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La crisi nel Regno Unito – di Attilio Foriero e Cecilia Laya

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Qualche mese fa, in un nostro articolo per Selvas intitolato “La crisi bussa alla porta inglese” (1) avevamo preannunciato l’arrivo della crisi in Inghilterra. La  crisi è arrivata. Il governo inglese, infatti ha annunciato tagli record alla spesa pubblica per 83 miliardi di sterline, equivalenti ad oltre 130 miliardi dollari! E’ il più grande taglio alla spesa pubblica dai tempi della seconda guerra mondiale. Questo taglio significa il licenziamento di quasi mezzo milione di impiegati pubblici, tra i quali 20.000 militari inglesi dislocati in Germania.

Migliaia di persone sono scese in strada a protestare, ma ovviamente di ciò non c’è praticamente traccia nei grandi organi di informazione italiani. I principali media italiani stanno censurando le grandi manifestazioni di protesta che stanno avvenendo ovunque in Europa, dalla Francia all’Inghilterra, alla Romania, fino alla Polonia, dove scesi in strada perfino i poliziotti.

Tornando alla crisi in Inghilterra, è necessario parlare della sfacciataggine e della ipocrisia di un governo che applicando la ricetta classica del neoliberismo (privatizzare tutto quanto è possibile privatizzare, aumento delle tasse, aumento delle tariffe dei servizi pubblici, tagli alla spesa pubblica, tagli agli stipendi, aumento dell’età pensionabile e riduzione del pubblico impiego) sta buttando sul lastrico milioni di esseri umani. Il Regno Unito, mentre effettua questi tagli drastici alla spesa pubblica continua a finanziare il debito degli USA.

Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Dipartimento del Tesoro USA, lo scorso 18 di ottobre (2) riguardanti i titoli del debito pubblico USA detenuti da stati esteri risulta che alla fine dello scroso agosto, il Regno Unito possiede titoli per 448,4 miliardi di dollari! Nel solo mese di agosto il Regno Unito ha acquistato titoli per oltre 74,1 miliardi di dollari. Negli ultimi 14 mesi, cioè dal giugno 2009 ad agosto 2010, il Regno Unito è passato a detenere titoli USA da un importo pari ad 89,00 miliardi di dollari a 448,40, ossia ha prestato agli USA 359,40 miliardi di dollari!

Tutti i governi dei paesi occidentali in crisi, se da un lato “spremono” i propri popoli ed effettuano tagli alle spese sociali, dall’altro intervengono a prestare miliardi di dollari agli USA. Stanno letteralmente finanziando la voragine senza fondo del debito pubblico USA.

I sei paesi che assieme agli USA conformano il G7, ossia i suoi principali alleati, tutti ovviamente in crisi, stanno trasferendo agi USA, sotto forma di acquisto di titoli del debito pubblico, ingenti quantità di soldi. Dalla Tabella 1 risulta evidente che questi 6 paesi, in 14 mesi, hanno trasferito agli USA circa 600 miliardi di dollari, dei quali circa 360 miliardi li sborsati il Regno Unito, il cui governo in questi giorni sta tagliando 130 miliardi di spesa pubblica ed il conseguente licenziamento di quasi mezzo milione di impiegati pubblici.

Praticamente il Regno Unito, che 14 mesi fa non era neppure nella lista dei primi dieci stati detentori di titoli del debito USA, è salito al terzo posto; infatti, oggi con i suoi 448 miliardi di titoli USA, viene subito dopo la Cina che detiene 868 miliardi ed il Giappone, secondo, con 836 miliardi. Anche la Francia, altro paese sconvolto da scioperi massicci e che detiene solamente 35 miliardi, ha comuqnue quasi raddoppiato il possesso di titoli USA. Il Canada, che alla fine del 2008 deteneva titoli USA per soli 8 miliardi, oggi ne detiene più di 100.

Dato che, ovviamente questi paesi non hanno la capacità di far fronte al debito USA, anche gli altri paesi occidentali o dell’ex Europa dell’est stanno intervenedo a prestare denaro agli USA, sotto forma di acquisto di titoli del debito pubblico. Nell’ultimo mese, il Belgio ad esempio, ha trasferito agli USA 18 miliardi, ossia ha piu che raddoppiato la sua quota. Anche paesi come l’Egitto, la Turchia, Singapore, Tailandia, Svizzera, Cile e paesi dell’America Centrale e Caraibica nell’ultimo anno sono intervenuti a finanziare gli USA. Nella Tabella 2

riportiamo i dati totali e la variazione dnel corsod el 2010, secondo l’ultimo dato pubblicato.


Note

(*) Attilio Folliero è un politologo italiano, residente in Caracas e docente presso la UCV;
Cecilia Laya è una economista venezuelana
(2) Fonte Tesoro USA, Url: http://www.treas.gov/tic/mfh.txt


Tabella 1

Debito pubblico USA in mano ai paesi del G7 (30/06/2009-31/08/2010)

 

Mese
Titoli del debito USA in miliardi di dollari
Paesi G7 (USA esclusa)
Giappone
Regno Unito
Canada
Germania
Francia
Italia
Debito USA in mano a stati esteri
30/06/09
907,10
708,20
89,00
23,00
48,90
18,90
19,10
3.457,10
31/07/09
928,40
720,90
94,90
24,10
51,20
17,50
19,80
3.502,60
31/08/09
959,40
727,50
104,30
30,20
50,10
28,00
19,30
3.531,10
30/09/09
1.010,80
747,90
126,80
42,30
48,80
25,00
20,00
3.575,50
31/10/09
994,40
742,90
108,10
44,80
47,90
29,10
21,60
3.576,10
30/11/09
1.071,20
754,30
155,50
50,70
48,70
40,40
21,60
3.675,00
31/12/09
1.098,20
765,70
180,30
52,80
47,80
30,50
21,10
3.691,70
31/01/10
1.134,60
765,40
208,30
54,70
49,00
35,90
21,30
3.708,80
28/02/10
1.172,50
768,50
233,50
67,10
50,00
32,50
20,90
3.752,40
31/03/10
1.254,00
784,90
279,00
77,00
53,90
38,70
20,50
3.885,20
30/04/10
1.313,10
795,50
321,20
82,10
55,20
38,80
20,30
3.958,80
31/05/10
1.335,10
786,70
350,00
85,00
56,20
36,40
20,80
3.964,40
30/06/10
1.369,40
803,60
362,20
94,00
54,30
35,20
20,10
4.010,10
31/07/10
1.404,80
821,00
374,30
101,30
57,20
30,50
20,50
4.066,60
31/08/10
1.503,50
836,60
448,40
103,40
58,70
35,50
20,90
4.212,90
Var.
596,40
128,40
359,40
80,40
9,80
16,60
1,80
755,80
Var. %
65,75%
18,13%
403,82%
349,57%
20,04%
87,83%
9,42%
21,86%

Fonte: elaborazione Attilio Folliero su dati di fonte del Dipartimento del Tesoro USA


 Tabella 2

Paesi detentori del debito pubblico USA

 

N
Paese
Zona
Dic-09
Ago-10
Var
Var %
     1  
China
Asia
894,80
868,40
-26,4
-3,0%
     2  
Japan
G7
765,70
836,60
70,9
9,3%
     3  
United Kingdom
G7
180,30
448,40
268,1
148,7%
     4  
Oil Exporters (1)

207,40
226,60
19,2
9,3%
     5  
Brazil
Latin America
169,30
165,00
-4,3
-2,5%
     6  
Carib Bnkng Ctrs (2)
Latin America
128,50
159,10
30,6
23,8%
     7  
Hong Kong
Asia
148,70
137,80
-10,9
-7,3%
     8  
Taiwan
Asia
116,50
130,20
13,7
11,8%
     9  
Russia
Est Europa
141,80
129,00
-12,8
-9,0%
   10  
Switzerland
West Europa
89,70
106,60
16,9
18,8%
   11  
Canada
G7
52,80
103,40
50,6
95,8%
   12  
Luxembourg
West Europa
88,40
79,10
-9,3
-10,5%
   13  
Thailand
Asia
33,30
60,90
27,6
82,9%
   14  
Germany
G7
47,80
58,70
10,9
22,8%
   15  
Singapore
Asia
39,20
52,70
13,5
34,4%
   16  
Ireland
West Europa
43,60
42,00
-1,6
-3,7%
   17  
Korea, South
Asia
40,30
41,60
1,3
3,2%
   18  
India
Asia
32,50
39,00
6,5
20,0%
   19  
Mexico
Latin America
36,80
36,00
-0,8
-2,2%
   20  
France
G7
30,50
35,50
5
16,4%
   21  
Belgium
West Europa
17,30
34,30
17
98,3%
   22  
Egypt
Africa
18,90
33,60
14,7
77,8%
   23  
Turkey
Est Europa
28,10
29,50
1,4
5,0%
   24  
Poland
Est Europa
22,90
24,10
1,2
5,2%
   25  
Italy
G7
21,10
20,90
-0,2
-0,9%
   26  
Norway
West Europa
12,10
18,20
6,1
50,4%
   27  
Netherlands
West Europa
20,40
17,70
-2,7
-13,2%
   28  
Colombia
Latin America
17,30
17,00
-0,3
-1,7%
   29  
Israel
Asia
13,80
16,40
2,6
18,8%
   30  
Sweden
West Europa
15,20
15,70
0,5
3,3%
   31  
Philippines
Asia
11,70
13,70
2
17,1%
   32  
Chile
Latin America
12,40
13,20
0,8
6,5%
   33  
Denmark
West Europa
8,50
12,90
4,4
51,8%
   34  
Australia
Oceania
16,30
11,70
-4,6
-28,2%
   35  
Malaysia
Asia
11,70
11,70
0
0,0%
   36  
Spain (3)
West Europa
13,70
   37  
All Other

155,90
165,70
9,8
6,3%
   38  
Grand Total

3.691,70
4.212,90
521,2
14,1%
 
Fonte: Elaborazione A. Folliero su dati del Dip. Tesoro USA, del 18/10/2010; www.treas.gov/tic/mfh.txt. (1) Oil exporters include Ecuador, Venezuela, Indonesia, Bahrain, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar, Saudi Arabia, the United Arab Emirates, Algeria, Gabon, Libya, Nigeria. (2)  Caribbean Banking Centers include Bahamas, Bermuda, Cayman Islands, Netherlands Antilles, Panama e British Virgin Islands. (3) Il dato della Spagna da aprile 2010 non è più riportato; supponiamo sia ricompreso tra gli altri (All other)
 
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