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Non chiamatelo inciucio

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A due mesi esatti dalle elezioni di febbraio, sembra essere nato, dopo un parto lungo e travaglliato, il nuovo governo destinato ad accompagnare gli italiani sul fondo del baratro.

Già ad una prima occhiata, non si fatica a rendersi conto che il neonato governo Letta rappresenta per molti versi un qualcosa d’inedito rispetto a quelli che lo hanno preceduto, pur muovendosi nel solco del “pilota automatico” voluto da Mario Draghi.

Ad attirare l’attenzione non sono tanto i nomi dei singoli ministri, con qualche eccezione come quello di Emma Bonino che di fatto garantisce la completa suddittanza nei confronti degli Usa e d’Israele, quanto piuttosto la filosofia di carattere puramente “estetico”, posta alla base della squadra di governo. In presenza di un pilota automatico che imporrà all’esecutivo tutte le mosse da compiere e considerata la mancanza di spazio per qualsiasi autonomia di pensiero, il lavoro si é concentrato insomma esclusivamente sul messaggio mediatico che il nuovo governo dovrà veicolare nelle case degli italiani, per ottenere un’apertura di credito in termini di speranza e simpatia…..

Non appena ufficializzato l’elenco dei ministri, giornali e TV hanno iniziato a spendersi in ogni sorta di panegirico concernente le lungimiranti scelte compiute da Enrico Letta, grazie alla resurrezione di Napolitano e all’aiuto comprensivo di Silvio Berlusconi. Finalmente un governo strapieno di donne (ben 7) come mai se ne erano visti prima. Finalmente un governo di giovani (con l’età media intorno ai 50 anni) come mai era accaduto in precedenza. Finalmente un governo che annovera fra le sue fila un ministro di colore, a sancire il nostro terzomondismo. Finalmente un governo di larghe intese, dove il PD ed il PDL hanno compreso la necessità di unirsi per il bene del paese. Finalmente un governo grazioso esteticamente, politico ma non troppo, tecnico fino ad un certo punto, di destra ma anche di sinistra, di rottura ma anche di continuità e soprattutto molto, ma molto europeista senza se e senza ma.

Un governo dall’immagine curata, con alcuni ministri diventati famosi proprio nei salotti della TV, con gli equilibri politici studiati con cura a tavolino, con pochi nomi “pesanti” diluiti per mezzo di nuove comparsate, adatto per distribuire a piene mani speranze di cambiamento, promesse di ripresa ed immagini patinate cariche di ottimismo e prospettive di un futuro migliore.

Parlare d’inciucio di fronte ad un’operazione di marketing di questo genere potrebbe risultare disdicevole. Non solamente per il rischio d’incorrere nell’ira dell’immarcescibile Napolitano, ma anche perché adesso che le elezioni sono un lontano ricordo quale utilità potrebbero rivestire i distinguo? Vogliamoci bene e lavoriamo tutti insieme per costruire l’Italia del futuro, sembra il leit motiv veicolato dal circo mediatico vestito a festa per l’occasione. E probabilmente, come sempre accade, gli italiani abboccheranno all’amo, felici del fatto che finalmente esiste un nuovo governo, preposto a risolvere i loro problemi. Per poi risvegliarsi regolarmente di fronte alla prima legnata fiscale, alle raffiche di licenziamenti e agli ufficiali giudiziari mandati da Equitalia.

Tutto sommato non si può negare che l’intera operazione sia stata gestita scientemente con estrema competenza.

L’astensionismo elettorale é stato limitato lavorando sull’antagonismo fra PD e PDL. Il PD ha raccolto quasi il 30% dei consensi attraverso una campagna elettorale di odio nei confronti del “nemico” Berlusconi. Il PDL ha ottenuto altrettanto, chiedendo i voti per arginare l’avanzata del demone della sinistra e schierandosi contro l’Europa e l’euro. Entrambi hanno pesantemente criticato le scelte scellerate compiute dal governo Monti con il loro sostegno.

Ed oggi, forti dei numeri derivanti dal consenso ottenuto proprio grazie all’antagonismo, Berlusconi, il PD e Monti si uniscono tutti in un abbraccio fraterno, giurandosi amore eterno, nel nome di più Europa e più euro e nel segno del cambiamento. Non chiamatelo inciucio, si tratta di vero amore, di quelli destinati a durare a lungo, per tutto quello che conta c’è sempre il pilota automatico e non occorre pensarci più.

Articolo di Marco Cedolin

Fonte: ilcorrosivo.blogspot.it

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