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Le misteriose origini del petrolio

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IL CICLO VITALE DI GAIA

Trent'anni orsono la concezione della tettonica a placche, allora da poco scoperta, offri una spiegazione razionale e autonoma dell'evoluzione della Terra. Nel contesto di questo modello è assiomatico che la Terra "odierna" rappresenta i residui "raffreddati" di un grumo precedentemente fuso di materia cosmica consolidatasi in un nucleo di ferro-nickel, in un mantello siliceo-metallo ferroso e in una crosta silicea-metallo alcalino.

Tale genere di interpretazione era maturata nei secoli 19° e 20° — l'epoca in cui il Darwinismo aveva trasformato il mondo vivente in qualcosa in costante progresso verso l'ottimizzazione di forma e funzione; niente di ciò che "è" potrebbe mai essere ideale, in quanto "in cammino" verso la perfezione. Inerente a tale concezione vi era anche l'idea che le parti inanimate del mondo si stavano anch'esse evolvendo?

Quello che gli attoniti studenti in realtà non comprendono è il fatto che, nella migliore delle ipotesi, è visibile lo 0,05% superiore dello "spessore" del mondo inanimato; il restante 99,05% (se non di più) rientra nell'ambito di congetture più o meno fondate. Quindi la geoscienza è certamente la più esoterica delle cosiddette scienze "dure", dove affinché un geoscienziato "operi" necessitano da una parte consistenti dosi di "fede" (in aleune teorie) e dall'altra una "dissonanza cognitiva" (la capacità di trascurare dati concreti).

Nel contesto del modello della tettonica a placche, le zolle crostali continentali più leggere "fluttuano" sulle zolle crostali oceaniche più pesanti. Negli anni '60 del secolo scorso la nuova disciplina scientifica del paleomagnetismo indicò come le rocce che costituiscono i fondali oceanici sono magnetizzate secondo il campo magnetico terrestre predominante all'epoca della loro formazione. Da entrambe le parti esiste uno schema simmetrico di polarizzazione magnetica contrapposta, lontano dalle dorsali oceaniche. Questo ha dimostrato due cose: (a) il campo magnetico della Terra subisce periodiche inversioni di polo e (b) la Terra non fu "creata" in un qualche momento dato ma si trova tuttora in fase di formazione. L'Islanda "poggia" sulla dorsale medio-atlantica e costituisce la prova vivente della costante creazione di nuovo materiale crostale oceanico tramite eruzioni vulcaniche. La nuova crosta (formatasi principalmente nell'Oceano Atlantico) sta digradando sotto le più leggere placche continentali per essere "consumata" in quella che viene definita astenosfera.5 L'"Anello di Fuoco" che circonda l'Oceano Pacifico si adatta con precisione a questo modello "metabolico" circolare attuando una distruzione di compensazione.

Secondo i canoni della tettonica a placche, il "motore" di tutta questa attività è la "attività" termica delle parti interne della Terra (determinata dal decadimento radioattivo). I "punti caldi" si "spostano", lasciando negli oceani vulcani sottomarini che formano isole di origine vulcanica.

Dagli anni '70 del secolo scorso, quando lo scienziato, inventore ed esperto di fenomeni atmosferici Jim Lovelock, di nazionalità britannica, iniziò a sollecitare un approccio di natura più olistica verso le scienze della Terra, gli scienziati prendono in considerazione le interazioni delle differenti sfere di Gaia (la "Terra che vive", secondo il nome dell'antica dea greca della Terra).

La Terra sta palesemente attraversando un processo di differenziazione: quello che sale nei vulcani viene incorporato nella litosfera, atmosfera, idrosfera e — non dimentichiamolo — nella biosfera. Quello che viene ricondotto entro l'astenosfera nelle zone di subduzione è una miscela di elementi fra i più disparati: il resto viene incorporato nei continenti lungo le catene montuose che si formano dietro le zone di subduzione, dove la crosta oceanica in eccesso viene trascinata dentro nel mantello.

Uno degli elementi fondamentali del ciclo vitale di Gaia è il carbonio. In natura il carbonio presenta tre isotopi. Il carbonio-12 costituisce il 98,89 per cento di tutti gli atomi di carbonio e serve come standard per la scala di massa atomica. Il carbonio-13 è l'unico isotopo magnetico, il che lo rende assai importante per gli studi strutturali dei composti che contengono carbonio. Il carbonio-14 è prodotto dal bombardamento dell'azoto nell'alta atmosfera da parte dei raggi cosmici; è radioattivo, ed ha un tempo di dimezzamento di 5.760 anni; è possibile impiegare la quantità di carbonio-14 presente nei reperti storico-archeologici per determinarne l'età.

I libri di testo che trattano della composizione della Terra si cimentano con un problema fondamentale: nel "metabolismo" della Terra è implicato un grave deficit di carbonio. Il carbonio che "spunta" viene riassorbito solo parzialmente nelle viscere della Terra; una parte viene assorbita negli scheletri di organismi come carbonato di calcio (calcare, perlopiù in forma di barriere coralline; in misura minore come resti di esoscheletri, denominati lumachelle) e nella biomassa, costituita in gran parte da carbonio. Sotto il profilo volumetrico non vi è equilibrio!

A compromettere ulteriormente la nostra comprensione del ciclo del carbonio vi è il fatto che colossali quantitativi di tale elemento — in forma di gas metano, CH4 — sfuggono dalla Terra, se non perlopiù inosservati, quantomeno non documentati.

Thomas Gold (vedere nota 14) descrive come i terremoti vengano preceduti ed accompagnati da ingenti eruzioni di metano (causa dei fuochi comunemente associati alle piccole scosse; prima dei terremoti gli animali sono irrequieti ed agitati, probabilmente perché avvertono le fughe di metano).

In presenza di metano, l'acqua ghiaccia a 7° centigradi sopra lo zero. Poiché l'acqua è più densa (più pesante) a +4° C, in corrispondenza di quasi tutti i fondali oceanici vi è una zona in cui il metano che sfugge dalla Terra negli oceani (che costituiscono il 70% della superficie terrestre) si raccoglie in metano ghiacciato.

I quantitativi stimati di metano ghiacciato sono tali che, ammucchiati sulla superficie dell'Austria, raggiungerebbero qualcosa come 11.600 chilometri in altezza (ovvero circa il due per cento della distanza dalla Luna); non sono compresi gli ingenti quantitativi di metano ghiacciato intrappolati nelle regioni del pianeta coperte da permafrost.

Queste vaste quantità di carbonio non rientrano in nessuna delle stime sull'equilibrio del carbonio (da qualunque lato dell'equazione), quindi perché prenderle sul serio?

Secondo la teoria condivisa sulla formazione del petrolio, la materia organica presente negli oceani scende sino al fondale, dove (in condizioni anossiche/euxiniche) si decompone sino a formare petrolio greggio. Anche se in qualche misura questo potrebbe verificarsi nel Mar Nero (che sotto tutti i punti di vista è separato dagli oceani del pianeta grazie ai Dardanelli ed è la "regione tipo" degli ambienti euxinici), non esiste alcun esempio attuale che ciò stia accadendo da qualche parte sulla superficie terrestre, il che è in contraddizione con il principio geoscientifico dell'"attualismo", che afferma che "il presente è la chiave del passato".

 

COSTRUZIONE DI ELEMENTI NEL SISTEMA SOLARE

Non abbiamo avuto alcun motivo di credere in qualsiasi altra "teoria" (faremmo meglio a definirla "ipotesi", visto che una teoria prevede la dimostrazione empirica di un'ipotesi) che non fosse "consenso logico", che ha elevato il paradigma relativo alla formazione del petrolio allo stesso assurdo ed onnicomprensivo status conseguito dal principio evolutivo tramite semplice e meccanico apprendimento e ripetizione di un canone, scelto dagli eruditi decani della religione del "progresso".

Quello che definiamo "petrolio greggio" è, fondamentalmente, una complessa miscela di composti di carbonio e idrogeno; tutti gli altri elementi chimici presenti sono, in termini di volume, privi di reale rilevanza. Le complesse catene di idrocarburi sono costrutti fragili e rimangono stabili solo in condizioni simili a quelle che tutte le forme di vita (come siamo arrivati a conoscerle) riescono a tollerare; questo aspetto comporta, per la presenza degli idrocarburi, una serie di condizioni fisico-chimiche che rientrano nell'ambito della chimica organica, la chimica dei composti del carbonio.

Si sarebbe stati indotti pensare che gli idrocarburi (i migliori amici dell'uomo; in fin dei conti permettono agli uomini di guidare maschie fuoriserie e di gironzolare in "blues mobile") e l'altra forma di carbonio, i diamanti (i migliori amici della donna), avessero reso i composti del carbonio il qualcosa meglio conosciuto che esista.

Invece fu una grande sorpresa per tutti — in particolar modo per i chimici organici — quando. nel 1985, Rick Smalley (Shell Chemical Company, USA) e Harold Kroto (spettroscopista di microonde, University of Sussex, Inghilterra) scoprirono la "buckyball" (la molecola. C60; nome esatto, Buckminsterfullerene), una forma cristallina del carbonio fino ad allora sconosciuta. Né Smalley né Kroto erano mineralogisti, bensì entrambi "esterni" al settore. Nel presente contesto tale aspetto assume particolare rilevanza.

Nel 1953 l'astronomo/cosmologo britannico Fred Hoyle propose una teoria che spiegasse la ragione per cui il processo solare non riesce a produrre circa il 30 per cento degli elementi chimici noti (come indicato dalle analisi spettrografiche del Sole). Le nubi cosmiche di idrogeno (ciascun atomo formato da un protone, un elettrone ed un neutrone) si aggregano sino a quando, a causa delle pressioni gravitazionali, le temperature interne raggiungono i cinque milioni di gradi circa ed i protoni si muovono con energia sufficiente da fondersi al momento della collisione, formando deuteroni (nuclei di idrogeno-2), i quali a loro volta si combinano con i protoni sino a formare elio-3; questo è l'isotopo di elio, dotato di tre protoni e tre neutroni nel nucleo.

L'elio-3 non interagisce con i protoni, tuttavia esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che i nuclei di elio-3 possono fondersi e produrre elio-4 (l'isotopo di elio con quattro protoni nel nucleo), espellendo i due protoni in soprannumero. Il risultato finale di questa catena protone-protone è la conversione di quattro atomi di idrogeno in un atomo di elio; in effetti quello che accade è che i neutroni vengono "catturati". Il processo di "costruzione" di elementi tramite cattura di neutroni perviene al ferro (numero atomico 56), il più stabile di tutti gli elementi, e quindi il processo solare termina per mancanza di energia.

I corpi astrali come il nostro Sole attraversano varie fasi, l'ultima delle quali è la supernova. Tale fenomeno si verifica allorquando un sole esaurisce l'idrogeno di combustione e subisce un collasso gravitazionale. Questa implosione eleva nuovamente pressione e temperature sino a quando queste oltrepassano la soglia oltre la quale l'energia accumulata determina un rilascio esplosivo. Durante il processo (nel quale sono implicate energie di gran lunga maggiori di quelle del processo solare) vengono prodotti tutti gli altri elementi chimici presenti in natura ed il ciclo di storia stellare ricomincia di nuovo; gli esiti delle esplosioni di supernova formano una nube che raggiunge il momento angolare.

Secondo modalità già descritte da Kant e Laplace circa 200 anni orsono, i pianeti si formano per accumulo di materia. I prodotti dell'esplosione di una supernova si separano in base alla loro massa mentre vengono sospinti lontano sempre secondo la loro massa. I pianeti interni sono piccoli corpi "pietrosi" (pesanti), mentre con l'aumentare della distanza assumono maggiori dimensioni ma risultano costituiti da materiali più leggeri — i "giganti gassosi" nelle zone esterne del sistema solare.

Poiché il nostro sistema solare contiene tutti gli elementi chimici noti presenti in natura, ha evidentemente attraversato una fase di supernova e, di conseguenza, è una formazione cosmica di seconda generazione.

Questo per quanto concerne la portata della nostra conoscenza fattuale della storia cosmica del sistema solare.

 

L'ELIO NELLA MATERIA TERRESTRE

Sir Fred Hoyle e Chandra Wickramasinghe hanno dimostrato tramite spettroscopia che una grande porzione di tutta la materia presente nell'Universo è di natura organica. Alla luce di questo fatto, il Professor Thomas Gold della Cornell University ha sostenuto che un'analoga proporzione della materia che in seguito si è aggregata per formare il nosto pianeta deve essere stata anch'essa di natura organica! Una delle sue argomentazioni cruciali fa riferimento alla composizione isotopica dell'elio nella materia terrestre.

Sebbene l'elio sia presente nell'atmosfera terrestre solo in misura di una parte su 200.000 (pari allo 0,0005 per cento), e in esigue quantità nei minerali radioattivi, nel ferro di origine meteoritica e nelle sorgenti d'acqua minerale, notevoli quantitativi di tale elemento (sino al 6,7 per cento) sono presenti come componente nel gas naturale (metano CH4).

Il comune isotopo dell'elio, l'elio-4 (4He), "probabilmente deriva da emettitori radioattivi alfa presenti nelle rocce" (Encarta Encyclopedia, 2002). Riguardo alle origini dell'elio l'Enciclopedia Britannica (nella sua edizione online) è leggermente meno criptica: "L'elio presente sulla Terra non ne è un suo componente primordiale bensì è stato generato dal decadimento radioattivo. Particelle alfa, espulse dai nuclei di sostanze radioattive più pesanti, costituiscono i nuclei dell'isotopo elio-4.

Le radiazioni alfa non non sono dunque un fenomeno elettromagnetico ma sono composte da fasci di particelle! Nel 1959 la scienza "saccente" "decretò" che le "particelle alfa hanno scarsa rilevanza poiché gli strati esterni della cute impediscono alle radiazioni di penetrare nell'organismo" (Encarta Encyclopedia, 2002), di conseguenza da allora nessuno si è eccessivamente preoccupato della questione.

A livello del mare, la presenza di elio nell'atmosfera terrestre è pari a 5,4 parti per milione dell'aria complessiva; ad altitudini più elevate la proporzione aumenta leggermente. Circa una parte dell'elio atmosferico su 700.000 è composta dall'isotopo 3 (3He), attualmente ritenuto un prodotto del decadimento di trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno che ha massa atomica 3; la maggior parte dell'elio atmosferico è l'isotopo 4 (4He). Quando gli organismi respirano l'aria introducono al loro interno tale miscela isotopica di 3He e 4He; quando muoiono, essa permane contenuta nei loro resti.

Il 1987 vide uno dei più rilevanti progressi della cosmologia significativa (basata su fatti piuttosto che sulle solite fantasie), allorquando Thomas Gold, inventore della radioastronomia, applicò al nostro "piccolo pianeta verdeblu" i risultati della sua decennale ricerca volta a svelare i misteri dello spazio; egli avanzò la teoria della "biosfera calda e profonda".

Questo modello della formazione e dell'evoluzione terrestri implica che la Terra non fu mai un corpo fuso omogeneo che in seguito si suddivise in sfere differenti in base alla densità e/o alle temperature di cristallizzazione dei minerali durante la sua fase di "raffreddamento". Gold sostiene che quella che definiamo "evoluzione geologica" della Terra non è una funzione del raffreddamento del corpo astrale precedentemente fuso ma piuttosto una funzione del processo di equilibrio, tuttora in atto, di quella che in origine potrebbe benissimo essere stata una discarica cosmica; è l'accumulo gravitazionale, coadiuvato da impatti di asteroidi, ad essere considerato il responsabile dei processi termici desunti dai dati geologici.

 

LE REALI ORIGINI DEL PETROLIO

La scienza convenzionale fu elaborata nel corso del 19° secolo e si basa primariamente su dati geofisici, ovvero la rifrazione delle onde d'urto provocate dai terremoti (e, recentemente, anche delle piccole scosse causate dalle esplosioni di origine umana) sulle discontinuità dei materiali di differente densità presenti nelle viscere della Terra. Tutti questi riscontri sono di natura indiretta e, nel loro insieme, una "verità" emersa dal consenso di generazioni di scienziati che hanno aggiunto innumerevoli puntelli ad un "modello di pensiero" induttivo e vecchio di secoli, nel cui contesto si credeva facilmente a quanto faceva piacere.

Quali che siano le prove concrete, vengono denigrate e nemmeno prese in considerazione (in quanto non rientrano nel "paradigma"). Quando Thomas Samuel Khun scrisse The Structure of Scientific Revolutions,'probabilmente intendeva stilare una diagnosi; alcuni si domandano come mai venga ora somministrata come terapia.

Thomas Gold dimostrò che quando pensiamo alla biosfera, tendiamo a farlo nei termini di quello che riusciamo a vedere, senza nemmeno prendere in considerazione la possibilità che anche quella che conosciamo come la Terra può essere altrettanto "viva"; la sua concezione della biosfera calda e profonda prevede che quella che generalmente consideriamo la biosfera potrebbe non rappresentare nemmeno la metà della vita complessiva sulla Terra!

Trivellazioni che si addentrano sino a 5.000 metri di profondità nel nucleo cristallino dello Scudo Scandinavo entro la struttura di impatto (di asteroide) presso il lago Siljan, in Svezia, nonché in ambienti simili in territorio canadese, a tali profondità hanno rilevato la presenza sia di petrolio greggio sia di batteri vitali! Le rocce, di derivazione ignea o in stato altamente metamorfosato, durante la loro formazione avrebbero distrutto tutti i materiali organici a noi noti. Se il "petrolio" si fosse formato nel processo di decomposizione degli organismi di superficie, come avrebbe potuto raggiungere quelle aree in profondità dove è possibile reperirlo ora?

Nel suo libro precedente, dal titolo The Millennium of Mediane (vedere nota 14), Gold ha presentato dati sulla composizione isotopica dell'elio contenuto nel metano (gas naturale) che si accómpagna al petrolio greggio. Se questo petrolio fosse derivato dai resti di organismi "normali" che vivono in quella che solitamente consideriamo la biosfera, allora l'elio presente in tracce dovrebbe avere la miscela di isotopi 3He/4He che si trova nell'atmosfera — non il 4He visto emanare dalle parti interne della Terra nelle zone di spaccatura e dai vulcani ed altri ambienti collegati alle zone più profonde del pianeta. Gold fornisce una mole di dati analitici per dimostrare che l'elio associato al petrolio greggio (tramite il metano associato) ha una composizione isotopica compatibile con una origine "profonda"!

Quando si esamina il "paradigma in auge" relativo alla formazione del petrolio, l'impossibilità fisica dell'esistenza di qualsiasi vita "normale" alle pressioni e temperature prevalenti alla profondità di cinque chilometri e i quantitativi di elio isotopico in traccia presenti nel metano associato al petrolio greggio vengono convenientemente trascurati. I batteri viventi all'interno della Terra traggono energia dai processi di riduzione (del metano e, in misura minore, dei solfati) piuttosto che da processi ossidativi, come accade per tutta la vita "normale" sulla Terra. La vita "estremofila" è presente ovunque i ricercatori si diano la pena di cercarla — nei reattori nucleari, nelle bocche dei vulcani, nelle fosse tettoniche delle profondità marine, persino nello spazio! Non si tratta di un fenomeno "moderno". Paul Rincon (BBC News Online, 22 aprile 2004) ha riportato che i ricercatori hanno trovato riscontri di una antica forma di vita terrestre prosperata nei flussi di lava sottomarina. Ben 3,5 miliardi di anni fa dei microbi scomposero i vetri vulcanici in cerca di sostentamento nelle "lave a cuscino" delle zone montuose presso la città sudafricana di Barberton; metabolizzando questi materiali, si lasciarono dietro strutture tubolari all'interno delle quali vi sono tracce di carbonio organico. Le moderne strutture di questo tipo contengono anche acidi nucleici e accresciute tracce di carbonio e azoto — gli elementi basilari per la vita.

Tutti i libri di testo che trattano le origini del petrolio greggio ripropongono pedissequamente la "storia" che sembrò avere un senso quando, nel fatidico anno 1859, il "Colonnello" Drake trivellò un pozzo nei dintorni di Titusville, Pennsylvania; le sue direttive erano quelle di cercare sale — ma trovò il petrolio! La presenza in loco di strati di carbone determinò l'immediata reazione automatica della scienza saccente: il petrolio doveva essere un prodotto di separazione del carbone, in quanto il suo contenuto di legno fossilizzato doveva derivare da materia di origine vegetale.

Nei 150 anni trascorsi da quel giorno non vi è stato un solo esperimento nel quale si sia riusciti a "creare" petrolio da materia vegetale (o animale)! Ciononostante, la geoscienza istituzionale continua a raccontare agli studenti che il petroo è "combustibile fossile", derivato dai resti di materia organica.

I chimici conoscono da molto tempo il modo di sintetizzare molecole di idrocarburi più complesse. L'idrogenazione è una reazione che combina l'idrogeno con composti organici insaturi (idrocarburi); questi ultimi hanno almeno una coppia di atomi di carbonio legati da un legame doppio o triplo. Quando un composto insaturo viene trattato con idrogeno ad un'apposita temperatura e in presenza di un catalizzatore (una qualche sostanza che dev'essere presente durante una reazione chimica senza esservi implicata materialmente, come ad esempio nickel, platino o palladio finemente suddivisi), il legame multiplo fra gli atomi di carbonio si scinde e ad ogni atomo di carbonio si aggrega un atomo di idrogeno; quando, ad esempio, viene idrogenato l'etilene (C2H4), il prodotto è l'etano (C2H6).

Si impiega l'idrogenazione anche con molecole più complesse, il che dà origine ad un'ampia varietà di prodotti sintetici importanti per usi industriali e di laboratorio.

Il processo di Bergius — che prende il nome dal chimico tedesco Friedrich Karl Rudolph Bergius (1884-1949; premio Nobel nel 1931) — viene impiegato su larga scala in molte parti del mondo dove le risorse petrolifere sono scarse. Tale processo fa uso di carbone e di catrame di carbone come materiale di partenza. Il carbone, miscelato ad un olio pesante, viene triturato sino ad ottenere una pasta fine e riscaldato con idrogeno, sotto pressione, in presenza di un catalizzatore composto di solfuri metallici. L'olio derivante viene ulteriormente idrogenato ed una terza idrogenazione produce benzina; una tonnellata di carbone produce circa 304 litri di benzina.

Il processo di Fischer-Tropsch (che prende il nome dai chimici tedeschi Franz Fischer e Hans Tropsch, che lo hanno elaborato) fu utilizzato diffusamente in Germania negli anni '30 del '900 per la produzione di petrolio sintetico e carburante diesel; tale processo impiega una miscela di monossido di carbonio e gas di idrogeno, con un catalizzatore contenente nickel, cobalto o ferro modificato.

I processi di idrogenazione di un qualche tipo, attivi nelle viscere della Terra, sembrano essere una modalità di formazione del petrolio greggio assai più plausibile di quella che gli apostoli della religione del "combustibile fossile" ci propinano. Questo spiegherebbe la ragione per cui il petrolio è reperibile in luoghi come:

• la costa californiana, che sovrasta una zona di subduzione (dove la crosta oceanica del Pacifico sprofonda sotto il conti- nente nordamericano) ed è in prossimità dell'area della faglia di Sant'Andrea, una delle regioni più mobili della crosta terrestre (in questo caso potrebbe trattarsi di una relazione del tipo "poiché" e non del tipo "nonostante");

• la Baia di Biafra, dove il continente africano è fratturato verso oriente, come evidenziato dalla geomorfologia;

• sull'altro lato dell'Atlantico, al largo della costa del Brasile, dove i giacimenti petroliferi trivellati in una delle acque a tutt'oggi più profonde rendono anch'essi il "paradigma dominante" una totale presa in giro;

• il Bacino di Muglad, in Somalia, alquanto vicino alla fossa tettonica dell'Africa Orientale, lungo la quale le zone più orientali dell'Africa si stanno separando dal resto del continente;

• gli Altopiani di Paupa Nuova Guinea, regione ancora attiva sotto il profilo orogenico (formazione di montagne);

• il Mare del Nord, dove una struttura di impatto denominata "Silverpit", cui è stata conferita un'età approssimativamente uguale a quella della struttura di impatto di Chicxulub al largo della Penisola dello Yucatan, Messico, vale a dire 65 milioni di anni, si trova in prossimità di una regione di produzione petrolifera;

• l'Arcipelago Indonesiano, una delle zone più mobili del pianeta; in molte sue aree si produce petrolio.

Nessuna delle summenzionate regioni presenta significative formazioni sedimentarie che potrebbero fungere da "rocce di origine" o nemmeno da "rocce incassanti"; quello che hanno davvero in comune è il fatto che sono parti altamente mobili della crosta terrestre oppure prossime a strutture che penetrano a fondo nelle zone interne del globo.

Sembrerebbe ragionevole presumere che queste strutture forniscano canalizzazioni lungo le quali il petrolio, che si forma costantemente nell'equilibrio delle parti interne della Terra, sfugge sino alla superficie. Alla luce di tutto questo sembra ragionevole sostenere che la "connessione" del petrolio greggio con qualche forma di vita sia del tutto diversa da quella attualmente in auge: il petrolio non deriva da forme di vita, ma gli idrocarburi provenienti dalle regioni interne del globo sostengono la vita nella biosfera calda e profonda!

 

FRA L'INCUDINE E IL MARTELLO

In veste di geologo esplorativo delle "rocce cristalline" per oltre un quarto di secolo, lo scrivente ha lavorato su cinque continenti ed ha avuto innumerevoli opportunità di discutere con i geologi petroliferi l'argomento degli idrocarburi distillati. Queste discussioni sono finite per la maggior parte in litigi ad alta voce ed attacchi ad hominem. Nessuna delle argomentazioni di cui sopra è mai stata ritenuta rilevante per la materia in discussione; questo ricorda la linea seguita dal papa quando, commentando "La Passione di Cristo", ha affermato: "Le cose sono andate proprio così."

Il paradigma relativo alla "formazione del petrolio" attualmente in voga è poco più che un dogma religioso apodittico. Per gli esperti dell'industria petrolifera l'esprimere un qualsiasi dubbio sulla sua veridicità equivale ad un suicidio professionale; agli altri scienziati viene elargito scherno a piene mani e tutti coloro che non hanno "conoscenze specifiche" sono oggetto di antipatici commenti.

Tutto questo ricorda le tattiche di Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Terzo Reich, il quale elevò le competenze professionali dei muratori al rango di una forma d'arte: "Con quanta più lena applicherete l'intonaco, tanto meglio aderirà!" il che, trasferito nel paradigma relativo alla formazione del petrolio, suona così: "Quanto più sfacciata è la menzogna, tanto più risulta credibile!" (Goebbels affermò: "Se dici una menzogna abbastanza grande e la ripeti in continuazione, la gente inizierà a crederci", ndt).

Il filosofo tedesco Júrgen Habermas esige che tutti i partecipanti ad un dibattito intellettuale possiedano la "conoscenza del partecipante"; così facendo, egli priva la maggioranza dell'umanità di uno dei suoi più fondamentali diritti: esprimere la propria opinione su rilevanti questioni di carattere esistenziale. Quando Thomas Kuhn (cfr. nota 15) "installò" nel software del pensiero moderno il concetto dei paradigmi tramite una "macro" (un algoritmo materializzato), in realtà fece per il mondo accademico quello che Habermas fece per l'umanità in generale: imporre a tutti un "gag order"! (letteralmente: "ingiunzione di silenzio", ndt).

In questo modo il mondo accademico viene fatto ammutolire, secondo lo stesso schema in base al quale si sostiene che il pubblico sia troppo stupido per essere in grado di comprendere la "scienza". Intimando a tutti di pensare ai propri affari, il mondo accademico risulta brutalmente diviso in gabbie mentali tanto quanto l'umanità nel suo complesso il che, fra l'altro, sfida apertamente i principi della democrazia. Gli accademici esperti (quelli "al corrente delle questioni riservate") offrono ai rappresentanti eletti la loro consulenza in ambito politico; in realtà molte questioni fondamentali sotto il profilo esistenziale vengono decise in modo completamente antidemocratico.

I veri scienziati adoperano terminologie specifiche allo scopo di definire con precisione gli aspetti più mutevoli del loro lavoro, mentre l'industria scientifica "cash and carry" dei nostri tempi usa la terminologia per escludere indesiderati outsider che forse potrebbero rovesciare i paradigmi dominanti. La revisione dei pari applicata alle pubblicazioni scientifiche era solita compiere opera di autocensura per escludere dalla letteratura di settore ricerche metodologicamente fallaci; da qualche tempo assicura che i paradigmi vengano rispettati, il che introduce un tipo di censura del tutto diverso. Il consenso degli eruditi decani di qualsivoglia disciplina scientifica, relativo ai risultati di ricerca consentiti, soffoca il progresso scientifico. Un esempio calzante: in campi come l'informatica e l'ingegneria genetica "si verifica" un progresso assai rapido — tali discipline sono talmente nuove che non si dispone di un paradigma né di direttive etiche tali da impedire che queste discipline scivolino dauna smisurata immoralità verso la vera e propria criminalità.

 

LA FINE DEL PETROLIO?

A questo punto il presente saggio torna al punto di partenza.
Definendo il petrolio "combustibile fossile", una "macro" agisce sulle facoltà cognitive delle persone alle quali la combustione degli idrocarburi "fornisce energia". Qualsiasi "fossile" è per definizione di disponibilità limitata, e quando l'industria petrolifera presagisce in continuazione "la Fine del Petrolio" manipola surrettiziamente la mente dell'uomo della strada, "affamato di energia". Tanto più le "limitate" risorse di "combustibile fossile" si avvicinano al loro "previsto" termine, tanto più agevole risulta giustificare la salita della spirale dei prezzi; in tal modo le persone vengono ingannate e indotte ad accettare senza discussioni qualsiasi prezzo della benzina, mentre intere nazioni non vedono nulla di male nell'intraprendere iniziative belliche per assicurarsi di rimanere "potenti".

Si potrebbe riscrivere la storia del 20° secolo nei termini di tutte le guerre che sono state semplicemente il mezzo tramite cui conseguire il fine di garantirsi l'accesso al petrolio necessario a mantenere lo "sviluppo" del mondo al passo più remunerativo. Il mio articolo dal titolo "Il petrolio e la guerra alla droga e al terrorismo" [NEXUS nr.54] delineava un modo alternativo di collegare fra loro i conflitti militari del secolo scorso.

Mentre nella Prima Guerra Mondiale i potenti si limitarono ad ordinare ai loro sottoposti di partecipare al conflitto, la Seconda Guerra Mondiale fu il risultato di isteria di massa e brutale manipolazione. Dopo il primo episodio di carneficina di massa, il mondo disse "Mai più!", tuttavia 20 anni dopo i "Fuehrer" dell'umanità dimostrarono di avevre la stessa memoria di un moscerino della frutta. Così come la Lega delle Nazioni fu "efficace" nell'assicurare che, dopo la Prima Guerra Mondiale, non ce ne sarebbe stata un'altra, l'Organizzazione delle Nazioni Unite costituita al termine della Seconda Guerra Mondiale è stata analogamente inutile; quello che effettivamente si conseguì fu che i fondatori di entrambe queste istituzioni riuscirono a mantenere costantemente le loro economie sul piede di guerra "regolamentando" l'industria (l'uso) delle armi.

Nel momento in cui, in tempi moderni, intere nazioni vengono ammassate come bestiame nei vagoni merci di treni diretti verso l'oblio, così si producono sempre "valide prove scientifiche" per giustificare le azioni più aberranti. Nel 1956 il geologo della Shell M. King Hubbert predisse (previsione poi rivelatasi corretta) che la produzione petrolifera statunitense avrebbe raggiunto il picco nei primi anni '70 di quel secolo, per poi iniziare a diminuire. La situazione politica fu una coincidenza? La guerra del 1973 in Palestina fece lievitare il prezzo del petrolio sino a quelle alte vette che resero lo sfruttamento dei vasti giacimenti del Mare del Nord, da poco scoperti, un progetto attuabile.

K. S. Deffeyes ha eseguito un'opera simile a quella di Hubbert per quanto concerne la produzione petrolifera globale, prevendone il "picco" fra il 2004 e il 2008.

Appare arduo escludere un collegamento fra l'impostazione geopolitica (e le azioni unilaterali) degli USA e questo genere di pensiero.

A questo punto sono i giacimenti petroliferi della Piattaforma dell'Argentina-Falklands, scoperti alla fine degli anni `70 (motivo alla base della Guerra delle Falklands e che, a quanto si dice, sono 10 volte più consistenti di quelli dell'Arabia Saudita), a richiedere un aumento del prezzo del petrolio di ampia portata che giustifichi gli enormi investimenti necessari ad avviare l'estrazione.

 

URANIO IMPOVERITO E GIACIMENTI PETROLIFERI IRACHENI

Solo i pensatori laterali comprenderanno qual è la probabile ragione di trasformare l'Iraq in un deposito di scorie nucleari. Quando la verità sugli effetti determinati dall'uso di proiettili all'uranio impoverito (DU) farà capolino, il petrolio delle seconde riserve (note) più consistenti al mondo resterà nel sottosuolo.

Nessuno rischierà che i propri figli nascano anoftalmici (privi di occhi), privi del cervello, con dita fuse o con altre inenarrabili malformazioni congenite.

Il 1° dicembre 2001 Andy Kershaw, corrispondente da Bassora del britannico Independent, ha riferito degli orrendi effetti dei proiettili DU sulla salute della popolazione locale.

Durante la prima Guerra del Golfo USA e Gran Bretagna hanno bombardato la città e i suoi dintorni con 96.000 proiettili all'uranio impoverito; poco tempo dopo, sono nati bambini che presentavano grottesche deformità congenite.

Dal 1991 (quando ebbe termine la Guerra del Golfo) al 1994, il Basra Maternity Hospital contò 11 malformazioni congenite che, nel 2000, assommavano a 221; nel 1993 l'ospedale curò 15 bambini affetti da leucemia i quali, nel 2000, divennero 60.

Uno studio condotto nel Mississippi sulle famiglie di 251 veterani della Guerra del Golfo ha rivelato che il 67 per cento di tutti i bambini nati da questi soldati dopo il loro periodo di servizio in Iraq sono nati privi di occhi o di orecchie, o persino del cervello, e colpiti da grottesche malformazioni congenite (Dr. Lauren Moret, geologo ambientale, San Francisco Bay View, 11 luglio 2001).

Questi rapporti, sepolti da notizie "più" interessanti, non sono stati citati da altri notiziari.

Larry Johnson scrive sul Seattle Post-Intelligencer (4 agosto 2003): "Il Pentagono e le Nazioni Unite stimano che nel corso delle incursioni effettuate contro l'Iraq nei mesi di marzo e aprile del 2003, USA e Gran Bretagna abbiano impiegato da 1.100 a 2.200 tonnellate di munizioni all'uranio impoverito —una quantità di gran lunga superiore alle 375 tonnellate usate, secondo le stime, nella Guerra del Golfo del 1991.

Quando analoghi rapporti sugli effetti che il secondo "stupro di gruppo all'Iraq" ha avuto.sulla salute pubblica cominceranno ad emergere dallo stesso Iraq e dalle nazioni che hanno fatto parte del "gruppo", presso i distributori di benzina compariranno avvisi di questo tenore: "Vendiamo solo carburante derivato da petrolio certificato come NON proveniente dall'Iraq".

Così il petrolio dei grandi giacimenti iracheni resterà nel sottosuolo, il conseguente aumento del prezzo trasformerà la Piattaforma dell'Argentina-Falklands in un porcospino di piattaforme petrolifere e l'umanità resterà in attesa del prossimo capitolo della storia del "Grande Petrolio".

 

L'Autore:

Il Dr. Siegfried E. Tischler, nato in Austria, ha conseguito la laurea in Geoscienze nel 1977 presso l'Università Leopold-Francis di Innsbruck e, da allora, presta la sua opera come geoscienziato in tutto il mondo, in ambito accademico (presso la Austrian Mining University), in ambito governativo (come direttore dei lavori di scavo a Transkei, nella ex "patria di adozione" sudafricana, dove ha fondato un Dipartimento di Rilevamento Geologico) e in ambito industriale (in qualità di consulente per l'esplorazione mineraria).

Nel 2001 ha assunto l'incarico di visiting professor presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Graz, in Austria, dove insegna Etica della Scienza nel contesto di un corso di studi che si occupa della gestione di crisi e catastrofi, offerto ai post-laureati con posizioni di rilievo nel governo e nell'industria. Dal mese di maggio del 2003 è visiting professor presso l'Università di Riau, in Indonesia, dove sta allestendo un Centro per l'Etica della Scienza. Ha assunto l'incarico di Director Utama preso la PT Multi Nuansa Harmoni allo scopo di commercializzare le sue tecnologie per i servizi dell'industria petrolifera e per quella regione, ed attualmente risiede a Batam Island, Indonesia.

Il Dr. Tischler si rende disponibile a ricevere e replicare a eventuali commenti inviati via email a: [email protected]. Per una biografia più dettagliata, visitate il sito http://www.resumes.yahoo.com/setex-01/siegfriedtischler.

(Articolo tratto da Nexus New Times nr. 55, aprile-maggio 2005, https://shop.nexusedizioni.it/collections/nexus-new-times/products/nexus-new-times-nr-55; per motivi tecnici nel presente articolo non sono incluse le note e la bibliografia originali, disponibili tuttavia nell'originale cartaceo ordinabile come arretrato al link qui sopra.)

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