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Non c’è nessuna invasione russa

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Un gruppo di importanti veterani dell’intelligence americana ha scritto questa lettera aperta ad Angela Merkel: la pregano di non cadere nella trappola della disinformazione. Non c’è nulla di vero, dichiarano, nelle frenetiche notizie sulla pretesa “invasione” russa in Ucraina.
Il gruppo si firma “professionisti dell’intelligence per la sanità mentale”: ma le firme sono sotto (il più importante è William Binney, un matematico addetto alla crittografie che fino al 2012 è stato direttore della NSA), e quello che compiono è un atto di grande coraggio civile: dato il clima odierno delle “libertà” americane, si espongono a ritorsioni e forse al pericolo della vita, per scongiurare il conflitto.
Il fatto che siano “ex” non tragga in inganno; è certo che essi esprimono la posizione della “comunità d’intelligence” in servizio, che non può esporsi come loro senza essere accusata di tradimento.
Per questo diamo la massima visibilità alla loro lettera aperta.
Che speriamo leggerà anche la nostra Mogherini, in vista del vertice europeo che deciderà più gravi sanzioni contro Mosca.
(MB)

MEMORANDUM PER: Angela Merkel, Cancelliere della Germania
 
DA: Veteran Intelligence Professionals for Sanity 
 
SOGGETTO: Ucraina e NATO

Noi sottoscritti siamo da lungo tempo veterani dell’intelligence USA. Compiamo questo insolito passo di scrivere questa lettera aperta per darLe l’opportunità di essere informata del nostro punto di vista prima della prossima riunione NATO del 4 e 5 settembre 2014.
 
È necessario che lei sappia ad esempio che l’accusa di una grossa “invasione” russa in Ucraina non sembra essere supportata da validi dati d’intelligence. Al contrario, queste accuse sono di dubbio tipo e politicamente «aggiustate», come avvenne una dozzina d’anni fa per giustificare l’attacco USA contro l’Iraq. Come all’epoca non vedemmo nessuna prova credibile dell’esistenza di armi di distruzioni di massa in Iraq, oggi non vediamo nessuna prova credibile dell’invasione russa dell’Ucraina.
 
Dodici anni fa, l’allora Cancelliere Gerhard Schroeder, preoccupato per l’inconsistenza delle prove dell’esistenza delle armi di distruzione di massa irachene, si rifiutò di unirsi agli attaccanti dell’Iraq. A nostro parere, oggi, anche Lei dovrebbe essere altrettanto opportunamente sospettosa delle accuse mosse dal Dipartimento di Stato USA e dai funzionari NATO sulla pretesa invasione russa dell’Ucraina. Non a caso forse, anche il Presidente Obama ha cercato di raffreddare i toni dei suoi stessi alti diplomatici e degli ufficiali, quando ha descritto le recenti attività in Ucraina come «una continuazione di quanto si sta verificando da mesi… non si tratta di un vero cambiamento».
 
Peccato che Obama disponga solo di un tenue controllo su chi decide la politica nella sua Amministrazione — composta da persone a cui purtroppo sfugge e manca il “senso della storia”, sanno poco di guerra e scambiano per “politica” i continui insulti alla Russia. Un anno fa, i «falchi» del Dipartimento di Stato – ed i loro “amici” nei media – sono andati molto vicini al far lanciare da Obama un grosso attacco contro la Siria, attacco anche quello basato su un’«intelligence» come minimo dubbia.
 
In definitiva, a causa della crescente importanza che si dà a dati d’«intelligence» che riteniamo falsati all’origine, riteniamo che negli ultimi giorni sia enormemente aumentata la possibilità che le ostilità travalichino oltre i confini dell’Ucraina. Ma riteniamo fortemente che una tale evenienza possa essere evitata, se alla riunione NATO della prossima settimana prevarrà un saggio scetticismo Suo e degli altri leaders europei.
 
Abitudine alla falsità
Ci risulta che fortunatamente i suoi consiglieri le hanno ricordato quale sia il passato di “credibilità” del Segretario Generale NATO Anders Fogh Rasmussen. Ricordiamo ancora il giorno prima dell’invasione dell’Iraq quando da primo Ministro danese disse al «suo» Parlamento: «l’Iraq ha armi di distruzione di massa. Non è qualcosa che noi crediamo, è qualcosa che sappiamo». Riteniamo che anche oggi i discorsi di Rasmussen siano stilati da Washington.
 
Un’immagine vale più di mille parole, ma anche le immagini possono mentire. Noi abbiamo un’esperienza considerevole nel raccogliere ed analizzare qualsiasi tipo di immagine satellitare (e non solo), così come di ogni tipo di dati d’intelligence. Sia sufficiente dire che le immagini diffuse dalla NATO il 28 di agosto forniscono una base veramente esile per accusare la Russia di aver invaso l’Ucraina mentre, spiace dirlo, hanno una fortissima somiglianza con le immagini mostrate all’ONU il 5 di febbraio del 2003 da Colin Powell le quali, anche loro, non provarono nulla.
 
Quello stesso giorno noi avvisammo il Presidente Bush che l’analista, ex nostro collega, era «sempre più preoccupato per la politicizzazione dell’intelligence» e gli dicemmo in modo schietto che quanto presentato da Powell non era minimamente sufficiente per giustificare una guerra. Facemmo pressione su Bush affinché «allargasse la discussione… oltre la cerchia di quei consiglieri che pendevano chiaramente verso una guerra — per la quale noi non trovavamo alcuna ragione che la rendesse obbligatoria e dalla quale già ritenevamo sarebbero scaturite catastrofiche conseguenze».
 
Guardiamo all’Iraq di oggi: peggio di una catastrofe. Benché il Presidente Vladimir Putin sia stato cauto sul conflitto in Ucraina, è opportuno ricordare che anche la Russia può “sconvolgere ed intimidire” [ovvero seguire la dottrina del “dominio rapido”, ndt]. Secondo noi, se ci fosse anche solo una minima possibilità che un simile scenario si sviluppi in Europa a causa dell’Ucraina, i capi europei ragionevoli dovrebbero rifletterci con molta attenzione.
 
Se le foto dell’invasione russa mostrate da NATO ed USA sono la «prova» migliore di cui disponete, allora possiamo dirci certi che sia in corso un’azione pericolosissima, tale da pilotare la prossima riunione NATO a favore di ulteriori sanzioni, che è certo la Russia prenderà come una provocazione.
 
Caveat emptor [stia in guardia il compratore], è un’espressione con la quale Voi avrete senza dubbio famigliarità. In sostanza, vi invitiamo ad essere molto, molto cauta relativamente a quanto stanno cercando di spacciare come dati d’“intelligence” inconfutabili Rasmussen ed il Segretario di Stato John Kerry.
 
Siamo fiduciosi che il Suo consigliere l’abbia tenuta informata circa la crisi in Ucraina a partire dagli inizi del 2014, e di come la possibilità che l’Ucraina diventi un membro NATO non possa che scatenare un anatema da Mosca. Stando ad un memo del 1° febbraio 2008 (pubblicata da WikiLeaks) – partito dall’Ambasciata USA di Mosca e diretto all’allora Segretario di Stato USA Condoleezza Rice – l’Ambasciatore USA William Burns fu convocato dal Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, il quale spiegò la forte opposizione della Russia all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Lavrov mise in guardia segnatamente sui «timori che la questione possa potenzialmente spaccare in due il Paese, portare a violenze ed addirittura, come sostengono alcuni, alla guerra civile — cosa che obbligherebbe la Russia a prendere in considerazione un intervento». Burns inviò il memo con questo insolito titolo: «NO SIGNIFICA NO: LE LINEE CHE LA RUSSIA NON VUOLE SIANO SUPERATE NELL’ALLARGAMENTO DELLA NATO» e lo inviò a Washington marcandolo con priorità di lettura IMMEDIATA. Due mesi più tardi, nella loro riunione NATO di Bucarest, i capi fecero una dichiarazione formale annunciando che «Georgia ed Ucraina sarebbero entrate nella NATO».
 
Poche ore fa, con l’approvazione del Parlamento, il Primo Ministro ucraino Arseny Yatsenyuk ha utilizzato la propria pagina Facebook per affermare che è aperta la strada affinché l’Ucraina diventi membro NATO. Inevitabile d’altronde: Yatsenyuk era la scelta favorita di Washington per il posto di Primo Ministro dopo il colpo di stato di Kiev del 22 febbraio.
 
Come tutti sappiamo, durante una telefonata intercettata con l’Ambasciatore ucraino Geoffrey Pyatt, Victoria Nuland (Assistente Segretario di Stato), aveva detto poche settimane prima del colpo di Stato: «Yats è il ragazzo [il nostro uomo, ndt ]». Penso che Voi ci ricordiate bene della telefonata, perché è la stessa nella quale la Nuland disse: «Si fotta l’Unione Europea».
 
Tempistiche dell“invasione” russa
La versione ripetutamente diffusa da Kiev solo poche settimane fa era che le forze ucraine avevano avuto la meglio nel sud-est del Paese sui federalisti che si opponevano al colpo di Stato e questo grazie ad un’operazione che veniva ampiamente descritta come “decisiva”. Un quadro che si basava quasi esclusivamente sulle fonti ufficiali governative di Kiev. I resoconti sul campo, dal territorio del sud-est ucraino, erano pochissimi, ma uno in particolare, citato dal Presidente ucraino Petro Poroshenko, sollevò subito grossi dubbi sull’attendibilità del resoconto descritto da Kiev. Stando difatti al “servizio stampa del Presidente dell’Ucraina” del 18 di agosto, Poroshenko aveva chiesto una riorganizzazione delle unità militari ucraine coinvolte nelle operazioni: «Oggi è necessario riorganizzare le forze che difenderanno il nostro territorio e le continue offensive». Così disse Poroshenko, aggiungendo «dobbiamo prendere in considerazione una nuova operazione militare, in nuove condizioni».
 
Se per “nuove condizioni” avesse voluto dire «avanzate, coronate da successo», perché mai era necessario «riorganizzare» le forze armate? Nello stesso momento, le fonti dal “fronte” iniziarono a riferire difatti di una serie di attacchi coronati da successo, ma non di Kiev, bensì portati contro i governativi dalle milizie federaliste. Secondo tali fonti, fra le fila governative si stavano segnando grosse perdite di uomini e di territori, in gran parte a causa dell’incompetenza e di un «comando» incapace.
 
Dieci giorni dopo [i governativi], si ritrovarono accerchiati od in ritirata, ma la scusa era già pronta: «l’invasione russa». È esattamente a quel punto che fu deciso che quelle immagini confuse prese dalla NATO e da “giornalisti” del “calibro” di Michael Gordon del New York Times «si potevano diffondere in tutto il mondo per dire a tutti che “stavano arrivando i Russi”». (Per la cronaca, anche Michael Gordon fu uno dei più ferventi propagandisti promotori della guerra in Iraq).
 
Nessuna invasione, ma “aiuti” dalla Russia
I federalisti godono, nel sud-est dell’Ucraina, di un considerevole sostegno locale — in parte a causa degli attacchi governativi portati con l’artiglieria contro i principali centri abitati. Riteniamo che gli aiuti russi siano filtrati attraverso le frontiere e che riguardino anche validissime informazioni d’intelligence per il campo di battaglia, ma è ben lungi dall’essere chiaro se questo appoggio includa attualmente blindati ed artiglieria visto che i federalisti dispongono già di un «comando» migliore ed hanno ottenuto un successo sorprendente sulle forze governative.
 
Al tempo stesso, non dubitiamo che se e quando i federalisti avranno bisogno di loro i carri Russi arriveranno veramente, ed è esattamente per questo motivo che la situazione richiede un impegno concordato per un cessate il fuoco — che però, come Voi sapete, Kiev ha fino ad ora procrastinato.
 
Cosa fare in definitiva?
Bisogna dire a chiare lettere a Poroshenko ed a Yatsenyuk che l’adesione dell’Ucraina alla NATO non è un’opzione valida, e che la NATO non ha nessuna intenzione di condurre una guerra contro Russia per conto terzi — e non certo a sostegno dello scalcinato esercito ucraino, nella speranza che Lei, in questa decisione, abbia il sostengo anche degli altri membri NATO.
 
A nome dello Steering Group, Veteran Intelligence Professionals for Sanity:
• William Binney, former Technical Director, World Geopolitical & Military Analysis, NSA; co-founder, SIGINT Automation Research Center (ret)
• David MacMichael, National Intelligence Council (ret.)
• Ray McGovern, former US Army infantry/intelligence officer & CIA analyst (ret.)
• Elizabeth Murray, Deputy National Intelligence Officer for Middle East (ret.)
• Todd E. Pierce, MAJ, US Army Judge Advocate (Ret.)
• Coleen Rowley, Division Counsel & Special Agent, FBI (ret.)
• Ann Wright, Col., US Army (ret.); Foreign Service Officer (resigned)
 
Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla e Lorenzo de Vita

Fonte: oggitreviso.it

Fonte originale: EFFEDIEFFE.com

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