Bashar al-Assad (21.11.2017). Servizio stampa Russia. Creative Commons Attribution 4.0
Se spesso vi abbiamo parlato di un giornalismo dei grandi mezzi di informazione fatto di fake news ed uso propagandistico di verità strumentali, quando non di vere e proprie falsificazioni della realtà, in malafede in alcuni casi, in altri perché impossibilitati a svolgere con la dovuta accortezza la professione giornalistica (come si evidenzia bene nell’articolo “Leggendo tra le… bugie“, di cui via abbiamo riportato un estratto a questo indirizzo), è il caso anche di segnalare il buon giornalismo. È il caso di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana e giornalista di Avvenire.
Per quest’ultimo, Scaglione si è recato in Siria ad intervistare Bashar Al-Assad, Presidente siriano e per la maggioranza dei mezzi di informazione occidentali ed italiani (che raramente gli chiedono un’opinione in merito) “violatore dei diritti umani” nel suo paese. Nel corso dell’intervista, pubblicata il 14 marzo, Assad smentisce e rimanda al mittente tutte le accuse formulate contro di lui dai governi occidentali, e non manca di evidenziare le responsabilità di Stati Uniti ed Israele nell’appoggio ai gruppi terroristi che fino ad ora hanno operato nel suo paese, come l’aiuto di Russia ed Iran nella loro sconfitta.
Ad una domanda di Scaglione circa la responsabilità, attribuitagli invece dall’ONU, di una guerra che “ha ormai prodotto centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi”, il Presidente della Repubblica Araba Siriana risponde:
” […] Dovrei andarmene? Per me conta solo il parere dei siriani. L’Onu e qualunque altro politico fuori dalla Siria possono dire ciò che vogliono, non me ne curo. Comunque, quando si parla dei morti e dei rifugiati, sarebbe bene ricordare che la responsabilità di una parte di quelle tragedie ricade sull’Europa. Non direttamente ma per il sostegno offerto ai terroristi fin dal principio, definiti ‘moderati’ anche quando si capiva che quella moderazione era solo un’illusione. Non ci sono miliziani moderati, in Siria, sono tutti estremisti. E in ogni caso, quando hai un mitra in mano, uccidi persone e distruggi beni, sei un terrorista. In Siria come in Italia come in ogni altro Paese. Non ci sono ‘killer moderati’ o ‘terroristi moderati’. Noi, almeno, non ne conosciamo.”
Assad parla anche di crisi dei profughi, molti dei quali sarebbero stati spinti a lasciare la Siria non solo “a causa del terrorismo e delle distruzioni“:
“[…] Molti sono scappati per le difficoltà ulteriori portate dall’embargo decretato dall’Europa e dagli Usa, che ha reso ancora più difficile la vita della gente comune. Così l’embargo è diventato di fatto un alleato dei terroristi nello spingere i siriani a fuggire verso altri Paesi, in primo luogo quelli europei.”
E anche a tal proposito, nell’ultima domanda che Fulvio Scaglione gli rivolge, il Presidente siriano sembra voler lanciare un messaggio preciso ai lettori europei, circa una situazione, relativa alla Siria, che potrebbe un giorno non lontano verificarsi anche nel Vecchio Continente:
“Signor Presidente, la politica in Medio Oriente sembra essersi ridotta a ‘uccidere per non essere uccisi’. Ma si arriverà mai a qualcosa di meglio?”
“È così, in effetti, ma la politica non c’entra. È un fenomeno che non è parte della nostra cultura ma che è cresciuto negli ultimi decenni a causa dell’affermarsi di una visione wahhabita che non tollera la diversità. La generazione dei miei genitori era più aperta della mia. Ed è un problema che tocca non solo le persone religiose, il rifiuto dell’altro influenza la società intera, in ogni ambito. Questo fenomeno ha avuto una grossa parte anche nella crisi della Siria. Se non impariamo a farci i conti e a combatterlo, la guerra civile diventerà un tratto permanente delle società mediorientali. Ma, ripeto, tutto questo non c’entra con la nostra cultura. Infatti lo stesso problema si è avuto in Europa, in ogni Paese dove si è permesso che il wahhabismo prendesse piede. In Francia, per esempio. Non è un caso se molti dei più feroci leader del Daesh, di al-Qaeda e di al-Nusra sono arrivati dall’Europa. Molti combattenti vengono dai Paesi arabi ma i loro capi sono quasi sempre europei. Ed è una lezione di cui tutti, noi e voi, dovremmo fare tesoro.”
Queste parole di Bashar Al-Assad ci hanno inevitabilmente riportato alla mente un articolo, pubblicato su questo sito un po’ di anni fa, e precedentemente pubblicato su Lombardia Città nel (lontano) 2003, dal titolo: “La guerra del Crocefisso: un nervo scoperto” a firma di Alberto Roccatano, dove l’autore si chiedeva se la condizione di guerra civile inter-etnica e inter-religiosa creatasi nelle nazioni ex jugoslave non potesse, un giorno, rischiare di verificarsi anche in Italia con il consistente arrivo di genti islamiche nel nostro paese.
Alla luce dei fatti di oggi, tale breve articolo merita forse una rilettura, considerato che anche le cronache recenti testimoniano di moschee e centri di culto islamici realizzati con finanziamenti sauditi e qatarioti, spesso forieri di una predicazione islamica radicale (il wahhabismo di cui parla Assad) molto più fondamentalista dell’Islam praticato nei paesi di provenienza degli immigrati stessi, come Siria, Libia, Egitto, Tunisia, Algeria, Marocco, o di larga diffusione del wahhabismo all’interno delle strutture carcerarie. Una condizione di cui, forse, andrebbe tenuto conto, per evitare che sotto i nostri occhi possano crescere giorno dopo giorno le condizioni di una guerra civile, non auspicabile, simile a quella combattuta in Siria.
Ma oltre a questo, l’intervista di Fulvio Scaglione ad Assad ci lascia anche con una buona notizia: il giornalismo, quello vero, esiste ancora.
Potete leggere l’intervista integrale di Fulvio Scaglione a Bashar Al-Assad in questa pagina:
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/assad-presto-un-referendum-errori-li-ha-commessi-la-ue
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