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Papa Francesco è davvero cattolico?

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Mentre voi lettori aprite questa pagina, i notiziari e la stampa stanno dando molto risalto alla visita negli Stati Uniti d'America di Papa Francesco.
Un leader religioso, il Vescovo Bergoglio, che ha fatto molto parlare di sè sin dalla sua elezione nel 2013 a Capo della Chiesa Cattolica, e di cui ci siamo occupati anche di recente nel nostro sito con due articoli a firma di Antonio Socci che sono stati tra i più letti della nostra testata online: Perché la Chiesa di Bergoglio sostiene l'immigrazione di massa? e Continua il giallo della "rinuncia" di Benedetto XVI. Argomenti forse non così lontani tra loro, quello dell'immigrazione di massa e delle dimissioni improvvise di Benedetto XVI. Basti pensare che a due anni da quell'annuncio e dalla successiva elezione di Bergoglio, il segretario personale di Ratzinger padre Goerg Gänswein rilasciava al Corriere un'intervista in cui descriveva come arzillo ed in salute il Pontefice emerito, senza che nessun giornalista, a parte Socci, si ponesse qualche domanda sul perché, allora, di quelle dimissioni così strane. Ebbene, qui a NEXUS non smettiamo di porci domande e di indagare in modo critico sulla realtà che ci circonda.
In occasione della visita di Francesco, il titolo di copertina del settimanale USA Newsweek era "Il Papa è cattolico?".

Con questa domanda, apparentemente paradossale, vi lasciamo ad un articolo scritto un po' di tempo fa, che è giunto il tempo di pubblicare anche su queste pagine virtuali. Buona lettura. [Redazione]


Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta

"Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi".

Con queste parole il Cardinale Joseph Ratzinger si rivolgeva ai suoi fedeli nella Basilica di San Pietro a Roma il 24 aprile 2005, nel giorno della sua investitura a Papa con il nome di Benedetto XVI. Di lui si è scritto tantissimo, chi in sua difesa e chi per formulare accuse in sua direzione, e su questa rivista si sono dedicate numerose e documentate pagine al Potere della Chiesa Cattolica, al suo rapportarsi con il Mondo, più spesso in negativo che in positivo, sia nel Presente sia nel Passato. Ecco allora che un libro come quello scritto da Antonio Socci non poteva passare inosservato nella nostra redazione, e alla luce di quanto mostrato dal suo autore, nemmeno le parole molto rappresentative di Benedetto XVI sopra riportate.

Giornalista toscano, attualmente collaboratore di Libero, in passato anche conduttore televisivo e vicedirettore di RaiDue, Socci è noto al pubblico per le sue posizioni di strenua difesa della religione cattolica e delle istituzioni ecclesiastiche. Ma piacciano o meno il suo pensiero e la sua fede religiosa, difficilmente chi si avvicina a leggere il suo libro senza pregiudizi e con onestà intellettuale potrebbe non ritenerlo un libro davvero importante, per i suoi contenuti. Un libro che mancava decisamente, nel panorama della pubblicistica italiana, spesso ridotta a mangime informazionale per inconsapevoli polli d'allevamento. Un libro chiaro e limpido nella sua tesi, come un'acqua che oggi non si vede più scorrere nei nostri fiumi: Jorge Mario Bergoglio non è Francesco.

Non solo non è Francesco d'Assisi, come invece i media sembrano costantemente volerlo dipingere, ma non è proprio Papa. La votazione che lo avrebbe eletto il 13 marzo 2013 sarebbe infatti invalida ai sensi della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II, che stabilisce le regole di elezione di un Pontefice nel Conclave. Quel giorno, un errore nel riporre le schede nell'urna fece annullare la quarta votazione per l'elezione del Papa, laddove, per lo specifico tipo di errore commesso, la norma vaticana non prevede l'annullamento del voto, in quanto l'errore non presupponeva una alterazione dei voti espressi. Si procedette invece ad una ripetizione del voto, una quinta sessione. Contravvenendo così una seconda volta alla Universi Dominici Gregis, che prevede un massimo di quattro sessioni di voto giornaliere. La quinta sessione avrebbe portato all'elezione a Papa dell'allora Arcivescovo di Buenos Aires. Non è dato sapere, ad oggi, quale sarebbe stato l'esito del Conclave senza queste violazioni, né chi fosse stato eletto al soglio pontificio durante la sessione invalidamente annullata.

Ma se tali violazioni, che Socci riporta citando fonti autorevoli vicine proprio a Bergoglio e mai smentite dalla Santa Sede, sono effettivamente avvenute, l'elezione di Papa Francesco è nulla e invalida. Come se nessuna effettiva elezione fosse mai avvenuta. E ogni atto compiuto dal nuovo Pontefice, anzi Vescovo di Roma solamente (come egli stesso si è sempre definito, a partire proprio dal giorno della sua elezione), sarebbe, di conseguenza, altrettanto nullo e invalido.

A ciò si aggiunge un'altra, delicata, questione: l'appartenenza di Bergoglio alla Compagnia di Gesù. Secondo la Costituzione dei Gesuiti, un sacerdote dell'ordine non potrebbe essere nominato Vescovo o Cardinale senza una esplicita sospensione della Costituzione per il singolo prelato, che può essere fatta solo dal Papa e solo in relazione a quella carica specifica. Ma se Bergoglio fu ordinato Vescovo per concessione papale nel 1992, nessuno poté sospendere la Costituzione dei Gesuiti per poterlo eleggere Papa. Questo potere, infatti, non appartiene al Conclave.

Anche se nominata poche volte da Socci, la Compagnia di Gesù sembra avere un ruolo non poco determinante in questa elezione e nell'operato di Bergoglio come Vescovo di Roma. Un operato che pare essere stato prefigurato da un altro importante cardinale gesuita, Carlo Maria Martini, che per giustificare le sue critiche a Ratzinger giunse a definirsi un "Ante-Papa", ossia un preparatore per un futuro papa riformatore (gesuita). Riforme che, esposte linearmente da Socci nel suo libro, si presuppongono come una demolizione di quasi tutto ciò che fino ad oggi ha rappresentato la Chiesa Cattolica e il suo credo, dalla teologia alle istituzioni ecclesiastiche, passando addirittura per una riforma del Papato stesso. E una progressiva razionalizzazione dell'aspetto mistico del cattolicesimo, che arriva a ridefinire i miracoli di Gesù raccontati nei vangeli come semplici metafore anziché "magie" (cioè mutamenti sulla materia), negare la trascendenza, riformare la clausura, punire i Francescani dell'Immacolata per la loro ortodossia, e definire lo stesso pensiero ortodosso come "lontano dal Vangelo", non senza confondere il pensiero di filosofi razionalisti moderni come Leibniz con quello dei Padri della Chiesa e voler fondare su di esso una nuova Catechesi, e ridefinendo Dio alla luce del pensiero di Spinoza, tra una intervista e l'altra con Eugenio Scalfari, che lo elogia come "il Papa che ha abolito il peccato". Una vera e propria rivoluzione, che però difficilmente può essere attuata senza una progettualità a lungo, lunghissimo, termine.
 

Forse di questo era consapevole il suo predecessore nell'appellarsi alle preghiere dei suoi fedeli affinché non fuggisse "per paura, davanti ai lupi". Ma Ratzinger secondo Socci non è fuggito: la scelta di rimanere Papa Emerito e di denunciare le gravi circostanze che lo vincolavano in quell'11 febbraio 2013, non sarebbe stata una rinuncia al suo ruolo spirituale di Papa, il "munus" pontificio, ma solo all'esercizio attivo del Papato in senso politico. E anche per questo Bergoglio può essere solo Vescovo, come scritto nell'Annuario Pontificio del 2013, e cittadino argentino, come ha voluto rimanere nonostante l'elezione (reale o apparente) a Capo di Stato Vaticano.

Di fronte a tutto questo (e a molto altro che non si può riproporre, per mancanza di spazio, in una recensione), l'autore non mostra mai di perdere la sua lucidità giornalistica, che si accompagna alla sua fede religiosa e alla sua preparazione in materia ecclesiastica e teologica. Elementi che gli permettono, agli occhi di chi legge, di non essere etichettato come anti-clericale o anti-cattolico. E nemmeno anti-bergogliano: sostenitore da cattolico del nuovo Papa, ha dovuto fare i conti con la propria coscienza man mano che la verità sembrava stridere sempre più con ciò che egli vedeva. E scrivere, ciò che vedeva vero, per non essere complice della menzogna.
Nessun complotto, secondo Socci: le sedicenti dimissioni di Ratzinger, la possibile invalidità dell'elezione di Bergoglio e il successivo operato nei panni di Francesco, vengono considerati come "errori" o "deviazioni" dall'autore. Ma agli occhi di chi legge la verità potrebbe, forse, essere un'altra. Soprattutto alla luce degli eventi recenti, della "guerra di religione" che si sta scatenando alle porte dell'Occidente e, dopo l'"11 Settembre europeo" di Parigi, anche al suo interno. Mentre in Vaticano coesistono due Papi, caso unico nella Storia (come documenta l'autore), ma forse solo uno è quello Vero. Confermando alcune profezie, come quella della beata Anna Caterina Emmerich, di Leone XIII o della Madonna di Fatima, riportate nel libro, che mostrerebbero un quadro non dissimile da quello di oggi. Suggestione? Forse. Eppure l'immagine del fulmine che colpì la cupola di San Pietro il giorno delle "dimissioni" di Ratzinger, che funge da copertina al libro, sembra indicare in modo molto rappresentativo la tempesta che si agita fuori e dentro la Chiesa.
 

E anche per chi come me non si considera cattolico, non ha conoscenze degli affari (celesti o umani) interni al Vaticano, ed è troppo giovane per aver visto la Chiesa pre-conciliare, il libro di Socci suscita numerosi interrogativi e riflessioni. Come dovrebbe fare un'inchiesta giornalistica, in un mondo ad oggi preoccupato più di piacere e compiacere che di vivere senza menzogne.
E se il lettore vorrà affiancare a questa lettura quella di alcuni articoli pubblicati proprio sul sito di NEXUS, come "Caro Papa, non dimetterti" (2013) e "Ma cos'è questa crisi" (2010), entrambi a firma di Alberto Roccatano, potrà avere nuove lenti, non colorate, per guardare un mondo che forse grigio non è.

J. C.


Recensione al libro di Antonio Socci "Non è Francesco. La Chiesa nella grande tempesta" (Mondadori, 2014, pp. 282) originariamente pubblicata su NEXUS New Times n. 114, febbraio-marzo 2015.


Per approfondire e comprendere:

Caro Papa, non dimetterti
Tra Sacro e Profano. Un'altra storia possibile


 

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