(“Se mi fossi piegato, non sarei dovuto partire”)
13 ottobre 2008 – Intervista rilasciata a Beirut.
Traduzione di Pino Cabras.
La chiusura degli uffici francesi del Réseau Voltaire (“Rete Voltaire”, NdT) e l’esilio del suo presidente sollevano molti interrogativi. Alcuni commentatori vi hanno visto la fine di un avventura, altri, al contrario, nell’osservare che queste decisioni non hanno ridotto la combattività del Réseau, hanno cercato di scoprire quali fossero le motivazioni. Thierry Meyssan lo spiega qui. Meyssan descrive una Francia sottoposta al controllo dei servizi statunitensi, con un’opinione pubblica anestetizzata che non ha consapevolezza del controllo politico. Ai suoi occhi, c’era un pericolo immediato e la minaccia che lo ha costretto ad andarsene non tarderà a ricadere su altri.
Lei ha lasciato la Francia un anno fa, nel settembre 2007. Non è un espatriato qualsiasi: è famoso in tutto il mondo come l’iniziatore del movimento che contesta la versione governativa degli attentati dell’11 settembre, il leader di un movimento anti-imperialista, e in alcuni paesi si è presentato come il principale dissidente occidentale. Perché è stato costretto all’esilio?
Thierry Meyssan: Nel dicembre 2002, il Segretario della Difesa USA Donald Rumsfeld ha firmato la direttiva 3.600.1, volta a screditare o eliminare le personalità francesi che si opponevano alla guerra globale al terrorismo [1]. L’elenco includeva in primo luogo Jacques Chirac, poi dei grandi esponenti industriali, e in più vi figuravo io a causa del mio lavoro sull’11/9.
Erano tre mesi prima della invasione dell’Iraq. Era l’epoca dell’isteria antifrancese a Washington. I servizi segreti francesi sono stati informati del fatto che gli omicidi erano stati subappaltati dal Pentagono al Mossad e mi misero in guardia. I miei amici ed io abbiamo cercato di metterci in contatto con gli altri bersagli. Uno degli amministratori del Réseau Voltaire era un vecchio amico di una di queste personalità. Abbiamo preso un appuntamento con questo personaggio ai primi di marzo, ma morì pochi giorni prima dell’incontro, in circostanze che sono state descritte come altamente sospette da parte degli investigatori.
Lo Stato ha quindi reagito. Il presidente Chirac ha contattato per telefono il primo ministro israeliano e lo ha ammonito sul fatto che qualsiasi azione intrapresa non solo sul territorio francese, ma in tutta l’Unione europea, sarebbe stata considerata un atto ostile contro la Francia. In ognuno dei miei viaggi fuori dall’Unione europea, i servizi francesi contattavano i loro omologhi locali chiedendo loro di garantire la mia protezione.
Sapevo chi è Nicolas Sarkozy [2] e sospettavo che le cose sarebbero cambiate con la sua elezione. Quando sono tornato da un viaggio per votare, il 6 maggio 2007, sono stato arrestato davanti agli altri passeggeri all’uscita dall’aereo a Orly. Dopo avermi fatto attendere a lungo in compagnia di immigrati clandestini e di trafficanti di ogni genere, un funzionario della DST (l’ex servizio segreto interno, NdT) mi ha fatto uscire dicendo: «Benvenuto in patria, signor Meyssan, un paese che presto cambierà, moltissimo». Quella sera Sarkozy fu eletto. Pochi giorni dopo era all’Eliseo e iniziava la purga.
Durante l’estate, Nicolas Sarkozy ha visitato la famiglia negli Stati Uniti. Era accompagnato da molti collaboratori che hanno seguito il suo aereo di linea da un aereo ufficiale. Hanno discusso con l’amministrazione Bush su una serie di temi, importanti o frivoli. Mi è stato comunicato che gli statunitensi avevano chiesto che venissero prese delle misure per neutralizzarmi in base ai decreti presidenziali US 13438 e 13441 [3]. Ho pensato all’inizio che questi decreti si fondassero sul Patriot Act e non vedevo come avrebbero potuto essere attuati nel quadro del diritto francese. Mi dicevo che gli atlantisti avrebbero finito per inventare uno strumento giuridico e che dovevo meditare di prendere il largo, ma credevo di avere molto tempo davanti a me. Si è scoperto che questi decreti si fondavano sul Trading with the Enemy Act del 1917 e successivi sviluppi. In altre parole, ero ormai considerato una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti. Il Pentagono, che chiama in causa la clausola 5 del trattato NATO a partire dagli attentati del 2001, ha chiesto l’assistenza automatica dei suoi alleati. In breve, a tutti i servizi segreti degli Stati membri dell’Alleanza atlantica poteva essere chiesto di neutralizzarmi. Mi fu comunicato che si tramava qualcosa contro di me. Ho fatto le mie valigie e ho lasciato la Francia due giorni dopo.
Per di più, il pericolo non è limitato ai paesi della NATO. Un’operazione fu organizzata contro di me nel dicembre 2007 a Caracas, sventata dalla polizia venezuelana. Nel mese di agosto 2008 ho dovuto annullare la mia partecipazione a una conferenza internazionale in Austria, dopo essere stato informato da uno Stato amico che era stata preparata un’operazione contro di me.
Oltre a ciò, delle pressioni sono esercitate contro i miei compagni di lotta nel Medio Oriente, America Latina e in altri Stati europei. Non posso fare l’elenco senza complicare i problemi. Jürgen Cain Kulbel è stato brevemente arrestato in Germania e potrebbe esserlo di nuovo. Tecnicamente, il solo fatto usato contro di lui da parte del tribunale è il link che aveva installato sul suo sito web che rimandava a quello del Réseau Voltaire [4].
Ha qualche prova del fatto che lei sia davvero in pericolo – come lei dice – in Francia e nei paesi della NATO?
Thierry Meyssan: No, le liste USA sono segrete, tranne le attività finanziarie bloccate negli Stati Uniti, ma non ne ho. Ma ho delle testimonianze da parte di diversi contatti.
La Francia è una democrazia ed è considerata la patria dei diritti umani. Questo non è il Cile sotto la dittatura di Pinochet. Che abbia dovuto lasciare il paese non è semplicemente incomprensibile, soprattutto per i cittadini francesi?
Thierry Meyssan: Queste situazioni non sono comparabili. In Cile gli Stati Uniti avevano instaurato una dittatura militare. In Francia dispongono solo di agenti al vertice dello Stato e alla testa dei vari servizi di sicurezza. I miei concittadini dovrebbero essere più attenti alla repressione attuale che colpisce sia politici di primo piano, sia alti funzionari che giornalisti. La squadra di Nicolas Sarkozy si basa su alcuni magistrati deviati per paralizzare i suoi avversari politici e abusa del suo potere e la sua influenza per sbarazzarsi dei giornalisti che rifiutano di piegarsi.
Guardate innanzitutto la presa di controllo dei media. Sarkozy ha messo i suoi fedelissimi alla testa dei media privati mentre purga i media di proprietà pubblica. Un anno fa, i sindacati dei giornalisti hanno fatto appello all’intervento dell’opinione pubblica [5]. Dicevano che era diventato impossibile indagare su Nicolas Sarkozy e raccontare le critiche popolari di cui è oggetto. Si preoccupavano di perdere la libertà di esprimersi nell’essere nella tenaglia tra i giudici che violavano il segreto istruttorio e, dall’altro lato, i padroni della stampa direttamente legati all’Eliseo. Nessuno gli ha creduto e ora è troppo tardi. Tutto è bloccato.
Qualche esempio? La squadra del Presidente si è istallata a TF1 e una delle sue ex amanti vi presenta il Tg [6]. I mass media stranieri si fanno beffe di questa vicenda, ma i media francesi che l’hanno evocata sono stati condannati per “violazione della privacy”. Si tratta di un incredibile abuso della legge del 1881 sulla stampa. Ora, la corruzione e il nepotismo, che riguardano la squadra di Sarkozy, sono argomenti tabù. Il solo accostarvi ad essi, vi porta direttamente al rinvio a giudizio.
Sarkozy ha corrotto pubblicamente una decina di editorialisti offrendo loro delle prebende [7]. Alcuni sono stati arruolati in comitati ministeriali, ossia all’Eliseo, altri sono stati nominati in commissioni bidone, dove, ridotti al rango di cortigiani, godono dei fasti della Repubblica. Luigi XIV teneva occupata la nobiltà a Versailles, Sarkozy distrae le grandi firme editoriali che dovrebbero scrutinare la sua politica occupandole con delle attività mondane e facendo scrivere loro delle relazioni che lui non legge.
Nel frattempo, i coniugi Kouchner-Ockrent licenziano su RFI e France24 tutti coloro che resistono all’influenza degli Stati Uniti. Dopo Richard Labévière [8], un redattore capo stimato che aveva il difetto di dare la parola agli anti-atlantisti, l’ultimo in ordine di tempo è Gregoire Deniau per aver organizzato un dibattito sull’11 settembre cui aveva invitato in primo luogo Issa El-Ayoubi, vice presidente di Réseau Voltaire, e in secondo luogo Atmoh, portavoce di ReOpen911.
Il problema non sono i giornalisti. Ce n’è di notevoli, in Francia. Sono i media. Sono già sotto controllo e la funzione di contropotere non è più garantita.
Inoltre, quando il pubblico sente di un procedimento penale che coinvolge una personalità, non vi vede altro che un caso particolare. Ma se uno mette in prospettiva tutti questi casi, è chiaro che si traducono in una strategia.
Su denuncia personale di Nicolas Sarkozy, alcuni giudici istruttori hanno proibito di viaggiare all’ex primo ministro Dominique de Villepin, e l’hanno costretto a pagare una cauzione smisurata e umiliante. Pur non avendo prove concrete a suo carico, il pubblico ministero lo ha rinviato a giudizio. Il caso Clearstream offre certamente a Sarkozy un modo per eliminare un rivale politico, ma non lo ha organizzato lui. Si tratta di un complotto orchestrato dal suo patrigno, l’ambasciatore Frank Wisner, attraverso uno dei suoi covi londinesi, la Hakluyt & Co [9]. L’obiettivo è quello di mandare in prigione Villepin in modo che tutti sappiano che non si può sfidare impunemente il Segretario di Stato USA al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Alcuni magistrati hanno perquisito la casa dell’ex direttore dei servizi d’informazione generali (“Renseignements Généraux, RG”, NdT), Yves Bertrand, per estorcergli i segreti degli uomini di Chirac. E in questi giorni, i documenti sequestrati sono miracolosamente arrivati alle redazioni parigine. I settimanali vicini al potere ne hanno pubblicato alcuni stralci. Sembra che si cerchi di far passare delle bozze, dove si enunciavano delle ipotesi, per relazioni finali che presentano conclusioni definitive. E che si cerchi di far credere che i servizi perseguitino i soli socialisti. C’è della pura e semplice manipolazione. Ogni volta che si è all’opposizione, tocca proteggersi da questa polizia politica, e ogni volta che si è al potere, si fa di tutto per procacciarsi qualche copia delle sue note. Il potere sta esercitando una pressione incredibile su questo ufficiale per farlo crollare. È davvero una cosa ipocrita. Perché allo stesso tempo, invece di essere sciolti, gli RG sono stati riorganizzati e sono stati aumentati i loro mezzi basandoli su una gestione ancora più opaca.
Fino al capitano Paul Barril, che hanno messo in prigione per i segreti di Mitterrand. Lo hanno accusato di essere un sicario e lo hanno maltrattato così tanto da dover essere ricoverato in ospedale, prima di essere rilasciato su cauzione. A questo proposito, permettetemi di divagare sul genocidio ruandese. Barril si è difeso dagli attacchi contro di lui su questo tema mettendo in causa il Presidente Kagame. Questi ha quindi commissionato una relazione sulla partecipazione francese in questo dramma storico. Al leggerlo, si capisce che gli alti funzionari francesi, François Mitterrand e tutto il suo gabinetto nonché il governo di coabitazione nel suo complesso sarebbero responsabili del genocidio … tranne, ovviamente, l’allora ministro del bilancio nonché portavoce del Governo, San Nicolas Sarkozy. Ciò è stupido. Ci sono state chiare responsabilità francesi, ma certamente non colpe collettive. E del resto, è impossibile capire e giudicare questo crimine, che ha fatto più di 800mila morti, senza metterlo nel suo contesto e giudicare anche le guerre nella regione dei Grandi Laghi che hanno causati in totale di più di 6 milioni di morti, e i cui responsabili non sono da cercare a Parigi, ma a Washington e Tel Aviv.
Nel frattempo, gli atlantisti montano un caso contro Jacques Chirac, che accusano di aver organizzato, dieci anni fa, l’assassinio di un giornalista che avrebbe messo il naso nei suoi conti bancari all’estero. Il potere ha schierato mezzi stravaganti per costruire questa nuova macchinazione. Così, un magistrato ha proceduto a una perquisizione dello studio dell’avvocato di Chirac in condizioni più che discutibili. Ma a Washington, non si è perdonato a Chirac d’essersi opposto all’invasione dell’Iraq e s’inventerà di tutto per buttarlo giù.
Io non dico che tutte queste persone siano degli angeli, ma ciò di cui sono accusate è grottesco e ricorre esclusivamente alla persecuzione politica. Non sto dicendo affatto che la Giustizia sia marcia, ma che questi casi sono stati assegnati a giudici e pubblici ministeri che prendono ordini.
Ma coloro che gli atlantisti non possono coinvolgere in pseudo cause penali, vengono spiati. Nel giugno-luglio-agosto 2007, la sede del Réseau Voltaire a Parigi è stata posta sotto sorveglianza. Qualsiasi persona in entrata o in uscita è stata fotografata, e sono state condotte schedature che richiedono molto personale per identificare sia le une che le altre. Questo trattamento è generalizzato. Anche la casa di Ségolène Royal è stata “visitata” a più riprese dai servizi segreti, cioè illegalmente perquisita.
Dal 1° luglio 2008, la nuova Direzione Centrale dei servizi d’informazione interni (DCRI) mette in campo in emergenza il file classificatorio EDVIGE, in violazione dei trattati internazionali, tra cui la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici. Esso scheda l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche, religiose o filosofiche, l’appartenenza sindacale, la salute e le pratiche sessuali di tutti i francesi. Il DCRI non se ne sta con le mani in mano, utilizza le più recenti tecniche USA sullo studio delle “reti sociali” per mappare le vostre relazioni amichevoli, professionali e politiche.
Non si tratta più semplicemente di singoli individui, ma dell’ambiente in cui vivono, i gruppi cui partecipano. Un ricorso è stato presentato al Consiglio di Stato da parte di SM, LDH, SAF, associazioni gay e sindacati, che possono portare forse alla cancellazione del decreto nel mese di dicembre. Nicolas Sarkozy ha sopito l’opinione pubblica dichiarando egli stesso la necessità di rivedere il decreto, ma non lo ha abrogato.
Intanto, nel corso di questi sei mesi, si raccolgono e informatizzano dei dati. Un caso avvenuto nella regione del Rodano ha rivelato che, nonostante le dichiarazioni lenitive del Presidente, la polizia del Rodano schedava la religione dei funzionari territoriali. È un errore che rivela la portata del lavoro di intelligence in corso. È improbabile che questi dati verranno mai distrutti, anche se il giudice amministrativo lo richiedesse. Saranno semplicemente integrati nello schedario CRISTINA e classificati ‘Segreto della Difesa’. In ultima analisi, saranno utilizzati i mezzi degli ex Renseignements généraux per costruire uno schedario a vantaggio della ex DST, che è ragionevole non si occupi che di controspionaggio. Poi, nel quadro della cosiddetta cooperazione anti-terrorismo, questi dati politici saranno trasmessi ai servizi statunitensi, perché CRISTINA è stato progettato per essere compatibile con gli schedari USA.
Ciò vi sorprende? Ma già molti dati individuali sono trasmessi agli Stati Uniti, in violazione del diritto francese e delle convenzioni europee. Ciò vale per tutto ciò che riguarda i vostri trasferimenti bancari internazionali [10] o i vostri spostamenti in aereo [11].
La Francia è già precipitata in una forma di Stato autoritario sotto tutela statunitense. Si dice che una rana immersa in acqua tiepida portata lentamente a bollire, non reagisce al graduale cambiamento della temperatura, così che si stordisce e muore. I francesi si stanno comportando allo stesso modo. Tollerano la progressiva distruzione delle loro libertà. Hanno già superato di gran lunga la soglia del tollerabile e non reagiscono, non reagiscono più.
Sotto l’egida degli Stati Uniti, le dittature in America Latina avevano messo in campo negli anni settanta un sistema di persecuzione degli oppositori politici denominato Plan Condor. Lei ha scritto che il sistema è stato riattivato ed esteso in tutto il mondo attraverso la NATO. Il raffronto non è esagerato?
Thierry Meyssan: Questo non è un raffronto. È una constatazione [12]. È stato confermato da relazioni ufficiali al Parlamento e al Consiglio d’Europa [13]. Gli Stati Uniti hanno esteso verso l’Europa occidentale i metodi che avevano usato quaranta anni fa in America Latina [14]. Un’internazionale della repressione è già all’opera [15]. Centinaia di persone sono state rapite nel territorio dell’Unione europea, portate altrove e torturate. Jacques Chirac ha protetto il nostro paese da questi crimini, oggi non è più così. Il primo caso è stato identificato come quello di Mohammad As-Siddik, scomparso nel centro di Parigi il 13 marzo scorso quando la Francia doveva presentarlo a un tribunale delle Nazioni Unite [16], ma devono essercene già molti altri.
Più di 80mila persone sono transitate nel corso degli ultimi sette anni nelle prigioni segrete della CIA e della US Navy. 26mila sono attualmente i sequestrati [17].
Ci sono molti esempi di persone su cui incombeva la minaccia di un omicidio e che sono state trovate morte in un altro modo: suicidio, crisi cardiaca, incidente… Ha intenzione di suicidarsi? Ha problemi di salute? Rischia nei suoi spostamenti?
Thierry Meyssan: Non sono depresso e non ho alcuna inclinazione suicida. Ho fatto degli esami medici e non ho alcuna malattia che possa causare una morte improvvisa. Faccio attenzione nei miei spostamenti e non mi muovo mai da solo.
Quando le minacce hanno cominciato a diventare concrete, ha avuto sostegno in Francia? Ci sono organizzazioni politiche che l’hanno aiutata? Gli altri giornalisti l’hanno difesa?
Thierry Meyssan: Nessuna organizzazione mi ha aiutato. La maggior parte dei miei “confratelli” giornalisti sono fuggiti davanti alle difficoltà. Negando la tradizione volterriana della stampa, con la scusa di non volersi pronunciare sulle polemiche a mio carico per non vedere cosa stava accadendo. È la classica scusa dei vigliacchi ogni qual volta sia in questione la libertà. Alcuni, tuttavia, mi hanno aiutato e non vado a svelarne i nomi. Parecchi tra i politici e i militari.
Non solo coloro che avrebbero dovuto difendermi non l’hanno fatto, ma certe persone qualunque che non hanno nulla a che fare con tutto ciò hanno collaborato a una sorveglianza illegale. La banca utilizzata dal Réseau Voltaire (nella fattispecie l’agenzia Gare de l’Est del Crédit Coopératif) ci convocò per chiederci di rivelare il nome dei nostri principali donatori, cosa che ovviamente abbiamo rifiutato di fare. Abbiamo chiuso il nostro conto e aperto un’altra struttura al di fuori della zona NATO. Ma questa procedura illegale è stata estesa alla mia famiglia e ai miei compagni di lotta. Quando uno di loro incassa sul suo conto un pagamento in contanti o un trasferimento di più di 500 euro, è raggiunto dal suo banchiere, che gli chiede di giustificarne la provenienza. Per qualcuno è soffocante, per un commerciante o un lavoratore autonomo è una molestia.
Ha lasciato la Francia mentre si evolve – lei afferma – verso un regime repressivo. Ha abbandonato il suo paese? Ha abbandonato la lotta politica?
Thierry Meyssan: Certamente no. Al contrario. Ho lasciato la Francia per continuare la mia lotta. Gli Stati Uniti hanno tentato diversi approcci nei miei confronti: prima screditarmi e distruggermi, poi corrompermi, infine eliminarmi. Se mi fossi piegato, non sarei dovuto partire via. È perché amo la Francia e l’ideale che porta che sono partito.
La mia situazione sembra eccezionale. Sbagliato. Sono semplicemente il primo cui questo accade. Ce ne saranno altri.
Il suo paese le manca? Vuole tornarci?
Thierry Meyssan: Qui sono circondato da amici, ma la Francia è la mia patria. Vi ho lasciato le mie cose. Come volete che non mi manchi?
tratto da luogocomune