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La resa di Tsipras?

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Avevamo commentato l'esito del referendum greco di domenica scorsa affermando che il popolo greco aveva scelto di riprendersi la sua vita. Purtroppo, sono molti gli ostacoli che da quel voto ad una effettiva affermazione della volontà popolare da parte del governo greco si sono interposti. C'è chi come il giornalista Marcello Foa vede nell'intesa strozza-Grecia che il Parlamento ellenico è chiamato a confermare o respingere la vendetta del totalitarismo europeo, che ora chiede la testa di Tsipras e la distruzione di Syriza, oltre che del popolo greco. Chi come Beppe Grillo parla di un colpo di stato, mirato ad evitare che l'onda lunga di una Grexit potesse diffondersi a macchia d'olio nel mediterraneo, con buona pace delle pressioni degli USA affinché la Grecia restasse nell'Euro (e nella Nato). Chi ora evoca lo spettro, non si sa se temuto o istigato, di Alba Dorata. Ma intorno a tutto questo sembra al momento ancora regnare frastornamento, confusione. Come se per il momento i guardiani del destino, per usare il titolo di un film di qualche anno fa, fossero intervenuti affinché la terra ellenica e i suoi rappresentanti non si scostassero dal grande Piano che qualche architetto, magari autoelettosi a Dio, aveva progettato per loro. Chissà.

In attesa di un approfondimento chiarificatore sulla questione, vi proponiamo questa breve sintesi tratta dal giornale online Contropiano sugli recenti sviluppi greci. Per il momento, buona lettura. [Redazione]


La resa incondizionata del governo Tsipras

Quella sottoscritta da Tsipras è una resa incondizionata al potere economico e politico di una UE guidata dalla Germania , che si è dimostrata tremendamente forte quanto feroce antidemocratica e ingiusta.
La Grecia come paese formalmente indipendente non esiste più, sarà istituzionalmente commissariata dalla Troika e dovrà cedere 52 MD dei suoi beni ad un fondo di garanzia per le banche gestito dalle banche stesse. La passata battuta sulla vendita del Partenone da parte di un ministro finlandese diventa realtà.
Le misure sociali e sul lavoro previste nel Memorandum sono di quanto più brutale si possa immaginare e fanno definitivamente precipitare la Grecia in una condizione di vita che non è europea. Taglio alle già bassissime pensioni minime e età pensionabile a 67 anni, taglio dei salari e aumenti dei prezzi, sanità pubblica definitivamente distrutta, libertà totale di licenziamento e fine dei contratti nazionali, privatizzazioni generalizzate. Un massacro in un popolo già ridotto alla miseria e alla disoccupazione di massa. Per restare nell'Euro i cittadini greci dovranno vivere come nei paesi del vecchio terzo mondo.
Starà al popolo greco giudicare il comportamento di un governo che ha totalmente rinunciato al mandato elettorale e che ha ignorato il 62 % di no ad una proposta della Troika infinitamente più leggera di quella ora accettata. La Grecia è stata sottoposta da tutta la UE ad una infame guerra economica e la sua resa dimostra che il potere reale europeo a trazione tedesca è nemico della democrazia e dei popoli e che la sua forza è enorme.
Per questo la tragica sconfitta del governo Tsipras e delle speranze che aveva suscitato impongono una riflessione di fondo a tutte le forze democratiche anticapitaliste o anche solo anti liberiste.
Questa UE non è riformabile, austerità e liberismo sono poteri costituenti della sua struttura. O le si accetta o si deve avere il coraggio di rompere. L'idea della maggioranza di Syriza di ottenere una svolta sociale nella UE esce distrutta e viene volutamente umiliata per dare un esempio.
La prima lezione da trarre dalla tragedia della Grecia è che la lotta per la democrazia, l'eguaglianza e la libertà in Europa debbono partire dal rifiuto di Euro UE e Nato. La sinistra che non fa questa scelta è senza futuro è destinata a sparire.

Fonte: contropiano.org

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