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Urla di giubilo si sono levate al lieto annuncio: l’Unione Bancaria Europea è finalmente cosa fatta. Dopo 17 ore di parto, lo strumento – l’ultimo di una lunga serie – miracoloso che contribuirà a scacciare la crisi è stato partorito a Bruxelles. “Si tratta di un passo fondamentale per bloccare la spirale dei debiti”, ha annunciato entusiasta Van Rompuy, seguito a ruota dalla Merkel, secondo la quale si tratta di “un accordo dal valore inestimabile”.

In realtà quello che è stato approvato dall’Ecofin è soltanto il primo, e più basilare, passo verso una reale unione bancaria. E a frenare gli entusiasmi non siamo solo noi, populisti e nazionalisti, ma addirittura Wolfgang Schauble, il ministro dell’economia tedesco. Il quale, evidentemente senza prima avvisare il capo del suo stesso governo, ha affermato al termine delle riunioni: “Ancora una volta abbiamo creato intorno a noi aspettative che non potremo soddisfare, e questo è pericolosissimo”.

L’accordo siglato prevede soltanto, infatti, che a partire dal marzo 2014 la BCE possa esercitare un’azione di controllo nei confronti di tutti gli istituti bancari considerati “rilevanti” per l’economia dell’UE, cioè quelli con asset del valore di almeno 30 miliardi di euro o pari al 20% del Pil del proprio Paese. Ma, innanzitutto. non si capisce in base a quale logica le piccole banche di credito siano state esentate da qualunque controllo esercitato dalla BCE. O forse lo si capisce bene, se si pensa che la Germania è il Paese europeo col maggior numero di istituti di credito che rispondono a quelle caratteristiche. In realtà la Merkel ha strappato anche un’altra concessione: nel testo approvato dall’Ecofin non è infatti indicata alcuna scadenza che obblighi la BCE a controllare direttamente le banche più grandi: perché quest’ansia di posticipare il controllo? Se c’è davvero urgenza di applicare un provvedimento per arginare la crisi, come mai non è stato inserito nessun termine entro il quale aprire archivi e forzieri delle banche alle ispezioni dell’Eurotower? Il commissario europeo Michel Barnier, uno dei principali sostenitori dell’accordo raggiunto, s’è lamentato proprio del fatto che, con queste regole, ci sarà tempo e modo, per i grandi istituti bancari, di effettuare una nuova ricapitalizzazione prima che la BCE possa entrare in azione per eseguire i controlli.

E dire che uno dei più importanti editorialisti del Financial Times, Wolfgang Munchau, già alla fine di ottobre osservava che il non stabilire nessun termine avrebbe finito col rendere l’Unione Bancaria del tutto inutile ai fini della risoluzione della crisi. “Ammesso che l’istituzione dell’unione bancaria, fiscale ed economica, se realizzata in maniera adeguata, possa creare un’organizzazione istituzionale minimamente sufficiente per un’unione monetaria sostenibile, c’è comunque un grosso problema: l’unione monetaria potrebbe esplodere molto prima che il nuovo meccanismo di controllo entri in vigore”. E si riferiva alla seconda metà del 2013, ritenendola comunque una data troppo lontana! Invece, tutto è rinviato al marzo 2014. “L’unione bancaria – diceva esplicitamente Munchau – così come è stata ideata, non ci sarà di alcun aiuto per la crisi attuale”.

Ancora una volta, dunque, la necessità di agire in fretta per evitare la catastrofe viene strumentalizzata per modificare l’assetto istituzionale dell’Unione Europea e dei suoi principali organismi. Infatti, come lo stesso Munchau metteva in luce, ci sono “importanti aspetti del progetto” dell’Unione Bancaria che “richiederanno delle modifiche ai trattati europei vigenti”. Prima si fanno i progetti, insomma, e poi si cambiano le regole preesistenti per permettere a quei progetti di poter essere approvati.

Ma quale sarebbe lo scopo dell’Unione Bancaria, allora, visto che sarà inutile per la risoluzione della crisi? Difficile dirlo, ma Munchau ha proposto un’analisi che ai lettori del blog non suonerà poi così originale.

“ Col passare del tempo l’unione monetaria usurperà l’Unione Europea. Essa avrà la sua propria unione bancaria, il suo proprio budget, la sua propria unione politica e, in ultimo, il suo proprio mercato unico: cioèqualcosa che non è legalmente possibile, ad oggi. L’unione bancaria e i suoi organismi di contorno costituiscono il più grande atto di integrazione politica in Europa dai tempi della creazione della Comunità Economica Europea, 55 anni fa. Io sono convinto che queste istituzioni saranno qualcosa di ancor più importante dell’euro stesso, poiché rappresentanouna significativa violazione della sovranità nazionale a vari livelli ”.

Con la scusa della crisi, tanto per cambiare, si derubano progressivamente i Paesi europei di un po’ della loro indipendenza e del loro diritto di autodeterminazione, soprattutto in senso democratico. E’ mai possibile che nessuno, di fronte a una prospettiva di cambiamento così fondamentale per gli assetti futuri di un intero continente, abbia ritenuto opportuno quantomeno chiedere il parere dei cittadini? Possibile che essere europeisti debba declinarsi solo in una delega in bianco a un’oligarchia di bancofili ebbri di capitalismo sfrenato e di finanza?

Articolo di Valerio Valentini

Fonte: byoblu.com

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