La grande offensiva di Russia e Siria per la riconquista di Aleppo è sospesa. Mosca sa che i jihadisti sono stati riforniti di armamento tale da infliggere alle sue forze aeree perdite insostenibili. Il Wall Street Journal ha reso noto i tipi di armi ad alta tecnologia che la Cia sta fornendo alle milizie islamiche, in grado di abbattere aerei e di distruggere completamente l’artiglieria del governo siriano. Già ai primi d’aprile Al Nusra ha abbattuto un caccia siriano, un vecchio Su-22,con un missile a spalla MANPAD; missili che lo stesso ministro della guerra saudita Al-Jubeir s’è vantato di aver consegnato ai terroristi a febbraio.
Altre fonti hanno rivelato le 3 mila tonnellate di armi che gli Usa hanno cominciato a trasportare dalla Romania ad Aden, per riarmare i terroristi. Obama ha dispiegato i minacciosi bombardieri B-52 nell’area nella base del Katar, ed è la prima volta in 25 anni: i B-52 sono i bombardieri strategici per l’apocalisse nucleare. La US Navy sta conducendo la più grande esercitazione aeronavale, con 30 alleati, avvenuta da anni nel Golfo: la International Mine Countermeasures Exercise (IMCMEX), sempre allo scopo dichiarato di “fronteggiare minacce di Daesh e Al Qaeda” – che non pare abbiano forze navali.
Uno dei portavoce del Pentagono, Mark Toner, ha ripetuto ancora lunedì che il governo Usa resta impegnato a rovesciare Assad:
“Per noi non è un legittimo capo, né oggi né in futuro, per il paese”.
È un aperto e provocatorio sabotaggio dei negoziati di pace imbastiti da Putin e Lavrov per la Siria, per farli fallire. La Cia ha detto al Wall Street Journal che le tonnellate di armi ad alta tecnologia (che sta già spedendo) sono pronte alla consegna
“se dovessero fallire i colloqui di pace a Ginevra o fosse violato il cessate il fuoco”.
Samantha Power, l’ambasciatrice Usa all’Onu, ha già dichiarato giovedì che una soluzione politica del conflitto siriano “è improbabile”, perché Siria e Russia avendo lanciato la grande offensiva per Aleppo, significa “che il governo siriano non rispetta i suoi impegni”.
I russi – dalla base di Hmeimim dove hanno allestito il centro “per la riconciliazione” – registrano un netto intensificarsi delle violazioni da parte dei jihadisti, di cui 6 nelle ultime 24 ore. Il governo Assad ha denunciato attacchi jihadisti contro le sue truppe ad Al-Ais, e poi all’aeroporto dei Deir Ezzor e Dumeir, operato con gas iprite.
Razzi sparati dalla Siria sono caduti in Turchia, cittadina di Kilis; attacchi del genere possono dare a Erdogan il pretesto di invadere il territorio siriano; le milizie curde riferiscono che cento membri di corpi speciali di Ankara hanno passato il confine ad Idlib; un gruppo piccolo, ma sufficiente per simulare aggressioni dalla Siria: una fonte ha riferito che Turchia e Arabia Saudita stanno accumulando armi chimiche ai confini della Siria.
A rendere specialmente inquietante questa informazione, è il fatto che Usa e Israele hanno simultaneamente lanciato un allarme: è imminente “un grosso attentato” in Turchia, i cittadini dei due paesi lascino immediatamente il territorio.
Kerry e Brennan (il capo della Cia) hanno detto in colloqui riservati coi russi che il fallimento del negoziato di pace – che così ostinatamente cercano di far fallire – provocherebbe
“una grande escalation del conflitto”.
Il delegato dell’Onu Staffan De Mistura ha accettato come controparte nelle trattative un Comitato di Alta Negoziazione che è stato messo insieme dalla Arabia Saudita: è il regno wahabita che di fatto sta “negoziando” come controparte della presunta guerra civile, non dei fantomatici cittadini siriani anti-Assad.
“E poi, questo piano concluso tra Kerry e Lavrov, va condotto in buona fede”,
ha detto (unico) il politico francese François Asselineau, presidente dell’Union populaire républicaine (UPR):
“Ma se è applicato in malafede da una delle parti, che minaccia continuamente di cambiare registro o che continua a fare spedizioni di armi – che non sono mai cessate – e di finanziamenti da paesi prossimi agli Stati Uniti…assicura la pace?”.
La sola conclusione è che Washington non lascerà che la Siria abbia la pace. La guerra, che ha dissanguato il popolo per cinque anni, deve continuare: Obama e la Cia, i sauditi e la Turchia, vogliono la rivincita. Un immenso crimine sta per essere aggravato: fra l’altro, la fornitura irresponsabile di missili a spalla MANPAD a terroristi dementi e fanatici minaccerà le rotte aeree civili per gli anni a venire – anche le nostre vite di viaggiatori e turisti. Quanto ai profughi siriani non potranno rientrare nelle loro case. Anzi, il numero di quelli che fuggiranno per bussare alle porte d’Europa, aumenterà. Sarebbe bene che El Papa, specialista di “gesti” mediatici, nella visita che farà ai “poveri siriani” di Lesbo, ricordasse chi è colpevole del caos e del disastro umanitario.
Posto qui di seguito un articolo apparso su Il Giornale, il solo che – grazie ai suoi inviati – denunci il doppio gioco americano.
Se il cessate il fuoco in Siria dovesse fallire, la CIA autorizzerebbe la fornitura massiccia di sistemi d’arma ai ribelli per controbilanciare le forze sul terreno.
È questo il piano B che i funzionari della CIA hanno rivelato poche ore fa al Wall Street Journal.
Il “Piano B” diverrebbe operativo qualora il cessate il fuoco dovesse fallire ed i combattimenti estendersi su larga scala. Qualora si verificassero queste condizioni, la Central Intelligence Army invierebbe tramite gli alleati nella regione, sistemi d’arma in grado di respingere le forze governative appoggiate dalla Russia.
A beneficiare dei sistemi d’arma saranno i gruppi armati identificati dagli Stati Uniti come ribelli moderati. Il piano della CIA è stato svelato agli alleati poco prima che entrasse in vigore il cessate il fuoco, il 27 febbraio scorso, durante una riunione segreta avventa in Medio Oriente. La CIA avrebbe rassicurato gli alleati e garantito sull’equipaggiamento avanzato che sarebbe stato fornito qualora le trattative fallissero. Spetterà comunque alla Casa Bianca approvare la consegna finale dei sistemi. Arabia Saudita e Turchia spingono per armare i ribelli con sistemi terra-aria, seppur limitati in alcune loro caratteristiche. Il riferimento è chiaro: negli anni ’80, quando centinaia di missili Stinger americani giunsero in Afghanistan, cambiarono per sempre le sorti del conflitto contro l’Unione Sovietica. La Casa Bianca resta ancora cauta, temendo la destinazione finale dei MANPADS.
Sappiamo che lo Stato islamico possiede centinaia di MANPADS (della famiglia Strela, Stinger e di produzione cinese) trafugati prima dagli arsenali di Saddam e poi da quelli dell’esercito regolare lealista. Senza considerare, infine, gli oltre mille veicoli abbandonati dalle truppe regolari ed ottenuti dall’Isis senza colpo ferire: molti di questi erano dotati di armamento antiaereo supplementare. Il Califfato non dovrebbe possedere una piena capacità difensiva antiaerea a corto raggio, ma ci sono comunque dei precedenti che preoccupano. I russi, ad esempio, hanno schierato in Siria cannoniere a rotore di ultima generazione in risposta ai missili terra-aria presenti nel paese. Nessun aereo russo impegnato nei primi mesi del conflitto era dotato di contromisure elettroniche contro i MANPADS. I sistemi di disturbo L370 Vitebsk, dovrebbero essere in grado di contrastare la minaccia MANPADS.
Come è ormai noto, la CIA ha avviato il programma volto a destabilizzare il governo di Assad nel maggio del 2013:è diviso in cinque fasi. La prima era indirizzata al reclutamento dei “comandanti di fiducia” a cui fornire, nella seconda fase del programma, equipaggiamento e formazione sulla strategia da adottare. La terza fase, prevedeva la fornitura di equipaggiamento “speciale”, come i missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided). La quarta fase prevedeva la fornitura dei missili anticarro, iniziata nel gennaio del 2014, tramite l’Arabia Saudita. Nel 2013, l’Arabia Saudita ha acquistato 13.975 missili anticarro, fornitura interamente consegnata. Per contratto, il governo saudita deve informare gli Stati Uniti della destinazione finale dei missili. L’approvazione statunitense è implicita. La quinta fase, che avrebbe dovuto ricreare un Afghanistan 2.0, non è mai divenuta operativa per timore che anche i missili terra-aria cadessero nella mani dei terroristi. L’entrata in scena della Russia, ha stravolto l’intera strategia della CIA.
Nelle prime fasi della guerra, il Dipartimento della Difesa si era posto l’obiettivo di addestrare delle unità in Siria per combattere lo Stato islamico. Si rivelerà essere uno dei più grossi fallimenti della storia del Pentagono. Quella forza moderata addestrata in Siria che avrebbe dovuto contrastare lo Stato islamico (54 unità invece di 5,400), non esiste più. La Casa Bianca sperava di addestrare 5400 siriani l’anno per una forza che avrebbe dovuto annoverare 15 mila effettivi entro il 2017. Per addestrare 54 ribelli, il Pentagono ha speso 41,8 milioni di dollari. Il Pentagono ha confermato che ha ripreso l’addestramento dei ribelli siriani e che continua la formazione dei 500 operatori JTAC (Joint terminal attack controller) in grado di coordinare gli attacchi aerei in ruolo di Close Air Support direttamente sul campo. Dimostrare l’efficacia del ruolo della CIA in Siria è impossibile, considerando che tutte le operazioni sono classificate e che solitamente si discostano dalla linea pubblica intrapresa da Washington. Il piano B della CIA andrebbe letto sotto un’altra ottica: l’asimmetria. La storia insegna che il divario tecnologico e numerico, sebbene possa essere incolmabile tra le parti, non sempre sancisce la vittoria della compagine più forte. Anzi, proprio la consapevolezza di essere “più forti”, a volte, impedisce di ipotizzare controffensive efficaci o difese da possibili sortite, elaborate in un modo del tutto inaspettato, ma ugualmente letali.
L’ago della bilancia, sembrerebbe pendere per quella forza sul campo (Siria/Russia) con un assetto strategico tattico migliore ed un supporto logistico di prim’ordine. Ma se quello stesso vantaggio tecnologico venisse annullato, si trasformerebbe in debolezza. La CIA mira a riscrivere le singolarità in atto in Siria, riequilibrando i valori e con esiti incerti.
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Articolo tratto dal sito Blondet & Friends