di Angelo Baracca – L’Italia torna al nucleare?, Milano, Jaca Book, 2008
1. L’Italia ha bisogno delle centrali nucleari?
Premessa: le centrali nucleari producono solo energia elettrica, che è meno di un quinto dei consumi totali di energia praticamente in tutti i paesi. La domanda di energia elettrica presenta notevoli oscillazioni in diverse ore del giorno, con picchi e minimi della domanda, oltre che variazioni stagionali, o in situazioni eccezionali (ondate di freddo o di caldo).
1.1 – È vero che l’Italia importa energia elettrica, a prezzi molto bassi, dalla Francia, ma anche dalla Svizzera e l’Austria: ma perché?
In realtà l’Italia ha un’eccedenza di potenza elettrica installata rispetto alla domanda superiore a tutti i paesi europei: nel 2008 potenza installata 96.670 MW a fronte di 56.800 MW di domanda, eccedenza 41 % (superiore al 2006: 88.300 MW contro 55.600 MW, eccedenza 37 %).
Ma il sistema elettrico italiano è inefficiente, da quando il settore è stato privatizzato i costi dell’energia elettrica in Italia sono tra i più alti d’Europa, per cui conviene mantenere delle centrali spente o a basso regime e comperare energia dall’estero: gli imprenditori hanno convenienza a costruire nuovi impianti a gas, redditizi anche se funzionano a pieno carico pochi mesi all’anno.
Da parte sua la Francia, con la scelta di produrre il 78 % dell’energia elettrica dal nucleare (ma tutti i governi francesi si sono ben guardati dal privatizzare edf, Electricité de France) ha un sistema elettrico molto rigido: le centrali nucleari non si possono regolare per seguire la variazione della domanda con la flessibilità degli altri sistemi di generazione, per cui per coprire la domanda di picco la Francia produce in ore di minimo un surplus di energia elettrica, che vende a prezzi molto bassi. Per contro, in situazioni eccezionali deve comperare energia che, essendo energia di picco, paga molto cara (anche se il bilancio è positivo).
Peraltro la Francia importa più petrolio dell’Italia, ed ha anzi i consumi di petrolio pro capite più alti d’Europa. Il nucleare quindi non ha nulla a che fare con la bolletta petrolifera! (La Francia importa meno gas di noi: ma questo è legato al fatto che, per sostenere la produzione elettronucleare, utilizza ancora il riscaldamento domestico elettrico).
La Germania è leader mondiale nell’energia solare; anche la Spagna ha incentivato le energie rinnovabili, sviluppando capacità tecnologiche e commerciali. L’Italia rimane il fanalino di coda nelle energie rinnovabili. Ed è il paese degli sprechi: enormi sprechi pubblici di energia – dal sistema di trasporto su gomma e le autostrade, al deplorevole isolamento degli edifici, all’agricoltura – la cui razionalizzazione ed eliminazione costituirebbe la maggiore fonte di energia, con grandi vantaggi economici, ambientali, occupazionali e sociali!
1.3 – Costi e tempi di costruzione delle centrali nucleari sono fuori controllo. Il reattore francese epr in costruzione a Olkiluoto (Finlandia) avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2009, con un costo di circa 3 miliardi di Euro: ma la sua costruzione ha incontrato una quantità enorme di problemi tecnici, che hanno allungato i tempi di costruzione di almeno 3 anni (oggi si prevede fine 2012), e quasi raddoppiato i costi (più 2 miliardi e mezzo ad oggi). Analoghi problemi si sono presentati per l’altro reattore in costruzione a Flamanville (Francia).
I ritardi e l’aumento dei costi dei reattori epr in costruzione in Finlandia e in Francia sono attribuibili in grande misura all’inadeguatezza delle imprese di quei paesi per soddisfare i requisiti tecnici eccezionali richiesti per il nucleare (saldature, acciaio, cemento, ecc.), rispetto agli altri impianti. Si può immaginare come le imprese italiane sarebbero in grado di soddisfare questi livelli tecnologici (ricordate l’Italcementi, che ha fornito cemento scadente per le grandi opere!), e quindi i ritardi e gli aumenti dei costi diventerebbero ancora maggiori: la Spagna ha senza dubbio coinvolto maggiormente la propria industria, sostenendo costi enormemente inferiori con maggiore profitto. Ricordiamo che le tratte dell’Alta Velocità ferroviaria in corso di realizzazione in Italia hanno costi tra le 5 e le 10 volte superiori alle tratte costruite all’estero!
1.4 – A questo si aggiunga che, dopo il Referendum del 1987, con costume tipicamente italiano sono state dissennatamente eliminate o riconvertite molte delle competenze e delle strutture che si erano accumulate durante lo sviluppo degli sfortunati programmi nucleari degli anni 60-80. Oggi enea ed enel hanno poco personale dipendente esperto nel nucleare, in gran parte prossimo alla pensione, ed il resto è costituito da personale a contratto a tempo determinato. Ricostituire le competenze e le strutture necessarie richiederebbe 15 anni, mentre i provvedimenti recenti del governo vanno verso una distruzione dell’Università e della ricerca pubbliche!
La legislazione raffazzonata da questo governo per la ripresa del nucleare presenta aspetti allarmanti, che stravolgono la normativa internazionale, tant’è che molte Regioni hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale. La nascente Agenzia per la sicurezza nucleare (ASN) si configura non come ente indipendente, ma dipendente dal Governo, che vuole sveltire delicate procedure autorizzative, riducendone tempi e modi rispetto agli altri paesi, che pure hanno maggiore esperienza in campo nucleare (i reattori già licenziati in paesi OCSE o con cui l’Italia ha accordi bilaterali, Francia e usa, sono sostanzialmente approvati; le procedure autorizzative per una centrale nucleare sono surrettiziamente estese anche a strutture destinate allo stoccaggio del combustibile e dei rifiuti radioattivi, edificabili nello stesso sito, che richiederebbero un’altra autorizzazione; si precostituisce così la possibilità che queste strutture non vengano sottoposte a via in quanto i rifiuti sono prodotti nello stesso sito, con l’aggravante che questi depositi temporanei potrebbero, col tempo, diventare definitivi; ecc.).
Allarma da questo punto di vista l’orientamento del Governo di localizzare le nuove centrali proprio nei siti delle vecchie (Caorso, Garigliano, Trino Vercellese), che già avevano le autorizzazioni, scavalcando d’un colpo anche il problema dello smantellamento delle vecchie centrali.
Non si dimentichi poi che tutto il territorio italiano è a rischio sismico.
2. Motivi generali contro l’energia nucleare
2.1 – Il legame tra energia nucleare “civile” e militare non solo è inscindibile (dual-use), ma i programmi civili non si sarebbero sostenuti senza i programmi militari, i cui costi complessivi non si sapranno mai, ma sono senza dubbio superiori almeno di un fattore 10 rispetto ai programmi civili: a fronte della costruzione di poche centinaia di reattori di potenza nel mondo, sono stati costruiti un numero maggiore di reattori militari, e ben 130.000 bombe atomiche (con tutto il sistema, molto più costoso, di missili, bombardieri, sommergibili, sistemi di controllo e di allarme, satelliti, radar, ecc.). Il confronto con la Francia non regge anche perché la Francia ha sviluppato un potente arsenale nucleare militare, nel quale ha potuto scaricare molti costi del nucleare civile (l’utente francese paga probabilmente un sovrappiù per il nucleare occultato nelle imposte per le spese militari).
La realizzazione di programmi di rilancio di centrali nucleari di potenza, e la diffusione di questa tecnologia ad altri paesi, non può che aggravare i rischi di proliferazione militare (richiamati solo quando si tratta dell’Iran o della Corea del Nord: il Brasile ha già realizzato, senza nessuna contestazione, il processo di arricchimento dell’uranio che si contesta a Tehran). D’altra parte, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, iaea, già oggi denuncia una carenza di fondi per i compiti di controllo della tecnologia nucleare civile in tutto il mondo.
2.2 – Salute. Molte ricerche hanno ormai dimostrato in modo incontestabile che tra le popolazioni che vivono nei pressi delle centrali vi sono aumenti di leucemie infantili ed altre malattie. Rilasci di radioattività sono evidentemente comuni anche in condizioni di normale funzionamento. A poco valgono gli argomenti che queste possono essere inferiori al fondo naturale di radioattività, perché per sconvolgere i meccanismi genetici e biochimici bastano dosi bassissime: che si aggiungono con effetti sinergici a tutti gli altri fattori inquinanti (questi vanno considerati nel loro complesso, e non separatamente). È provato anche il preoccupante aumento di tumori nella popolazione mondiale. L’inquinamento radioattivo dell’atmosfera terrestre è grave fin dai tempi dei test nucleari, anche se sottaciuto o negato dalle autorità e dalla comunità scientifica.
Né va dimenticato che l’estrazione del minerale di uranio causa tumori e altre malattie nei lavoratori, e provoca devastazione e inquinamento radioattivo diffuso nella regione circostante
2.3 – Un argomento portato dai sostenitori del nucleare è che esso sarebbe esente da emissioni di co2. Questo è vero per la sola parte della reazione a catena nel nocciolo del reattore. Ma tutte le altre parti del ciclo del combustibile (estrazione del minerale, trasporto, estrazione dell’Uranio, arricchimento, custodia o ritrattamento del combustibile esaurito, ripristino delle miniere) e della centrale (costruzione, smantellamento, gestione delle scorie radioattive) producono co2 (l’impianto di arricchimento di Paducah, nel Kentucky, utilizza due centrali a carbone da 1.000 MW; questo impianto ed un altro a Portsmouth, Ohio, rilasciano il 93 % di tutto il gas clorofluorocarburo, cfc, emesso annualmente negli usa, anch’esso un gas serra, responsabile inoltre della distruzione della fascia di ozono stratosferico). Ma se anche, allo stato attuale, il ciclo nucleare emette meno co2 del carbone, e anche del gas, se si tiene conto che il nucleare copre solo il 6 % della domanda di energia primaria mondiale (e tra il 2 % e il 3 % dei consumi finali di energia), anche un obiettivo di modestissimo abbattimento delle emissioni di co2 richiederebbe la costruzione di un migliaio di centrali nucleari, con costi di migliaia di miliardi, che sembrano difficilmente compatibili con la situazione economica mondiale.
In ogni caso l’entità delle emissioni del ciclo nucleare cambierà radicalmente quando si saranno esauriti i giacimenti più ricchi di Uranio, la cui durata è valutata in 50-60 anni al ritmo attuale di utilizzo: quando si dovrà ricorrere a giacimenti o matrici in cui esso è meno concentrato, aumenteranno le quantità di minerale (radioattivo!) da smuovere, trasportare e trattare, aumenteranno vertiginosamente anche le emissioni di co2, v. figura.
2.4 – L’Uranio è una fonte esauribile al pari del petrolio (v. sopra): sembra assolutamente inconsistente la progettazione di nuove centrali con tempi di vita operativa di 60 anni, quando l’Uranio economicamente ed energicamente utilizzabile si esaurirebbe prima, ai ritmi attuali! Vi sono grandissime quantità di Uranio nella crosta terrestre, ma per concentrazioni decrescenti l’energia necessaria per l’estrazione diventerebbe maggiore di quella contenuta nell’Uranio estratto.
2.5 – Gli argomenti ai punti precedenti si riflettono ovviamente in modo pesante anche sui costi del nucleare. Anche qui i sostenitori del nucleare considerano di solito solo i costi di costruzione della centrale (che già, come si è detto, lievita enormemente rispetto alle previsioni) e del combustibile (il cui commercio è, come per il petrolio, in mano a un ristretto numero di imprese private, ed è stato soggetto negli ultimi anni a grossi aumenti di costi). Le esperienze concrete di smantellamento di centrali nucleari e di ripristino di miniere sono poche, per cui le previsioni sono molto aleatorie, ma indubbiamente i costi sono molto alti, anche se differiti (ma con il tempo gli aumenti dei costi sono la norma): è stato calcolato che lo smantellamento del parco nucleare mondiale (compresi i siti militari) costerebbe mille miliardi!
Un fatto che taglia la testa al toro è che negli usa, dove le imprese elettriche sono private, non sono state commissionate nuove centrali da 30 anni! In ogni caso le imprese e gli investitori disposti a costruire centrali nucleari lo faranno solo se avranno forti incentivi e garanzie economiche dallo Stato. Il clamoroso voltafaccia di Obama deve essere letto come prova della grande forza della lobbynucleare, e dimostra che il nucleare non si può sviluppare senza forti sovvenzioni statali!
È assai dubbio che la situazione economica mondiale lascerà effettivi spazi per gli enormi investimenti necessari per promuovere grandi programmi nucleari.
2.6 – Il problema dei residui del ciclo nucleare (scorie, combustibile esaurito) è irrisolto in tutti i paesi del mondo, e non si prospettano soluzioni semplici ed economiche in tempi prevedibili. Ancora una volta la Francia dimostra l’insostenibilità dei problemi creati dal nucleare: migliaia di tonnellate di rifiuti radioattivi a bassa attività sono stati sparsi su tutto il territorio, vi sono state probabilmente esportazioni illegali in altri paesi. Il progetto usa del deposito di Yucca Mountain è definitivamente fermo, dopo anni di lavoro e ingenti spese. I residui radioattività a lunga vita dovrebbero essere condizionati per 300.000 anni! Un tempo tale che qualsiasi pretesa di garanzia non può avere nessun fondamento scientifico.
2.7 – Rimane poi il problema della sicurezza. Le conseguenze di inaudita gravità dell’incidente di Chernobyl (1986) gravano e graveranno ancora sull’intera umanità, anche se nel ventennale le Agenzie internazionali hanno fatto irresponsabilmente a gara per minimizzarne la portata: d’altra parte i bambini americani hanno ancora nei denti lo Stronzio-90 prodotto dai test nucleari nell’atmosfera degli anni ’50 e ’60; mentre l’uso e l’abuso dei famigerati proiettili ad “uranio impoverito” hanno liberato nell’atmosfera ulteriore e persistente pulviscolo di microparticelle radioattive. Negli ultimi anni non sono cessati gli incidenti in centrali nucleari in Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, Giappone: anche se vengono sistematicamente sminuite dalle autorità.
Bisogna ricordare anche che si hanno informazioni allarmanti sulla sicurezza del reattore epr.
2.8 – I sostenitori del nucleare ci promettono reattori di 4a Generazione, di nuova concezione, con caratteristiche tali da risolvere tutti i problemi creati da questa tecnologia. Purtroppo tali centrali sono ancora a livello di ricerca (dopo decenni!), non entreranno in funzione prima del 2030-2040! Sembra per lo meno estremamente scorretto promettere oggi le caratteristiche future di una tecnologia talmente complessa, che potrà riservare sorprese, difficoltà e problemi assolutamente inaspettati nel corso della sua realizzazione. Si può ricordare che già il colossale progetto dei reattori veloci al Plutonio sviluppato dalla Francia (con la partecipazione al 30 % dell’Italia; ma la Francia aveva l’interesse principale per le bombe!) si è rivelato un clamoroso fallimento, con la chiusura definitiva di Superphoenix, che avrebbe invece dovuto essere il prototipo per un reattore commerciale.
3. Alternative
Risparmio energetico: può equivalere alla costruzione di varie centrali nucleari!
Sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili.
Riduzioni dei consumi e cambiamenti degli stili di vita: non è un “ritorno alla candela”, ma il passaggio ad una vita più sana e sobria, con meno stress, riprendendo il rapporto con la natura. Abbandono dell’«usa e getta» e di prodotti non necessari importati o trasportati su grandi distanze; adozione di prodotti necessari, durevoli e sobri. Costituzione di Gruppi d’Acquisto.
Un mondo di pace: le guerre – oltre a causare spaventose vittime civili, spesso donne, vecchi e bambini – costituiscono enormi sprechi di risorse; comportano gravi costi economici, ai quali si aggiungono le immani distruzioni; sono fattori di inquinamento (bombardamento dei pozzi petroliferi in Iraq, 1991; degli impianti chimici in Serbia, 1999; uranio impoverito, ecc.). È stato calcolato che il Pentagono è il maggiore consumatore individuale di petrolio, dopo soli 34 Stati nazionali.
(foto da mailing list ambientaliste, S.D., archivio GrIG)