fbpx
More

    La gravità quantistica a loop applicata ai buchi neri

    LOUISIANA – I fisici Rodolfo Gambini e Jorge Pullin, rispettivamente dell’Università di Montevideo e dell’Università Statale della Louisiana, hanno applicato la Loop Quantum Gravity (LQG) ad un Buco Nero. L’articolo, pubblicato nella rivista Physical Review Letters, mostra che, invece di una singolarità, il buco nero avrebbe al suo interno un cunicolo spaziotemporale verso un altro Universo.

    Se l’Universo è nato da una singolarità iniziale, il Big Bang, la Relatività Generale non è in grado di spiegare cosa c’era prima di questa singolarità (da cui, peraltro, avrebbe avuto inizio non solo lo spazio ma anche il tempo). La stessa teoria suggerisce anche che una singolarità analoga dovrebbe esistere al centro dei buchi neri ma, ancora una volta, la Relatività Generale non riesce a descriverla in modo completo e cogente. Come se non bastasse, c’è anche il noto problema della perdita dell’informazione – quando qualcosa “cade” in un buco nero, prima viene “allungato” come un elastico e poi viene letteralmente spaghettificato fino ad essere del tutto disintegrato.

    Per affrontare questi problemi, nel 2006 Abhay Ashtekar e il suo team della Pennsylvania State University, proposero una teoria nota appunto come Gravità Quantistica a Loop. Invece di una singolarità prima del Big Bang, il nostro Universo sarebbe ciò che resta di un Universo pre-esistente. Per evitare i problemi di una creatio ex nihilo, i sostenitori di questa tesi credono nell’esistenza di qualcosa di simile ad un ciclo vitale infinito, in cui ciascun Universo si “restringe” sempre più per poi finire la sua esistenza in un evento come il Big Bang. Questo ciclo è anche continuo – di qui l’uso del termine “loop”.

    La gravità quantistica a loop e i buchi neri. Rodolfo Gambini e Jorge Pullin hanno ripreso questo modello esplicativo e l’hanno usato per capire meglio la natura dei buchi neri. Con quale risultato? Lo studio ha dimostrato che, se qualcosa cade in un buco nero, non viene spaghettificato bensì compresso fino ad una dimensione piccolissima per poi essere letteralmente sputato fuori dal centro del buco nero in un altro Universo.  Se questa nuova teoria risultasse corretta, non solo sarebbe risolto il paradosso della perdita delle informazioni – che ha visto opporsi due giganti come Stephen Hawking e Leonard Susskind – non sarebbe più tale, ma sarebbe confermato che i buchi neri sono delle vere e proprie macchine del tempo naturali – funzionerebbero, infatti, come wormholes.

    Articolo di Cyber Scienza

    Immagine in apertura tratta da gizmag.com

    Fonte: cyberscienza.wordpress.com



    [adrotate group="2"]

    ULTIME NOTIZIE

    Nexus New Times #168

    Ecco il nuovo numero 168 di NEXUS New Times, che saluta il 2024 con...

    NEXT – Sguardo al futuro

      Domenica 19 gennaio dalle ore 14.30 in occasione dell'imminente insediamento di Donald Trump a...

    Nexus New Times #167

    NEXUS NEW TIMES #167 Sempre Presente e Avvincente!  Ecco il nuovo numero di NEXUS New Times che ancora una...

    Nexus New Times # 166

    NEXUS New Times Nr.166: autentico e autorevole è ora disponibile! Gentili lettori, ci scusiamo per il...

    Continua a leggere su NexusEdizioni.it

    [adrotate group="2"]

    NOTIZIE CORRELATE

    Nexus New Times # 161

    NUMERO 161 DI NEXUS NEW TIMES: SEMPRE PIÙ DENSO E PUNGENTE! Cari lettori, eccovi il nuovo...

    Manuali occidentali per l’Ucraina “Come diventare un provocatore” rinvenuti nella città russa liberata

    La scoperta fatta dalle autorità russe nella regione di Donetsk ha fatto luce su...

    Webb celebra il primo anno di scienza con un primo piano sulla nascita di stelle simili al sole

    Dal nostro cortile cosmico nel sistema solare alle galassie lontane vicino all'alba dei tempi,...