La furia normativa è una grave sindrome della nevrosi del potere.
Si manifesta con la paranoica pretesa di regolare ogni espressione della vita individuale e collettiva. E' una sindrome particolarmente diffusa nei paesi che hanno un governo di destra, ma è in costante diffusione in tutto il pianeta, anche se con tempi e modalità molto diversi.
(In questa sintetica descrizione sono inclusi i paesi a regime dittatoriale o apertamente autoritario, in cui il potere dispiega la sua nevrosi senza alcun limite e quindi la furia normativa è la terribile normalità).
La furia normativa ha come sorgente e motivazione due gravissimi errori di valutazione: l'idea che tutto possa essere regolamentato e l'idea che un insieme di leggi è tanto più efficace quanto più è capillare e severo.
Questi due postulati sono palesemente falsi, per questo hanno conseguenze devastanti nella società. E' chiaro ad ognuno – purché sano di mente, e quindi libero dalla nevrosi del potere – è chiaro, dicevo, che non tutto può essere sottoposto a legiferazione.
Un esempio: oggi il governo italiano (un governo fortemente di destra) pretende di vietare l'uso di alcolici a giovani e giovanissimi. Il proposito è senz'altro giusto; l'alcol infatti è una delle droghe più pericolose. Ma le bevande alcoliche, per la loro bimillenaria storia, sono diffusissime, sono facilmente reperibili quasi ovunque, sono poco costose. Dunque, è grottesco prima ancora che inutile pretendere di regolamentare l'uso di alcolici con provvedimenti che sono solo feroci e punitivi e non possono in nessuna misura agire sulla realtà del fenomeno.
Ma per il potere, il compito più nobile dello stato è costruire una griglia di leggi e regolamenti e divieti e minacce dentro cui soffocare la vita dei cittadini.
Ad una collettività di persone consapevoli, il potere vuole sostituire una folla di pecore mute e stupide, da condurre facilmente verso l'ovile o verso il mattatoio.
Lotterie e partite di calcio, donne nude e vertiginosa ricchezza, auto di grossa cilindrata e luoghi esclusivi: ecco i valori forti che il potere vuole farci accettare come i soli autentici, come fonte del significato della nostra esistenza.
L'aspetto più odioso e insopportabile della furia normativa è che da essa sono liberi proprio coloro che la impongono a tutti gli altri. Un deputato, un senatore, un politico professionista, un militare dei tanti corpi armati italiani, insomma un uomo del potere non si preoccupa troppo delle leggi che strangolano e piegano tutti gli altri, perché -come recita l'antico proverbio- "cane non mangia cane", e dunque il potere tutela i suoi uomini. Le leggi si applicano con rigore sugli altri; si modulano e si interpretano e si addolciscono per la casta dei potenti e dei loro servitori.
Accade così che uomini del potere che fanno leggi durissime contro l'uso di stupefacenti si facciano portare la cocaina a richiesta, e il capo di un governo che bandisce una crociata contro la prostituzione sia fruitore finale di escort, cioè di prostitute d'alta classe.
La furia normativa di oggi è praticamente immutata rispetto a quella di tre secoli fa. La differenza più drammatica, però, la vivono sulla loro pelle milioni di uomini e donne, inermi contro la grandine di divieti e obblighi e punizioni e sanzioni. Perché tre secoli fa, la gente era convinta -grazie alla propaganda del prete- che, dopo una vita di rassegnata sofferenza, avrebbe goduto delle gioie del paradiso. Oggi, la ragione ci mostra tutta l'ottusa ingiustizia che ci vorrebbe essere imposta sotto nomi suadenti, come democrazia e libertà. Utilizzando le tecniche della manipolazione psicologica, il potere chiama democrazia il suo esatto contrario.
Paolo Cortesi