o da qualcosa) che “vive” all’interno di Cone Crater, per vedere chi
fossero e che cosa volessero quelle strane creature vestite di bianco che, sia
pure lentamente, si stavano avvicinando.

Ipotesi esplicative a parte, alla NASA devono aver pensato che, anche su questa tematica, andava
mantenuto il più totale ed assoluto riserbo (o cover-up, se preferite),
ma…come fare? Nascondere le immagini di Cone Crater era fattibile: bastava
far dire agli Astronauti (così come poi effettivamente avvenne) che la loro
marcia verso il grande Cratere non fu coronata da successo e che il rim
effettivo di Cone Crater non venne mai raggiunto.

Ma le Fiaccole Blu? Che fare con quelle “cose”? Cancellare
tutto?

Forse l’idea di cancellare il “blu” e manomettere tutti e
tre i frames “potenzialmente sconvolgenti” balenò nella testa degli Amici di
Pasadena ma poi, molto probabilmente, qualche legittimo dubbio giunse ad
insinuarsi fra le loro certezze.

Eliminare in radice una serie di frames consecutivi –
sottraendoli, di fatto, alla pubblicazione – era un’idea rischiosa, ma
fattibile (e forse già sperimentata…).

Andare invece a manomettere (con tecniche ancora
approssimative) dei frames “random” rischiava di risultare, anche per dei
professionisti dell’occultamento, decisamente troppo azzardato, difficile e
pericoloso.

E allora, se questo era lo scenario, non c’era altro da fare
che scegliere fra due possibili strategie: o si cancellava proprio tutto,
inventandosi qualche malfunzionamento di fotocamere e cineprese (ma questa idea
era sconveniente da portare avanti: l’Opinione Pubblica doveva avere qualcosa
da vedere e su cui riflettere e rimuginare dopo tutti i miliardi di Dollari
spesi per andare sulla Luna, che diamine!), oppure – una volta soppressi i
frames “troppo sconvolgenti” (e cioè tutta la serie di frames consecutivi che
raffiguravano l’interno di Cone Crater – si lasciava stare il resto così
com’era, contando sulla oggettiva minuzia dei dettagli interessanti, sulla
disattenzione dei Ricercatori e, soprattutto, sul già crescente disinteresse
dei media per l’Impresa Lunare.

Secondo noi, la NASA
(o il Pentagono per essa) scelse il male minore:


"…Eliminiamo le prove
della grande Anomalìa che c’è dentro Cone Crater e lasciamo stare il resto: su
una ‘lucina blu’ –
devono aver pensato
–, ammesso che qualcuno la noti, si può discutere e disquisire per qualche
secolo e senza comunque venire a capo di nulla
…".

Giusto.

E così, in fondo, è stato ed è: gli anni sono passati, la
lucina blu l’hanno vista – comunque – in pochi e quei pochi stanno ancora
discutendo su che cosa poteva o non poteva essere, senza – ovviamente –
arrivare a nulla.

In realtà, allorché abbiamo interpellato la NASA (come sempre si tratta del LPI – o “Lunar and Planetary Institute”),
un Tecnico dell’immagine si è espresso chiaramente, dicendo che la luce blu
“…is not a reflection or a photographic
artifact. It’s actually a flare of some kind
…”.

Una grandissima ammissione ed una sconcertante rivelazione,
non credete?!?


E allora, escluso il TLP
(outgassing) per i motivi dianzi accennati; escluso il vizio dell’immagine
(photoartifact) ed esclusa l’illusione ottica o il riflesso (per espressa
ammissione della NASA), che cosa
potranno mai essere state le Lucine Blu?

Ebbene noi
crediamo che le Blue Flares sìano state un qualcosa di estremamente
reale
.

Noi crediamo pure – abbandonando per un attimo i panni dei
Ricercatori pragmatici e prudentissimi – che le Blue Flares sìano state
l’espressione di un evento la cui matrice “non era terrestre”.

Noi crediamo, infine, che le Blue Flares sìano, ancora oggi,
uno dei più grandi Misteri emersi dalle e collegati alle Missioni Apollo: un
Mistero, però, del tutto ignorato e completamente abbandonato negli archivi
dell’oblìo, grazie anche e soprattutto all’ignoranza e supponenza di coloro
che, pur avendo risorse e mezzi di indubbia portata, non si occupano di queste
“sciocchezze”, poiché hanno ben altro da fare e da dire (e qui, dato che non ci
piacciono le allusioni tacite, diciamo che ci stiamo riferendo al CICAP – un’Istituzione che, così com’è,
a nostro parere non serve assolutamente a nulla ed a nessuno – e poi, dato che
stiamo parlando di un evento di possibile – anzi: di MOLTO probabile – matrice
aliena, anche al CUN).

E allora, che cosa c’era – effettivamente – dentro Cone Crater?

Ovviamente si tratta di un quesito – al momento – irrisolvibile. Si tratta di un mistero ed è ovvio che questo mistero resterà del tutto insoluto finché non torneremo lassù, a “guardare meglio”, magari offrendo l’evento “Live from the Moon”, in diretta ed in mondovisione.

E che cos’erano le Blue Flares?

Degli UFO in transito?

Delle “probes” (o Sonde Esplorative di origine aliena)?

O magari una qualche specie di “chimera spaziale” (come quelle fotografate dalla Sonda SOHO, di quando in quando)?

Bella domanda…

Noi vorremmo rispondere, ma non possiamo: noi siamo sono solo piccoli Ricercatori, dotati di media intelligenza e di mezzi molto limitati.

Vorremmo parlare, ma rischieremmo solo di “sparare nel buio”, e quindi di dire delle enormi stupidaggini che renderebbero ridicoli noi e l’Associazione (privata) di Ricerca che rappresentiamo (Lunar Explorer Italia).
E poi, in fondo, di gente che “campa” dicendo stupidaggini ce n’è già abbastanza: non credete? Perché allungare la lista?…

Dunque, al pari del Dr Feltri, neppure noi di Lun-Ex-It possiamo rispondere al Grande Quesito iniziale: purtroppo la Verità, anche se ci piacerebbe che fosse vero il contrario, non l’abbiamo fra le mani.

Ma noi (tutti noi), in fondo, possiamo fare una cosa (assieme all’Amico Feltri ed agli altri collaboratori di Lun-Ex-It): possiamo continuare a raccogliere elementi ed a metterli a disposizione di chi ha sufficiente curiosità ed interesse per analizzarli.
Continuare a raccogliere affinché qualcuno possa guardare e valutare.

Il resto…Il resto è nelle mani del Futuro e, come tradizionalmente si dice nel nostro Paese, nelle mani “degli Uomini di Buona Volontà”.

I Misteri della Luna (e non solo), a nostro parere, verranno rivelati (prima o poi) ed il Dark Side of the Moon sarà sicuramente illuminato.

Il punto è che queste “rivelazioni”, con ogni probabilità, giungeranno nel futuro e, a nostro parere, questo futuro è ancora – purtroppo – molto, molto lontano…

{mosimage}


di Lunar Explorer
Italia, Alessio Feltri e Paolo C. Fienga

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