In realtà molti hanno ormai capito che si tratta di un unico messaggio, trasmesso da dozzine di presentatori diversi, in lingue e da luoghi diversi, ciascuno incorniciato da una una grafica differente, ma perfettamente identico nella sostanza, ovunque nel mondo.
Ma come può avvenire – meccanicamente, intendo dire, nella realtà quotidiana – la propagazione effettiva di questo “messaggio unificato”, che sarebbe confezionato a monte della messa in onda? Dove nasce la notizia originale, chi decide quale debba essere, e in che modo costui riesce ad imporla con tale apparente facilità al mondo intero, praticamente nello stesso istante?
E’ davvero possibile che esista “un signore” (o un gruppo ristretto), seduto in qualche oscuro bugigattolo dei famosi “piani alti”, che analizza sistematicamente le notizie in arrivo, le manipola, e fa diffondere solo quelle che ha deciso lui, nel modo e con il taglio che vuole lui?
Se davvero esistesse questo “centro unificato di controllo”, come fa l’informazione mondiale a raggiungerlo in primo luogo? Se infatti i canali mainstream (i nostri televisori) rappresentano solo la fase di “uscita”, cioè l’emissione della notizia già manipolata, attraverso quali canali arriva al “bugigattolo” la notizia reale, “in entrata”?
Dobbiamo forse immaginare che tutti i reporter del mondo abbiano nel cellulare un “numero segreto”, da chiamare ogni volta che ritengono un fatto degno di essere riportato? Oppure, se non tutti i reporter – che sarebbe ovviamente assurdo – almeno tutti i direttori delle grandi testate mondiali?
Ve lo vedete, l’inviato di Chicago che chiama il direttore della CNN ad Atlanta e dice “Pare che ci fosse in atto un tentativo di far esplodere la Sears Tower, da parte di un gruppo di terroristi islamici. Che faccio, direttore, indago?” “Aspetta un attimo”, gli risponde il direttore, il quale telefona di nascosto al “Grande Vecchio” e gli chiede: “Può interessarle un tentativo di far esplodere la Sears Tower da parte di un gruppo di terroristi islamici?” “Uhm, sì sì, molto interessante. Manda, manda, che poi ti faccio sapere io come ne devi parlare”.
Proviamo davvero a immaginarlo, questo “centro di potere occulto”, un bugigattolo con mille linee telefoniche che viene tempestato ininterrottamente da tutti i direttori di testata mondiali, i quali cercano nello stesso momento di fargli avere le informazioni reali, “prima” che vengano manipolate e diffuse sui canali mainstream: poichè le news viaggiano in tempo reale, e nel mondo succede costantemente di tutto, ci vorrebbero come minimo venti batterie di telefoniste che ricevono, filtrano e riorganizzano le informazioni, per poi passarle ai livelli superiori.
I ”Grandi Vecchi” saranno anche potentissimi, ma di orecchie ne hanno due come tutti gli altri.
Se quindi quel bugigattolo esistesse, non potrebbe che avere le sembianze di una vera e propria redazione – come appunto quella della CNN – dove arrivano in continuazione informazioni da tutto il mondo, e vengono filtrate, riorganizzate e reindirizzate ai livelli superiori, prima di essere elaborate per la messa in onda.
E ai piani alti c’è il direttore, che già di suo normalmente filtra, scarta, seleziona, e modifica le notizia, prima che venga messa in onda. Lo fa perchè quello è il suo ruolo, ed è stato messo lì per quello.
Ma la “catena” della manipolazione si ferma lì, deve farlo per forza: la stessa notizia infatti arriva contemporaneamente alla Fox come alla Rai come alla BBC, e queste non aspettano certo la CNN per sapere cosa raccontare ai loro telespettatori, ma anzi cercano di batterla sul tempo, per fare bella figura con gli sponsor e incassare più soldi al rinnovo del contratto. Come fare allora ad accertarsi che esca contemporaneamente lo stesso messaggio in tutto il mondo, manipolato con la stessa angolazione e omologato in misura tale da essere effettivamente uno solo?
In realtà non c’è alcun bisogno di un Grande Vecchio, che passi le giornate a decidere di cosa debbano parlare le tv di tutto il mondo, perchè il sistema stesso è congegnato in modo da fare che ciò avvenga.
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Due fatti, apparentemente non correlati, ci aiutano a capire meglio come funzioni l’attuale sistema di informazione mondiale, un baraccone rumoroso e appariscente, ma del tutto privo di sostanza.
Il primo fatto riguarda la retata mondiale antimafia avvenuta pochi giorni fa. Il giorno prima che si diffondesse la notizia, ho ricevuto da parte di un nostro iscritto una email che diceva:
“Ti scrivo per raccontarti un fatto che mi ha inquietato: qualche ora fa (alle 21.00 circa) ero seduto al tavolo di un bar in una zona centrale di Roma e al tavolo accanto c'era una signora che parlava al cellulare con un'amica. Non ho potuto fare a meno di origliare ed ecco cosa è venuto fuori: detta signora è una giornalista delle reti Sky (purtroppo non ha detto il suo nome), e ad un certo punto ha invitato la sua amica a seguire il suo intervento DOMANI alle 16.00 circa, spiegandole che succederà qualcosa di grosso tra Stati Uniti e Sicilia e lei, se non ho capito male, commenterà o comunque si occuperà di questo fatto sul sito di Sky (credo Sky TG). E' sembrato che l'amica chiedesse maggiori informazioni riguardo quello che deve accadere, ma la giornalista ha risposto (accortasi che stavo ascoltando) che non poteva dirglielo e di aspettare semplicemente domani.“
Che cosa significa tutto questo? Che il nostro amico si era per caso seduto proprio accanto al Grande Vecchio (con sembianze femminili, in quel caso), oppure accanto a qualcuno che gli è particolarmente vicino?
No di certo, visto che nessuno in una posizione così importante si metterebbe ad annunciare in pubblico – e su un cellulare oltretutto – quello che dovrebbe tenere rigorosamente per sè.
E nemmeno un giornalista serio, che avesse avuto quella dritta attraverso qualche canale privilegiato, sarebbe così stupido da rivelarlo pubblicamente, invece di sfruttarlo a proprio vantaggio professionale.
Quella era sicuramente una mezzacalza qualunque, che non ha resistito alla tentazione di vantarsi con l’amica per quello che evidentemente credeva essere lo scoop del secolo. E’ invece risultato che all’ora indicata non solo Sky News, ma il mondo intero riportasse la stessa identica notizia.
Se quindi lo sapeva in anticipo una “giornalista qualunque”, vuole dire che nell’ambiente lo sapevano più o meno tutti. C’era stato cioè, a monte, il classico “leaking” da parte di chi voleva accertarsi che la notizia uscisse con il dovuto peso, e non finisse invece relegata in qualche pagina interna, coperta magari da un fatto più importante.
In altre parole: conoscendo la natura competitiva del giornalismo, il modo migliore per far uscire una notizia in grande stile è quello di comunicarla “segretamente” ad una o più testate, facendo ovviamente credere a ciascuna di essere l’unica a saperlo (da cui l’eccitamento incontenibile della signora al cellulare). A quel punto saranno loro stessi a voler uscire con la notizia per primi, marcando addirittura l’ora esatta in cui comunicheranno al mondo il fatto appena avvenuto.
Se fai questo con una dozzina di testate importanti, ti sei garantito le prime pagine di tutto il mondo, perchè a quel punto le altre seguiranno a ruota, ansiose di non fare la figura degli sprovveduti.
I media quindi condizionano prima di tutto i media stessi: soprattutto ora che c’è Internet, le varie redazioni nel mondo passano la maggior parte del tempo a riaggiornare le prime pagine delle testate concorrenti, per vedere chi si muove per primo su una certa notizia, e come lo fa. A quel punto, basta che una notizia raggiunge la soglia critica, come presenza sulle testate importanti, che le altre si adegueranno tutte automaticanente, senza una sola eccezione.
(Lo abbiamo visto anche da noi, con l’undici settembre: prima era il silenzio più impenetrabile, poi uno di loro ha osato parlarne, e di colpo tutti gli altri si sono buttati a capofitto).
Veniamo ora al secondo esempio: la famosa notizia del crollo del WTC-7, data con oltre mezz’ora di anticipo dalla BBC di Londra.
Quando si scoprì che la BBC aveva dato la notizia verso le 16.50 (l’edificio è poi crollato alle 17.25), si è subito formato in rete un fronte di complottisti “all’ultimo stadio”, che sostenevano che i media “sanno già tutto in anticipo”, e che questo episodio lo dimostrasse in maniera inequivocabile.
Naturalmente, nessuno si è domandato perchè mai il “Grande Vecchio” avrebbe avuto interesse, in quel caso, a far sapere in anticipo alle TV del crollo, quando tutte le telecamere del mondo erano già puntate sul World Trade Center, e nessuna avrebbe comunque mancato di registrarlo in diretta mondiale.
Ma c’è soprattutto una spiegazione molto più semplice, per un episodio che è solo apparentemente “misterioso e sinistro” come questo. Poichè in strada già sapevano da alcune ore che il WTC sarebbe stato demolito (ci sono diverse testimonianze in questo senso, chiare e inequivocabili), la notizia in qualche modo deve aver raggiunto la redazione della CNN, che intorno alle 16.30 ha comunicato al mondo che “un altro edificio è crollato, o sta per crollare”.
A quel punto – fra la tensione di quella giornata, la confusione generale, e la tendenza istintiva di tutti i newscasters a dare le notizie prima possibile – non è difficile immaginare come quel dubbio sia potuto diventare una certezza prima ancora che il fatto avvenisse. (Oggi la cosa fa scalpore, poichè il WTC7 appare perfettamente in piedi alle spalle dell’annunciatrice che ci informa del suo crollo, ma a quel tempo nessuno avrebbe saputo riconoscerlo da un qualunque altro grattacielo di Downtown Manhattan. Inoltre la CNN aveva parlato di “un altro edificio”, senza specificare quale).
Questo secondo episodio sembra quindi confermare sia la difficoltà pratica di controllare le notizie in tempo reale, sia una certa caratteristica del sistema di informazione, che riesce da solo a generare i mostri più spaventosi senza nemmeno rendersene conto.
Quella dell’informazione è una macchina, enorme e complicata, nella quale è sufficiente piazzare i direttori giusti al posto giusto, per vederla funzionare a meraviglia. Una volta che costoro avranno filtrato e scartato – ciascuno in maniera del tutto indipendente, ma curiosamente omogenea, visto che sono gli stessi direttori ad assomigliarsi fra di loro – sarà la macchina stessa a fornire l’energia per replicare e diffondere all’infinito quello che non potrà che apparire come un messaggio unico sin dalla partenza.
Massimo Mazzucco
Fonte: luogocomune.net