Pubblichiamo una serie di articoli presi da vari blog e riviste online sulla nuova proposta di legge che sta creando molto fermento in rete. Questa legge, promossa da Ricardo Franco Levi, è uno dei più pesanti attacchi alla libertà di stampa e di opinione che sia mai stata messa in campo da un paese che si definisce "liberale" e "democratico". Di fatto, racchiunde una serie di norme e procedure che chiunque voglia aprire un blog, un sito di notizie, o comunque avere una presenza in internet dove fare informazione, dovrà seguire per poter continuare a pubblicare. Forse chi ci governa si è accorto, dopo il V-Day di Beppe Grillo che la televisione e i media tradizionali non servono più a niente e a nessuno se non a loro stessi. Le persone stanno imparando ad andarsi a cercare l'informazione piuttosto che rimanere incollati davanti alla TV per subire quella che più che informazione, la potremmo definire un'insulto dato che ci trattano come bambini, decidendo per noi cosa possiamo sapere e cosa no.
La nuova legge sull'editoria del Governo obbligherà tutti i blog e i siti a diventare testate giornalistiche
Fonte: http://www.civile.it/news/visual.php?num=45712
Non finiscono mai di provarci, da qualsiasi orientamento politico provengano. Il web e' libero nel mondo ma in Italia bisogna subordinarlo ad una iscrizione al Roc.
Spieghiamo bene.
Il disegno di legge sull'editoria presentato il 3 agosto 2007 dal Governo, bravi, propone:
Al link indicato il testo normativo proposto.
LE REGOLE PROPOSTE
Capo I Il prodotto e l’attività editoriale
Art. 2 (Definizione del prodotto editoriale)
1. Per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione, di intrattenimento, che sia destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.
2. Non costituiscono prodotti editoriali quelli destinati alla sola informazione aziendale, sia ad uso interno sia presso il pubblico.
3. La disciplina della presente legge non si applica ai prodotti discografici e audiovisivi.
Art. 5 (Esercizio dell’attività editoriale)
1. Per attività editoriale si intende ogni attività diretta alla realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali, nonché alla relativa raccolta pubblicitaria. L’esercizio dell’attività editoriale può essere svolto anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative
Art. 7 Attività editoriale su internet)
1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.
2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni.
COME FUNZIONA OGGI
Oggi e' prodotto editoriale quello realizzato da una casa editrice, una impresa cioe' che chiede in Prefettura l'iscrizione nel registro degli editori con una semplice dichiarazione, e con indicazioni idonee nell'attività svolta al momento dell'iscrizione alla Camera di Commercio.
Chi ha un prodotto editoriale puo' registrare al Roc, registro operatori di comunicazione presso l'autorità per le comunicazioni, il proprio sito web.
Chiederlo non e' obbligatorio se non si e' editori. E' invece necessario se si vogliono contributi pubblici.
La nozione di prodotto editoriale e' vincolata al lucro.
L'iscrizione al Roc impegna in una dichiarazione annuale su come e quanto si guadagna e al pagamento di diritti annuali in rapporto agli stessi. L'iscrizione al Roc ha tempi biblici: ci si trova l'anno dopo ad utilizzare un modulo elettronico che chiede il numero di registrazione al roc, senza che voi sappiate ancora qual'e'. E vi resta la raccomandata sperando in bene. (accetto rettifiche, naturalmente).
COME DIVENTERA'
La proposta e' semplice: diventa prodotto editoriale anche "la cosa" fatta senza scopo di lucro. Pensiamo al blog di Grillo: e' tutto gratuito, vende i propri cd, ma il sito e' tutto gratuito, e lui non e' impresa.
Con la nuova dizione il sito, anche gratuito, anche gestito da un privato, diventa prodotto editoriale. Ogni blog personale diventa prodotto editoriale, soggetto alla normativa sulla stampa, con limitazioni in caso di sequestro, ma responsabilità penali aggravate in caso di denuncia penale.
L'attività editoriale diventa tale anche se svolta da non imprenditori. Basta pubblicare su internet.
All'art.7 abbiamo una meravigliosa incapacità di essere imprecisi, consentendo interpretazioni estensive della responsabilità dei singoli, contrariamente a quanto afferma il codice delle comunicazioni per cui solo chi e' autore di uno scritto risponde, non chi lo distribuisce (come telecom non risponde per le telefonate ingiuriose). Vediamo l'art. 7:
"1. L’iscrizione al Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale su internet rileva anche ai fini dell’applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa."
Cosa significa rileva ? Significa che io blogger mi devo iscrivere al roc con tutti gli adempimenti del caso ?
"2. Per le attività editoriali svolte su internet dai soggetti pubblici si considera responsabile colui che ha il compito di autorizzare la pubblicazione delle informazioni."
Cosa significa autorizzare ? Consentire ? Controllare ?
Autorizzare puo' anche essere letto come chi predispone il servizio che permette ad altri di scrivere in pubblico.
E cosi' tutti i blogger saranno responsabili per il commento lasciato da un lettore.
L'ITER DELLA NORMA
Il Governo l'ha appena approvata.
CONCLUSIONI
Potessero, chiederebbero la carta d'identità a chiunque parla in pubblico.
Su internet il controllo e' piu' facile. E imporre procedure burocratiche per l'apertura di un blog sara' il modo migliore per far finire l'internet Italiana.
Ricordate: il disegno di legge e' uscito in pieno agosto 2007. Come tutte le leggi che vogliono migliorare la vita di noi tutti.
Link:
* Il registro del Roc presso l'Agcom
* Testo del dll
Link: http://www.governo.it/Presidenza/DIE/doc/DDL_edito
Caso editoria, le prime reazioni
Fonte: http://punto-informatico.it/p.aspx?i=2093705
Roma – Da questa notte, da quando Punto Informatico ha reso pubblico il testo di riforma dell'editoria come è uscito dal Consiglio dei ministri, un disegno di legge che suscita scandalo in rete, l'argomento ha iniziato ad uscire da Internet. Dopo Repubblica.it e altri giornali, e moltissimi blogger, la questione ha raggiunto le istituzioni. Poiché il ROC, al centro della parte della riforma che più interessa, fa capo all'Autorità TLC , Punto Informatico ha scambiato informalmente due parole con Nicola D'Angelo, magistrato, commissario dell'Authority ed esperto di cose della rete.
"Questa esigenza di garanzia, di affermare una responsabilità per i reati a mezzo stampa – spiega D'Angelo a PI – non può tradursi nell'imporre misure burocratiche per aprire un blog. Il valore universalmente riconosciuto della rete è stato sempre quello di essere uno strumento aperto a tutti, pluralista. Anzi, la rete ha costituito l'elemento di più forte di pluralismo nell'informazione globale e in Italia". Su tutto questo, spiega il commissario, "imporre regole che limitino la creatività e la dinamicità di un sistema di informazione alternativo e diverso è una cosa che va assolutamente evitata. Cosa si vuole fare? Costringere i blogger italiani ad andare all'estero? Il sistema deve rimanere aperto quanto più possibile".
Sebbene D'Angelo esprima opinioni personali, in nessun modo vincolanti rispetto all'Autorità, ci tiene a spiegare che anche assegnare al ROC il ruolo di spartiacque, a decidere chi debba registrarsi e chi no "è un po' improprio". "Ritengo – sottolinea – che non sia corretto che la regolamentazione del ROC stabilisca un discrimine tra ciò che va registrato e ciò che non va registrato, in quel caso si richierebbe davvero una forte discrezionalità".
Il problema della garanzia, della diffamazione e così via, sottolinea D'Angelo, si risolve con le leggi che già esistono, è questione che attiene alle più normali attività di vigilanza.
Non sarà che qualcuno nel Palazzo teme ancora qualche diffamazione anonima? "Se il problema è l'anonimato – risponde D'Angelo – certo chi vuole mantenerlo non si iscriverà al ROC, ma il blog lo aprirà lo stesso".
La sostanza, dunque, è che "fermo restando il rispetto della legge, il sistema della rete deve essere mantenuto il più aperto possibile. Non solo: è un sistema globale, interconnesso, se imponiamo regole nostre, limitanti, che senso potrebbero avere in questo contesto?".
Il vero punto secondo D'Angelo è un altro, sono "le garanzie di accesso, la neutralità tecnologica, l'accesso alla rete a condizioni vantaggiose, l'estensione della copertura della rete, evitare che ci possa essere una serie A e una serie B tra i fornitori di contenuti e tra gli utenti". Come a dire, cioè, aggiungiamo noi, che se il Governo voleva darsi delle priorità, queste non erano certo l'iscrizione al ROC di qualsiasi sito italiano.
BLOGS: FANNO MALE EH?
Fonte: http://www.automiribelli.org/?p=105
Ricardo Franco Levi, braccio destro di Prodi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha scritto un testo per tappare la bocca a Internet. Il disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri il 12 ottobre. Nessun ministro si è dissociato. Sul bavaglio all’informazione sotto sotto questi sono tutti d’accordo. La legge Levi-Prodi prevede che chiunque abbia un blog o un sito debba registrarlo al ROC, un registro dell’Autorità delle Comunicazioni, produrre dei certificati, pagare un bollo, anche se fa informazione senza fini di lucro. I blog nascono ogni secondo, chiunque può aprirne uno senza problemi e scrivere i suoi pensieri, pubblicare foto e video.
L’iter proposto da Levi limita, di fatto, l’accesso alla Rete. Quale ragazzo si sottoporrebbe a questo iter per creare un blog? La legge Levi-Prodi obbliga chiunque abbia un sito o un blog a dotarsi di una società editrice e ad avere un giornalista iscritto all’albo come direttore responsabile.
Il 99% chiuderebbe.
Il fortunato 1% della Rete rimasto in vita, per la legge Levi-Prodi, risponderebbe in caso di reato di omesso controllo su contenuti diffamatori ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. In pratica galera quasi sicura. Il disegno di legge Levi-Prodi deve essere approvato dal Parlamento. Levi interrogato su che fine farà il blog di Beppe Grillo risponde da perfetto paraculo prodiano: “Non spetta al governo stabilirlo. Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà discussa e approvata dalle Camere”. Prodi e Levi si riparano dietro a Parlamento e Autorità per le Comunicazioni, ma sono loro, e i ministri presenti al Consiglio dei ministri, i responsabili. Se passa la legge sarà la fine della Rete in Italia.
Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico.
Ps: Chi volesse esprimere la sua opinione a Ricardo Franco Levi può inviargli una mail a : [email protected]
source: BeppeGrillo.it
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Chi passa su questo sito, raramente trova il volto di un politicante, poiché non ho mai considerato il ruolo del politico come uno che possiede davvero “il potere di fare qualcosa”, al massimo ha il potere di perpetrare la televendita a favore della società DESTRA/SINISTRA/CENTRO S.p.A. Ogni tanto però qualcuno di loro si dimentica il suo ruolo di fantoccio e in preda a raptus di onnipotenza comincia a fare pipì fuori dal vasino. E’ chiaro il tentativo di questi turisti della politica di imbavagliare ciò che non riescono a controllare direttamente, ma non hanno fatto i conti con un piccolo particolare: QUESTA LEGGE NON LA SI POTRA’ MAI APPLICARE!
Ogni disegno di legge richiede come supporto la modifica di altre leggi, che richiederanno anni per essere modificate. Basti pensare che in Italia a tutt’ora non esiste alcuna regolamentazione chiara e operativa sul Peer2Peer e sui vari diritti d’autore infranti che questo comporta, figuriamoci se quattro “imbarcaderos” raccomandati saranno in grado di decidere chi potrà aprire un sito o chi non potrà! Forse qualcuno dovrebbe ricordare a questi turisti che esiste un colosso di nome Murdock che ha acquistato MySpace per 250 Milioni di Dollari, e MySpace è un servizio BLOG, per cui provate ad immaginare quante pagine italiane dovrebbero sparire da MySpace secondo questo disegno di legge! Ma figuriamoci se Mr. Murdock, o chi per lui, con gli investimenti fatti e i rientri pubblicitari comincerà a censurare a comando tutti gli utenti di un solo stato, contravvenendo così al contratto d’utilizzo sottoscritto con gli utenti stessi!!! La proposta di questa legge è così assurda che non rispecchia nemmeno un briciolo di conoscienza sul tema… è soltanto un’altro modo per farsi odiare come hanno pianificato di fare.
NO al DECRETO LEGGE anti-BLOG
Fonte: http://www.automiribelli.org/?p=106
Al Consiglio dei Ministri No al DDL che trasforma la libera espressione della rete in testate giornalistiche. I siti e i blog sono libera espressione democratica non paragonabile alle testate giornalistiche registrate al Registro Operatori Comunicazione che devono osservare l’apposita legge sulla stampa. Ancora una volta si cerca di limitare le libertà degli Italiani procedendo sulla strada della censura. I reati di diffamazione sono tranquillamente perseguibili senza porre ostacoli alla libertà d’espressione.
Chiediamo al Consiglio dei Ministri di ritirare il DDL che imporrebbe l’iscrizione al ROC anche dei semplici blog.
Sincerely,
—>>> Clicca QUI per firmare la petizione! <—
Come già ho spiegato, questa stupida legge non si farà mai, ma vogliamo proprio perdere la ghiotta occasione che di loro spontanea volontà hanno creato, per fargli sapere quanto poco apprezziamo i loro tentativi di farsi vedere ginecologicamente oppresivi? Per cui, forza e coraggio… recitiamo un bel mantra e firmiamo questa petizione con non chalance…
Il mio mantra comincia con una bella V… e il vostro?
IL FINTO BAVAGLIO
fonte: http://parvatim.wordpress.com/2007/10/20/il-finto-bavaglio/
avrete sicuramente sentito di questa proposta del governo di prodo balanzone contro l’informazione libera dei blog.
voglio andare controcorrente e invitarvi a leggere la riflessione di andrea doria (clikka qui) e di luigi gallo (clikka qui) che condivido in pieno.
in breve, secondo questi blogger (e secondo me), è impossibile che questa proposta si realizzi e questo ( in primis) per motivi economici globali che sono intoccabili.
rimangono due spiegazioni alternative:
1-o questi dipendenti-politici sono davvero fuori di testa, nel senso che proprio non hanno la minima idea di cosa sia legiferare e governare un paese
2- oppure la cosa è voluta per giustificare e creare una caduta di popolarità totale dell’esecutivo per venderci il nuovo candidato scelto dall’elitè e venduto in gran pompa alle masse
credo che per quanto siano affetti da dilettantismo e pochezza di materia grigia non possano non rendersi conto dell’onda mostruosa di protesta che li sommergerà. per cui mi sembra appunto una cosa voluta e pensata dai burattinai che stanno dietro.
ora indovinate: quale è la faccia nuova che ci stanno vendendo? che ha avuto una sovraesposizione mediatica ultimamente? che parla con un qualunquismo davvero preoccupante ma che in molti considerano affidabile?