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    Piccoli leader crescono, nei salotti dell’elite

    Quel flirt di Di Maio con la Trilateral: ma non erano complottisti?

    Roma, 30 apr – Cosa vuole fare il Movimento 5 Stelle da grande? La giovane e ambiziosa classe dirigente forgiata in questa prima legislatura saprà resistere alle lusinghe del potere? L’ondivaga linea politica del movimento troverà uno sbocco in quale senso? Domande legittime, soprattutto ora che i grillini sono in una fase di transizione. Acquista allora una certa importanza, se non altro simbolica, il fatto che i suoi giovani colonnelli comincino a frequentare i salotti buoni del potere oligarchico.

    Il 22 aprile scorso, per esempio, Luigi Di Maio è stato invitato a un pranzo organizzato dall’Istituto Studi per la politica internazionale, l’ISPI di Milano. Un think tank, per capirci, che ha come presidente onorario l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Nella foto sul sito dell’Ispi, alla sinistra di Di Maio c’è il professor Carlo Secchi, già rettore della Bocconi ma soprattutto presidente del ramo italiano della Trilateral Commission. È l’Ispi che ha organizzato il recente evento italiano della Trilateral. E, sempre in relazione con l’esclusivo club dei potenti, va segnalato come al pranzo dell’Ispi ci fosse anche Mario Monti, presidente onorario della Trilateral Europa, oltre che i vertici di aziende e istituzioni trai quali Pirelli, Intesa Sanpaolo, A2A, Eni, Dalmine. Pirelli e Intesa finanziano la Trilateral, cui partecipano i rispettivi vertici.

    Ovviamente si può replicare che, se si ha un progetto radicato e radicale, si può andare a pranzo con chiunque: chi è forte nelle sue idee e nella sua etica può dialogare con qualsiasi canaglia globale. Verissimo. Il problema è, però, se gli esponenti grillini rispettino questi parametri. Su tutto ciò che non riguarda “l’onestà” e il rispetto letterale e tetragono di regolamenti e leggi, il M5S sembra decisamente fragile, poco preparato, condizionabile. Si aggiunga che i grillini, benché permeati del più delirante complottismo su molti argomenti insignificanti, non sembrano avere tutti gli anticorpi per fra fronte a derive oligarchiche. Già la Casaleggio & Associati ha sempre svolto un ruolo che definire opaco è un eufemismo. Ma pensiamo anche a Nigel Farage, alleato di ferro di Grillo e considerato, da molti, un populista al soldo dell’alta finanza. Insomma, il sospetto è che, nel M5S, i toni restino da piazza, ma il cuore batta per il salotto.


    Fonte: Il Primato Nazionale



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