In questo articolo prenderemo in considerazione l’importanza rivestita dalla religione solare nell’impero romano a partire dal momento in cui l’imperatore Elagabalo introdusse tale religione nell’impero romano (Elagabalo introdusse il culto solare nell’impero nel 218).
Prima di descrivere le vicende della religione solare vogliamo premettere che nel III secolo e ancor di più nel IV secolo nell’universo pagano romano esistevano diverse correnti di pensiero in assoluto contrasto tra di loro. Come abbiamo messo in evidenza in due nostri libri ovvero Il neopaganesimo nella società moderna ed Il ritorno del paganesimo questa conflittualità esistente nel mondo pagano nell’età imperiale favorì senza dubbio la vittoria del paganesimo sul cristianesimo. Senza dubbio la causa più importante che determinò nell’universo pagano romano la formazione di tali correnti in aperto conflitto tra loro fu la crisi della religione tradizionale pagana politeistica.
Premesso ciò torniamo ad occuparci della religione del “Sol Invictus” che era una divinità originaria dell’Oriente particolarmente venerata in Siria: nel III e nel IV secolo diverse religioni orientali fecero il loro ingresso nell’impero romano. La religione solare fu introdotta a Roma nel 218 dal giovanissimo imperatore Elagabalo che decise che il dio solare, venerato nella sua patria, diventasse una divinità onnipotente alla quale dovevano assoggettarsi tutti gli altri dèi della tradizionale religione romana, ivi compreso il dio Giove. Il tentativo di Elagabalo già di per sè stesso prematuro ed anacronistico, venne inoltre condotto senza nessuna prudenza e senza il minimo rispetto della mentalità e dei costumi socio-religiosi romani. Per tali ragioni il tentativo di tale imperatore causò una violenta reazione nell’impero in quanto profanava i simboli più sacri della tradizione religiosa romana.
Alla fine i romani eliminarono in poco tempo sia l’imperatore Elagabalo sia il suo dio solare di origine siriana. Tale reazione del popolo romano indusse il successore di Elagabalo ovvero suo cugino Alessandro a tralasciare in tutto il territorio dell’impero qualsiasi rito che riguardasse la divinità solare sebbene tale divinità avesse grande importanza per tutti i membri della famiglia imperiale.
Tuttavia poco tempo dopo nel paganesimo orientale ebbe un grande vigore la riflessione teologica sulla divinità solare. La nuova teologia solare divenne ancora più raffinata a partire dalla metà del III secolo, ricollegandosi a concezioni sempre più chiaramente monoteizzanti. Nella nuova teologia solare Helios acquistò la sua definitiva dimensione che rimarrà tale anche nel tardo paganesimo.
In sintesi in tali riflessioni teologiche la divinità solare era sempre la più importante delle divinità ma veniva subordinata all’Uno, la somma divinità dei filosofi neoplatonici che affidava a Helios, come ad un demiurgo, il controllo di tutte le parti dell’universo.
La creazione teologica di un principio universale di tipo monoteizzante suscitò grande interesse nella società dell’epoca.
Infatti la teologia solare, non solo interpretava in maniera efficace sul piano religioso molte delle più importanti esigenze di quel periodo storico ma diventava anche causa di rilevanti conseguenze nell’ambito politico, in un’era storica nella quale la dimensione religiosa e quella politica erano strettamente collegate.
In questo periodo della storia dell’impero romano la già avvenuta trasformazione dello stato romano in una moltitudine di popoli differenti tra loro per costumi, tradizioni, sistemi politici provocò come importantissima conseguenza sul piano politico una forte conflittualità tra imperatore e senato: la romanizzazione spesso poco efficace e superficiale delle province di recente conquista faceva sì che l’impero romano dovesse temere non solo il conflitto con i nemici esterni ma anche e soprattutto il conflitto permanente che si sviluppava all’interno dei territori dell’impero.
Considerata sotto questo aspetto la crisi economica e sociale del terzo secolo fu in gran parte conseguenza dello scontro tra due opposte ideologie, l’una conservatrice tendente a restaurare nell’impero i valori tradizionali della “romanitas”, l’altra modernizzante tendente a dare importanza nell’impero romano a tradizioni religiose, sociali, politiche e culturali che erano in aperto conflitto con gli ideali della romanizzazione.
Questo conflitto ideologico culturale sul piano politico ebbe notevoli conseguenze dal momento che, secondo l’ideologia conservatrice l’imperatore doveva essere scelto secondo il principio dell’adozione del migliore mentre secondo l’altra ideologia, in conflitto con gli ideali della romanizzazione, l’imperatore doveva essere scelto secondo i criteri di una stabile monarchia ereditaria.
Questo conflitto ideologico, culturale e politico divenne particolarmente forte dopo l’età di Marco Aurelio. Dopo il regno di tale imperatore entrò in crisi il principio dell’adozione del migliore e si affermò sempre più il principio della monarchia ereditaria che presentava maggiori garanzie di stabilità e continuità rispetto all’altro principio dell’adozione del migliore. Anche negli ambienti intellettuali pagani si affermò sempre più il principio della monarchia ereditaria e si comprese che tale ideale politico poteva affermarsi con maggiore facilità se avesse avuto il supporto di una religione adatta a tale scopo. Proprio la religione solare venne considerata negli ambienti intellettuali pagani la più adatta a sostenere questo nuovo tipo di ideologia politica. In sintesi l’imperatore veniva considerato come una persona che godeva dell’appoggio del dio solare che non si limitava a sostenere solo l’imperatore ma forniva anche il suo appoggio a tutti i membri della famiglia imperiale. Prendendo le mosse dalle concezioni astrologiche dominanti in quel periodo storico, la religione solare divenne un ottimo supporto per la monarchia ereditaria: tali concezioni astrologiche partivano dal presupposto che le anime preesistenti nell’empireo, allorquando si abbassavano verso la Terra per animare i corpi cui erano destinate, attraversavano la sfera dei pianeti e ne ricevevano determinate qualità.
Partendo da tali concezioni astrologiche si affermò la convinzione che il Sole, re degli astri, era egli stesso il padrone del destino degli imperatori dal momento che Helios dava a quelle persone che aveva scelto come imperatori la virtù dell’invincibilità ed inoltre li assisteva continuamente nella loro opera di governo proprio come un compagno ed un protettore personale.
L’imperatore era perciò legato ad Helios da un rapporto di intima comunione e ne costituiva in qualche modo l’incarnazione sulla Terra: egli era pertanto imperatore per diritto di nascita perché fin dalla sua venuta al mondo gli astri lo avevano destinato a diventare imperatore (notasi come il determinismo astrologico giocava un ruolo importantissimo nella religione solare non solo per l’imperatore ma per tutti gli esseri umani dal più potente al più umile).
L’imperatore che secondo la religione solare era disceso dal cielo prima di diventare quello che era, dopo la morte risaliva in cielo per vivere in eterno con gli dèi ed inoltre molti teologi della religione solare sostenevano che l’imperatore dopo morto era portato in cielo dal Sole in persona nella sua quadriga risplendente.
Da quanto abbiamo detto appare evidente che la religione solare e le teorie politiche ad essa collegate davano una giustificazione religiosa al crescente assolutismo degli imperatori romani, ragion per cui molti di essi vennero attratti moltissimo da tale religione. Per fare degli esempi concreti, nella seconda metà del III secolo l’imperatore Gallieno volle che venisse collocata a Roma una statua gigantesca del dio Helios.
Tuttavia fu soprattutto alcuni anni più tardi che il culto del “Sol Invictus” rivestì un ruolo importantissimo a Roma all’epoca degli imperatori illirici. Essi ritennero la religione solare per i suoi stessi intrinseci caratteri il supporto più efficace della monarchia ereditaria che essi volevano instaurare.
Dobbiamo dire che dal punto di vista storico-sociale e politico tali imperatori restaurarono l’unità politica e militare dell’impero romano ed inoltre riuscirono a garantire la pace sociale promuovendo la conciliazione tra le necessità economiche delle varie classi.
La religione solare raggiunse il suo apogeo nell’impero romano nel 274 quando Aureliano proclamò il “Deus Sol Invictus” la divinità ufficiale dell’impero e in suo onore egli costruì a Roma un tempio di straordinaria bellezza al cui servizio fu preposto un apposito collegio di sacerdoti che presero il nome di “pontifices Dei Solis”. Inoltre molti storici sostengono che in quel periodo storico la religione solare era ufficialmente imposta ai soldati romani nonché ai capi delle legioni.
Anche i successori di Aureliano continuarono a proteggere ed appoggiare la religione solare. Tuttavia le cose cambiarono radicalmente quando salì al trono Diocleziano. Infatti tale imperatore si prepose come scopo principale del suo regno la restaurazione della “romanitas”. Nell’ambito di tale restaurazione Diocleziano attribuì grande importanza alla religione tradizionale romana. Diocleziano attribuì grande importanza al culto delle divinità classiche quali Marte, Mercurio, Pallade, Giove ed Ercole.
Diocleziano perseguitò anche con grande durezza i cristiani ritenendoli dei pericolosi nemici degli ideali e della religione tradizionale del popolo romano. Per tali motivi la persecuzione voluta da Diocleziano fu una delle più dure della storia del cristianesimo, tanto che moltissimi cristiani vennero uccisi a cominciare da quelli che rivestivano ruoli importanti nell’impero.
Diocleziano costruì anche un sistema di governo che prese il nome di tetrarchia, nel quale il potere sovrano era affidato a quattro persone ovvero due Augusti e due Cesari. In tale sistema di governo la successione veniva assicurata non per diritto di nascita ma attraverso il tradizionale sistema dell’adozione del migliore.
Da quanto abbiamo detto è facile comprendere che l’impero di Diocleziano trovava il suo fondamento etico, politico e religioso non nella religione solare, che era il supporto ideale religioso della monarchia ereditaria, ma nelle divinità della religione tradizionale romana.
Tuttavia tutti gli sforzi di Diocleziano di restaurare la “romanitas” e di far ritornare l’impero romano ai suoi antichi splendori fallirono, tanto che Diocleziano si ritirò amareggiato e deluso a vita privata e non ne volle più sapere di riprendere il suo posto nella tetrarchia.
Dopo il ritiro di Diocleziano dalla scena politica romana, ricominciarono le guerre civili originate dai conflitti tra i tetrarchi ed il principio dell’ereditarietà del potere imperiale tornò ad affermarsi e con esso tornò in auge la religione solare.
Costantino in gioventù fu un fervente adepto della religione solare anche perché suo padre, verso il quale il futuro imperatore provò sempre un’ammirazione assoluta ed incondizionata, era a sua volta un convinto adepto del dio Helios. Nella biografia di Costantino scritta da un anonimo autore si sostiene che nel 310 a Costantino sarebbe apparso il dio solare mentre il futuro imperatore era intento a pregare in Gallia in un tempio dedicato alla divinità solare.
Molto complessa da interpretare e da comprendere è la politica religiosa instaurata da Costantino dopo la sua conversione al cristianesimo (Costantino abbandonò la religione solare e si convertì al cristianesimo perché prima della battaglia di Ponte Milvio nella quale egli sconfisse Massenzio gli apparve in cielo una croce. Costantino ordinò che la croce fosse posta sullo scudo di tutti i suoi soldati in quanto era convinto che in tal modo avrebbe sconfitto Massenzio conquistando così il potere imperiale. Dopo aver sconfitto Massenzio Costantino si convertì al cristianesimo).
Tuttavia nessuno può negare che la politica religiosa di Costantino fu dominata dal sincretismo religioso non solo dopo la vittoria di Ponte Milvio su Massenzio, ma anche dopo che Costantino sconfisse Licinio diventando l’unico imperatore romano, mentre in precedenza Costantino governava la parte occidentale dell’impero mentre Licinio governava la parte orientale dell’impero.
Gli storici si sono chiesti come è possibile spiegare il persistente sincretismo religioso di Costantino pur considerando sincera la conversione al cristianesimo di Costantino. A nostro avviso è possibile spiegare la politica religiosa dell’imperatore imperniata sul sincretismo solo se si tiene presente che la maggior parte dei sudditi di Costantino erano pagani mentre i cristiani costituivano una minoranza nella popolazione dell’impero. Inoltre i cristiani erano una minoranza quasi totalmente priva di uomini che potessero gestire qualsiasi tipo di potere poiché come abbiamo detto in precedenza Diocleziano, quando aveva deciso di scatenare la sua durissima persecuzione, aveva per prima cosa ucciso tutti quei cristiani che avevano qualsiasi tipo di potere nell’impero considerando il cristianesimo un gravissimo pericolo per la “romanitas”. Nella parte finale di tale articolo cercheremo di dimostrare due cose: in primo luogo cercheremo di dimostrare che non ha nessun senso sostenere, come fanno alcuni storici, che Costantino si sia convertito al cristianesimo per un puro calcolo politico dal momento che, se così fosse, Costantino dovrebbe essere considerato un politico molto scadente, cosa che è molto lontana dalla realtà dato che come tutti sanno Costantino fu un brillante uomo politico ed un brillante condottiero; in secondo luogo cercheremo di dimostrare che Costantino, se voleva salvare la vita ed il trono, non poteva fare altro che costruire una politica religiosa imperniata sul sincretismo religioso, dato che la maggioranza dei suoi sudditi erano per lo più adepti o della religione solare o della religione tradizionale romana politeistica, cosicché è giusto dire che la scelta di praticare il sincretismo religioso fu dovuta ad un calcolo politico.
Per prima cosa cercheremo di dimostrare che la scelta di Costantino di convertirsi alla religione cristiana non fu calcolo politico per almeno due ragioni: in primo luogo essendo i cristiani una minoranza della popolazione dell’impero romano (secondo la maggior parte degli storici i cristiani costituivano al tempo di Costantino poco meno del 10% della popolazione dell’impero) per di più quasi totalmente priva di uomini dotati di un qualsiasi tipo di potere; in secondo luogo Costantino non avrebbe abbandonato per un puro calcolo politico la religione solare anche per rispetto della memoria di suo padre Costanzo Cloro, il quale non solo era un convinto adepto della religione solare ma aveva più volte, quando era ancora vivo, invitato Costantino a non abbandonare mai il dio Helios (vogliamo ricordare che Costantino si convertì al cristianesimo perché prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio gli apparve in cielo una croce fiammeggiante sotto la quale stavano scritte queste parole: “Con questo segno vincerai”).
Vogliamo ribadire che poco prima che Costantino salisse al trono, Diocleziano aveva scatenato una durissima persecuzione contro i cristiani che non solamente aveva fatto diminuire notevolmente il numero dei cristiani presenti nell’impero romano, ma aveva anche volutamente ucciso in primo luogo tutti quei cristiani che possedevano un qualsiasi tipo di potere (politico, economico, sociale, culturale, etc.). Di conseguenza Costantino non avrebbe mai appoggiato per calcolo politico una minoranza ristretta ed odiata della popolazione dell’impero romano per di più quasi totalmente priva di uomini importanti.
In secondo luogo Costantino non avrebbe mai abbandonato la religione solare per un calcolo politico sia perché era convinto fermamente di godere dell’appoggio del dio Helios sia perché ammirando egli in maniera incondizionata il padre Costanzo Cloro non avrebbe mai tradito la promessa fatta al padre più di una volta di non abbandonare mai la religione solare soprattutto tenendo presente che dopo la morte eroica di Costanzo Cloro in Britannia, l’ammirazione di Costantino verso il padre era aumentata in maniera esponenziale.
Riteniamo opportuno dire qualcosa su Costanzo Cloro che deve essere considerato un buon generale ed un valente uomo politico. Egli rivestì il ruolo di Cesare nella tetrarchia di Diocleziano in un primo momento, poi dopo l’abdicazione di Diocleziano e Massimiano divenne Augusto insieme con Galerio. Costanzo Cloro dimostrò di essere un valoroso condottiero in quanto combatté diverse battaglie per difendere i confini dell’impero. Costanzo Cloro morì eroicamente in battaglia in Britannia dove si era recato per guidare una spedizione romana contro gli abitanti di quella provincia dell’impero.
Per quanto riguarda la decisione di Costantino di adottare una politica religiosa basata sul sincretismo, dobbiamo dire che si trattò di un calcolo politico molto intelligente ed anche inevitabile per l’imperatore romano se voleva salvare la vita ed il trono. Dobbiamo tenere presente che al tempo di Costantino la maggior parte degli individui che facevano parte degli ambienti politici, militari ed intellettuali dell’impero romano erano adepti della religione solare, mentre la maggior parte degli individui che facevano parte delle masse popolari e del proletariato erano adepti della religione romana tradizionale. Di conseguenza se Costantino si fosse messo contro la religione solare si sarebbe in primo luogo messo contro i suoi stessi soldati che lo ammiravano in maniera incondizionata, non solo perché tali soldati erano in grande maggioranza adepti del dio Helios ma anche perché tali soldati erano stati in gran parte sotto gli ordini di Costanzo Cloro, cosicché non avrebbero perdonato mai a Costantino il fatto che aveva tradito la religione tanto cara al padre, morto eroicamente per difendere l’impero romano.
D’altra parte se Costantino avesse dimostrato pubblicamente di disprezzare la tradizionale religione romana si sarebbe attirato l’odio delle masse popolari a quel tempo molto turbolente e frustrate, cosicché quasi certamente sarebbe scoppiata nell’impero una rivolta popolare contro Costantino, che avrebbe perso la vita ed il trono. Di conseguenza Costantino, pur essendo convinto di dovere le sue vittorie al dio cristiano, praticò un evidentissimo sincretismo religioso adottando simboli e comportamenti in linea a volte con la religione solare e a volte con la religione tradizionale romana. Inoltre Costantino pur essendosi convertito al cristianesimo nel 312, non si fece mai battezzare se non quando si trovava già sul letto di morte gravemente ammalato.
Dopo Costantino i suoi successori praticarono una politica religiosa sempre più filo cristiana ed ostile al paganesimo fino a quando la religione cristiana divenne la religione ufficiale dell’impero romano. Al declino progressivo del paganesimo non sfuggì neanche la religione solare che divenne sempre meno importante anche negli ambienti dove aveva esercitato una notevole influenza al tempo di Costantino.
Chiudiamo tale articolo mettendo in evidenza che il paganesimo nel V secolo era quasi totalmente sparito negli ambienti urbani mentre continuava ad essere praticato da molte persone negli ambienti rurali, dove riti come la “lustratio” finalizzata ad aumentare la fertilità dei campi erano considerati così importanti dalla maggior parte dei contadini che a volte accadde che i cristiani che si rifiutavano di partecipare a tale rito subissero il martirio anche nel V secolo e all’inizio del VI secolo, come attestano alcune iscrizioni trovate in varie province dell’impero.
Riferimenti bibliografici
G. Pellegrino, Il neopaganesimo nella società moderna, Edisud, Salerno, 2000
G. Pellegrino, Il ritorno del paganesimo, New Grafic Service, Salerno, 2004
G. Pellegrino, L’atteggiamento di Costantino nei riguardi dei templi pagani e degli anfiteatri, centrostudilaruna.it
M. Sordi, L’Impero Romano, Laterza, Bari-Roma, 2003