USA e in tutto
il mondo.
Insomma, considerando l’aura di autorevolezza che da sempre circonda
questa
testata, dovremmo credere che questo fior di statista abbia meritato
tale
titolo in virtù del suo innovativo e coraggioso modo di fare
politica… e con
tutta probabilità è questo il motivo per cui sarebbe
stato rieletto con voto
praticamente plebiscitario, giusto?
Sulle recenti elezioni
statunitensi ho già scritto e riportato
abbastanza, quindi mi limiterò ad aspettare l’esito di quella
che si
preannuncia come una grossa manifestazione di protesta contro
(l’illegale)
insediamento del neo-presidente, che si terrà il 20 gennaio a
Washington, DC,
(manifestazioni analoghe sono previste anche a San Francisco, Los
Angeles e
altre città) e alla quale hanno già formalmente aderito
svariate migliaia di
persone. Combinazione, l’amministrazione Bush ha mobilitato proprio per
quel
giorno e proprio in quella città qualcosa come 4.000 agenti
armati sino ai
denti, in vista di una presunta, preannunciata minaccia terroristica. Sia quel che sia, a mio modo di vedere il
vero simbolo di queste elezioni presidenziali è espresso
perfettamente
dall’immagine che segue…
Intanto, dall’Iraq
continuano a giungere resoconti che contrastano
decisamente con le notizie ufficiali: ad esempio, il solo 18 dicembre
nella
zona di Falluja vi sarebbero stati 101 soldati statunitensi uccisi o
feriti, 21
Humvee, 11 Bradley, 3 carri
armati Abrams e 7 camion distrutti o
immobilizzati.
Naturalmente, come dico
sempre, non c’è alcun modo di sapere
quanto di tutto ciò corrisponda al vero, ma secondo il portavoce
dei cosiddetti
“Leoni di Falluja” un’imponente offensiva statunitense, intesa a
stroncare una
volta per tutte ogni resistenza nella città e forte di qualcosa
come 400 carri
armati, 200 blindati e 4.000 uomini, avrebbe subito una cocente
disfatta quando,
proprio in concomitanza con l’inizio dell’assalto, si sarebbe levata
una grossa
e del tutto inattesa tempesta di sabbia. Le truppe americane, senza la
possibilità di usufruire di alcun appoggio aereo, abbandonate a
sé stesse dopo
appena quindici minuti dai soldati della “guardia nazionale” di Allawi
e
confuse dalla scarsissima visibilità, finivano sotto un pesante
e preciso fuoco
incrociato e nel giro di qualche ora abbandonavano parte
dell’equipaggiamento
ed erano in rotta, al punto da dover addirittura richiedere una tregua
di
un’ora con i megafoni, allo scopo di poter recuperare i propri feriti
dal campo
di battaglia…
Pure, l’immagine della
guerra in Iraq che più di cento quotidiani
statunitensi hanno scelto di rilanciare,
Los Angeles Times in
testa, è questa foto di un soldato del
Kentucky con
una sigaretta in bocca, esausto dopo dodici ore di combattimenti senza
tregua a
Falluja durante i primi giorni dell’offensiva. Significativo il titolo
da prima
pagina scelto dal New
York Post a
commento di questa immagine: “L’uomo Marlboro tira calci in culo a
Falluja”…