Il candidato del Partito Democratico Bernie Sanders ha vinto gli ultimi 6 Stati nella corsa alle primarie, ma di servizi giornalistici sulle sue vittorie (in alcuni casi schiaccianti) se ne sono visti pochi. Le ragioni, secondo Paul Craig Roberts, economista ed ex-assistente al ministero del Tesoro americano, sono chiare: meglio non parlarne, perché potrebbe mettere a rischio la candidatura di Hillary Clinton. E la stampa si adegua al volere dell’establishment che, dopo aver quasi perso la candidatura repubblicana, punta tutto sull’ex segretario di Stato.
Lo stesso comportamento, avverte Roberts, si può osservare nella copertura della politica estera. L’esercito governativo di Bashar al-Assad, appoggiato dall’aviazione russa, ha liberato Palmira dalle truppe dell’ISIS. Ma Washington e Londra sono rimaste silenti e dunque anche i grandi media americani che hanno trattato la notizia come se si trattasse di un fatto marginale e, soprattuto, senza esultanza. Eppure trattasi di una vittoria importantissima contro l’Isis che – almeno a parole – rappresenta la minaccia principale alla nostra stabilità. In fondo è il gruppo terrorista che ha voluto e attuato gli attentati a Parigi e a Bruxelles. Dovrebbe essere una splendida notizia.
Invece solo alcune testate, tra cui l’Independent e Russia Today, e solo alcune personalità politiche, come il sindaco di Londra Boris Johnson, hanno rotto il silenzio. A conferma che è facile orientare i media, troppo dipendenti dalle fonti ufficiali dei grandi governi, che così possono accendere o spegnere i riflettori dei grandi media anglosassoni, in un processo autolesionistico. Implicitamente rinunciano alla loro ragion d’essere: quella di essere un contro-potere, di essere la coscienza critica della società civile e della democrazia.
Fonte: blog.ilgiornale.it/foa
Vignetta di Vitaly Podvitsky © Sputnik