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Mario Monti e la dittatura dell’austerity

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Super Mario Monti e la dittatura dell’austerity in Italia

Andrew Gavin Marshall – traduzione di: Cecilia Pirovano

 

Nel primo articolo di questa serie (The Decline of the Roman Democracy and Rise of the ‘Super Mario’ Technocracy) ho esaminato la svolta tecnocratica in Italia, con cui Berlusconi, democraticamente eletto, è stato sostituito da Mario Monti, tecnocrate non eletto. Economista, membro del Club Bilderberg, ex Presidente Europeo della Commissione Trilaterale, ex commissario europeo per la concorrenza ed ex adviser di Goldman Sachs International, Monti è stato anche nel consiglio di amministrazione di Coca-Cola Company e tra i fondatori del think tank europeo Bruegel. Le classi dirigenti europee l’hanno fatto insediare con un solo scopo: punire gli italiani con l’“austerity fiscale” e l’“aggiustamento strutturale”.
 

La tecnocrazia dell’austerity

Monti non ha perso tempo a punire gli italiani per i crimini e gli eccessi dell’Europa e della classe dirigente mondiale. Il 2 dicembre 2011 Monti ha annunciato un pacchetto di misure di austerity da 30 miliardi di euro, con “aumento delle tasse e innalzamento dell’età pensionabile”.
Monti ha definito le misure “dolorose, ma necessarie”. Durante una conferenza stampa ha dichiarato: “Abbiamo dovuto condividere i sacrifici, ma ci siamo sforzati di farlo in modo equo.” Monti, che è sia Presidente del Consiglio sia Ministro dell’Economia, ha detto di aver rinunciato al proprio compenso per queste cariche.
Considerando che, fino al momento di ricoprirle, Monti era, tra le altre cose, adviser per Coca-Cola e Goldman Sachs, non avrebbero comunque fatto molta differenza per il suo conto in banca. Il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli (membro di Bruegel) ha detto che “il pacchetto dovrebbe garantire all’Italia il raggiungimento dell’obiettivo di pareggio del bilancio entro il 2013”. (Dall'11 luglio Grilli è diventato Ministro dell'Economia, NdR)
Il Ministro del Welfare Elsa Fornero è scoppiata in lacrime nell’annunciare la fine dell’indicizzazione all’inflazione di molte fasce di pensione, che in pratica equivarrà a “un’effettiva diminuzione del reddito di molti pensionati”. I sindacati si sono fatti sentire contro i tagli, affermando che questi ultimi avrebbero “colpito troppo duramente i lavoratori e i pensionati più poveri”. Grilli ha detto che 12-13 miliardi del pacchetto arriveranno dai tagli alla spesa mentre il resto dei 30 miliardi dall’aumento delle tasse.
Si è deciso l’aumento dell’età minima per la pensione a 66 anni entro il 2018 sia per gli uomini sia per le donne, e si sono previsti “incentivi” per chi decide di lavorare fino a 70 anni.(1)
Il pacchetto di austerity è stato approvato tramite un decreto poco democratico di Monti chiamato decreto “Salva Italia”. Mentre i leader dei sindacati hanno criticato il pacchetto, Confindustria ne ha tessuto le lodi definendolo vitale “per salvare l’Italia e l’euro”.
Nell’annunciare le misure di austerity, Elsa Fornero ha spiegato tra le lacrime: “Sappiamo di chiedere dei sacrifici, ma speriamo vengano compresi in nome della crescita e per evitare un impoverimento collettivo.”(2) Ovviamente, ecco cos’è l’austerity: “impoverimento collettivo”.
In risposta al pacchetto di austerity, il 12 dicembre i tre principali sindacati italiani hanno dato il via a una settimana di scioperi: quel giorno il personale di aeroporti, autostrade e del trasporto merci ha incrociato le braccia per tre ore, mentre i metalmeccanici, inclusi gli operai della Fiat, per otto ore.
Gli operatori della carta stampata hanno saltato un intero turno di lavoro e la maggior parte dei quotidiani pensava di saltare l’edizione del giorno dopo. I trasporti pubblici hanno scioperato il 15 e il 16 dicembre, le banche il pomeriggio del 16 e la pubblica amministrazione l’intera giornata del 19.
 
Susanna Camusso, leader della CGIL, ha detto: “Non abbandoniamo l’idea che il pacchetto di austerity debba essere cambiato… Colpisce i lavoratori, le pensioni e l’Italia intera.” Monti ha organizzato un incontro dell’ultimo minuto con i leader dei sindacati nel tentativo – fallito – di bloccare gli scioperi previsti per il giorno dopo.(3)
Camusso ha detto che, a causa delle misure di austerity, “vediamo ogni rischio di un’esplosione sociale”. La CGIL, che rappresenta sei milioni di lavoratori, di cui la metà pensionati, ha dichiarato che: “Siamo flessibili di fronte all’emergenza, ma non siamo disposti ad accettare di tutto… Non si possono calpestare le persone.”
Con un tasso di occupazione appena del 57%, l’innalzamento dell’età pensionabile, prevista dal pacchetto, equivarrebbe a “chiudere le porte ai giovani disoccupati”, ha messo in guardia Camusso, aggiungendo che Monti non aveva fatto nulla per “i giovani e le donne che non riescono a trovare un lavoro, e che quando lo trovano sono sottopagati”.(4)
Alla fine di dicembre, il Senato ha approvato il pacchetto di austerity tramite un voto di fiducia al governo. Monti ha commentato: “Oggi questa camera conclude un rapido, responsabile, complesso lavoro… su un decreto che è passato in estrema emergenza e che consente all’Italia di tenere la testa alta nel momento in cui affronta la gravissima crisi europea”.(5)
Prima del summit europeo di fine gennaio, Monti ha incontrato Angela Merkel, Nicolas Sarkozy, il Primo Ministro britannico David Cameron e il Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. Per l’Economist, “si può dire che l’Italia è tornata al tavolo dei grandi dopo che l’avevano fatta sloggiare alla chetichella durante il governo Berlusconi”.
Monti ha sottolineato a Merkel, Sarkozy e agli altri leader il fatto che l’Europa non debba semplicemente “imporre la disciplina fiscale”, ma stimolare la crescita. Secondo lui, ciò significherebbe “non solo trovare un modo per far scendere i tassi di interesse, ma anche incoraggiare la liberalizzazione in ogni ambito possibile”. Monti ha persino suggerito alla Germania di “liberalizzare” (cioè privatizzare) alcuni servizi.
In un’intervista all’Economist, Monti ha dichiarato che “per l’Italia è piuttosto insolito trovarsi in prima linea quando si tratta di iniziative pro-mercato”, ma che aveva intenzione di intraprendere una maggiore liberalizzazione nel paese: “Sono convinto che sia anche nell’interesse nazionale dell’Italia.” Conscio del fatto che il proprio governo “non sia stato eletto”, Monti ha detto all’Economist che “in Italia c’era l’esigenza nascosta di un governo noioso che cercasse di dire la verità usando un gergo non politico”. Tuttavia, ha anche avvisato che “l’austerity non basta, anche per la disciplina di bilancio, se l’economia non ritorna a un tasso decente di crescita… Una riduzione dei tassi di interesse non dipende solo dagli sforzi dell’Italia, ma anche e soprattutto dalla capacità dell’Europa di affrontare la crisi in modo più deciso”.
Monti ha dichiarato che la situazione politica italiana sta diventando problematica per l’UE, con un interesse crescente per l’“euroscetticismo”, e ha messo in guardia: “Quello che vedo ora in Parlamento, settimana dopo settimana, è una diffusione sempre maggiore di questo atteggiamento… Il grado di impazienza e ostilità nei confronti di UE, Germania e BCE sta aumentando.”(6)
Monti ha avvisato Merkel e gli altri leader europei che i sacrifici dell’Italia da soli non le avrebbero permesso di uscire dalla crisi, che il paese aveva bisogno di un certo sostegno dall’esterno, senza il quale, ha detto, “in Italia si svilupperà una protesta contro l’Europa, e anche contro la Germania, che è vista come il capobanda dell’intolleranza dell’UE, nonché contro la BCE… Non posso far funzionare la mia politica se l’UE non cambia le sue”.
In particolare, si riferiva alla necessità di ridurre i tassi di interesse dell’Italia. Ciò accadrebbe forse solo con l’acquisto da parte della BCE di una grande quantità di titoli di Stato italiani, cosa che farebbe aumentare “la fiducia nei mercati” in Italia riducendo così i tassi di interesse. Altrimenti, si è lamentato Monti, il malcontento popolare per la situazione economica potrebbe spingere l’Italia a “gettarsi nelle braccia dei populisti”.(7) Un linguaggio da vero tecnocrate non eletto. Proviamo a immaginarlo: un governo che osa mettersi al servizio degli interessi del popolo che comanda! Non nella “Nuova Europa”.
A fine gennaio, Philip Stephens ha scritto sul Financial Times che “l’Italia è tornata” e che mentre la Merkel “è in cima alla lista dei potenti d’Europa” e Sarkozy “può aspirare a essere il leader europeo più energico”, è Mario Monti quello “più interessante”.
Stephens ha dichiarato che “il destino di Monti potrebbe essere quello dell’Europa”. La Casa Bianca ha annunciato che in un incontro tra Obama e Monti, i due avrebbero discusso “le misure generali che il governo italiano sta prendendo per ristabilire la fiducia nei mercati e dare nuovo vigore alla crescita con una riforma strutturale, come anche la prospettiva di un’estensione dello scudo finanziario europeo”.
Stephens ha interpretato queste parole come: “Obama appoggia Monti fino in fondo, incluso quando fa pressioni alla Germania.” Criticando l’Italia di Berlusconi, “evitato dai colleghi europei” ma sempre accolto a braccia aperte dalla Russia dell’amico Putin, Stephens ha scritto che Monti, “un accademico serio con un piano serio, è diverso sotto ogni punto di vista”. Ha anche fatto notare che c’era un “altro italiano al tavolo dei grandi”, cioè Mario Draghi, nuovo presidente della BCE, “l’altro Mario”, che in termini di ortodossia economica “può considerarsi un tedesco ad honorem”.
Stephens ha scritto che Monti è tanto importante perché “è in Italia che si decideranno le prospettive a lungo termine dell’euro”, visto che l’Italia è la terza economia dell’eurozona (dopo Germania e Francia). Se l’Italia “non riesce a far registrare un andamento economico credibile, l’euro non avrà futuro come progetto paneuropeo”. Pur lodando il pacchetto di austerity di Monti, Stephens ha detto che “il vero banco di prova sarà la liberalizzazione dell’economia”, che “non sarà facile” ma “è una scelta inevitabile”.(8)
Dopo aver svelato a fine gennaio i suoi piani di “liberalizzazione”, Monti ha detto: “Per decenni l’economia italiana è stata frenata da tre fattori: concorrenza insufficiente, infrastrutture inadeguate e procedure amministrative complicate.”
Monti ha quindi emesso un decreto per aprire alla “concorrenza” la professione dei tassisti, spingendoli a bloccare le vie principali di Roma. Con l’aumento del prezzo della benzina (in precedenza più controllato) per la liberalizzazione, in Sicilia autotrasportatori e lavoratori agricoli hanno organizzato dei blocchi. Il Giornale (di proprietà della famiglia Berlusconi) ha pubblicato il titolo “Mezza Italia è pronta a fare guerra al governo”. Una volta emesso, un decreto entra immediatamente in vigore ma deve essere approvato dal Parlamento entro due mesi. I decreti di liberalizzazione di gennaio (che seguivano quelli di austerity di dicembre) miravano anche ai mercati di gas ed elettricità, così come al settore delle assicurazioni e ai servizi pubblici. Prossimo obiettivo di Monti: il mercato del lavoro.
Un analista del Roubini Global Economics ha detto al FT: “Anche se le riforme strutturali sono necessarie per spingere la crescita a lungo termine, hanno bisogno di diversi anni per dare i loro frutti e, in un periodo di contrazione economica e tagli di governo, avranno un effetto sfavorevole sul rendimento a breve termine, peggiorando la recessione che durerà per tutto il 2013.”(9)
A inizio febbraio, nella prima intervista rilasciata dopo le dimissioni, Berlusconi ha detto al FT che “si stava facendo da parte” dalla ribalta della politica italiana e che non aveva intenzione di ricandidarsi a Presidente del Consiglio. Berlusconi ha espresso la sua “più grande approvazione fino a questo momento al governo tecnico di Monti”, in particolare per “l’intenzione di attuare riforme del mercato del lavoro osteggiate dai sindacati”.
Berlusconi ha dichiarato: “Mi sono fatto da parte, anche all’interno del mio partito.” Ha spiegato di essersi dimesso nel novembre scorso perché era stato attaccato “da una campagna ossessiva dei media nazionali e stranieri che davano la colpa a me personalmente e al governo dell’alto spread dei titoli di Stato italiani e della crisi del mercato azionario”. Quindi  ha asserito: “Dopo aver valutato le cause della crisi, che non riguardano solo l’Italia ma anche l’Europa e l’euro, ho creduto che se fossi rimasto al governo avrei danneggiato il Paese, perché ci sarebbero state altre e più terribili campagne mediatiche… Con un grande senso di responsabilità, nonostante avessi la maggioranza in entrambe le camere… mi sono fatto da parte, e l’ho fatto con eleganza.”
È proprio vero che i politici tessono sempre le proprie lodi, soprattutto se non se le meritano. Tuttavia, Berlusconi ha suggerito che avrebbe preso in considerazione l’idea di candidarsi per il Parlamento, scherzando: “Ho ancora un grande sostegno popolare, quasi il doppio dei miei colleghi Merkel e Sarkozy… Nei sondaggi di opinione, ho il 36%. Se esco per strada il traffico va in tilt. Sono un pericolo pubblico e non posso andare a fare spese.” Berlusconi ha concluso: “La speranza è che questo governo, che per la prima volta gode del sostegno dell’intero Parlamento, abbia la possibilità di proporre grandi riforme strutturali, a partire dall’architettura delle istituzioni dello Stato, senza le quali non possiamo pensare di avere un paese moderno veramente libero e democratico.”(10)
A gennaio, in un articolo sul FT, Martin Wolf, l’editorialista finanziario probabilmente più influente al mondo, si è chiesto se i due Mario – soprannominati dai media i “Super Mario” – sarebbero stati in grado di “salvare l’eurozona”. Wolf ha scritto che i due hanno dimostrato “un pragmatismo sofisticato” e che sperava avrebbero “spinto la politica in una direzione più produttiva”. Wolf si riferiva alla nuova operazione di rifinanziamento a lungo termine della BCE annunciata nel dicembre del 2011, in pratica un salvataggio delle banche con un rendimento a tre anni al tasso di interesse medio della BCE (ora all’1%). Al momento del lancio del programma, 523 banche hanno preso 489 miliardi di euro, per Wolf “una mossa ardita e astuta da parte di Draghi, probabilmente il massimo con cui poteva cavarsela al momento”. Parlando della volontà di Monti di sostenere che gli Stati creditori “facciano di più per abbassare i costi dell’indebitamento italiano”, cioè i tassi di interesse, Wolf ha messo in guardia da un’“intensa reazione violenta” degli elettori degli stati periferici dell’UE. Wolf ha scritto che “Monti occupa una posizione forte per fare questa affermazione”, visto che “è un funzionario rispettato con una visione decisamente pro Europa e una forte simpatia per l’atteggiamento tedesco nei confronti della concorrenza e della stabilità fiscale e monetaria”.
Wolf ha spiegato che “Draghi e Monti affrontano due fragilità tra loro connesse: la vulnerabilità del sistema bancario e le attuali condizioni insostenibili a cui i paesi più deboli ricevono prestiti”. Pur lodando i “Super Mario”, Wolf ha detto che da soli non potranno salvare l’eurozona, i cui problemi sono ben radicati e dove anche le ‘soluzioni’ alle crisi dei diversi paesi possono rendere ancora più impegnativa l’attuazione di grandi riforme strutturali.
Come Wolf ha giustamente notato: “Nel caso dell’Italia, per esempio, alti tassi di interesse e banche vulnerabili uniti all’austerity fiscale porteranno probabilmente a una lunga e profonda recessione, quindi all’aumento del deficit fiscale ciclico [maturato durante e a causa della crisi economica] insieme alla diminuzione del deficit strutturale [maturato spendendo di più rispetto alle entrate].” Tuttavia, ovviamente ciò significa solo che il debito generale aumenterà.
In definitiva, Wolf ha scritto che “escludendo la fine [dell’euro], bisognerà scegliere le riforme, per quanto dolorose”. Per lui, ciò è dovuto al fatto che “i costi del fallimento sono così alti che è necessario mantenere viva la possibilità di riforme nazionali o dell’eurozona”. In questo, i “Super Mario” possono essere i leader.(11)
Quando a gennaio l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha declassato il debito italiano di due gradini a BBB, “avvisando che non era finita”, Monti si è detto “d’accordo con quasi ogni punto dell’analisi di S&P”, scherzando che “avrebbe quasi potuto scriverla lui”.
 
Al FT ha detto: “Se mai avessi imposto qualcosa, sarebbe stato quel che S&P ha scritto sulla politica economica italiana”, poi ha riso. In seguito al declassamento, il rating di credito dell’Italia è diventato il più basso tra quelli dei paesi dell’eurozona che non avevano ricevuto aiuti, escluso Cipro. Ma perché Monti era così soddisfatto del declassamento? Al giornalista del FT ha citato la relazione, esaminando i fattori di rischio associati all’Italia, ma aggiungendo: “Ciononostante, non abbiamo cambiato il livello di rischio politico per l’Italia. Crediamo che l’ambiente politico sempre più debole a livello europeo sia in parte compensato dalla forte capacità interna italiana.”
In altre parole: “I 60 giorni di Monti al potere sono bastati a convincere l’agenzia che il suo governo ha intrapreso la strada di una riforma che possa riportare il paese a crescere e a ridurre il livello di debito, ma che la cattiva gestione della crisi dell’eurozona da parte dell’UE stia avvilendo i paesi che lottano per uscirne, Italia compresa.” Monti ha detto: “Penso di essere l’unico in Europa a non aver criticato le agenzie di rating.”(12)
Parlando al FT di come si fosse formato il suo governo, cioè in modo non democratico, Monti si è detto d’accordo sul fatto di poter aiutare a portare a una “rivoluzione”, riferendosi al numero e alla portata delle misure che intende prendere prima delle prossime elezioni. Ha spiegato che se i costi dell’indebitamento italiano (i tassi di interesse) diminuiranno, “i partiti politici non oseranno interrompere l’esperimento [del governo tecnico] prima che si sia concluso… E dal mio punto di vista i partiti politici non oseranno tornare al duro confronto acrimonioso e superficiale che animava il Parlamento. L’immagine e lo stile del dibattito pubblico sono cambiati”. Ha aggiunto: “Se e quando avremo successo, non cercheremo di prenderci i meriti… La mia ambizione è che l’Italia diventi un paese noioso, in termini relativi. È proprio tutto nelle mani dell’Europa.”(13)
A febbraio Monti ha rilasciato un’intervista a PBS Newshour in cui ha di nuovo elogiato le misure di austerity, dicendo che dato che il debito greco era così alto, “sarebbe stato difficile – guardiamo in faccia la realtà – un atterraggio morbido con simili eccessi di deficit senza una recessione”. Ha aggiunto: “Penso sia pertinente dire che l’Europa doveva essere messa al sicuro per quanto riguarda le finanze pubbliche di ogni Stato membro.” Monti ha ringraziato “la pressione tedesca e di altri paesi” che ha spinto gli Stati verso l’austerity. E ora, ha affermato, “è giunto il momento di concentrare le energie su come ottenere insieme una maggiore crescita in Europa”.(14) Crescita, è ovvio, significa semplicemente crescita dei profitti per le grandi banche e le multinazionali.
 

L’‘aggiustamento strutturale’ di Super Mario: il senso di “crescita”

Quando la classe dirigente politica e finanziaria europea parla di “crescita” nel contesto attuale come di una “soluzione” in più oltre all’austerity, ciò che intende davvero è attuare cambiamenti strutturali ben più ampi: liberalizzare l’economia, privatizzare beni, sussidi statali, servizi, industrie e risorse. Così multinazionali e banche potranno acquistare tutti questi beni e industrie, e dato che ciò avviene nel bel mezzo di una profonda crisi, saranno in grado di prenderne il controllo a prezzi molto bassi. È quel che si chiama “investimento estero diretto”.
Le più importanti multinazionali d’Europa, del Nord America e del resto del mondo potranno controllare direttamente una fetta molto più grande dell’economia. I loro acquisti procurano agli Stati fondi a breve termine, aumentando così il reddito a breve termine. Tuttavia, dato che le industrie statali sono privatizzate e vendute per un pugno di mosche, in realtà gli Stati si privano di reddito a lungo termine, ma di questo non si parla. I mercati rispondono sul breve periodo, non sul lungo, e ovviamente vogliamo che il mondo e la stabilità sociale, politica ed economica siano determinati da forze che in teoria hanno una visione che non va più in là di due mesi.
Il processo di liberalizzazione e privatizzazione è presentato anche in base alla prospettiva della “creazione di posti di lavoro” perché, in teoria, le multinazionali entreranno sul mercato con la loro capacità di investimento, creando così posti di lavoro. In realtà le multinazionali comprano le industrie e di solito le chiudono per delocalizzarle dove la manodopera costa meno. Ciò significa licenziamenti di massa, e anche che bisogna smantellare i sindacati e i diritti dei lavoratori in generale e tenere la popolazione in riga, sotto controllo.
Le misure di austerity mirano a ridistribuire la ricchezza dalle masse a gruppi ristrettissimi, attraverso tasse più alte, licenziamenti di massa nel settore pubblico, tagli alla spesa sociale, alla sanità, al welfare, all’istruzione e altrove. Com’è prevedibile, ciò porta a una massiccia crisi sociale. Molti pacchetti di austerity – come quello di Monti – includono anche tentativi di indebolire i sindacati e la forza lavoro. Tutto per preparare i lavoratori al periodo e ai programmi di “crescita”, che li costringeranno a sottostare a condizioni di lavoro da sfruttamento senza contratti collettivi, altrimenti le aziende li licenzieranno tutti, chiuderanno bottega e andranno da un’altra parte. Ecco perché sentiamo gli eurocrati e i politici in Europa e nel mondo spiegare che austerity e crescita non si escludono a vicenda, ma possono e devono coesistere. In realtà, dal punto di vista degli ‘effetti’ di tali politiche, un programma congiunto di “austerity” e “crescita” ha perfettamente senso: commettere un genocidio sociale (con l’austerity fiscale) per sfruttare, derubare e approfittare delle spoglie di una guerra economica (la crescita tramite aggiustamenti strutturali).
Negli ultimi trent’anni, queste politiche sono state imposte nel “Terzo Mondo” da Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, banche, multinazionali e potenze imperiali occidentali. Con il FMI a fare da traino, i paesi di America Latina, Africa e Asia che negli anni Ottanta attraversavano un periodo di grave crisi di debito, sono stati costretti a firmare i cosiddetti “Programmi di Aggiustamento Strutturale” (SAP) con FMI e Banca Mondiale per poter ricevere prestiti o aiuti da banche o istituzioni occidentali.
I SAP prevedevano una serie di condizioni che i paesi dovevano accettare per ricevere un prestito, un misto di ‘austerity fiscale’ e ‘aggiustamento strutturale’: svalutare la moneta per rendere più convenienti gli investimenti nel paese (creando così inflazione e aumentando il costo di cibo, carburante e altri beni di prima necessità, a scapito dei poveri e della classe media); tagliare la spesa sociale per ridurre il deficit (distruggendo così i programmi sociali, di istruzione, sanità e welfare e causando licenziamenti di massa nel settore pubblico); liberalizzare il commercio, per permettere a Stati e multinazionali esteri di investire più facilmente nel paese e quindi generare reddito (smantellando così ogni dazio e barriera doganale, i controlli dei prezzi, i sussidi statali e agevolando lo sfruttamento e l’acquisto a basso costo della ricchezza nazionale da parte di multinazionali e banche estere) e privatizzare per incoraggiare gli investimenti e permettere al mercato di rendere più “efficienti” le industrie e i beni statali (generando così corruzione e licenziamenti di massa, la chiusura di intere industrie e il passaggio del controllo totale dell’economia nelle mani di banche e multinazionali estere).
In trent’anni le conseguenze dei SAP – unione di “austerity” e “crescita” – sono state devastanti: la povertà si è diffusa sempre più e sempre più in fretta; la ricchezza è diventata altamente polarizzata, una ristretta maggioranza controlla l’economia e il resto della popolazione non ha quasi nulla; la piccola classe dirigente è diventata dipendente e sempre più legata alla classe dirigente mondiale (perlopiù occidentale) allontanandosi dai propri concittadini; il tasso di mortalità è aumentato perché la sanità e i servizi sociali sono stati smantellati o resi incredibilmente costosi proprio nel momento di peggiore povertà in cui la popolazione ne aveva più bisogno; il malcontento sociale e la repressione sono diventati dilaganti, con insurrezioni popolari contro l’‘aggiustamento strutturale’ e misure statali sempre più autoritarie e brutali per controllare o schiacciare la resistenza ai programmi e proteggere il predominio della ristretta maggioranza, a livello locale e internazionale.
Questo, in pratica, è il destino dell’Europa e del resto del mondo industrializzato. In quanto regione più integrata della Terra (una tendenza in accelerazione in tutto il mondo), l’Europa sta sperimentando l’impatto della crisi prima degli altri paesi industrializzati. Dunque quando i politici e la classe dirigente finanziaria dicono che l’Europa ha bisogno di “crescita” e austerity, che porteranno alla “ripresa”, ricordiamoci cosa significa “crescita”: sfruttare, derubare e approfittarsi. Se lo ricordiamo, tutto ciò che i politici e gli esperti hanno ripetuto per anni all’improvviso ha finalmente senso.
Quando gli è stato chiesto se pensasse che in Italia ci fosse il pericolo di una “reazione violenta” contro ciò che la gente “può vedere come un cambiamento del proprio stile di vita molto, molto doloroso imposto dall’UE”, Monti ha risposto che “c’era il rischio di una reazione del genere”, ma ha spiegato: “Cerco di evitarla presentando sempre i sacrifici necessari che gli italiani devono affrontare non come un’imposizione di Bruxelles, della Germania o della BCE, ma piuttosto come azioni necessarie che gli italiani devono intraprendere – e intraprendere anche su consiglio dell’Europa, ma principalmente nel proprio interesse, nell’interesse nostro e delle generazioni future di italiani. Lo faccio apposta per evitare reazioni violente.” Un’affermazione interessante: si dice che l’austerity è nell’interesse degli italiani e delle “generazioni future” non perché sia vero, ma per “evitare reazioni violente” contro l’UE. Monti ha sottolineato che “è molto, molto importante” assicurarsi che la moneta unica, “che doveva essere il punto culminante della costruzione dell’Europa”, non diventi, “a causa di effetti psicologici negativi, un fattore di disintegrazione dell’Europa”.(15)
In un’intervista rilasciata al Wall Sreet Journal a inizio febbraio, Monti ha pubblicamente delineato la sua strategia per la “crescita” europea, presentata in forma privata agli altri governi dell’UE il mese precedente, per spingere l’Europa oltre l’austerity con “leggi europee più severe volte ad aprire le industrie nazionali degli Stati membri”, chiaramente per “incoraggiare la crescita economica e la concorrenza nell’eurozona”. Monti ha spiegato che se non si farà in questo modo, “l’Europa non sarà un bel posto dove vivere nei prossimi cinque anni se non si risolve il problema di come crescere… Dobbiamo dire come sarà la crescita in un’unione compatta dal punto di vista fiscale”.
La sua proposta “darebbe un’accelerata al procedimento con cui le autorità europee sanzionano gli Stati che violano i principi del mercato unico europeo”. Per Monti e i tecnocrati come lui, questa “crescita” non include la spesa pubblica. Come ha spiegato, visto che l’Italia deve ridurre di 30 miliardi di euro – il 2% del suo PIL – il debito pubblico “ogni anno per decenni”, ciò significa che “qualsiasi idea di crescita stimolata da investimenti pubblici deve essere allontanata”. Al contrario, Monti ha suggerito all’UE di “appoggiare con più vigore i singoli mercati per sostenere la crescita economica”, il che, invece di avere il permesso di Berlino per le spese dell’UE a favore della crescita, significherebbe “spingere la Germania a liberalizzare la propria economia”. Cosa che, a detta di Monti, “avrebbe un effetto capillare”.(16)
Monti ha intrapreso diversi programmi di “liberalizzazione” in Italia, per esempio per quanto riguarda importanti professioni, come farmacisti, tassisti e notai. Per gestire la questione della “disoccupazione” – definirla importante è un eufemismo – Monti ha cercato di “introdurre nuove misure per facilitare alle aziende l’assunzione e il licenziamento dei lavoratori”. Ciò, ha detto, “aumenterà la flessibilità generale del mercato del lavoro”,(17) nel senso che fornirà alle multinazionali manodopera a un costo più basso e più facilmente sfruttabile.
Monti ha persino affermato che i cambiamenti che stava approntando al mercato del lavoro erano volti a “ridurre la frammentazione del mercato del lavoro italiano tra i lavoratori protetti, a volte iperprotetti, e quelli, soprattutto i giovani, che non riescono proprio a entrare nel mondo del lavoro”.(18) Quindi, invece di avere diversi tipi di forza lavoro “protetta” (o “iperprotetta”, come ha detto Monti), sarebbe meglio abbassare tutti allo stesso livello permettendo la “flessibilità”, o in altre parole, favorendo la capacità di sfruttamento. Per “Super Mario”, quando si tratta di lavoratori è meglio non avere alcuna protezione piuttosto che una protezione qualsiasi. Immaginiamo cosa succederebbe se qualche politico la pensasse allo stesso modo per le banche.
Mentre l’Europa si accordava su un “Fiscal Compact” per garantire l’austerity, Monti ha espresso l’opinione per cui l’UE dovesse pensare anche a un patto di crescita e che, in quanto entità sovranazionale e non democratica, dovesse dotarsi “di un meccanismo efficiente per sanzionare rapidamente gli Stati che non aprono la propria economia alla concorrenza”, intesa come sfruttare e derubare. Così, un mese prima, Monti aveva presentato una proposta “volta a dare alla Commissione Europea – l’organo esecutivo dell’UE – maggiori poteri per sanzionare gli Stati membri”. Tale proposta, di cui non si era fatto parola prima, “potrebbe velocizzare il procedimento di anni, permettendo alla Commissione di emettere sentenze invece di dover portare in tribunale gli Stati membri, come capita spesso ora”. Alla domanda cosa c’entrasse tutto ciò con la crescita, Monti ha risposto: “C’entra molto, perché dando più potere alla Commissione per rimuovere gli ostacoli nazionali al funzionamento del mercato unico, si creerà un grande terreno di gioco alla pari, che nel mondo degli affari continua a essere visto come una componente chiave della crescita.”(19) Ecco la risposta: porterà alla “crescita” perché così si dice nel mondo degli affari. Grazie, Presidente.
Monti ha ammesso che tutto ciò genera ovvie preoccupazioni, soprattutto per paesi come Gran Bretagna e Francia, che probabilmente si opporrebbero alla proposta per paura di una violazione della loro sovranità, e ha riconosciuto l’esistenza di un “deficit democratico” che continuerà a esistere “mentre gli Stati membri trasferiscono gradualmente le politiche fiscali ed economiche sotto la supervisione centrale delle istituzioni europee”. Ma Monti ha una soluzione a tutto ciò: “La riconciliazione tra una governance più centralizzata e la possibilità di democrazia si risolverà in gran parte tramite un ruolo più forte del Parlamento europeo”,(20) che, in effetti, è del tutto inutile.
 

L’uomo più importante d’Europa?

A fine febbraio, Time Magazine ha pubblicato un’intervista a Monti, definendolo “l’uomo più importante d’Europa”. L’articolo lo descriveva come “il duro capo di cui l’Italia ha un disperato bisogno”, anche se “ha l’aria di un nonno distinto”. Time ha scritto che Monti stava “rimettendo in sesto una democrazia ormai giunta a un punto morto”, governando come un tecnocrate non eletto, “e proseguendo l’integrazione europea”, in una “totale ristrutturazione della società italiana”.
Monti ha detto a Time: “Credo che le riforme non faranno presa se non si radicano gradualmente nella cultura del paese.” Time ha dichiarato che “Monti era la soluzione” al problema della politica di parte in Italia. Monti ha affermato che la richiesta di prendere il potere era arrivata “in un momento di crisi così grave per l’Italia che non potevo rifiutare”. E Time Magazine ha dichiarato: “Oggi regna su Roma come un nuovo Cesare.”
In effetti, “il processo democratico è stato sospeso per permettere a un tecnocrate non eletto di attuare riforme che i politici eletti non potrebbero fare”. Monti stesso si riferisce a ciò come a “un reciproco disarmo temporaneo” tra la destra e la sinistra,(21) un eufemismo tecnico che sta per “dittatura dell’austerity”.
L’articolo lodava il pacchetto di austerity di dicembre, il programma di liberalizzazione di gennaio e il nuovo progetto di riorganizzazione del mercato del lavoro. Poi lamentava che Monti se la prendesse con “gruppi di interesse trincerati”, come i tassisti (proprio così, l’articolo li definisce “gruppi di interesse trincerati”), che hanno scioperato a Roma e in altre città; i farmacisti, che hanno minacciato di fare lo stesso, o gli autotrasportatori, che hanno bloccato le autostrade per protesta contro l’impennata delle tasse sul carburante.
Il presidente del sindacato nazionale dei tassisti ha detto: “In Italia l’economia si basava soprattutto su norme che venivano applicate per creare ricchezza per tutti… Non capisco perché d’un tratto l’unica soluzione sia sbarazzarsi di queste norme.” E ha aggiunto: “Monti è sempre vissuto nei salotti… Non conosce i veri problemi della gente comune.”
Monti ha risposto: “Forse ha ragione”, ma secondo lui si tratta di un vantaggio: “L’Italia ha accumulato un debito pubblico enorme perché i governi che si sono succeduti erano troppo vicini alla vita dei normali cittadini, troppo disposti a soddisfare le richieste di tutti, agendo così contro l’interesse delle generazioni future.” Monti si è fatto una reputazione – valsagli il soprannome di “Super Mario” – ai tempi in cui era commissario europeo, quando entrò in conflitto con alcune grandi multinazionali mondiali, per esempio impedendo la fusione tra General Electric e Honeywell, cosa che spinse Jack Welch, allora CEO di GE, a definire Monti un uomo “a sangue freddo”. Monti ha ammesso che, visto che riesce con successo a spingere le “riforme”, gli effetti di queste ultime avrebbero fatto pressioni ai partiti politici per abbandonarlo, rendendogli così più difficile continuare il suo programma prima di lasciare l’incarico nel 2013.
“Il punto” ha spiegato Monti “è come riuscire a mantenere la pressione anche quando gli elementi più visibili di questa emergenza saranno, speriamo, passati”. Ciò sarà lasciato in gran parte all’accelerazione del processo di integrazione europea. “Penso ci sia un desiderio autentico da parte di UE, Germania e Francia di ricoprire ancora un ruolo attivo insieme all’Italia nel rilancio dell’integrazione europea… Penso che assisteremo a un’accelerata delle buone notizie.”(22) A quanto pare, accelerare l’integrazione e l’istituzionalizzazione di una struttura non democratica, tecnica e sovranazionale è una “buona notizia”.
Quando Monti ha fatto visita a Wall Street, al settimo piano dello Stock Exchange di New York (visita ai suoi effettivi “elettori”), ha ricevuto una lunga standing ovation non appena è entrato nella stanza dove lo aspettavano 200 persone. Charlie Himmelberg, direttore generale presso Goldman Sachs, ha commentato: “È impressionante quanto in fretta sia cambiata l’opinione nei confronti dell’Italia.” Blaise Antin, di TCW, ha detto: “È un bene che Monti faccia visita agli investitori… Ma alla fine molto dipenderà dal Parlamento italiano” per le dure scelte a venire.(23) Monti ha detto alla folla di finanzieri di Wall Street: “Quel che conta è che la governance migliore dell’eurozona ce l’abbia quasi fatta e che la crisi dell’eurozona sia quasi superata, credo.” Più tardi durante un’altra conferenza a New York, Monti ha riferito di aver ricevuto una “calda accoglienza dalla comunità finanziaria” di Wall Street.(24) Non ci sono dubbi.
 

Super Mario fa la guerra ai lavoratori

Dopo il giro di interviste, visite di stato, l’incontro con Obama e con gli elettori a Wall Street, Monti è tornato in Italia a fine febbraio per proseguire le “riforme del lavoro” e indebolire sindacati e diritti dei lavoratori. A marzo, gli italiani ne avvertivano già gli effetti. Monti si è dato una gran pena nel denunciare quello che ha descritto come un “mercato del lavoro a due velocità”, che divide le generazioni e lascia fuori i giovani ad avvizzire. Il New York Times non ha perso tempo a sostenere l’appello di Monti a smantellare un simile sistema, incentrando il discorso sulla divisione generazionale per cui “i lavoratori più anziani sono cresciuti con lavori certi e contratti a prova di bomba che garantiscono pensioni generose e pieni benefici”, mentre i giovani italiani, “i più istruiti nella storia del paese… sono fortunati se trovano un lavoro temporaneo, con scarsi benefici o stabilità”. Quindi, una delle “soluzioni” di Monti è stata di “facilitare per le aziende l’assunzione e il licenziamento dei lavoratori”.(25)
Com’è tipico dei discorsi economici neoliberisti, le conclusioni si traggono solo in base ai fatti: i lavoratori anziani hanno i benefici, quelli giovani hanno poche opportunità, dunque i primi stanno distruggendo le generazioni future con i loro “diritti”. Soluzione: smantellare diritti e benefici così che tutti possano lavorare su un “terreno di gioco alla pari”.
 
Il discorso divide lavoratori e opinione pubblica, e nel frattempo nessuno menziona il fatto che il motivo per cui ci sono così poche opportunità di lavoro per i giovani ha a che fare soprattutto con la mancanza di investimenti da parte dello Stato e dell’industria, con la deregolamentazione e la privatizzazione delle industrie degli anni Novanta (quando Draghi era a capo del Tesoro), con gli effetti dell’euro (che ha creato una gerarchia economica all’interno dell’UE tra Stati del Nord e Stati del Sud), o con il fatto talmente ovvio che l’Italia attraversa una grave crisi perché il governo corrotto ha fatto comunella con le banche mondiali e ha subìto le istituzioni e le regole dell’UE, che promuovono gli interessi della classe dirigente e indeboliscono la democrazia e l’autodeterminazione.
No, per il NYT è troppo sconveniente menzionare le importanti cause della crisi italiana – imputabili alla classe dirigente – e la questione della disoccupazione, sintomatica della crisi stessa. Al contrario, nei discorsi all’opinione pubblica è molto più facile e accettabile lasciare che i lavoratori si misurino tra loro, nel tentativo di indebolirli tutti, collettivamente.
Un economista della Bocconi, di cui Monti era presidente prima di diventare Presidente del Consiglio, ha sostenuto questo discorso per l’Italia, dicendo che “riformare i contratti, i sussidi alla disoccupazione e il livello dei salari permetterebbe di aumentare la produttività del lavoro e, di conseguenza, al paese di crescere… È un tema centrale per migliorare un paese come l’Italia”.(26) In pratica, intraprendere tutte queste “riforme” del lavoro permetterebbe ai giovani di entrare in parte nel mercato del lavoro, perché gli altri lavoratori “iperprotetti” non avrebbero più protezioni e l’intera forza lavoro nazionale sarebbe vulnerabile allo sfruttamento.
Così, i giovani potrebbero essere assunti a costi molto bassi, perché per loro un lavoro qualunque – per quanto terribile e mal pagato – è comunque meglio di niente. Se i lavoratori protetti cercassero di organizzarsi e conservare alcuni diritti, le aziende potrebbero semplicemente licenziarli e rimpiazzarli con lavoratori giovani senza benefici a un costo inferiore. Ecco le cosiddette “opportunità per i giovani”. Ecco come ha fatto lo sfruttamento a diffondersi tanto nei paesi “in via di sviluppo” negli ultimi decenni, spinto dall’austerity fiscale e dall’aggiustamento strutturale: indebolire i diritti dei lavoratori per facilitarne lo sfruttamento, e se cercano di organizzarsi, scioperare o di ottenere diritti, le multinazionali estere possono licenziarli tutti e assumere manodopera a un costo inferiore, chiudere le fabbriche e delocalizzarle, o ricorrere a manodopera immigrata ancora più conveniente. Ciò ha l’effetto di abbassare gli standard e le condizioni dell’intera forza lavoro, e del mercato del lavoro mondiale, a una posizione più facilmente sfruttabile: uguaglianza di sfruttamento (che economisti e banchieri chiamano “flessibilità del lavoro”).
Monti ha dichiarato: “Dobbiamo abbandonare un mercato del lavoro a due velocità in cui alcune persone sono troppo protette mentre altre non hanno protezione né benefici se non lavorano.”
Quindi, ha detto, “equità e crescita” saranno le “parole d’ordine” del suo governo. Dato che “crescita” significa approfittarsi, derubare e sfruttare, l’“equità” segue questa logica: equità di sfruttamento. Il NYT ha ripreso le parole di una trentatreenne laureata senza opportunità di lavoro, che avrebbe “accolto con favore” questi cambiamenti, perché “come molti coetanei, si sente frustrata, troppo dipendente dai genitori e con un futuro incerto”.
Sorprendentemente, nello stesso articolo si ammetteva che il sistema del lavoro a due velocità non è dovuto ai “diritti”, ma piuttosto alle politiche attuate dal governo quasi dieci anni fa (per agevolare l’ingresso dell’Italia nell’eurozona), con cui lo Stato aveva reso più facile per le multinazionali italiane “assumere giovani con tutta una serie di contratti a tempo determinato e di apprendistato”, mentre molti dei benefici per il prepensionamento sono stati introdotti con le privatizzazioni di massa, volute da Draghi per favorire la riduzione del personale “e tagliare i costi nel periodo precedente all’ingresso dell’Italia nell’eurozona”. L’articolo poi proseguiva criticando i sindacati, che “i giovani italiani sono arrivati a considerare parte del problema”.(27)
È d’obbligo una pausa per apprezzare la ginnastica mentale mostrata dal NYT nel pubblicare un articolo in cui si riconosce tranquillamente che le cause del lavoro a due velocità e delle questioni legate alla disoccupazione in Italia sono il risultato delle richieste e delle politiche attuate per aderire alla moneta unica, concludendo però che il problema più grande sono “i lavoratori troppo protetti” e che quindi la soluzione sta nell’indebolire i diritti di chi lavora.
L’articolo ammette persino che le politiche del governo per permettere alle multinazionali italiane di sfruttare la forza lavoro giovane miravano a “rendere il mercato più flessibile”, eppure non si mette in discussione la logica del programma di Monti di risolvere la crisi dovuta alla “flessibilità” attraverso misure che rendano il mercato “più flessibile”. Questa logica, che il NYT ha prontamente appoggiato, prevede di esaminare le politiche che non hanno funzionato (in termini di ciò che era stato promesso alla gente) per poi proseguire e accelerare queste stesse politiche nella speranza di sortire un effetto contrario rispetto a quello avuto in precedenza.
Einstein ha definito la follia come fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi. Se applichiamo questa definizione, quasi l’intera economia – e soprattutto il neoliberismo – è assolutamente folle. O è così, oppure gli economisti usano semplicemente una retorica in codice che suona in un modo, ne vuol dire un altro ed è applicata per promuovere un’agenda sociale, politica ed economica mondiale che altrimenti sarebbe impossibile da giustificare al pubblico: preservare e accumulare per una ristretta minoranza, sfruttare e punire la grande maggioranza.
Lo scorso anno, con un perfetto tempismo, gli effetti della crisi economica, esacerbati dalle riforme del lavoro e dal pacchetto di austerity di Monti, si sono fatti sentire in tutta Italia. A fine marzo si è saputo che a Napoli, una delle città più povere d’Europa, era ricomparso il lavoro minorile, con “migliaia di bambini che abbandonano la scuola per aiutare le famiglie a far quadrare i conti”. Una tendenza in crescita nel paese, dove i bambini lavorano in nero o “sono reclutati dalla mafia per scopi disonesti”.
Il lavoro più comune tra i minori è quello di “commesso”, pagato meno di un euro l’ora. Una tendenza cresciuta in Italia nel corso degli anni, come dimostra una relazione della regione Campania, dove tra il 2005 e il 2009 più di 54.000 bambini, di cui il 38% al di sotto dei 13 anni, hanno abbandonato la scuola per lavorare. Il vicesindaco di Napoli ha commentato: “Certo, eravamo la regione più povera d’Italia. Ma era dal secondo dopoguerra che non si vedeva una situazione del genere… A 10 anni questi bambini lavorano già 12 ore al giorno, una chiara violazione del loro diritto di crescere.”
La serie di riforme finanziarie promosse dal governo italiano a partire dal 2008 ha causato tagli drastici e nel giugno del 2010 la Campania ha dovuto interrompere il proprio programma di assistenza sociale, “gettando più di 130.000 famiglie nella povertà”. I bambini delle famiglie povere hanno tre opzioni: battersi per restare a scuola, andare a lavorare in nero oppure “unirsi alle fila della camorra”. Dall’inizio della crisi, i sostegni ai giovani e alle famiglie sono stati tagliati dell’87% e circa 20.000 insegnanti in Campania non sono stati pagati per due anni.(28) Forse è questo che intende Monti per “flessibilità del lavoro”.
A fine marzo, l’Economist ha scritto che, mentre Monti era impegnato in colloqui con datori di lavoro e sindacati per cercare di far loro accettare le riforme del mercato del lavoro, “quando è stato chiaro che raggiungere l’unanimità era impossibile, Monti ha interrotto i colloqui e dichiarato che il governo sarebbe andato avanti a prescindere”.  È piuttosto appropriato, bisogna ammetterlo, per un governo creato in modo non democratico continuare ad agire e governare in modo altrettanto non democratico. Questo è il cammino che Monti ha intrapreso con l’Italia. Il 16 marzo i tre principali partiti in Parlamento hanno approvato le riforme di Monti, seguendo l’avvertimento del Presidente Napolitano per cui “un mancato accordo avrebbe gravi conseguenze”.
Il problema principale per Monti è venuto dalla CGIL, alleato storico del PD, il cui appoggio a Monti e ai pacchetti di austerity ha spinto uno dei leader del partito a suggerire che l’attuale segretario Pier Luigi Bersani “potrebbe affrontare una rivolta interna o lo scioglimento del partito”.(29)
Naturalmente il WSJ si è congratulato con Monti, in un articolo intitolato Monti pulls a Thatcher [Monti gioca alla Thatcher, NdT], per il “coraggio politico” dimostrato nell’abbandonare le trattative con i sindacati, annunciando che sarebbe “andato avanti con le riforme del tristemente noto diritto del lavoro, con o senza il consenso dei sindacati”. Le severe leggi italiane circa la possibilità di licenziamento da parte dei datori di lavoro, definite dal WSJ il “sistema del lavoro a vita”, saranno rimpiazzate dalle riforme di Monti con un “generoso sistema di indennità garantite ai lavoratori licenziati” per le cosiddette “ragioni economiche”. Il WSJ ha lodato Monti, perché “opporsi ai sindacati in Italia richiede coraggio, non solo sul piano politico”, e ha fatto notare che dieci anni prima un economista era stato ucciso per “il suo ruolo nel definire un tentativo di riforma del lavoro”. Da dicembre Monti aveva governato a suon di decreti, ma a fine marzo ha annunciato che la proposta di riforma del lavoro sarebbe stata votata in Parlamento. Il WSJ ha scritto che, in quanto ex professore di economia, Monti “ha la rara opportunità di poter istruire gli italiani sulle conseguenze dell’opporsi a una riforma”, suggerendo che basta dare un’occhiata alla Grecia: “Se lo spavento non li rende più sobri, allora non c’è speranza.”(30)
Nel giro di una settimana Monti ha acconsentito a un lievissimo cambiamento alla proposta di riforma del lavoro, per dare ai giudici “maggiore libertà d’azione nel determinare se i licenziamenti da parte delle aziende siano giustificati”. In un articolo intitolato Surrender, Italian Style [Una resa all’italiana, NdT], il WSJ l’ha definito un “cedimento verso l’ala sinistra della coalizione politica”, e ha aggiunto che “Monti è stato fatto Presidente del Consiglio per allontanare il paese dall’orlo di un abisso greco”, e che  questa “riforma del lavoro è una resa a coloro che stanno” avvicinando quell’abisso all’Italia.(31) Per il WSJ, qualsiasi capitolazione – per quanto minima (e questa in particolare era davvero minima) – a favore dei sindacati è una “resa” o un “cedimento”.
Monti si è difeso in una lettera al WSJ spiegando che la “resa” era comunque un passo nella direzione giusta, perché “introduce una procedura più prevedibile [cioè controllabile] e più rapida [cioè sistematica] per gestire i licenziamenti per ragioni economiche o oggettive”.
Si prevede: “Prima una conciliazione extragiudiziale veloce e obbligatoria a livello locale; poi, se la conciliazione fallisce, il lavoratore può fare ricorso al tribunale, come accade in altri Stati.” In “casi estremi”, in cui la “ragione economica o oggettiva” del licenziamento sia ritenuta “manifestamente inesistente”, il giudice avrà la possibilità di scegliere il “reintegro invece della compensazione”. Quando il “licenziamento economico” è “ingiustificato” in altri casi (cioè non in un “caso estremo”), si concederà una compensazione pari a 24 mensilità. Monti ha detto che si tratta di una “riforma complessa” che merita “un’analisi approfondita piuttosto che giudizi affrettati”.
Poi ha scritto: “Suggerirei che forse il fatto che sia stata attaccata sia dalla principale associazione dei datori di lavoro sia dai metalmeccanici, iscritti alla CGIL, indichi che abbiamo trovato un giusto equilibrio.” Per Monti questa riforma “renderà più flessibile il mercato del lavoro in Italia”, gettando “le basi per un aumento della produttività, della crescita economica e dell’occupazione”.(32)
Ad aprile i principali sindacati hanno protestato per le strade di Roma contro la riforma del sistema pensionistico di Monti presentata a gennaio, “che intrappola centinaia di migliaia di lavoratori in un limbo legale senza pensione”.
 
La riforma che ha alzato l’età pensionabile interessa chi è già in pensione. Bloomberg ha fatto l’esempio di Maria Dinelli, che dal 2008 aveva un accordo di prepensionamento con il suo ex datore di lavoro che le ha assicurato i benefici fino alla pensione nel 2015. Con la riforma Monti, Maria non prenderà la pensione fino al 2017, e ha commentato: “Sarò senza stipendio né pensione per due anni interi prima di avere l’età pensionabile, dovrò mettere da parte dei soldi… Prima ti danno delle garanzie, poi perdi tutto perché arriva un nuovo governo che cambia le regole.”
Il 13 aprile decine di migliaia di italiani sono scesi in piazza a Roma dopo l’annuncio del Ministero del Lavoro che “65.000 italiani potrebbero rimanere senza sostegno tra quando smetteranno di lavorare e quando percepiranno la pensione, visto che l’aumento dell’età pensionabile fa slittare il pagamento”, mentre i sindacati dicono che il numero degli interessati è cinque volte maggiore, circa 300.000 persone. Riferendosi ai dati del Ministero del Lavoro, un leader sindacale ha prontamente detto: “Se fossero giusti, allora dobbiamo dire che le migliaia di lavoratori che hanno chiesto aiuto al sindacato non sono reali ma fantasmi.” Stando alle stime di un professore di diritto del lavoro in realtà il numero potrebbe arrivare a 450.000.(33)
Monti ha definito il piano “un taglio con il passato”. Be’, di sicuro “taglia”. Nel frattempo, gli italiani affrontano tasse più alte e l’aumento record del prezzo del carburante, alla base di un “crollo della domanda dei consumatori” che ha precipitato l’Italia in una recessione ancora più profonda. Nicola Marinelli di Glendevon King Asset Management di Londra ha detto: “La riorganizzazione del sistema pensionistico era inevitabile perché il vecchio modello era troppo generoso rispetto alle possibilità dello Stato e agli standard europei… Detto questo, le proteste dei lavoratori potrebbero presagire future tensioni sociali. Non penso che i lavoratori più giovani abbiano davvero capito che avranno delle pensioni da fame.” Un altro “taglio con il passato”. È interessante, anche se forse non stupisce, il fatto che queste riforme non abbiano ancora adottato “la mano pesante con i contribuenti più ricchi”. Un professore di diritto del lavoro ha opinato: “Penso sia ora che chi possiede di più contribuisca alle esigenze del paese.”(34) Ma ciò non è nella natura dell’austerity.
Infatti, ad aprile si è saputo che la classe politica italiana, l’“esercito di politici e alti funzionari” che sostengono Monti e le sue riforme in Parlamento, “è aggrappata a grassi stipendi di gran lunga più alti di quelli dei loro colleghi esteri”. Monti aveva emesso un decreto per “evitare che i funzionari della pubblica amministrazione guadagnino più del Presidente Barack Obama”, molti dei quali “guadagnano notevolmente di più”. Tuttavia, i paperoni d’Italia, non solo politici e burocrati di primo piano, “si preoccupano appena della loro parte di fardello”. Come ha notato un economista, “non c’è stata un’equa distribuzione dei sacrifici… In proporzione agli stipendi, i redditi più alti pagano meno”.
In Italia ci sono circa 1.000 parlamentari che, con uno stipendio base di 11.283 euro mensili, guadagnano più di quelli statunitensi, mentre le famiglie con il reddito più basso, “colpite soprattutto dall’aumento delle tasse su carburanti, immobili e vendite”, vive “con meno di 8.000 euro l’anno, cioè 667 euro al mese, quel che resta dopo le tasse”. Secondo i dati della Banca d’Italia, tra il 2006 e il 2010 le famiglie italiane più povere avevano già perso almeno il 12% del reddito reale. A differenza della classe politica, la maggior parte delle famiglie è “per tradizione parsimoniosa”, tuttavia con l’austerity del 2011 “le famiglie hanno risparmiato solo il 12% del reddito lordo, il livello più basso dal 1995”.
Questa è la natura dell’austerity: quando c’è più bisogno di risparmiare, diventa sempre più difficile riuscire a farlo. A marzo un lavoratore marocchino in Italia si è dato fuoco per protesta, seguito da un imprenditore italiano. I sondaggi mostrano che la gente è “sempre più insoddisfatta dei partiti e dei politici che hanno guidato il paese negli ultimi vent’anni” e più del 40% degli intervistati ha detto che in caso di elezioni immediate non voterebbe nessuno di loro.(35)
 

L’Italia sotto l’austerity

A inizio aprile il WSJ ha riferito che secondo i dati del Dipartimento del Tesoro Italiano le misure di austerity di Monti “bloccavano l’attività nella terza economia dell’eurozona”, e mentre “i recenti aumenti delle tasse aiutano l’Italia a tagliare il deficit fiscale, spingono però l’attività economica a contrarsi ancora più in fretta”. Il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha dichiarato: “Con l’austerity non si cresce”.
L’aumento delle tasse colpisce soprattutto il reddito dei lavoratori, sebbene includa tasse sui consumi (come l’IVA) e sul patrimonio immobiliare. Con la diminuzione dell’1% del PIL nel primo quadrimestre del 2012, il rendimento sui titoli di Stato italiani è aumentato, rendendo i prestiti più costosi per l’Italia. L’ex Presidente del Consiglio Berlusconi ha commentato: “La cura prescritta dall’UE al nostro Paese è la stessa che ha già provocato un disastro in Grecia e comincia a fare lo stesso in Spagna”, anche se ha continuato a dare il suo appoggio al governo tecnico. Un imprenditore italiano ha però avvisato: “Ostacoli insormontabili aspettano i consumatori, con l’aumento dell’imposta sul reddito a marzo, sugli immobili a giugno e sul valore aggiunto a settembre.”(36)
A fine aprile la disoccupazione in Italia aveva raggiunto quasi il 10%, stando alle statistiche “ufficiali” (in pratica è molto più alta), e in Sardegna un giovane su due è disoccupato. L’edilizia è stata colpita duramente, spingendo un imprenditore a uccidersi, sull’onda dei “suicidi dovuti all’austerity” che attraversa la penisola e ad aprile ha raggiunto quota 25.(37)
A maggio il gruppo anarchico italiano che ha rivendicato l’attentato all’amministratore delegato di un’industria nucleare, ha minacciato di prendere di mira Monti. Il gruppo, che si definisce Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale – Fronte Rivoluzionario Internazionale, ha mandato una lettera a un giornale del Sud Italia, avvisando che “Monti era tra i sette bersagli rimasti dopo che Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, è stato gambizzato la settimana scorsa”.
Nella lettera si legge: “Diciamo a Monti che è uno dei sette bersagli rimasti e che il Popolo non ha nessun interesse a rimanere in Europa, a salvare le banche, a saldare i conti di uno Stato che ha sperperato il denaro per conto proprio.” La lettera spiegava che ogni suicidio legato a problemi con le tasse per via delle misure di austerity sarebbe stato punito come un “omicidio di Stato”, facendo riferimento alla serie di suicidi di imprenditori e altri lavoratori “disperati per il collasso del proprio reddito a causa della crisi”.
Si tratta dello stesso gruppo anarchico che l’anno precedente aveva rivendicato i pacchi bomba spediti a diverse banche, incluso Josef Ackermann, CEO di Deutsche Bank, mentre a dicembre, aprendo un pacco, il direttore generale di Equitalia ha perso un dito. Un membro del gruppo, davanti al pubblico ministero, “ha invocato la rivoluzione armata… quando gli è stato chiesto dell’attentato ad Adinolfi”.(38)
Monti si è inserito nella politica europea come “mediatore” tra la Germania e le economie più deboli dell’eurozona, apparentemente per “estendere” il processo decisionale europeo oltre l’asse franco-tedesco. A maggio il governo tecnico di Monti ha “fatto la corte a Berlino su due fronti”, nel tentativo di avvicinare i parlamenti dei due Stati e, in termini ideologici, di “convincere i funzionari tedeschi – con incontri privati e discorsi pubblici – che il compromesso per alimentare la crescita delle economie europee più deboli sia l’investimento in grandi progetti pubblici, come i trasporti, internet o la rete elettrica, mantenendo al contempo la disciplina fiscale”. Secondo Monti, alcune spese dovrebbero essere “esonerate” dall’austerity fiscale, cosa a cui la Germania si è a lungo opposta.
 
A inizio maggio però, le elezioni in Francia si sono sbarazzate di Nicolas Sarkozy e la presidenza è passata al socialista François Hollande, favorevole a una strategia di spesa per la crescita, e Monti ha cercato di trovare un terreno comune tra Francia e Germania, essenzialmente a sostegno dell’UE.
Nicholas Spiro, esperto di debito sovrano, ha dichiarato: “Se c’è un leader europeo le cui politiche possono attrarre sia il Cancelliere Merkel sia il Presidente Hollande, quello è Monti.” Il piano di “crescita” messo a punto da Monti si baserebbe sulla “creazione di bond per finanziare progetti per le infrastrutture nell’UE e spingere la potenza di fuoco della Banca Europea per gli Investimenti a finanziare gli investimenti pubblici”. Si baserebbe quindi sulla spesa europea, non delle singole nazioni, e il debito sarebbe così paneuropeo e controllato dall’UE.(39)
A fine aprile Monti ha annunciato che entro la fine dell’anno avrebbe apportato ulteriori tagli alla spesa “e nominato un esperto del settore privato commissario speciale per la supervisione della spending review”. I tagli, circa 4,2 miliardi di euro, “gli permetterebbero di accantonare l’aumento dell’IVA dal 21 al 23% a ottobre, mossa che potrebbe colpire i consumi e rallentare il ritorno alla crescita”, ha scritto il NYT. Monti ha dichiarato: “Oggi siamo davanti alla necessità di recuperare il tempo perso… E non in molti anni, ma in pochi mesi.”(40)
Il nuovo commissario speciale del settore privato era Enrico Bondi, noto come “il risanatore” per aver ristrutturato il gruppo Parmalat dopo la bancarotta. Questo cambiamento delle misure di austerity ha fatto seguito a un’intensa pressione da parte degli imprenditori italiani per far dipendere il fardello più dai tagli alla spesa pubblica che dall’aumento delle tasse.41
A metà maggio, quando è emerso che, con le misure di austerity e gli ‘aggiustamenti strutturali’ di Monti, l’Italia stava scivolando in una recessione ancora più profonda, i rendimenti sul debito italiano sono schizzati quasi al 6%. Il governo ha preso in considerazione l’idea di proteggere con l’esercito diversi obiettivi in seguito a un’ondata di azioni violente rivendicate da vari gruppi anarchici, come la gambizzazione di Adinolfi e le Molotov lanciate contro le sedi di Equitalia all’inizio del mese.
Angelo Drusiani di Banca Albertini Syz ha avvisato che, se la BCE non diventa un prestatore di ultima istanza, l’Italia affronterà una “massiccia svalutazione, da tre a cinque anni di iperinflazione e un’insostenibile disoccupazione”. A maggio Moody’s ha declassato 26 banche italiane, scatenando l’ira dell’Associazione Bancaria Italiana, che ha definito il declassamento “irresponsabile, incomprensibile e ingiustificabile, un attacco all’Italia, alle aziende, alle famiglie e ai cittadini”.(42)
A maggio si sono svolte le elezioni amministrative e Beppe Grillo, leader del Movimento 5 Stelle, che ha “cavalcato l’onda delle proteste contro la politica di austerity”, ha detto: “Ci vediamo in Parlamento.” Grillo, molto critico verso l’impennata delle tasse voluta da Monti, ha costretto il PD al ballottaggio a Parma ed è riuscito ad “annientare” il Popolo delle Libertà nelle altre città, mentre la Lega Nord, anch’essa critica verso le riforme di Monti, “è stata umiliata ai seggi”. Dopo le elezioni, il Corriere della Sera ha scritto: “Da ieri, l’impressione è che Monti sia più solo.”(43)
A giugno, tra Italia, Svizzera e Germania la polizia ha arrestato 10 persone sospettate di essere coinvolte in “attività terroristiche di sinistra” in Italia e all’estero durante gli ultimi tre anni, legate alla FAI e al FRI. Un generale dei Carabinieri ha detto che “i due gruppi erano in contatto con il movimento anarchico greco”. Tuttavia, si pensa che i sospetti arrestati non siano coinvolti nella gambizzazione di Adinolfi, l’attentato principale imputato ai gruppi, anche se, secondo il generale, “la matrice è la stessa”. Si crede però che siano coinvolti con il pacco bomba spedito ad Ackermann.(44)
A metà giugno, durante il G20 in Messico, Monti ha detto che l’eurozona ha bisogno di una “road map di interventi concreti per rendere l’euro più credibile” e di un “piano a favore della crescita”, perché “le due cose sono strettamente complementari”.(45) Nonostante le brutali misure di austerity imposte da Monti agli italiani, i tassi dei titoli di Stato sono rimasti alti, spingendo Monti a commentare: “Dev’esserci qualcosa che non va se i tassi di interesse di un paese ottemperante restano così alti.” Monti ha fatto notare che tramite il Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (EFSF), il fondo salva-Stati, l’Italia aveva fatto prestiti a Grecia, Irlanda e Portogallo per 31,5 miliardi di euro, ma che “finora non ha ancora chiesto prestiti… Ne ha concessi molti, e in effetti ogni giorno che passa sovvenziona gli altri con gli alti tassi di interesse che paga sul mercato”.(46)
A giugno inoltrato, dopo il G20, Monti ha annunciato un “decreto per la crescita” dell’Italia, con “incentivi per gli investimenti in ricerca e innovazione, detrazioni fiscali per le aziende che assumono personale qualificato e riduzione del personale di alcuni ministeri”.(47) Sempre a giugno, Italia, Germania, Francia e Spagna hanno concordato un “patto di crescita” per l’Europa per un totale di 130 miliardi di euro, visto che “l’austerity da sola non basterà a far uscire l’eurozona dalla profonda crisi”. La somma rappresenta l’1% del PIL dell’UE. Sono stati previsti anche “project bond” finanziati dall’UE emessi “per progetti del settore privato per le infrastrutture”. In altre parole, sussidi alle aziende.(48)
Alla fine del mese, la crisi economica italiana si era aggravata, in gran parte per le misure di austerity ma anche per i rendimenti (tassi di interesse) dei titoli di Stato sempre alti, con l’Italia costretta a pagare i tassi di interesse più alti dal dicembre scorso in un’asta di titoli a 5 e 10 anni da 5,24 miliardi di euro (cioè lo Stato paga tassi di interesse alti alle istituzioni finanziarie che acquistano i titoli fino alla loro scadenza tra 5 o 10 anni).
I titoli a 10 anni sono stati venduti a un tasso medio del 6,19%, mentre quelli a 5 anni del 5,84%. Secondo il Financial Times, “è l’ultimo segnale di una doppia recessione sempre più grave in Italia e renderà ancora più urgente la richiesta di misure a breve termine del Presidente Monti” per ridurre i tassi di interesse (come l’acquisto da parte della BCE di titoli di Stato sul mercato). Tuttavia, una lobby ha continuato a lodare gli “enormi passi, impensabili solo un anno fa” intrapresi dal governo tecnico, aggiungendo però che “il processo è lungi dall’essere concluso”.(49)
A fine giugno, tra i battibecchi il Parlamento ha approvato la riforma del lavoro di Monti, proprio prima del summit dell’UE. Merkel ha detto che l’Italia aveva “intrapreso il cammino verso finanze pubbliche sane, crescita, occupazione e competitività”. Il passaggio della riforma, una delle principali richieste della Commissione Europea e della BCE, è stato lodato da Bruxelles e anche il FMI è intervenuto per acclamare Monti. Il pacchetto è stato approvato in Parlamento mentre per strada erano in corso proteste guidate dai sindacati, con tanto di elicotteri della polizia in volo e scontri dei dimostranti ai blocchi di sicurezza sulla strada verso il Parlamento.(50)
Al summit dell’UE di fine giugno, Italia e Spagna hanno obbligato i leader a prolungare l’incontro fino a notte fonda, costringendoli a un accordo per rivedere il piano di ricapitalizzazione delle banche spagnole da 100 miliardi di euro (il salvataggio spagnolo), permettendo di immettere i fondi direttamente nelle banche, e a “Madrid di spazzar via il fardello del salvataggio dal debito sovrano”. Anche se, in cambio, ciò richiede la “creazione di un unico supervisore bancario gestito dalla BCE”, forse precursore di un’unione bancaria europea. L’Italia, a cui sono state fatte concessioni, anche se minori rispetto alla Spagna, è stata la forza trainante della revisione delle norme del fondo di salvataggio dell’eurozona – EFSF e MSE –, perché quest’ultimo acquisti i titoli di Stato sovrani per abbassare i costi dell’indebitamento, aumentando la fiducia nei titoli italiani e, quindi, diminuendo i tassi di interesse, la richiesta principale di Monti degli ultimi mesi. I paesi i cui titoli di Stato saranno acquistati dal fondo di salvataggio “non saranno più sottoposti a programmi di monitoraggio come quello greco”, ma invece “dovranno solo mantenere i propri impegni europei relativi a debito e deficit”.
Monti ha dichiarato: “È una doppia soddisfazione per l’Italia.” Per Angela Merkel, che per mesi si è rifiutata di appoggiare ogni misura di salvataggio a breve termine, “è un’importante concessione”. Anche se, com’è ovvio, ogni concessione ha una condizione: “un gruppo di Stati creditori del Nord guidato dalla Germania otterrà un maggiore controllo su tutte le banche dell’eurozona tramite il nuovo supervisore unico”, il meccanismo che stabilirà l’unione bancaria.(51) A questa notizia, i rendimenti dei titoli di Stato italiani e spagnoli sono scesi di colpo e un economista della Deutsche Bank ha commentato: “C’erano pochissime aspettative e visto che c’è stato un passo avanti almeno per la ricapitalizzazione delle banche, i mercati gli hanno reso omaggio.”(52)
I media tedeschi hanno riferito che “Italia e Spagna hanno piegato la volontà del cancelliere di ferro nelle prime ore di venerdì mattina” 29 giugno. Der Spiegel ha scritto che “Monti è uscito dalle negoziazioni a tarda notte come il chiaro vincitore”. Merkel, regina dell’austerity, ha dovuto cedere a Monti e al Primo Ministro spagnolo Mariano Rajoy soprattutto circa la questione delle “richieste” per il salvataggio. Tuttavia, dopo l’intervento di Monti, il fondo europeo permanente salva-Stati – il Meccanismo Europeo di Stabilità – può erogare prestiti agli Stati “che rispettano le regole di bilancio stabilite dalla Commissione Europea… senza accordarsi per ulteriori e più severe misure di austerity”. Quindi, la troika – Commissione Europea, BCE e IMF – non eserciterà più la sua severa supervisione.(53)
L’insurrezione di Monti al summit è cominciata alle 19.00 di giovedì sera, quando il Presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy voleva concludere la prima sessione di lavoro e annunciare alla stampa il patto di crescita. Monti, furioso, gli ha chiesto dove stesse andando e si è poi rifiutato di acconsentire al patto di crescita fino a che non si fosse risolto il problema di definire “misure concrete per contrastare gli alti tassi di interesse dei titoli di Stato italiani”. Rajoy ha appoggiato Monti, aggiungendo che anch’egli non avrebbe approvato il patto di crescita fino a che la questione non fosse stata risolta. Il Primo Ministro danese Helle Thorning-Schmidt ha chiesto ai presenti se “fossero tutti in ostaggio”, mentre Van Rompuy è rimasto seduto.
Dopo la mezzanotte, i rappresentanti dei 10 paesi che non hanno adottato l’euro sono andati in albergo, mentre i 17 paesi dell’eurozona “sono rimasti al proprio posto e hanno cominciato un round decisivo di negoziazioni”. Dopo alcune ore, Monti e Rajoy hanno convinto Merkel “che in futuro i paesi potranno ricevere i fondi del MSE senza sottoporsi alla supervisione della troika”. Quindi, “sarà necessario soddisfare solo gli obiettivi annuali della Commissione Europea”. La sessione si è conclusa alle 4.20 del mattino di venerdì, quando il Presidente della Commissione Europea Barroso e Van Rompuy l’hanno reso noto con una conferenza stampa.(54) Ciò non significa che l’austerity e l’aggiustamento strutturale non saranno perseguiti, ma semplicemente che il controllo e le imposizioni di austerity da parte della troika cederanno il posto a obiettivi generali definiti dalla Commissione Europea. Tuttavia, tali obiettivi richiederanno comunque austerity fiscale e aggiustamenti strutturali, non soggetti però alla stessa supervisione o tabella di marcia con cui si soddisferanno gli obiettivi. Infine, l’accordo non mira a ridurre l’imposizione e gli effetti dell’austerity, ma piuttosto a istituzionalizzare più efficacemente il dominio della Commissione Europea stessa (un’istituzione non eletta composta di tecnici), rispetto al sistema ad hoc di supervisione della troika.
Nell’Italia di Mario Monti – e nell’UE intera – austerity significa povertà, crescita significa furto, riforma del lavoro significa sfruttamento e democrazia significa… tecnocrazia. Benvenuti in Italia, benvenuti nella nuova Europa ai tempi dell’austerity.
 
Note
1. Giuseppe Fonte, “Italy PM unveils sweeping austerity package”, Reuters, 4 dicembre 2011:
 HYPERLINK "http://www.reuters.com/article/2011/12/04/us-italy-idUSTRE7B20I220111204" http://www.reuters.com/article/2011/12/04/us-italy-idUSTRE7B20I220111204
2. Guy Dinmore, Giulia Segreti, Joshua Chaffin, “Monti cabinet agrees Italy austerity plans”, The Financial Times, 5 dicembre 2011:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ef821ec4-1dc8-11e1-9fd4-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ef821ec4-1dc8-11e1-9fd4-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
3. Steve Scherer, “Italy starts strikes against Monti’s austerity”, Reuters, 12 dicembre 2011:
 HYPERLINK "http://www.reuters.com/article/2011/12/12/us-italy-austerity-strikes-idUSTRE7BB0O120111212" http://www.reuters.com/article/2011/12/12/us-italy-austerity-strikes-idUSTRE7BB0O120111212
4. Gavin Jones, “Italy risks ‘social explosion’ over austerity: union chief”, Reuters, 14 dicembre 2011:
 HYPERLINK "http://www.reuters.com/article/2011/12/14/us-italy-camusso-interview-idUSTRE7BD1EC20111214" http://www.reuters.com/article/2011/12/14/us-italy-camusso-interview-idUSTRE7BD1EC20111214
5. Reuters, “Italian Senate backs Monti austerity package”, The Telegraph, 22 dicembre 2011:
 HYPERLINK "http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/8973397/Italian-Senate-backs-Monti-austerity-package.html" http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/8973397/Italian-Senate-backs-Monti-austerity-package.html
6. “An interview with Mario Monti: Italy’s great liberaliser?”, The Economist, 17 gennaio 2012:
 HYPERLINK "http://www.economist.com/blogs/newsbook/2012/01/interview-mario-monti" http://www.economist.com/blogs/newsbook/2012/01/interview-mario-monti
7. Nicholas Kulish, “Monti, in Berlin, Calls for Growth Policies in Europe”, The New York Times, 11 gennaio 2012:
 HYPERLINK "http://www.nytimes.com/2012/01/12/world/europe/italys-mario-monti-in-germany-calls-for-growth-policies-in-europe.html?pagewanted=all" http://www.nytimes.com/2012/01/12/world/europe/italys-mario-monti-in-germany-calls-for-growth-policies-in-europe.html?pagewanted=all
8. Philip Stephens, “Europe rests on Monti’s shoulders”, The Financial Times, 26 gennaio 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/a209e0b2-4769-11e1-b847-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/a209e0b2-4769-11e1-b847-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
9. Guy Dinmore, Giulia Segreti, “Monti unveils liberalisation plans”, The Financial Times, 20 gennaio 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b13df170-4392-11e1-adda-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/b13df170-4392-11e1-adda-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf
10. Guy Dinmore, Giulia Segreti, “Berlusconi to abandon frontline politics”, The Financial Times, 3 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/65784254-4e6e-11e1-8670-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/65784254-4e6e-11e1-8670-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
11. Martin Wolf, “Why the super-Marios need help”, The Financial Times, 19 gennaio 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/c608d3fa-4035-11e1-82f6-00144feab49a.html#axzz1yY37v49b" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/c608d3fa-4035-11e1-82f6-00144feab49a.html#axzz1yY37v49b
12. Peter Spiegel, Guy Dinmore, “The wishes and worries of a parenthetic revolutionary”, The Financial Times, 18 gennaio 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/faaef4aa-4101-11e1-b521-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/faaef4aa-4101-11e1-b521-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf
13. Ibid.
14. PBS, “Italy’s Premier Mario Monti: Time to Focus on Growth in Europe”, PBS Newshour, 7 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://www.pbs.org/newshour/bb/business/jan-june12/monti2intervie_02-07.html" http://www.pbs.org/newshour/bb/business/jan-june12/monti2intervie_02-07.html
15. Ibid.
16. Alessandra Gallioni, Christopher Emsden, Stacy Meichtry, “Italy Pushes for Europe Growth Policy”, The Wall Street Journal, 8 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html
17. Ibid.
18. Alessandra Galloni, Christopher Emsden, Stacy Meichtry, “Q&A With Mario Monti”, The Wall Street Journal, 7 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203315804577209341047730830.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052970203315804577209341047730830.html
19. Alessandra Gallioni, Christopher Emsden, Stacy Meichtry, “Italy Pushes for Europe Growth Policy”, The Wall Street Journal, 8 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204136404577209243247008110.html
20. Ibid.
21. Michael Schuman, “The Most Important Man in Europe”, Time Magazine, 20 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2106489-1,00.html" http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,2106489-1,00.html
22. Ibid.
23. Tiziana Barghini, “Wall Street likes Monti, but still wary of Italy”, Reuters, 13 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://www.reuters.com/article/2012/02/13/us-italy-economy-investment-idUSTRE81C1OP20120213" http://www.reuters.com/article/2012/02/13/us-italy-economy-investment-idUSTRE81C1OP20120213
24. Tiziana Barghini, Walter Brandimarte, “Italy doesn’t need firewalls, Europe does: Monti”, Reuters, 10 febbraio 2012:
 HYPERLINK "http://www.reuters.com/article/2012/02/11/us-eurozone-monti-firewall-idUSTRE81A01820120211" http://www.reuters.com/article/2012/02/11/us-eurozone-monti-firewall-idUSTRE81A01820120211
25. Rachel Donaldio, “Stuck in Recession, Italy Takes on Labor Laws That Divide the Generations”, The New York Times, 19 marzo 2012:
 HYPERLINK "http://www.nytimes.com/2012/03/19/world/europe/italy-tackles-labor-laws-that-divide-young-and-old.html?pagewanted=all" http://www.nytimes.com/2012/03/19/world/europe/italy-tackles-labor-laws-that-divide-young-and-old.html?pagewanted=all
26. Ibid.
27. Ibid.
28. Cécile Allegra, “Child labour re-emerges in Naples”, Le Monde, 30 marzo 2012:
 HYPERLINK "http://www.presseurop.eu/en/content/article/1722081-child-labour-re-emerges-naples" http://www.presseurop.eu/en/content/article/1722081-child-labour-re-emerges-naples
29. “Italy’s reforms: Monti’s labour-law tangle”, The Economist, 24 marzo 2012:
 HYPERLINK "http://www.economist.com/node/21551046" http://www.economist.com/node/21551046
30. WSJ, “Monti Pulls a Thatcher”, The Wall Street Journal, 26 marzo 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303816504577305240774653740.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303816504577305240774653740.html
31. WSJ, “Surrender, Italian Style”, The Wall Street Journal, 5 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577325902816241654.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577325902816241654.html
32. Mario Monti, “Italy’s Labor Reforms Are Serious and Will Be Effective”, The Wall Street Journal, 6 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577327822449450802.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052702303299604577327822449450802.html
33. Flavia Rotondi, Lorenzo Totaro, “Italians Rally in Rome Against Monti’s Pension-Revamp Gap”, Bloomberg, 13 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://www.bloomberg.com/news/2012-04-12/italians-rally-against-monti-s-pension-overhaul-limbo.html" http://www.bloomberg.com/news/2012-04-12/italians-rally-against-monti-s-pension-overhaul-limbo.html
34. Ibid.
35. Steve Scherer, “Analysis: Fat cat Italian politicians dodge Monti’s austerity”, Reuters, 11 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://www.reuters.com/article/2012/04/11/us-italy-politicians-idUSBRE83A0TD20120411" http://www.reuters.com/article/2012/04/11/us-italy-politicians-idUSBRE83A0TD20120411
36. Christopher Emsden, Italy Austerity Poses Threat to Economy, The Wall Street Journal, 3 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304023504577321200213474194.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304023504577321200213474194.html
37. Nick Squires, “Italian businessman becomes country’s 25th ‘austerity suicide’ of the year”, The Telegraph, 30 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/9236231/Italian-businessman-becomes-countrys-25th-austerity-suicide-of-the-year.html" http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/9236231/Italian-businessman-becomes-countrys-25th-austerity-suicide-of-the-year.html
38. Reuters, “Anarchists threaten Mario Monti”, The Financial Times, 16 maggio 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ffa158f4-9f7f-11e1-a255-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/ffa158f4-9f7f-11e1-a255-00144feabdc0.html#axzz1yY37v49b
39. Stacy Meichtry, Marcus Walker, “Monti Seeks Mediator Role in Europe”, The Wall Street Journal, 10 maggio 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304543904577396363981261898.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304543904577396363981261898.html
40. Gaia Pianigiani, “Monti Selects Areas to Cut to Reduce Italy’s Budget”, The New York Times, 1 maggio 2012:
 HYPERLINK "http://www.nytimes.com/2012/05/02/business/global/monti-selects-areas-to-cut-to-reduce-italys-budget.html" http://www.nytimes.com/2012/05/02/business/global/monti-selects-areas-to-cut-to-reduce-italys-budget.html
41. Guy Dinmore, Giulia Segreti, “Italy to cut spending and avoid VAT rise”, Financial Times, 30 aprile 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/3d85faf4-92eb-11e1-aa60-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/3d85faf4-92eb-11e1-aa60-00144feab49a.html#axzz1z1dPgKJf
42. Ambrose Evans-Pritchard, “Italy’s banks shaken as economic slump deepens”, The Telegraph, 15 maggio 2012:
 HYPERLINK "http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/9268330/Italys-banks-shaken-as-economic-slump-deepens.html" http://www.telegraph.co.uk/finance/financialcrisis/9268330/Italys-banks-shaken-as-economic-slump-deepens.html
43. Tom Klington, “Anti-austerity parties ride protest vote in Italian local elections”, The Guardian, 8 maggio 2012:
 HYPERLINK "http://www.guardian.co.uk/world/2012/may/08/anti-austerity-italian-local-elections" http://www.guardian.co.uk/world/2012/may/08/anti-austerity-italian-local-elections
44. John Hooper, “Italian police arrest leftwing terror suspects”, The Guardian, 13 giugno 2012:
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45. Christopher Emsden, “Monti Wants EU to Solve Own Problems”, The Wall Street Journal, 18 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://blogs.wsj.com/eurocrisis/2012/06/18/monti-wants-eu-to-solve-own-problems/" http://blogs.wsj.com/eurocrisis/2012/06/18/monti-wants-eu-to-solve-own-problems/
46. John Hooper, “Eurozone crisis: Mario Monti defends Italy’s record”, The Guardian, 22 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://www.guardian.co.uk/business/2012/jun/22/eurozone-crisis-mario-monti-italy?newsfeed=true" http://www.guardian.co.uk/business/2012/jun/22/eurozone-crisis-mario-monti-italy?newsfeed=true
47. WSJ, “Employment, Italian Style”, The Wall Street Journal, 25 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304898704577478111174204768.html" http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304898704577478111174204768.html
48. Spiegel Online, “Merkel, Monti and Co. Agree to European Growth Pact”, Der Spiegel, 22 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://www.spiegel.de/international/europe/germany-france-italy-and-spain-agree-to-growth-pact-a-840495.html" http://www.spiegel.de/international/europe/germany-france-italy-and-spain-agree-to-growth-pact-a-840495.html
49. Giulia Segreti, “Italy’s economic crisis deepens”, The Financial Times, 28 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/668f816a-c106-11e1-8179-00144feabdc0.html#axzz1z1dPgKJf" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/668f816a-c106-11e1-8179-00144feabdc0.html#axzz1z1dPgKJf
50. Guy Dinmore, “Monti gets approval for labour reforms”, The Financial Times, 27 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/8d2cf956-c070-11e1-9372-00144feabdc0.html#axzz1z1dPgKJf" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/8d2cf956-c070-11e1-9372-00144feabdc0.html#axzz1z1dPgKJf
51. Peter Spiegel, Joshua Chaffin, “Europe agrees crisis-fighting measures”, The Financial Times, 29 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://www.ft.com/intl/cms/s/0/5513d3d4-c19f-11e1-8eca-00144feabdc0.html#axzz1z1dPgKJf" http://www.ft.com/intl/cms/s/0/5513d3d4-c19f-11e1-8eca-00144feabdc0.html#axzz1z1dPgKJf
52. Ana Nicolaci da Costa, Marius Zaharia, “EU summit moves push Italian, Spanish yields lower”, Reuters, 29 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://news.yahoo.com/eu-summit-moves-push-italian-spanish-yields-lower-164226104–finance.html" http://news.yahoo.com/eu-summit-moves-push-italian-spanish-yields-lower-164226104–finance.html
53. Carsten Volkery, “Monti’s Uprising: How Italy and Spain Defeated Merkel at EU Summit”, Der Spiegel, 29 giugno 2012:
 HYPERLINK "http://www.spiegel.de/international/europe/merkel-makes-concessions-at-eu-summit-a-841663.html" http://www.spiegel.de/international/europe/merkel-makes-concessions-at-eu-summit-a-841663.html
54. Ibid.
 
 
 
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