Perché sembra indicare l’imminenza della «nuova Pearl Harbor» attesa dal regime israelo-americano per attaccare l’Iran, l’attentato «islamico» che tanti dei nostri informatori temono sia stato programmato a Berlino durante i mondiali di calcio.
Diversi altri segnali concorrono a questo esito (2).
Per esempio, l’improvvisa acquiescenza di Condoleezza Rice ad accedere a trattative dirette tra USA ed Iran.
Salutato dai media come un positivo cambiamento di linea e una grande apertura, esso è probabilmente il segno che gli USA si stanno vestendo della pelle dell’agnello in attesa che l’evento tragico e spettacolare di Berlino possa dimostrare che con gli iraniani «è impossibile trattare» in quanto «terroristi», secondo la linea programmatica dettata una volta per tutte da Sharon, e dare il via all’aggressione.
Va ricordato che due portaerei USA sono state spostate nel Golfo, insieme ad una corazzata francese.
Un altro segnale inquietante è l’esercitazione navale della NATO che sta per aver luogo nel Mar Nero: dove, per la prima volta dalla fondazione dell’Alleanza Atlantica nel ‘49, «le forze navali di Israele sono pienamente integrate» nell’apparato militare atlantico.
Fino ad oggi, gli israeliani hanno potuto solo fare la parte degli osservatori in questo tipo di manovre.
Ora appare che la NATO ha inglobato un nuovo alleato alla chetichella e senza alcuna trattativa se non segreta: gravissima circostanza per cui Israele riceve l’appoggio dell’Alleanza Atlantica senza alcuna condizione di reciprocità da parte dello Stato ebraico.
Un’alleanza a senso unico.
Dove gli europei si trovano, senza saperlo, con un «alleato» che è in guerra virtuale con tutti i vicini, e che ci trascinerà nella sua guerra.
La «terza guerra mondiale» annunciata da Gillerman.
Alon Ben David, analista militare ebreo della rivista Jane’s Defence Weekly, ha dichiarato alla Reuter che questa ampia cooperazione delle «armate straniere con Israele» avviene «in preparazione di un possibile conflitto con l’Iran».
Già otto navi da guerra del Comando Sud della NATO (certamente anche italiane) sono all’àncora nel porto di Haifa, dove resteranno fino al 4 giugno, per poi spostarsi nel Mar Nero davanti alle coste romene.
Qui simuleranno «combattimenti contro flottiglie di motoscafi veloci lanciamissili» (una delle armi, tipo MAS, su cui punta l’Iran per contrastare l’aggressione) e «operazioni di ricerca e recupero» di piloti caduti in mare.
Ciò proprio nei giorni in cui a Berlino tutte le TV del mondo seguiranno i mondiali, pronte ovviamente a riprendere il super-attentato in programma.
A bordo di una delle navi NATO, di nazionalità spagnola, il generale ebreo Yochai Ben Yosef ha esaltato questo «nuovo passo avanti nelle relazioni tra NATO e Israeli Defense Force».
Il generale iberico Lopez Calderon ha confermato i «rafforzati legami» con lo stato sionista – di cui non pare che il governo di Zapatero abbia detto nulla al suo parlamento – aggiungendo che le forze navali NATO mantengono un alto grado di «preparedness» (prontezza) allo scopo di «dispiegare le forze in ogni momento e in ogni regione entro il raggio di 3 mila miglia marine»: raggio che comprende ampiamente il Golfo Persico.
Del resto, da mesi la NATO ha spostato i suoi aerei radar AWACS in Israele per la necessaria copertura della zona di conflitto.
Sui media israeliani (non su quelli europei) si è fatta l’ipotesi che Israele stia per chiedere formalmente di entrare nell’Alleanza.
Ma altissimi gradi dell’armata israeliana lo hanno negato, con questa strepitosa motivazione: «L’appartenenza formale all’alleanza limiterebbe la capacità di Israele di applicare la forza in modo indipendente. Una maggiore cooperazione con la NATO serve agli interessi israeliani, e rafforza strategicamente Israele nel caso decida di agire in modo unilaterale contro le installazioni nucleari dell’Iran» (3).
Come volevasi dimostrare: siamo alleati con un alleato che si mantiene libero di provocare una guerra, mentre noi siamo obbligati a seguirlo nelle sue guerre.
Noi c’impegniamo, ma Israele non s’impegna a nessuna fedeltà né concertazione preliminare.
In altre parole: lo Stato giudaico comanda, noi obbediamo.
E i nostri politici «di sinistra», il neoministro della Difesa Parisi, il superministro degli Esteri D’Alema?
Zitti e mosca.
Saranno almeno al corrente?
Capiscono la gravità della situazione?
Per ora, il solo Stato che ha dato segno di capire l’anomalia etica, giuridica e militare dell’inglobamento surrettizio di Israele nell’alleanza è stata la Svezia, Paese neutrale che partecipa solo alle manovre NATO della «partnership for peace».
Nei primi giorni di maggio, la Svezia ha rifiutato di mandare i suoi caccia alle manovre congiunte «Volcanex» tenutesi in Sardegna a Perdasdefogu, proprio perchè vi era stata imbarcata, a sorpresa e in segreto, Israele.
Jan Eliasson, il segretario di Stato svedese per gli Esteri, è stato esplicito e chiarissimo: «Lo scopo delle nostre attività ed esercitazioni è di preparare la cooperazione con altre nazioni per missioni di promozione della pace, che sono generalmente basate su un mandato ONU. Lo scopo delle manovre primaverili ‘Volcanex’ è sempre stato quello di cooperare in futuri dispiegamenti per il mantenimento della pace. Questo scopo non è più servito se uno degli Stati (partecipanti all’esercitazione) non partecipa ad operazioni di mantenimento della pace né vi parteciperà nel prossimo futuro».
Questa è dignità nazionale.
Parisi e D’Alema ne hanno mai sentito parlare?
Note
1) «Gillerman: world war III already begun», Associated Press, 31 maggio 2006. L’asserzione dell’ambasciatore sionista ha dato la stura ad un vero litigio con il diplomatico siriano Ahmed Alhariri, che ha detto: «Israele deve cessare questo ricatto verso le Nazioni Unite. Noi tutti sappiamo che la fonte del terrorismo nella regione è la continuata occupazione di territorio arabo, e l’espulsione dei palestinesi dalle loro terre, come anche la continua aggressione contro gli arabi e la negazione dei loro diritti fondamentali».
2) Tra questi indizi vanno probabilmente inserite le improvvise trasmissioni di Matrix (Mentana, Canale 5) volte a screditare la tesi che l’11 settembre sia stato un auto-attentato. In vista dell’11 settembre berlinese, la necessità di parare in anticipo le obiezioni dei «complottasti» diventa urgente.
3) «Israeli naval forces will join NATO exercise for first time», Arutz Sheva, 30 maggio 2006.
(Tratto da www.effedieffe.com)