Poiché gli eventi italiani, europei e mondiali, stanno assumendo sempre più foschi connotati e preludono ad un futuro quale non si sarà mai visto e nemmeno immaginato nemmeno nelle più ardite fantasie letterarie, ci è parso doveroso ed opportuno approfondire i contenuti d’una pubblicazione uscita la prima volta nel 2010, e migliorata nel 2017, la quale è in grado di gettare luce ben oltre talune ipotesi all’ordine del giorno persino presso gli osservatori più attenti, configurandosi al contempo come una delle scoperte della pubblicistica cosiddetta ‘alternativa’ maggiormente dirompenti e fededegne.
A rafforzamento e a maggior suffragio delle argomentazioni contenute nella stessa, ci avvaliamo in questa sede anche di interviste con due degli autori: Paolo Rumor e Loris Bagnara (purtroppo il terzo, il politologo Giorgio Galli, è scomparso: 27 dicembre 2020), e di alcuni riferimenti ad altri fatti e a robusti studi.
Prologo
Nell’estate 1981 uno stimato e mite avvocato quarantenne di Vicenza sollevò la cornetta del telefono nel suo studio e compose il numero d’una località italiana per ottenere maggiori informazioni, del tutto svincolate dalla sua professione, circa un’organizzazione della cui esistenza era venuto a conoscenza molti anni prima, attraverso una serie di documenti riservatissimi in possesso di suo padre.
L’avvocato – ora in pensione da dieci anni – è Paolo Rumor, membro della potente e prestigiosa famiglia veneta, “anticamera del Vaticano e molto altro”, come egli stesso oggi dice con un sorriso. E che tra gli altri espresse un cinque volte Presidente del consiglio, il più celebre Mariano Rumor (1915-1990).
Quei documenti erano stati consegnati al padre, Giacomo, da Maurice Schumann (1911-1998), uno dei padri della ventura Unione Europea1, alla fine degli anni Cinquanta, e rivelavano in modo circostanziato e diretto l’esistenza d’una entità, naturalmente segreta, originatasi diverse migliaia di anni prima – e ancora attiva negli Ottanta – la quale sarebbe stata l’autentico cervello teorico e operativo all’origine della moderna concezione europea.
E nonostante il clima un po’ teso e irritato creatosi nella famiglia Rumor in seguito alle rivelazioni contenute in quei documenti, il nostro avvocato di tanto in tanto non solo poneva al riguardo domande al padre – ottenendo peraltro puntuali risposte – ma soprattutto si prendeva la briga di trascrivere le parti della documentazione, ingente, a suo giudizio più singolari o quelle che per svariati motivi attiravano la sua attenzione, prima di giovane curioso e poi di adulto, e che furono dapprima depositate dallo stesso Paolo presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza, indi confluite nel libro L’altra Europa. Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea, stampato dall’editore Panda di Castelfranco Veneto2.
Questi gli antefatti: ora i dettagli…
Giacomo Rumor
Va anzitutto ritenuto che quanto riferito da annali, manuali scolastici e universitari, stampa e altra pubblicistica, circa la nascita dell’Europa unita è nient’altro che una maschera. Non che i noti passaggi dal 1946 in avanti (Consiglio d’Europa, Trattato sulla difesa, Euratom, Cee, Sme, Maastricht, etc.) mai siano avvenuti, ci mancherebbe. Semplicemente, dietro tutto ciò si celerebbe ben altro.
Ruolo non affatto irrilevante nella costruzione europeista ebbe Giacomo Rumor (1906-1981), come ci spiega il figlio, “scelto dal presidente del consiglio Alcide De Gasperi nel 1946, presidente Enrico De Nicola, per rappresentare l’Italia insieme ad altre persone esperte di vari argomenti istituzionali, in una della commissioni che dovevano stabilire alcune questioni di commercio nell’ambito dei rapporti tra gli Stati europei”. E forse pochi lettori avranno sentito parlare di quest’uomo. Conosciamolo.
Laureato in Giurisprudenza, all’università ebbe quale assistente ecclesiastico Giovanni Battista Montini (1897-1978), il futuro Paolo VI, col quale si legò di un’amicizia che sarebbe durata tutta la vita. Montini tornerà presto nella vicenda, insieme ad un altro di quei nomi da far tremare.
Antifascista della prima ora, viene incarcerato due volte (1931 e 1945) e dopo la guerra, nel 1947, assume la presidenza della Camera di Commercio di Vicenza e nel ‘48 la vicepresidenza della Fiera Campionaria, di fatto un’istituzione internazionale. Altri incarichi pubblici arriveranno poi negli anni, sempre nel dominio economico. Fu anche fondatore del Centro per la Produttività del Veneto. Così tanto titolato, avrebbe dovuto essere lui ad intraprendere la carriera politica nella famiglia. Poi, come spesso accade, le cose andarono diversamente3.
Cattolici blindatissimi quindi, i Rumor. Con l’esclusione di Paolo, da anni ormai sdegnato anche per via della storia che stiamo raccontando.
Si può dunque ora comprendere perché Giacomo accolse – con garbo consono al suo censo e al suo temperamento – dall’amico Schumann il dossario, ma al contempo, ci dettaglia ancora il figlio, “con timore e fastidio, persino con tormento”. Un cattolico praticante e obbediente, scevro da commistioni men che trasparenti, si ritrovava tra le mani – e non per caso – materiale urgente, bizzarro, in odor di squadra e compasso, ma ai suoi occhi lungimiranti quanto serio. E forse, pericoloso.
Sicché pur conservandolo, non gli tenne dietro come Schumann – è lecito pensarlo – sperava.
Come nasce “L’altra Europa”
Per lunghi anni le trascrizioni della documentazione restarono nel cassetto dell’avvocato, il quale di tanto in tanto vi ritornava, inframmezzando le incursioni di colloqui col padre, senza però avere l’intenzione di rendere in alcun modo pubbliche né gli uni, né le altre. Diversi anni dopo avrebbe mutato d’avviso.
Imbattutosi per caso in Enrico Mattei: petrolio e complotto italiano (Dalai Editore, 2005) di Giorgio Galli, Rumor contatta il politologo mai prima di allora conosciuto. “Io so”, gli disse, “come andò quella faccenda”, ossia la ‘liquidazione’ del dirigente.
Io so. Ma a differenza di Pier Paolo Pasolini, Rumor aveva le prove, o almeno cospicui indizi. E non solo questo.
Galli allora invitò Rumor a Milano per un incontro. Di certe questioni si parla de visu, non al telefono.
L’avvocato spiegò allo studioso che cosa a sua conoscenza avvenne proprio a ridosso del cosiddetto incidente di Bascapè, e che ritroviamo nel libro in questi termini: “Mattei fu messo in guardia da mio padre [circa un possibile attentato ai suoi danni, NdR]. Egli rispose di avere ricevuto un’analoga segnalazione da un giornalista dell’“Istvestija”, Leonid Kolossov4, il quale era in rapporto sia con gli iraniani sia con il dipartimento dei rifornimenti industriali sovietici, da entrambi i quali (tramite il servizio segreto) era trapelata la notizia di quel che si andava preparando. Mattei non ritenne questa segnalazione sufficientemente preoccupante: rispose che aveva ricevuto altre dissuasioni, in precedenza, più o meno esplicite. In effetti qualche tempo prima vi era stato un tentativo di sabotaggio a suo danno, non riuscito”
Il testo prosegue: “Più tardi Kolossov cercò di mettersi in contatto con la segretaria di Mattei, Fiorenza Giacobbe, a San Donato Milanese [dove era allocata l’Eni, NdR], quando ebbe la certezza che la notte del 26 ottobre di quell’anno (1962), nel volo da Catania a Milano del giorno successivo, era stata posta una carica esplosiva, con materiale incendiario, dietro il cruscotto dell’aereo Snam 1 del presidente, collegata alla manopola che azionava l’apertura del portellone e la discesa delle ruote del carrello, da parte di due presunti meccanici, dopo che la vigilanza era stata sospesa con un accorgimento. L’intervento fu tardivo perché il velivolo era decollato da qualche tempo e la segretaria del presidente in quel momento non rispondeva, o non era rintracciabile. Kolossov non aveva ritenuto di esporsi personalmente avvertendo in anticipo le forze di sicurezza aeroportuali, anche perché non voleva o non poteva rivelare i suoi rapporti ambivalenti con il proprio Paese e con i Servizi italiani […].”
“La carica di detonazione, posta prima della partenza da Catania e che doveva attivarsi alla discesa del carrello in fase di atterraggio, fu fatta invece esplodere in volo sopra la località di Bascapè [in provincia di Pavia, NdR] da parte di un certo Kukin, dotato di un congegno trasmittente, situato a terra nei pressi della cascina dei Panigada, in località Albaredo” (pp. 113-114)5.
Ciò che Rumor qui tace ma che rivelò a Galli e adesso a noi, è che a sollecitare il padre per evitare la morte a Mattei, era stato niente meno che Montini. Quando però gli chiediamo come e perché il presule sapesse del rischio sotto cui si trovava il presidente dell’Eni, Rumor si schermisce e a nostro giudizio davvero ignora – e se sospetta, preferisce glissare – i dettagli del retroscena.
Perché però Paolo Rumor sa dell’intervento di Montini? Era stato direttamente il padre a dirglielo, il quale – è doveroso sottolinearlo – non c’entrava alcunché con quei maneggi criminali.
Estraneo sì, ma accortissimo, a Giacomo fu abbastanza semplice connettere la morte di Mattei con la documentazione conferitagli da Schumann.
Ed è a questo punto, ossia dopo aver riferito a Galli del retroscena della vicenda Mattei, che Paolo Rumor parla al politologo della documentazione.
Alla fine dell’incontro Galli persuaderà dunque Paolo Rumor a mettere nero su bianco e a divulgare tutto quanto fosse riuscito a trascrivere decenni prima, tanto e tale era il peso di quelle carte, in cui adesso ci immergiamo.
L’altra Storia d’Europa
Avrà il lettore adesso pregustato e presentito la natura scottante della documentazione Rumor. Ma le vere sorprese devono ancora arrivare.
Tale documentazione si compone di tre distinte parti: una serie di lettere, elenchi di nominativi e cartine topografiche. Tutte inerenti a ciò che Paolo Rumor chiama ora ‘Struttura’ e talaltra ‘Organizzazione’, termini cui ci atterremo anche noi.
Va da sé che una simile compagine non è un circolo ricreativo con statuti o roba simile messi nero su bianco, sicché non esiste un tracciato d’impostazione teorico-operativo che ne designi i compiti. Tuttavia quanto allora esistette e oggi è sopravvissuto, è ampiamente sufficiente per decretarne la natura ‘sospetta ed effettiva’.
In base a tale dossario – e altresì sulla scorta delle conversazioni tra Paolo e Giacomo – risulterebbe palmare l’esistenza di un grande progetto europeista segreto, apparecchiato in epoche precedenti il Novecento: per essere precisi già nel XIX secolo e ancor più indietro.
Tale progetto era volto alla costruzione di un preciso assetto del mondo occidentale tutto. Scrive Paolo Rumor: “Ancora negli anni Settanta mio padre mi diceva che pochi uomini politici conoscevano il lavoro che si era svolto “dietro le quinte” per preparare poco per volta il nuovo ordine dell’Occidente” (p. 103).
Un ordine edificato, a grandi linee, su quattro cardini: libera concorrenza economica, parlamenti elettivi (verosimilmente depotenziati, aggiunge chi scrive), abolizione delle influenze religiose, valori di natura universale. Un poker a noi oggi ben noto, che conferma o confermerebbe la piena riuscita del progetto e in più la verosimiglianza di alcune teorie serpeggianti e infine emerse negli ultimi decenni anche in Italia per opera di ricercatori come al solito troppo sbrigativamente liquidati, da baggiani e volenterosi lanzichenecchi, quali “complottisti”6.
Leggiamo ancora Rumor: “Mi sembra di aver compreso, dall’insieme degli appunti, degli scritti e di alcune espressioni di mio padre, che le persone che avevano lavorato per l’impostazione di base dell’Unione Europea erano, almeno in parte (ma le più influenti), schierate per una concezione laica della convivenza civile. Anche se la maggior parte era verosimilmente di estrazione o di educazione cattolica o protestante, insistevano tuttavia perché fossero recepite nella futura Unione solo le connotazioni spirituali comuni ai laici” (p. 125).
Tre livelli, molti nomi
Dalla documentazione si evince che tale ‘Struttura’ sarebbe suddivisa su tre livelli: progettuale, operativo e consultivo, compartimentati in modo che i membri di ciascun livello ignorino quelli dell’altro, a esclusione di rarissimi casi. E di più: gli individui afferenti alle tre sezioni sarebbero bensì consapevoli dei loro ruoli e d’essere incardinati all’interno della ‘Struttura’, ma all’oscuro di coloro i quali invece siano all’origine e alla base di essa. Insomma i capi effettivi, i registi e i reggitori dei tre livelli e sui quali daremo un cenno più oltre.
Va tuttavia segnalato che alcuni membri “noti” del piano consultivo – e di una sorta di gradino inferiore – vi farebbero bensì parte, ma a loro insaputa. Volendo adoperare un’espressione tanto famosa quanto efficace, potremmo parlare di “utili idioti”, ossia persone a vario titolo attive in variegati domini ma funzionali agli scopi dell’‘Organizzazione’.
Vediamo ora alcuni di codesti nominativi, non prima però di offrire al lettore qualche precisazione.
Come già detto, Paolo Rumor non trascrisse tutta la documentazione. Sicché anche l’elenco è incompleto, cionondimeno è assai vasto e coinvolge anche nomi extra-europei e di antica data. Poiché parecchi hanno un’origine difficile da rintracciarsi, ci siamo limitati a citare quelli di maggior rinomanza per gli orecchi del lettore.
Vi sono poi nomi di persone ancora viventi e di istituzioni di delicatissima gestione, che Rumor ritiene opportuno non divulgare, e ciò per tre motivi. Anzitutto, perché fece giuramento al padre di tacere certi nomi. Secondo, perché si tratta di persone ovviamente molto potenti e viventi, le quali non gradirebbero essere coinvolte nella faccenda. Terzo, perché Rumor ritiene che finché si tratti del passato, il pubblico potrebbe anche accettare una versione alternativa della Storia: non però se essa tiri in ballo nomi arcinoti di viventi.
Diamo infine per scontato che di essa fosse parte ovviamente lo stesso Maurice Schumann.
Il primo nome a balzare agli occhi è quello di Charles De Gaulle, uno dei padri della Francia resistenziale e postbellica, già in odore d’esoterismo presso altri autori. Vi è poi Jacques Maritain, filosofo e teologo neotomista francese, sostenitore del Concilio Vaticano II, un momento della Storia ecclesiastica, e di fatto europea e mondiale, dalle implicazioni controverse e indicato da molti quale scardinamento sovversivo dei principi religiosi fino a quel momento invalsi.
Restando in Francia, ci imbattiamo in André Malraux, scrittore noto soprattutto per il romanzo La condition humaine, ma altresì ministro della Propaganda e dell’Informazione proprio con De Gaulle e convinto propugnatore di una visione del mondo umanistica, che si armonizza con quella della ‘Struttura’.
Tra gli uomini di lettere ci sono anche Maurice Barrès (questi però fortemente impegnato anche in politica) e Jean Cocteau, già coinvolto dal Santo Graal di M. Baigent, H. Lincoln e R. Leigh quale vertice del Priorato di Sion e nel mistero di Rennes-les-Chateau.
Vi è poi l’etnologo Marcel Griaule, autore di uno degli studi antropologici più noti al mondo, Dio d’Acqua, sulla tradizione Dogon.
Tra gli italiani, invero pochissimi, spicca Gaetano Mosca, politico e politologo, il quale resta noto per la sua teoria così detta “elitista”, propugnatrice d’un Governo oligarchico, l’unico ammesso dallo studioso, e della liquidazione d’ogni forma democratica: un’altra “coincidenza” con le informazioni Rumor.
Dall’elenco sbuca anche il nome di un insospettabile Karl Kautsky, filosofo marxista di origine ceco-tedesca, dapprima su posizioni di marxismo ortodosso, indi criticato da Rosa Luxemburg, da Anton Pannekoek, e soprattutto da Lenin nel celebre La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky a causa del passaggio di quest’ultimo al fronte riformista e revisionista, quindi antirivoluzionario, avviato dal sodale Eduard Bernstein.
Sbuca a un tratto anche John Dee (1527-1608), misteriosofo presso la corte della regina d’Inghilterra Elisabetta I, e nome ricorrente assai spesso in studi sull’esoterismo politico.
Sorprendente è poi la presenza di Georges Ivanovič Gurdjieff, tra i più eminenti esoteristi che segnarono gli anni europei agli inizi del XX secolo.
L’origine millenaria della ‘Struttura’
Come se quanto raccontato sin qui non fosse sufficiente, c’è da tenere in considerazione l’origine verosimilmente millenaria dell’’Organizzazione’, attestata non soltanto dalle liste di quei nomi che qui sarebbe superfluo riportare, ma altrettanto dalle mappe cartografiche e dalla cartine topografiche annesse alla documentazione e analizzate dall’architetto Loris Bagnara, col quale abbiamo avuto un proficuo colloquio7.
“Mi sono reso conto”, ci spiega, “che le mappe cartografiche rappresentano profili costieri – in particolare del Mediterraneo e del Golfo Persico – come si presentavano 8000 anni fa e anche prima, quando il livello del mare era ancora molte decine di metri inferiore a oggi”. In quei luoghi si sarebbe insediata una civiltà antidiluviana, evocata nella stessa documentazione Rumor, e da cui si sarebbe originata la ‘Struttura’.
A giudizio di Bagnara “queste antiche conoscenze cartografiche “di prima mano” rappresentano la fonte di tutta una serie di carte geografiche realizzate in epoca storica (dall’età classica al Rinascimento), che mostrano dettagli e livelli di precisione incomprensibili per le conoscenze dei tempi, ma giustificabili se considerate un retaggio di conoscenze più antiche”.
In quelle carte Bagnara riconosce anche il sito di Giza. “Questi disegni – prosegue l’architetto – mostrano una rete di gallerie nel sottosuolo di Giza, che collegano un grande tempio ipogeo sotto la Sfinge con le tre celebri piramidi”. E, secondo i documenti, sotto la Sfinge ci sarebbe stato il luogo in cui erano conservate le cosiddette “tavole di gesso”. Che, come spiega Bagnara, “sono antichissimi documenti contenenti informazioni sulla civiltà antidiluviana e sulla catastrofe naturale che ne causò la scomparsa”.
Ciò significa che chiunque abbia disegnato quelle mappe di Giza era a concreta conoscenza di qualcosa ignoto ai più. Mappe peraltro assai simili, dice ancora Bagnara, “a certe rappresentazioni apparse in libri di carattere esoterico e massonico pubblicati a partire dagli anni Venti del Novecento”.
A parere dello studioso, “tutto ciò dimostra come talune informazioni, presenti nei documenti Rumor, fossero condivise entro determinati circoli di natura esoterica, occultistica e massonica”. E aggiunge: “Questo può fornire qualche elemento in più per cercare di comprendere quale fosse la natura della cerchia di persone (Maurice Schumann, in primis) con cui Giacomo Rumor entrò in contatto”.
Proviamo a stuzzicare Bagnara, dicendogli di tirare fuori le prove di questo tempio sotterraneo, che non risulta da nessun parte. E l’architetto risponde prontissimo: “È vero, prove non ce ne sono. Ma non ce ne sono di ufficiali. Io però ritengo siano molti gli indizi che confermerebbero la presenza di cavità nel sottosuolo. A me sembra anche innegabile che le autorità egiziane abbiano fatto di tutto per ostacolare le ricerche in tal senso e nascondere così informazioni ‘compromettenti’”. Motivo? Per Bagnara è semplice: non si vuole mettere in discussione la versione vigente, “che vede la civiltà egizia della IV dinastia quale artefice di tali monumenti”.
L’architetto però si è spinto ancora oltre nelle ricerche, poi confluite ne L’Altra Europa, identificando il succitato tempio sotto la Sfinge “con un’altra struttura in questo caso assai nota e oggi visitabile, presente a breve distanza dalla Sfinge”. È il cosiddetto Pozzo di Osiride, un luogo il quale “si attaglia bene alla caratteristiche della sala descritta dai documenti Rumor”. Ed è qui che, secondo Bagnara, sarebbero originariamente state conservate le “tavole di gesso”.
Questo mazzo di dati e di riflessioni spinge Bagnara ad azzardare un’ipotesi molto forte ma a suo avviso verosimile, ossia che “il vertice della piramide della ‘Struttura’ sia di natura differente rispetto al resto della piramide”, ovvero sarebbe costituito da “individui non esattamente umani, probabilmente un antico lignaggio (o meglio, diverse stirpi) originate dall’ibridazione fra esseri umani ed esseri provenienti da altrove”.
E ciò ci riporta a Gurdjieff, la cui affabulazione dei Racconti di Belzebù a suo nipote, insieme ad altre tracce biografiche presenti nella vasta letteratura sul personaggio, rimandano schiettamente all’esistenza di “superiori incogniti” dalle caratteristiche e dal ruolo speciali.
Le osservazioni di Bagnara su alcuni nomi della documentazione
Quando lo facciamo presente all’architetto, questi salta sulla sedia. “È un’idea che mi sono fatto anche io, ma dico di più. A mio avviso Gurdjieff ebbe un ruolo determinante nella scoperta di alcuni documenti a cui la ‘Struttura’ era interessata, in particolare a quelli dell’’Egitto prima delle sabbie’”, che sarebbero parte di quelli analizzati dallo stesso Bagnara8.
Diverso ruolo ebbero altri nomi della lista, ad esempio lo psicoanalista di scuola freudiana Theodor Reik.
“Per l’idea che mi sono fatto”, prosegue Bagnara, “uno degli obbiettivi della ‘Struttura’ era quello di governare la società manipolando innanzitutto le menti delle masse, e pertanto agli intellettuali da essa “arruolati” era demandato il compito di elaborare e seminare idee, concezioni, sistemi di pensiero utili a indirizzare la coscienza collettiva in determinate direzioni”9.
Tuttavia per l’architetto “la sorpresa più grande” è Charles Hapgood, il quale, tra gli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo, pubblicò alcuni libri in cui si ventilava l’esistenza di un’antica civiltà antidiluviana, svaporata a causa di uno “slittamento polare”. E quella degli slittamenti polari è una teoria già avanzata da tal Hugh Auchincloss Brown, “nemmeno a dirlo, un altro nome della lista Rumor”.
E i documenti originali?
Purtroppo il dossario originale completo è perduto per sempre. Dopo il 1981, anno della morte di Giacomo Rumor, nell’operazione di svuotamento della sua casa fu disperso dal fratello di Paolo, e questi sospetta che tale fatto possa non esser stato casuale, dacché anche il fratello sapeva quanto quel materiale potesse costituire un pericolo.
Preveniamo qualsiasi obiezione per la quale, senza la carta che canta, potremmo dubitare della veridicità di quanto rivelato. Vi sono precisi elementi per ritenere, a nostro giudizio, attendibile la documentazione.
Anzitutto si valuti la duplice fonte: padre e figlio Rumor, al di sopra di ogni sospetto. In secondo luogo la fonte primigenia, vale a dire Schumann, se possibile ancor di più. Terzo, Paolo Rumor non ha tratto alcun giovamento, in alcun senso, dalla diffusione di questi documenti. Anzi all’esatto contrario, come ci spiega, “mi sono alienato la vicinanza della mia famiglia, con l’esclusione di mia moglie e di mia figlia, e attirato severe critiche da parte di alcuni suoi membri”. Quanto al lato economico, pur avendo l’edizione Panda venduto bene, non ha fatto di Rumor un uomo ricco: benestante era e benestante è rimasto. E dalla Hobby & Work, pur avendo il libro riscosso notevole successo, non vide un soldo.
Quarto, Paolo Rumor per tutta la vita non si è mai occupato di simili argomenti, e non si lancia in fantasiose speculazioni di alcun genere. Pertanto non può né essere tacciato di “complottismo”, né di nutrire pregiudizi nei confronti di checchessia: è anzi proprio un qual certo candore, riscontrabile nella lettura del libro e attestabile dallo scrivente, ad allontanare da Rumor qualsiasi sospetto.
Alcune considerazioni
A maggior beneficio e suffragio delle rivelazioni della documentazione Rumor, sarà utile segnalare il libro dell’antropologa Ida Magli, pubblicato da Rizzoli nel 2010 e significativamente intitolato La dittatura europea. Un libro straordinario, dalla prosa possente e chiara, in cui la studiosa passa ai raggi X la politica dell’Unione ravvisandone la natura autoritaria e arbitraria, ma soprattutto oltremodo ‘sospetta’.
Esso è senz’altro una delle analisi più penetranti e spregiudicate della politica europeista, che grava così tanto da plurimi decenni su pressoché ogni piega delle nostre vite. Ma uno dei momenti più sbalorditivi del libro è l’ammenda della studiosa per aver snobbato nei suoi precedenti interventi, in particolare in Contro l’Europa (Bompiani, 1997), qualsiasi teoria o ipotesi così detta “dietrologica”, piccandosi invece d’utilizzare rigorosamente sempre soltanto il metodo scientifico nel quale si è formata. Tuttavia, col trascorrere del tempo e con l’approfondimento delle sue ricerche, la Magli si rese conto che quell’atteggiamento non era sufficiente per capire la politica. Qualcosa, o qualcuno, doveva per forza stare dietro la concezione europeista.
La ricercatrice non parla di una ‘Struttura’, con o senza la maiuscola, e per così dire naviga ‘in superficie’: ma è proprio da questa prospettiva che ella cambia parere, ad esempio notando meglio il simbolo che campeggiava su Paneuropa, il libro del conte Richard von Coudenhove-Kalergi (1894-1972), figura singolare e oscura, opportunamente evocata anche da Loris Bagnara negli “Approfondimenti” che compongono la Parte Terza dell’Altra Europa10.
“Di fronte al fatto che il simbolo di Paneuropa – scrive Ida Magli – era quello di una società segreta, i Rosacroce, ero costretta a prenderne atto e a inserire il “filo” della massoneria nel vastissimo ordito che a poco a poco ero riuscita a stendere sul telaio con il nome di “unificazione europea”. E più oltre: “Se nessuno parlava, questo poteva significare soltanto una cosa: che, anche se la massa non ne sapeva nulla, molti però sapevano, e obbedivano all’ordine di non parlare” (pp. 120-121). E le citazioni si potrebbero moltiplicare, non solo su quel “nobiluomo”11.
Per concludere
L’esistenza della ‘Struttura’ indurrà senz’altro il lettore a ipotizzare che diversi altri “misteri” o “enigmi”, italiani e stranieri, possano verosimilmente esser ricondotti ad essa, come dimostrerebbe il caso Enrico Mattei.
Anche sulla scorta di altri documenti e di altre inchieste citate più sopra, ci pare di poter infatti ritenere in tutta tranquillità che il materiale Rumor non ha alcunché di fantasioso. Se il lettore proverà, come abbiamo fatto noi a ‘unire i puntini’ non gli riuscirà difficile, almeno per via congetturale, scorgere alcune costanti operative tra il nostro materiale e, ad esempio, Ustica, piazza Fontana, la sparizione di Mauro De Mauro (il giornalista che indagava sul caso Mattei) e, ci spingiamo a dire, Tangentopoli ed alcuni cruciali avvenimenti nell’Est Europa. E di più: l’intenzione teorico-pratica della ‘Struttura’, così come illustrata da Rumor sulla scorta della documentazione, combacia piuttosto sensibilmente con ciò che anche noi possiamo denominare Nuovo Ordine Mondiale. Per quanto la verità sia sempre asintotica, vieppiù in un simile contesto, adesso abbiamo forse uno dei principali tasselli mancanti al “grande gioco”.
Se però tutto ciò non bastasse, chiudiamo il cerchio – mentre mille altri se ne aprono – riprendendo la telefonata lasciata in sospeso all’inizio. Una telefonata che si sviluppò, e concluse, in modo assai rapido ma altrettanto eloquente: “Ricevetti subito – scrive alla pagina 130 l’avvocato – un efficace quanto sgradito avvertimento dissuasivo”.
Paolo Rumor non scrive, né dice, molto di più. Ma ci ha comunque fatto intendere, e a chiare lettere, quanto quell’avvertimento avrebbe potuto avere sviluppi assai gravi. A maggior dimostrazione tanto dell’esistenza della ‘Struttura’ stessa, quanto della sua disinvoltura.
Note
1. Maurice Schumann (1911-1998) fu un politico francese, tra i fondatori del Mouvement Républicain Populaire, compagine attiva tra il 1944 e il 1967 d’ispirazione democratico-cristiana ed europeista. Assai vicino a De Gaulle, fu diverse volte ministro degli Esteri.
2. La prima edizione fu stampata dalla Hobby & Work, oggi scomparsa. Noi citiamo sempre dall’edizione riveduta e corretta di Panda.
3. Dopo la sua morte la Camera di Commercio vicentina gli dedica e intitola la Fondazione Giacomo Rumor – Centro per la Produttività Veneto, nonché il volume Giacomo Rumor e la rinascita dell’economia vicentina (A. Di Lorenzo, G.L. Fontana, G. Ferrarotto, A. Coli).
È opportuno riferire che già il nonno, anch’egli Giacomo, nell’Ottocento aveva istituito una serie di opere sociali d’ispirazione cristiana per contrastare la diffusione dell’anticlericalismo e della cultura laica attraverso cooperative, casse rurali, sezioni agricole, latterie sociali, assicurazioni del bestiame, cucine economiche, dormitori economici, unioni professionali, magazzini cooperativi, cucine familiari per famiglie in ristrettezze, e via elencando, tutto all’insegna dei valori cristiani. Fu anche il fondatore della Banca Cattolica Vicentina, in seguito diventata la principale del Veneto, della Società cattolica operaia, e altresì di diversi periodici.
4. “E agente operativo del Kgb”, aggiunge una nota redazionale. L’“Istvestija” è un quotidiano russo fondato nel 1917 e ancora stampato, tra i più famosi della nazione.
5. Ex partigiano bianco, Enrico Mattei (1906-1962) guidò dopo la guerra l’Eni con l’intento di sottrarre l’Italia al monopolio energetico delle Sette sorelle, contrattando rifornimenti presso Paesi all’epoca invisi al nostro per motivi politici e militari. Al ritorno da una battuta di caccia in Sicilia, sorvolando il pavese, l’aereo di Mattei esplose, uccidendo lui e il pilota.
Sulla vicenda ci sono ancora contrasti tra chi sostenga la versione ufficiale dei fatti – una pura casualità – e chi invece propenda per l’attentato. È forse inutile dire che lo scrivente propende per la seconda opzione.
Il numero di libri e articoli sull’argomento è talmente vasto da rendere impossibile offrire qui qualche suggerimento. Sarà però utile sapere, o ricordare, che ad aver avviato un’inchiesta sul caso Mattei, un caso che coinvolge parti importanti dello Stato italiano ed elementi stranieri, fu Pier Paolo Pasolini, facendo confluire gran parte del materiale di cui era venuto in possesso nell’incompiuto Petrolio. Diversi inquirenti ma soprattutto qualche giornalista più avveduto, e non corrotto o pavido, sono persuasi che l’omicidio dello scrittore, avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, sia in diretta relazione con le informazioni e le prove da lui acquisite contro una buona parte della classe dirigente italiana, politica e non. Si legga L’inchiesta spezzata di Pier Paolo Pasolini (Ponte alle Grazie, 2020) di Simona Zecchi, a sua volta un’inchiesta magistrale, per fortuna non spezzata.
6. Ci riferiamo a quanto emerge in canali d’informazione slegati dai grandi gruppi editorial-affaristici italiani e internazionali ad esempio sul Covid o circa la derivazione “massonica”, intesa come segreta e losca, di determinati organi sovranazionali o, ancora, su omicidi eccellenti e su stragi e attentati di cosiddetta matrice “islamica”. L’argomento “teorie del complotto” richiederebbe un’ampia trattazione, che qui non ci è possibile svolgere.
7. Architetto di formazione, Bagnara coltiva da anni l’interesse per l’archeologia proibita e per tutta quella congerie di misteri storici i quali propongono una versione della civiltà terrestre assai differente da quella ufficiale. Autore di molteplici articoli e saggi, qui ricordiamo Il segreto di Giza – il libro che ha suscitato l’interesse di Paolo Rumor e che lo ha persuaso ad avvalersi della collaborazione di Bagnara per L’altra Europa – e Il risveglio degli Antichi, con Marco Zagni, Diego Marin e Andrea Lontani. Di prossima pubblicazione Il modello celeste di Giza, dove egli approfondisce le ricerche archeoastronomiche iniziate con lo studio del 2003. Bagnara non fa mistero di appartenere alla Società Teosofica.
8. L’espressione “Egitto prima delle sabbie” trae da Incontri con uomini straordinari, da anni nel catalogo Adelphi, autobiografia parziale e verosimilmente romanzata della vita di Gurdjieff, in cui, tra il molto altro, l’esoterista racconta di una sua spedizione giustappunto alla ricerca di preziosi documenti. A ciò si connette un’altra organizzazione citata in Incontri, vale a dire la Fratellanza Sarmoung. Per anni gli studiosi, e nondimeno gli aderenti alla scuola di Gurdjieff, hanno ritenuto si trattasse di una delle tante maschere messe in circolazione da Gurdjieff, addirittura un’invenzione bella e buona. Di recente però sono emerse importanti tracce archeologiche della sua reale esistenza, facilmente reperibili in Rete. Ad avviso di chi scrive non è naturalmente possibile identificare la Sarmoung con la ‘Struttura’. Ma sospettiamo che la prima potesse in qualche modo essere legata alla seconda, o esserne persino una sua emanazione. Se ciò fosse vero si confermerebbe una volta di più l’origine antica dell’Organizzazione: la stessa Sarmoung affonderebbe infatti le sue radici assai indietro nel tempo.
9. Su questo notoriamente si sono espressi Pier Paolo Pasolini, la Scuola di Francoforte e diversi intellettuali nel corso del XX secolo. Rimandiamo a titolo di esempio agli studi del sociologo americano Vance Packard La società nuda, Il sesso selvaggio e soprattutto I persuasori occulti. Ovvio sarà poi ripensare a George Orwell e ad Aldous Huxley. Ma la letteratura sull’argomento si spreca.
10. Su questa figura sconosciuta ai più si veda ad esempio il libro di Matteo Simonetti, Kalergi. La prossima scomparsa degli europei, Nexus Edizioni, 2017
11. Non sarà inutile integrare questa lettura con Il bavaglio europeista di Mario Spataro (Settimo Sigillo, 2002).
L’autore
Guglielmo Decorsari, laureato – senza lode – in Giurisprudenza, è consulente di varie case editrici italiane e straniere e traduttore, sotto pseudonimo, di alcuni romanzi e saggi. Ma non ha mai pubblicato alcun libro, né mai lo farà, perché conosce troppo bene il mondo editoriale.
Vive tra il Sud Italia e il Portogallo, ha una compagna e, a quanto egli ne sappia, nessun figlio.
Tra i suoi principali interessi emergono in particolare il mondo della comunicazione, soprattutto giornalistica, la letteratura fantascientifica e horror (anche se a volte tra il primo e le seconde non vede molta differenza), e la politica nazionale e internazionale.
Dopo aver a lungo frequentato la società, da qualche anno conduce una vita appartata, decisamente disgustato dal declino del genere umano.
Avendo un’età ormai non più verde, è spesso ripetitivo. Uno dei suoi cavalli di battaglia è questo: “Come diceva Paul Klee, l’uomo è punto cosmico e non specie. Ma ormai sono persuaso che esso abbia del tutto smarrito quella sua caratteristica primigenia e si sia pervertito. Né animale, né punto cosmico, è diventato un ibrido degno di un capolavoro dell’horror”. E così per riposare il cervello rimastogli, nel tempo libero – parecchio – si occupa di etologia, con una speciale predilezione per i felini.