Secondo notizie pervenuteci dalla rete, un rapporto del Consiglio di Sicurezza Federale russo parlerebbe della visita a Washington di Alexander Bortnikov, presidente del Servizio di Sicurezza Federale (FSB) ossia l'intelligence moscovita, dove questi avrebbe incontrato personalmente Barack Obama alla Casa Bianca. L'occasione è stata la partecipazione di Bortnikov ad un Summit sulla Lotta all'Estremismo Violento il 18 febbraio scorso, su invito del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca, che ha suscitato polemiche in ambienti repubblicani non solo per la partecipazione di Bortnikov, e la contestuale assenza del Direttore dell'FBI, ma anche perché a detta dei conservatori Obama avrebbe mostrato troppo poca incisività contro il terrorismo, rimarcandone la non islamicità [una questione difficile da diramare, come rimarca in un suo articolo Reihan Salam su Slate, dal titolo "Obama non è un musulmano. Dovrebbe smettere di tentare di interpretare l'Islam"].
Secondo Sorcha Faal, del sito What Does It Mean, Bortnikov e Obama avrebbero avuto un colloquio privato in cui il Presidente USA avrebbe rivelato al capo dei servizi russi di aver "avvisato privatamente" Vladimir Putin che una guerra globale si starebbe ormai avvicinando, e che… potrebbe "non avere il potere di fermarla".
Parole difficili da confermare, ma che mostrerebbero una sostanziale debolezza dell'inquilino della Casa Bianca di fronte alle manovre globali che puntano ad un conflitto contro la Federazione Russa e i suoi alleati. Nei giorni scorsi, il Parlamento USA a maggioranza repubblicana ha approvato l'invio di armi a Kiev, che saranno usate contro i cosiddetti "ribelli filorussi", e il leader del Partito della Libertà austriaco Christian Strache ha pubblicato sul suo profilo Facebook le foto dei blindati statunitensi in transito dal suo paese verso l'Ucraina.
"In altre parole… mentre la propaganda mediatica occidentale continua a produrre storie su un possibile colpo di stato in Russia contro il Presidente Putin, la verità sembra invece essere che una tale operazione sia avvenuta negli Stati Uniti" scrive Faal.
Il riferimento è alla presunta scomparsa di Vladimir Putin, che per ben nove giorni, dal 6 al 15 marzo, non si sarebbe mostrato alle telecamere, né avrebbe fatto dichiarazioni o avuto incontri di alcun tipo previsti nella sua agenda. Una "scomparsa" su cui i media occidentali hanno lavorato molto nell'ipotizzare un colpo di stato interno ad opera delle fazioni più nazionaliste, una malattia del presidente, addirittura una sua morte. Una campagna mediatica di destabilizzazione, forse, per far apparire il leader russo non in grado di tenere le redini del proprio paese, secondo il giornalista Giulietto Chiesa. Tale campagna è infatti seguita a quella sulla morte di Boris Nemtsov, l'oppositore di Putin ucciso il 27 febbraio a Mosca a soli 300 metri dal Cremlino e della cui morte la stampa occidentale ha attribuito la responsabilità al Presidente russo. Ad oggi le indagini moscovite avrebbero
Secondo Chiesa (e Paul Craig Roberts), anche Hollande e la Merkel avrebbero ormai compreso che a Washington il gioco è condotto da "pazzi" e Obama ormai ne avrebbe perso le redini. La cosa singolare di questa "sparizione" novenale del Presidente russo, secondo Chiesa, sarebbe però che al suo rientro il 15 marzo Putin avrebbe rilasciato un'intervista in cui informa che, quando la Crimea era in pericolo nel periodo tra il golpe a Kiev e la sua annessione alla Russia nel marzo scorso, egli avrebbe messo in guardia l'Occidente della possibilità di utilizzare le testate atomiche russe se fosse stata minacciata la Penisola sul Mar Nero. Perché Putin se ne esce con queste dichiarazioni? Un segnale dato a chi? Forse un modo per comunicare all'opinione pubblica russa che c'è stata una minaccia di questo tipo, questa volta a danno della Russia, magari da parte dei settori oltranzisti statunitensi, quelli che secondo la stessa Nuland avrebbero le redini degli USA?
Sorcha Faal informa il 19 marzo di un rapporto preparato dal Servizio di Intelligence Estero russo per il Ministero della Difesa in cui si afferma che il comandante delle comunicazioni di guerra di Obama sarebbe stato destituito e arrestato il 17 marzo per essersi rifiutato di trasmettere i codici di lancio dei
Ritenuta responsabile del fallimento nell'attacco, Heather Cole è oggi in custodia presso la stazione aero-navale di Miramar a San Diego in California, secondo quanto riporta Stars and Stripes, organo ufficiale dell'Esercito USA (che non cita però le motivazioni dell'arresto). La Cole potrebbe quindi finire nel Pantheon degli sconosciuti salvatori dell'umanità, al fianco di Vasili Arkhipov, il Capitano della Marina sovietica che durante la Crisi di Cuba si rifiutò di obbedire agli ordini, e quindi di lanciare un attacco atomico contro gli USA.
Anche il rapporto del Servizio di Sicurezza Estero russo, citato da Faal, parlerebbe di un Putin che ordina il dispiegamento dei missili nucleari nelle loro posizioni sicure nell'Artico, e la preparazione della flotta russa vicino alla Norvegia e dell'aviazione nel Nord della Federazione.
Ad oggi, qualche angelo sembra quindi averci evitato la sorte di una guerra nucleare. Speriamo che il Cielo tenga botta.
Redazione NEXUS
Vedi anche:
Chi di guerra ferisce…
"Fuck the EU"… e state zitti, pubblicato su PuntoZero n.7
L'uomo che salvò il mondo per non aver fatto nulla, pubblicato su NEXUS n.96