È il destino dei Capi di Stato Maggiore, non ultimo l’attuale ministro della Difesa Giampaolo Di Paola.
Al generale Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, è stata conferita la “Legion of merit”, una delle massime decorazioni delle forze armate americane. A consegnare l’onorificenza, a nome del presidente Barack Obama, sarà lunedì prossimo il comandante dell’Esercito USA in Europa, il generale Donald M. Campbell.
Nella motivazione della decorazione si legge, tra l’altro, che il generale Graziano ha “introdotto nell’Esercito Italiano un cambio istituzionale, dinamico e strutturale che ha potenziato le capacità di intervento internazionale”. Inoltre, “la profonda consapevolezza del generale Graziano della continua esigenza di interoperabilità, preparazione delle missioni e supporto alle forze americane basate in Italia da parte dell’Esercito Italiano porterà fondamentalmente un positivo impatto sugli Stati Uniti, sulla NATO e sull’Italia”.
Non a caso, l’Italia è citata per ultima. Pare però che essa sia al centro dei pensieri dell’ufficiale neopataccato, il quale coltiva un’idea semplice e rivoluzionaria: sostituire le attuali 450 caserme con sole 15 basi, strutture moderne a ridosso dei poligoni per l’addestramento.
Alle prime sarebbe riservata la dismissione, calcolando un introito poco realistico se si pensa che le aste vanno regolarmente deserte, e che i palazzinari di turno non hanno fretta di aspettare che il cadavere dello Stato ultraindebitato passi nelle vicinanze.
Le seconde dovrebbero invece ospitare buona parte dei 90.000 militari che Graziano prevede di ruolo fra una decina di anni, con un taglio di circa 22.000 effettivi dovuto alla “spending review”, e con una quota non ben definibile di “meno giovani” trasferita presso altre amministrazioni dello Stato.
Le forze operative -al netto di quelli fatti transitare nelle mansioni civili del ministero della Difesa, in similitudine a quanto avviene al Pentagono…- sarebbero di 65.000 unità, di cui 40.000 giovani “idonei all’impiego”, addestrati alle “missioni di oggi e di domani”.
Ad esempio quella in Afghanistan, nell’ambito della quale lo scorso 10 gennaio il generale Graziano si trovava a salutare il personale del NATO Rapid Deployable Corps di Solbiate Olona, in partenza per Kabul.
Ecco perché Claudio Graziano piace tanto al di là dell’Atlantico.
Federico Roberti
Fonte: byebyeunclesam.wordpress.com