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    Le corna di Bush

    tempo fu la culla della
    odierna
    civiltà (?) umana. Osservando l’attuale situazione in cui
    versano le stesse
    truppe di occupazione, ormai impantanate e incapaci di qualunque
    iniziativa
    militare che non sia la devastazione di intere città
    (com’è accaduto a
    Falluja), francamente mi riesce difficile immaginare come
    l’amministrazione USA
    possa pensare di intraprendere iniziative militari contro l’Iran, delle
    quali
    si parla sempre più insistentemente. Con quali risorse pensano
    di poter
    attaccare un paese grande circa tre volte l’Iraq, e assai meglio
    organizzato e
    determinato nella propria difesa? Alcune stime dicono che per
    un’impresa del
    genere sarebbe necessario mobilitare, riequipaggiare e addestrare
    l’intera
    Guardia Nazionale statunitense, operazione che potrebbe richiedere
    parecchi
    mesi (ma qualcuno parla di anni). Mi sa tanto che le voci che parlavano
    della
    probabile reintroduzione della leva obbligatoria negli USA non fossero
    prive di
    fondamento, ma non credo affatto che un’iniziativa del genere
    troverebbe grandi
    consensi presso l’opinione pubblica, per quanto non sia da
    sottovalutare il
    livello di manipolazione che i mezzi di comunicazione di massa sono in
    grado di
    effettuare ai danni della popolazione statunitense nel suo complesso.
    Alcuni
    segnali però sono significativi: la foto che vedete di seguito
    (naturalmente
    mai mostrata da alcun giornale o televisione) è stata scattata
    il 20 gennaio
    presso il Central Community College di Seattle.

    Il
    sergente Jeff Due è
    stato circondato ed “espulso” dall’università insieme ad un
    altro addetto al
    reclutamento per conto dell’esercito; gli studenti hanno fatto a pezzi
    il
    materiale informativo sul tavolo dell’US Army e apostrofato in malo
    modo i due
    militari, che nel giro di una decina di minuti sono stati scortati
    fuori dal
    campus da alcuni addetti alla sicurezza.

    Comunque
    sia, in questi
    giorni l’attenzione dei media sul tragico tsunami del 26 dicembre
    è decisamente
    in calo, malgrado l’attività sismica nell’area interessata dal
    disastro stia
    continuando al punto da essere stata definita dai sismologi “qualcosa
    di mai
    visto prima nella storia della sismologia”, con 120 scosse registrate
    soltanto
    nell’ultimo mese, 33 delle quali sorpassavano il quinto grado della
    scala
    Richter. Ciò che allarma di più è che non si
    capisce se questi eventi sismici
    possano davvero essere catalogati come semplici scosse di assestamento,
    e non
    si tratti invece del sintomo di un’incredibile quantità di
    energia in fase di
    rilascio con conseguenze al momento imprevedibili.

    In rete
    si fa un gran parlare
    della possibilità che il terremoto e il relativo tsunami non
    siano affatto un
    evento naturale: c’è chi parla di HAARP, chi di
    detonazioni nucleari
    sottomarine, e chi invece collega l’innesco della tragedia ad alcune
    prospezioni geologiche effettuate nella zona. Personalmente non ho
    sufficienti
    elementi né per sposare né per rigettare alcuna di queste
    ipotesi, anche se
    alcune di esse mi sembrano un po’ una forzatura. Quello che trovo
    interessante
    però è la questione dello spostamento dell’asse terrestre
    di cui tanto si è
    parlato: se alla fine è prevalsa la versione secondo la quale
    quest’ultimo si
    sarebbe spostato di appena qualche centimetro, ecco cosa recitava un
    comunicato
    ANSA del 28 dicembre:

    “Il
    sisma del 26 dicembre
    è stato talmente violento da modificare in modo considerevole
    l’inclinazione
    dell’asse di rotazione terrestre. È quanto verificato dai
    ricercatori del
    Centro di Geodesia Spaziale dell’Agenzia spaziale italiana (ASI) di Matera che
    stanno elaborando in tempo reale i dati prodotti dalla rete mondiale di
    telemetria laser satellitare, della quale l’osservatorio lucano
    è uno dei
    capisaldi fondamentali.”

    Molti di
    voi saranno a
    conoscenza della tesi proposta già diversi anni fa da Gregg
    Braden e da altri
    ricercatori, secondo la quale il pianeta starebbe rallentando la
    propria
    velocità di rotazione e l’intensità del suo campo
    magnetico si starebbe
    abbassando in concomitanza con un aumento della cosiddetta risonanza di
    Schumann, ovvero la frequenza di risonanza del pianeta. Be’, trovo
    quanto mai interessante
    in questo contesto la notizia che segue:

    “Un
    cambiamento nella
    velocità di rotazione della Terra potrebbe essere all’origine
    del maremoto che
    ha devastato i paesi affacciati sull’Oceano Indiano. Lo sostiene un
    esperto
    russo, Aleksandr Ponomariov, vicedirettore dell’Istituto di Fisica
    Terrestre a
    Mosca. ‘Pensiamo che il cambiamento di quella velocità sia una
    possibile causa
    dei più recenti cataclismi tettonici’, ha dichiarato Ponomariov.”

    Ora, non
    vorrei guastarvi
    la giornata, ma dato che l’altro giorno ho seguito ad un telegiornale
    un
    servizio che parlava di quel gigantesco iceberg (120 chilometri di
    lunghezza,
    dimensioni paragonabili alla Valle d’Aosta) in rotta di collisione con
    la
    banchisa polare, il tutto raccontato come se si trattasse di una
    curiosità
    scientifica e corredato da un tranquillizzante sottofondo di arpe e
    violoncelli, è bene che vi informi di uno studio scientifico
    britannico
    pubblicato dalla rivista Nature,
    secondo il quale in realtà la minaccia del cosiddetto
    riscaldamento globale è
    stata di gran lunga sottovalutata dagli scienziati: pensate che, in
    base ai
    risultati dei rilevamenti, è ragionevole stimare l’aumento medio
    della
    temperatura planetaria tra i 2 e gli 11 gradi Celsius, ovvero circa il
    doppio
    delle previsioni considerate sino ad oggi che andavano da 1,4 sino a
    4,5 gradi
    Celsius. David Stainforth, responsabile del progetto che ha visto la
    collaborazione di esperti da prestigiose università e
    istituzioni accademiche
    britanniche, ha affermato che all’inizio di questo studio non si
    sarebbero mai
    aspettati un risultato del genere: “Se le cose stanno così, la
    faccenda è assai
    seria e preoccupante.”

    Che lo
    sia non c’è davvero
    più alcun dubbio: osservate in queste due foto la differenza tra
    come si
    presentava circa sessant’anni fa un importante ghiacciaio in Alaska,
    all’epoca
    spesso circa 700 metri, e come si presenta oggi.

    Verrebbe
    da dire “facciamo
    le corna”, ma a questo, come potete osservare nelle foto che seguono,
    ci ha già
    pensato la famiglia Bush al gran completo, durante la festa per
    l’insediamento
    di quel genio di George W.


    I media
    si sono affrettati
    a sottolineare come si trattasse del tradizionale saluto texano, e non
    di
    qualche oscura simbologia satanica che i soliti “teorici della
    cospirazione”
    associano alle élite di potere in tutto il mondo. Questo
    però non è corretto,
    in quanto il saluto texano si esegue con entrambe le mani, e poi non si
    capisce
    quale rapporto col Texas possano avere i personaggi che vedete nelle
    foto che
    seguono:




    Per non
    tediarvi vi
    risparmio molti altri esempi fotografici di questo tenore, con i
    personaggi più
    svariati, però non ho alcun dubbio sul fatto che almeno una
    parte di questi
    abbiano affiliazioni o frequentazioni di qualche genere con ambienti
    dediti al
    satanismo vero e proprio. Sia chiaro, quando parlo di sette sataniche
    non mi riferisco
    certo a gruppi di persone deviate tipo “i bambini di satana” o “le
    bestie di
    satana”, i tipici mostri da sbattere in prima pagina per suggerire che
    il
    satanismo sia poco più che un allarmante ma circoscritto
    fenomeno sociale, cui
    sono dediti pochi individui psicologicamente disturbati e
    potenzialmente
    pericolosi. Dei veri satanisti e dei loro legami con importanti
    ambienti
    politici ed economici non sentirete mai parlare, statene certi.

    E per
    finire, una curiosità numismatica: dopo decenni di studi, gli
    esperti hanno
    concluso che l’oggetto rappresentato in questa moneta francese del XVII
    secolo
    è esattamente quello che sembra essere, ovvero un oggetto
    volante non
    identificato. Un UFO, insomma…






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