fbpx
martedì - 28 Novembre, 2023

Dal 1995 l'Informazione libera ed indipendente

L’altra verità sui Panama Papers. E non fa onore alla stampa

Data di pubblicazione:

Ultimi articoli

Il potere curativo del solstizio

NEXUS EVENTI presenta IL POTERE CURATIVO DEL SOLSTIZIO Un toccante Viaggio sonoro in culla al Natale VENERDÌ 22 DICEMBRE 2023 Inizio evento ore 20:30 presso ORATORIO DELLA SANTA CROCE 35030...

A viso scoperto

Nexus New Times # 161

Articoli più letti

Il potere curativo del solstizio

NEXUS EVENTI presenta IL POTERE CURATIVO DEL SOLSTIZIO Un toccante Viaggio sonoro in culla al Natale VENERDÌ 22 DICEMBRE 2023 Inizio evento ore 20:30 presso ORATORIO DELLA SANTA CROCE 35030...

A viso scoperto

Social Network

21,000FansMi piace
5,000FollowerSegui
10,300IscrittiIscriviti
spot_img
Condividi l'articolo:

I Panama Papers di clamore ne hanno suscitato. Indignazione, anche, com’è inevitabile quando vengono rivelati i conti milionari di centinaia di personalità di caratura mondiale. Ma siamo sicuri che si tratti di giornalismo? La risposta non è affatto scontata. Certo, sarebbe molto facile e comodo unirsi al coro di indignazione e di condanna per le rivelazioni. La stampa internazionale tende ad essere conformista e se un pool di prestigiose testate pubblica i risultati di quella che viene presentata come una straordinaria inchiesta giornalistica la “verità” trasmessa al mondo diventa univoca e incontestabile.

I dubbi, in realtà, sono doverosi: ciò a cui assistiamo in queste ore non ha per nulla le stigmate del giornalismo di inchiesta, semmai di qualcos’altro ben più ambiguo e poco onorevole. Di certo rappresenta il bis di un altro scandalo esplodo esattamente tre anni fa. Ricordate? Nell’aprile del 2013 l’International Consortium of Investigative Journalism – lo stesso che oggi propizia i Panama Papers – diffuse i nomi di 130’000 conti nei paradisi fiscali e delle fiduciarie di tutto il mondo che avevano aiutato i loro prestigiosi clienti ad aprirli; uno scandalo che lambì anche la Svizzera e naturalmente anche il Ticino con la diffusione dei nomi di alcuni studi. Lo schema mediatico di allora è identico a quello che emerge ora: una fonte passa al Consorzio di giornalismo una quantità enorme di documenti segreti, talmente colossale da indurlo a coinvolgere un certo numero di testate giornalistiche nella lettura e nella selezione di migliaia di documenti, la cui autenticità, però, è assicurata. Da chi? Ma dalla fonte stessa, che però non viene rivelata alle testate. Garantisce il direttore dell’International Consortium of Investigative Journalism.

E questo è il punto: giornalismo di inchiesta presuppone un lavoro faticoso, duro, talvolta rischioso, in cui i giornalisti seguono una prima traccia, trovano riscontri, cercano più testimoni incrociando le prove. E’ un esercizio ben diverso sia dall’Offshore leaks che dai Panama Papers, in cui ai giornalisti è stato semplicemente chiesto di setacciare montagne di carte, senza indagare, senza approfondire, senza incrociare, svolgendo una mansione più che da reporter da reporter investigativo, da speleologo dell’informazione.

Pochi commentatori, sia allora sia oggi, si sono posti la domanda fondamentale: com’è possibile che una sola fonte abbia potuto avere accesso a segreti custoditi gelosamente da studi professionali iperprotetti, trafugando dossier di dimensioni tali da non poter essere sottratti da un solo impiegato infedele? Parliamo di 11 milioni di documenti, che riguardano 200mila società in un arco di tempo lunghissimo, 40 anni! Chi e per quale ragione ha potuto compiere un’operazione così ampia, così sofisticata e così strumentale nei bersagli finali?

Non abbiamo una risposta certa ma sappiamo che le guerre moderne si combattono non solo con la forza militare, bensì anche – e talvolta soprattutto – con strumenti asimmetrici come la pirateria informatica, dunque con il trafugamento di informazioni sensibili. E avendo letto attentamente e con angoscia le rivelazioni di Edward Snowden, l’ex analista dei servizi segreti americani, non ci stupiamo più di nulla. Nessun archivio è davvero al sicuro, nulla di quanto scriviamo su un computer è davvero soltanto nostro. C’è chi ha accesso alla vita digitale di ogni uomo e di ogni società, in qualunque parte del mondo e può disporne a piacimento. Anche a Panama, un tranquillo lunedì di aprile, usando i media come straordinario, compiacente e compiaciuto detonatore.

Fonte: blog.ilgiornale.it/foa


 

Condividi l'articolo:

Potrebbe interessarti anche ...

L’oligarca processato, i noti amici e Letta

Il presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev In questi giorni strimpellazzano l’arpa della ‘liberty&democracy’ i vari striduli dirittumanitaristi a propulsione nucleare, questa volta contro l’ennesimo ‘amico...

Verso la moneta del benessere

NEXUS Eventi presenta VERSO LA MONETA DEL BENESSERE Come uscire dalla finanza distruttiva Ciclo di conferenze domenica 8 marzo 2009 15.30 - 19.00 Un nuovo modello economico non solo è possibile,...

Mars Attack!

tempo che trovano, dal pianeta rosso (sempre grazie alle notti insonni di "Roby", che continua a inondarmi di materiale) arrivano immagini davvero singolari. Si possono notare...

IL “GRANDE FRATELLO” RUSSO di Paolo Navone

Uno dei membri del comitato, Georgy Uspensky,...

Abbonati a Nexus

Eventi Nexus

Il potere curativo del solstizio

0
NEXUS EVENTI presenta IL POTERE CURATIVO DEL SOLSTIZIO Un toccante Viaggio sonoro in culla al Natale VENERDÌ 22 DICEMBRE 2023 Inizio evento ore 20:30...

Eventi Segnalati

Iscriviti alla Newsletter

Rimani sempre aggiornato sul mondo Nexus.

Conferma la tua iscrizione tramite la mail che riceverai.

Sostieni Nexus Edizioni

spot_img

YouTube