«Questi sistemi di intercettazione, uniti a una brillante attività di intelligence, faranno sì che l'esercito israeliano chiuda la partita con il movimento Hezbollah – ha continuato – ma il fatto che le comunicazioni provengano spesso da edifici abitati da civili non fermerà la furia di Israele, che ha messo in conto uno sterminio necessario, ma inevitabile».
«La vita di un militante del partito di Dio nei calcoli di Tel Aviv può valere decine di vittime civili. Non è un caso che non sia stata ancora accettata la tregua umanitaria proposta dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite – ha sottolineato l'esponente di Italia dei Valori – in quel caso, il corridoio umanitario rischia di impattare contro la strategia di Israele, che mira a estirpare Hezbollah e non può permettersi fughe di terroristi dal teatro delle operazioni. Lasciare che Israele guadagni tempo per pianificare questa strage che avrà migliaia di vittime civili, tra cui donne e bambini, è un atto di negligenza contrario ad ogni buonsenso e che peserà sulla coscienza di coloro che hanno temporeggiato inutilmente».
Questa affermazione è stata diffusa dall'agenzia Apcom il 4 agosto.
E' credibile?
In Libano è in corso un esperimento con le vite umane innocenti?
L'eccesso di morti tra i civili è il prezzo che Israele paga volentieri per mettere a punto e affinare un sistema nuovo e sofisticato di intercettazione e identificazione?
Mi pare che una conferma indiretta di questo sospetto venga da un'altra informazione, pubblicata sull'Observer di Londra (1): piloti israeliani «mancano» deliberatamente bersagli perché non si fidano dell'intelligence che ricevono dai loro comandi.
Quei bersagli, identificati dai comandi come installazioni e roccaforti Hezbollah, per i piloti non sono che abitazioni di civili.
Il giornale britannico dà voce a Yonatan Shapiro, un ex pilota di elicotteri d'assalto Blackhawk che dal 2004 è diventato un «refusenik», rifiutandosi di colpire civili.
«Alcuni piloti di F-16 mi hanno detto», riferisce Shapiro, «di aver tirato a fianco dei bersagli temendo che lì ci fosse gente comune, e perché non si fidano più di quelli che forniscono loro le coordinate dei bersagli».
E ha dato un esempio: «Un pilota ha ricevuto l'ordine di colpire una casa su una collinetta, da cui si presumeva gli Hezbollah lanciassero le kathiushe. Ma lui ha temuto che ci fossero dei civili nella casa, ed ha sparato di lato».
Meron Rappaport, ex direttore di Haaretz, ha detto: «Un capo squadriglia con cui ho parlato ha ammesso che le informazioni che riceve in volo sono spesso fallaci. Le prove usate per decidere se sparare su automezzi sono spesso 'circostanziali', nel senso che se c'è gente nelle aree che le forze israeliane hanno avvertito di evacuare, si assume che questi rimasti siano Hezbollah…ma le organizzazioni umanitarie dicono che molta gente non è partita perché non può, perché è pericoloso viaggiare sulle strade a causa degli attacchi dell'aviazione».
L'attentato alla stazione di Haifa: danni visibili irrisori, 7 morti arabi su 8.
Queste dichiarazioni collimano con la denuncia di De Gregorio: si sta usando un nuovo sistema sperimentale, che va verificato sulle cavie umane e messo a punto sulla loro pelle.
I piloti, dopo le stragi dei primi giorni, non se ne fidano.
E trovano che c'è qualcosa di strano.
Evidentemente, anche loro colgono l'aspetto illusionistico di questa «guerra» (a senso unico), l'elemento di finzione artificiosa e orwelliana che l'ha caratterizzata fin dal principio, fin dall'evidente sproporzione tra il casus belli (la cattura di un paio di soldati) e l'enormità della devastazione di rappresaglia.
Molti piloti, e anche parte dell'opinione pubblica israeliana, domandano ormai ad alta voce com'è possibile che su Israele piovano tutti quei missili e razzi Hezbollah, dopo settimane di offensiva. L'Observer cita un ministro israeliano anonimo: «Dopo tutto quel che ci costa l'armata, i risultati sono questi?».
E cita poi un «ben ammanicato esperto israeliano»: «Se abbiamo una così buona intelligence sul Libano, come mai non scopriamo i nascondigli dei missili e le rampe di lancio? E se non localizziamo quelli, com'è che decidiamo che una casa è un rifugio Hezbollah?».
Costoro possono non essere informati che il loro esercito sta conducendo un esperimento segreto, sta provando nuove armi e mezzi di identificazione, armato soprattutto della sua ideologia razzista. Per il Quarto Reich gli arabi sono sotto-uomini, usabili come ratti da laboratorio per poter affinare il sistema.
Sempre più sospetto è il mistero dei razzi Hezbollah che cadono in quantità sul territorio israeliano nonostante gli Hezbollah siano sotto attacco e probabilmente alle corde.
Il mortaio israeliano con acquisizione elettronica del bersaglio
Questi razzi sono «kasher», ironizza un sito americano: guarda caso, uccidono, in Israele, soprattutto arabi. (2)
Come Rabbia e Mahmoud Taluzi, due fratellini di Nazareth di 3 e 7 anni: giocavano nel cortile e sono stati colpiti da una kathiusha.
O come Habib Awad, falegname, arabo cristiano di 48 anni, incenerito da un razzo.
Un razzo ha colpito una moschea in Galilea ferendo gravemente un arabo.
Nella cittadina araba di Maghar, un altro missile Hezbollah ha ammazzato una ragazzina.
Razzi su razzi Hezbollah sono piovuti su altre tre cittadine arabo-israeliane nel nord.
Il 16 luglio, un razzo «Fajir» (made in Iran) ha ammazzato otto lavoratori ferroviari ad Haifa: solo uno degli otto ha ricevuto un funerale ebraico.
Le foto dei danni – che appaiono minimi – non collimano con l'esplosione di un missile che porta nella testata 250 chili di esplosivo, e che pesa 3 tonnellate: non c'è nemmeno un cratere, nemmeno piccolo.
I danni invece sono congruenti con tiri di mortaio; e il sito pubblica la foto di un mortaio israeliano avanzato, con puntatore laser, proiettile ad auto-propulsione e acquisizione elettronica del bersaglio, e gittata di ben 7 chilometri: è prodotto dalla israeliana Soltam. (3)
Questa sì è un'arma di grande precisione chirurgica.
Gli «israeliani colpiti da razzi Hezbollah» sono quasi tutti arabi: una bella precisione, appunto. Cavie umane.
(Tratto da www.effedieffe.com)
1) Inigo Gilmore, «Israeli pilots deliberately miss targets», Observer, 6 agosto 2006.
2) «Hezbollah's kosher rockets: they only hit arabs», Cytations.blogspot.com, 3 agosto 2006.
3) Si consulti il sito della Soltam per le caratteristiche del mortaio CARDOM da 120mm: «Autonomous self propelled recoiling mortar, mounted on tracked or wheeled vehicles, offers significant advantages in fast deployment, accuracy, area coverage, tactical mobility, flexibility and survivability. It achieves ranges of up to 7,200m. The CARDOM contains state of the art navigation & command control and communication devices, offering the infantry and mortar commander unique enhanced operational capabilities of quick response time and automatic laying features. The firing control system enables first round for effect, to achieve enemy surprise and enhanced lethality».