Nessuno ne parla; nessun media a livello mondiale parla della bolla dei derivati. La bolla dei derivati sta crescendo e prima o poi esploderà. Secondo gli ultimi dati pubblicati da BIS, al 31 dicembre 2013 il valore nominale di tutti i contratti derivati del mondo ammontava a 710.182 miliardi di dollari, in aumento del 12% rispetto al dicembre anteriore. Il dato del 31 dicembre rappresenta il massimo storico, ossia il valore più alto mai raggiunto dai contratti derivati.
Il PIL di tutti i paesi del mondo al 31 dicembre del 2013, secondo gli ultimi dati pubblicati dal FMI, era pari a 73.982 miliardi di dollari. L’ammontare dei derivati è quindi circa dieci volte il valore del PIL mondiale.
Quindici anni prima, al 31 dicembre 1998, l’ammontare nominale di tutti i contratti derivati era 80.317 miliardi di dollari ed il PIL del mondo era 30.561 miliardi di dollari, pertanto i derivati erano 2,63 volte il valore del PIL mondiale. In questi ultimi quindici anni, mentre il PIL mondiale è cresciuto del 142%, con un tasso di crescita medio annuo del 9%, i derivati sono cresciuti del 784%, con un tasso di crescita medio annuo del 52%.
I derivati oggi rappresentano 9,6 volte il valore del PIL mondiale, comuqnue inferiore al valore del 2007, quando equivalevano a 10,56 volte il valore del PIL mondiale. Perchè i derivati crescono? I derivati crescono quando diminuisce il tasso di guadagno nel settore produttivo; il capitale alla ricerca di maggiori tassi di guadagni finisce per essere investito nella speculazione. I derivati sono la principale espressione della speculazione.
La situazione dei derivati è particolarmente drammatica negli Stati Uniti. Le banche commerciali USA, secondo le cifre ufficiali del Governo USA, sono esposte ai derivati, ossia a titoli spazzatura, per un valore complessivo di 237.023 miliardi di dollari. Le banche USA più esposte sono quattro: Jp Morgan, Citibank, Goldman Sachs e Bank of América. Queste quattro banche hanno titoli derivati pari a 219.798 miliardi di dollari, ossia quasi un terzo di tutti i contratti derivati esistenti nel mondo. Il patrimonio (Asset) di queste quattro banche al 31 dicembre 2013 ammontava a 4.831 miliardi di dollari, più del doppio del PIL italiano del 2013, che è stato pari a 2.071,96 miliardi di dollari; i contratti in derivati posseduti da queste quattro banche sempre al 31 dicembre del 2013 ammontavano a 219.798 miliardi di dollari, ossia 45 volte il valore del loro patrimonio!
Se con la crisi del 2008 queste banche sono state salvate con un intervento massiccio di denaro pubblico da parte del Governo USA perchè troppo grandi per fallire, oggi che sono ancora più grandi e molto più esposte al rischio, per non fallire avrebbero bisogno di una quantità di denaro pubblico ancora più grande. Oggi, però la situazione non è la stessa del 2008 ed in caso di una grave crisi non ci sarebbe la possibilità di un ulteriore massivo intervento pubblico.
Quando la bolla dei derivati esploderà non una, ma molte delle principali banche statunitensi saranno esposte al rischio fallimento. Il fallimento di più di una di queste grandi banche avrà ripercussioni a livello mondiale.
Il mondo e particolarmente l’occidente, con USA ed Europa in testa, sono alla vigilia di una grande crisi economica che può esplodere da un momento all’altro.
Se un terzo di tutti i contratti in derivati del mondo è detenuto da 4 banche USA significa che i tassi di guadagno stanno scendendo negli USA e quindi a rifugiarsi nella speculazione è proprio il capitale USA. L’analisi dell’andamento dei profitti delle imprese USA ci può indicare la tendenza per il futuro.
Nel 2013 il profitto lordo delle imprese statunitensi è stato 2.102,1 miliardi di dollari, con un dividendo netto pari a 902 miliardi. Secondo i dati del I Trimestre, recentemente pubblicati dal BEA, si stima che il profitto loro per il 2014 sarà di 1.975,4 miliardi, quindi in diminuzione di ben 198,3 miliardi rispetto all’anno anteriore; anche le stime riguardanti i dividendi netti per l’anno in corso sono in diminuzione: 861,7 miliardi, quindi 87,1 miliardi meno rispetto all’anno anteriore.
Cadono i profitti delle imprese e dunque il capitale USA da un lato continuerà a rifugiarsi in mercati e paesi che garantiscono maggiori tassi di guadagno, dall’altro lato tenderà maggiormente a rifugiarsi nella speculazione e per conseguenza l’aumento dei titoli derivati.
Stiamo in pratica assistendo al tracollo degli Stati Uniti che da prima potenza economica nel giro di pochi lustri saranno superati da Cina, India ed altri paesi emergenti; probabilmente, come scriviamo da circa un decenio, gli USA cesseranno anche di esistere come stato unitario e si frantumeranno in vari stati, uno dei quali, la parte orientale (New York) è destinata ad unirsi economicamente e políticamente con una parte degli attuali stati che conformano l’Unione Europea.
La Federal Reserve aveva annunciato di terminare con la stampa dei dollari e l’acquisto di titoli tossici, ma in realtà non potrà tirarsi indietro, soprattutto adesso che sta per esplodere la bolla dei derivati, per cui continuerà a stampare dollari. Insomma la situazione è talmente critica che è solo questione di tempo. Da un lato la bolla dei derivati e la continua immissione di dollari nel mercato (la stampa di dollari attraverso l’operazione chiamata “Alleggerimento quantitativo” o Quantitative easing o QE) e dall’altro lato l’abbandono del dollaro da parte di molti paesi per le transazioni internazionali, cosa che comporterà in un futuro ormai prossimo anche la riduzione delle riserve internazionali in dollari.
L’alleggerimento quantitativo è una delle modalità con cui una banca centrale crea moneta e la immette nel sistema finanziario ed economico. Una banca centrale, in questo caso la Federal Reserve, la Banca centrale degli USA ha deciso di acquistare attività finanziarie dalle banche del sistema (azioni o titoli, anche tossici). In sostanza stampa i dollari e li trasferisce alle banche, definite troppo grandi per poter fallire.
Il dollaro è anche la principale moneta delle riserve internazionali di tutti i paesi del mondo. Il giorno in cui cesserà di esserlo, tutti gli stati venderanno i dollari in loro possesso ed acquisteranno la nuova moneta o le nuove monete utilizzate per gli intercambi comemrciali. Queste due situazioni (stampa senza freni dei dollari e l’abbandono del dollaro come moneta di reserva internazionale) determineranno il tracollo del valore del dollaro e per conseguenza il tracollo economico degli Stati Uniti.
Attilio Folliero, Caracas 06/07/2014
Fonte: umbvrei.blogspot.it