Sullo sfondo passano nel frattempo delle immagini, girate con la macchina a spalla, di Marines che si addentrano in una boscaglia. Sono immagini che hanno tutta l'aria di essere state riprese in Viet-Nam piuttosto che durante un addestramento negli Stati Uniti (di boscaglie, in Iraq, finora ne abbiamo visto poche), ma la loro origine ha ben poca importanza: quello che conta è che lo spettatore veda sempre il campo di battaglia dal punto di vista del mirino, e mai da quello di chi è destinato a esserne inquadrato. Dal punto di vista dell'invasore, e non dell'invaso.
"Cosa ne faranno" si chiede preoccupato il conduttore della CNN "non lo sappiamo, ma possiamo sempre chiederlo all'esperto (compare in video la faccia del solito "scrittore", la cui unica ragione di esistere è di aver intervistato una volta bin Laden, circa vent'anni fa) che Al-Quaeda l'ha studiata da vicino, e la conosce molto bene".
Ombroso al punto giusto, l'esperto scuote la testa e ci annuncia che visto i personaggi, abbiamo ben poco da sperare. Il resto del teatrino mediatico lo potete immaginare.
Il capovolgimento dei parametri, all'interno del messaggio, è talmente profondo da dare a volte le vertigini. Ti vengono a mancare i punti di riferimento, …
…e bisogna fare degli sforzi notevoli per non cascare nella seduzione del "teorema perfetto" che la televisione ci propone ogni giorno. Bisogna darsi dei continui pizzicotti sulle guance, per restare aggrappati alla premessa corretta – che Al-Queda è solo un'invenzione – secondo la quale nulla di questo teorema può essere valido, proprio perchè è invalida la sua premessa.
Al-Queda è solo uno spauracchio popolare, nato dalle spoglie di una organizzazione reale ma ormai in disarmo, esattamente come lo sono state le nostre Brigate Rosse.
Non bisogna dimenticare infatti che il più grosso sforzo fatto dalla squadra neocons, con Cheney alla testa, non è stato quello di convincere gli americani ad andare in Afghanistan, ma quello di riuscire a passare all'Iraq "senza farsene accorgere".
Dopo l'undici settembre, lo stato d'animo del cittadino medio americano era tale che i Mariines avrebbero anche potuto invadere la Patagonia, sostenendo che erano stati i pinguini a buttare giù le Torri Gemelle, e nessun americano avrebbe aperto bocca.
Ma il reale obiettivo strategico era l'Iraq, vera spina nel cuore dei neocons fin dalla fine della prima guerra del Golfo, quando Bush 41 non aveva avuto il coraggio di andare fino in fondo, fermando i carri armati a 40 KM. da Baghdad, e lasciando Saddam ancora al potere. (Solo oggi si inizia a capire quanto saggia fosse stata quella decisione).
La propaganda orchestrata da Cheney, subito dopo l'undici settembre, era stata talmente efficace nella creazione del "mostro" bin Laden, che Al-Queda ha finito per diventare il sinonimo del male universale. Non avevano però tenuto conto, i "think-tank" del vice-presidente, che fra l'islamismo radicale che faceva da collante per i guerriglieri di Osama, e la visione laica dello stato di Hussein, c'era un abisso incolmabile: era come cercare di collegare un gruppo neonazi di Basilea ad un collettivo ribelle delle Puglie.
Eppure, piano piano, ce l'hanno fatta. Grazie al costante lavoro di cesello dei media internazionali, prima hanno lavorato a tutto campo sul significato del termine "terrorista", espandendone a tal punto la latitudine che il Vaticano poco tempo fa è riuscito a definire "terrorista" un comico che li criticava dal palcoscenico. Poi hanno cementato l'associazione mentale islamico=terrorista in ogni senso e direzione possibili, fino a renderla indissolubile. Infine hanno introdotto in Iraq personaggi come Al-Zarqawi, reinventandogli un passato di fondamentalismo islamico "collegato ad Al-Quaeda" che ha finito per fare cortocircuito nella mente degli americani, al punto che cinque su dieci di loro oggi sono convinti che l'Iraq abbia avuto qualcosa a che fare con l'undici settembre.
Mentre se c'erano due personaggi che non si sarebbero salutati nemmeno da lontano erano proprio Osama e Saddam.
Tornando ai tre militari americani rapiti, e alle loro "mamme che piangono", a questo punto non si può che provare doppia compassione per la loro tragedia: la prima è quella di rischiare di non vedere più il proprio figlio. La seconda è quella di averlo perso all'interno di una bugia che stava alla base stessa della loro partenza per il fronte, e che continua oggi a perpetuarsi in mille bugie secondarie, come l'esistenza appunto di un "braccio armato di Al-Queda in Iraq".
Dovrebbe apparire evidente a chiunque che finchè non sarà stata rimossa la bugia-madre dell'undici settembre, tutte le bugie secondarie che questa ogni giorno partorisce continueranno a crescere rigogliose alla sua ombra, senza alcuna possibiltà che l'incubo abbia fine.
(Tratto da www.luogocomune.net)