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La strategia dell’informazione: una nuova arma negli arsenali di Paolo Cortesi

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Ricordate
medici e generali che ci indottrinavano sulle potenzialità micidiali di
quelle "spore killer"? Ricordate la corsa affannosa ai vaccini? E la
grottesca caccia alle maschere antigas?
Ricordate
la psicosi del carbonchio? Ricordate il terrore sparso da centinaia di
buste e plichi vari, sospettati di contenere la polvere micidiale? Per
qualche settimana, nel mondo ci furono due tipi di eroi: i pompieri ed i
postini. Poi, improvvisamente, il silenzio.


La
folle ondata di terrore percorse il mondo, ne fece il giro un paio di
volte e si è spenta in una risacca lenta e limacciosa che ci spinge ad
una domanda: chi seleziona il flusso delle notizie? E secondo quale
strategia?
L’errore
più enorme che può commettere oggi un lettore è credere che la
notizia corrisponda al fatto, ed il fatto alla verità. Non si può più
narrare ciò che è accaduto, perché ciò che accade ci viene filtrato
da una regia neppure tanto occulta che distorce la realtà, come in un
gioco di specchi deformanti.

Vediamo
la faccenda dell’antrace come uno fra i tanti esempi possibili.
In
ottobre iniziano a girare negli Stati Uniti lettere contenenti polvere
al carbonchio.
Ovviamente,
l’indiziato numero uno è Bin Laden e la sua banda di fanatici
assassini, che incarnano il Male Assoluto. In effetti, la supposizione
non fa una grinza: i talebani attaccati dai bombardamenti Usa si
vendicherebbero con i mezzi letali di cui dispongono.
Questo
fornisce un ulteriore motivo all’amministrazione Bush per avere mano
libera (e pesante!) contro gli untori del nuovo millennio.
I
giornali italiani seguono docilmente la linea indicata dal governo Usa:
Bin Laden è un matto furioso che cerca di procurarsi armi di
distruzioni di massa, e le dichiarazioni in merito sono una escalation
di orrore: "Bin Laden vuole l’atomica", "Bin Laden ha già
l’atomica"…


Il
22 novembre 2001, sul London Times, la segretaria della
Federation of American Scientists’, Barbara Hatch Rosenberg, dichiara
che "i batteri dell’attacco all’antrace in America provengono
quasi certamente da un laboratorio statunitense governativo. New York,
la mia città" prosegue la Rosenberg "è stata attaccata prima da
terroristi stranieri, poi da un americano che usa un agente
biologico." (1)


Il
29 novembre la rivista di Greenpeace in Germania, citando informazioni
riservate dalla delegazione Usa presente alla Conferenza di Ginevra
sulle armi biologiche, rivela che "chi ha compiuto l’attacco
desidera ottenere un aumento del budget per la ricerca Usa sulle armi
batteriologiche". (2)


Ma
oltre a queste pur verosimili ipotesi, ci sono delle certezze:
"L’analisi
preliminare della polvere ha mostrato che ha la stessa concentrazione di
spore dell’antrace prodotto dal Pentagono: mille miliardi di spore per
grammo. Nessun governo straniero – per quanto è dato sapere – è
mai stato in grado di mettere a punto una polvere al carbonchio così
concentrata". (3)


Secondo
la fonte anonima della delegazione Usa a Ginevra citata sopra,
l’attentatore avrebbe voluto spaventare più che uccidere, per
imprimere una netta accelerazione allo sviluppo della ricerca
batteriologica militare. E questa supposizione è avvalorata da un
dettaglio molto interessante: l’attentatore non ha rimosso (non ha
saputo o non ha voluto rimuovere?) la carica elettrostatica della
polvere contenente le spore, rendendola perciò molto meno volatile e
quindi meno micidiale.

Dunque,
un avvertimento più che un attacco?

Fatto
sta che, da quando gli americani stessi hanno rivolto le indagini in
casa propria, di antrace, carbonchio, polverine e buste mortali non si
parla quasi più: sfogliate i quotidiani delle ultime settimane: la
notizia appare raramente e le sono dedicati spazi sempre più esigui.


Ora
che sembra quasi sicuro che la minaccia dell’antrace sia una faccenda
tutta americana, il governo Bush non può più utilizzarla come
sacrosanta causa per la guerra ai talebani; anzi è piuttosto
imbarazzante dover ammettere che sono proprio americani quei tipi che,
per sconosciuti motivi, hanno causato la morte di cinque sventurati,
vittime non meno innocenti dei bambini afgani maciullati dalle
intelligentissime bombe made in Usa.


Queste
riflessioni sono spesso tacciate di "complottismo" e dietrologia ad
oltranza. Ma davvero non ci sono spunti per immaginare una realtà molto
più complessa, anzi contorta, e occulta?
Se
ci si attiene alla versione divulgata dai mass media, tutto sembra
filare liscio: l’America è stata proditoriamente aggredita da una
setta di islamici fondamentalisti, quindi ha il diritto alla ritorsione
e a pretendere che ciò non possa accadere mai più, per far questo
dichiara la "guerra al terrorismo".


Raccontata
così, tutta la vicenda sembra la trama di un mediocre film di avventure
e spionaggio.
Ma
i retroscena sono più affollati dello scenario principale; i fatti non
sono così lineari; i misteri sono tanti, troppi.
Tre
ufficiali americani (se ne conoscono i nomi: Tom Simmons, Karl
Inderfurth e Lee Coldren) incontrano rappresentanti del governo talebano
a Berlino, il 5 luglio 2001, e li informano che gli Usa stanno
pianificando un attacco militare all’Afghanistan per l’ottobre
prossimo.
Agenti
dei servizi segreti russi e tedeschi sono presenti all’incontro e lo
confermano. (4)


Nell’estate
2001, un iraniano telefona ad autorità statunitensi per metterle in
guardia di un attacco al World Trade Center programmato per la settimana
del 9 settembre prossimo. La polizia tedesca conferma che la chiamata
c’è stata e dichiara pure che il servizio segreto Usa non rilasciò
alcuna informazione in merito. (5)


Fra
il 4 ed il 14 luglio 2001, Osama Bin Laden riceve cure per una malattia
ai reni all’Ospedale Americano di Dubai ed incontra un ufficiale della
CIA che torna in patria il 15 luglio. (6)


Dal
1 al 10 settembre 2001, 25.000 soldati britannici e la più imponente
flotta navale militare inglese schierata dopo la guerra delle Falklands
vengono dislocati nell’Oman, il punto della penisola araba più vicino
al Pakistan. Nello stesso periodo, 17.000 soldati americani si uniscono
ai 23.000 militari della Nato per la operazione "Bright Star", in
Egitto. (7)
Il
6 e 7 settembre 2001, 4744 put options (8) sono acquistate su stocks
della United Air Lines; sono solo 396 le call options (9) per gli stessi
stocks nello stesso periodo. (10)


Coincidenze?
Atroci scherzi del caso? Sì, molto meglio pensare questo che immaginare
che qualcuno possa aver utilizzato la tragedia del WTC per fare un sacco
di soldi.
Ma
ciò che qui interessa è la strategia dell’informazione: perché
queste notizie sono passate pressoché inosservate dal grande pubblico?
Eppure mi sembrano decisamente più importanti dei lunghissimi, ripetuti
discorsi sulla possibilità che i talebani abbiano una bomba atomica.
I
fatti sono molto chiari: non ce l’hanno, altrimenti l’avrebbero già
usata o almeno esibita come estrema minaccia. I fatti sono scarni nella
loro semplicità: dall’inizio dei bombardamenti Usa ad oggi, i
talebani hanno sempre e soltanto incassato; non si può neppure parlare
di una guerra, ma di una serie ininterrotta di devastazioni che hanno
visto una sola parte soccombere.


Le
uniche perdite americane ammesse e di cui i mass media hanno divulgato
la notizia dietro placet del Pentagono sono due marines uccisi e
venti feriti da una bomba americana sganciata da un pilota che
dall’alto dei cieli li aveva scambiati per una postazione di
irriducibili talebani (5 dicembre 2001).
Dunque,
che fine ha fatto lo spaventoso incubo dell’antrace? Quello che era
ostentato da mansueti mass media come lo spauracchio più orrendo non è
più un pericolo, come ci ammonivano un mese fa? Non ci erudiscono più
sulla patologia del carbonchio e su tutti gli orrendi effetti della
infezione batteriologica?


Chi
decide quale sia la minaccia da cui proteggersi, il colpevole da punire,
la punizione meritata?
Gli
Stati Uniti volevano l’Afghanistan; ora ce l’hanno.
La
tremenda minaccia dei talebani che costituiva un rischio intollerabile
per tutto il mondo è stata gloriosamente schiacciata.
I
benpensanti e quelli che credono che la verità stia tutta da una sola
parte (la loro) possono tirare un profondo, glorioso respiro di
sollievo.

Per
chi conosce la storia e ha quindi imparato che il solo vero nemico
dell’umanità è il potere inizia adesso l’inquietudine più amara.


(1)
Vedi http://www.whatreallyhappened.com/uslab.html
(2)
Vedi http://www.discovery.com/news
(3)
Vedi L’Unità, 4 dicembre 2001
(4)
Fonti: The Guardian, 22 settembre 2001; BBC, 18
settembre 2001
(5)
Fonte: Agenzia tedesca "online.ie", 14 settembre 2001
(6)
Fonte: Le Figaro, 31 ottobre 2001
(7)
Fonti: The Guardian, CNN, FOX, The Observer

(8)
Le put options sono speculazioni su azioni che si prevede debbano
scendere
(9)
Le call options sono speculazioni su azioni che si prevede
debbano salire
(10)
Fonti: The New York Times, The Wall Street Journal

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