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POPULISMO O LEGITTIMA DIFESA? di Paolo Cortesi

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Non avevo mai visto la gente fare la coda per firmare una proposta di legge.

Ho visto, molte volte, sparuti gruppetti di militanti fermare i passanti, porgendo volantini e balbettando qualcosa, ho visto le persone gettare appena uno sguardo a manifesti e striscioni e allungare il passo, con un “no grazie” rapido e tirare dritto.

Oggi ho visto decine di persone, di varia età, mettersi in coda ed aspettare con pazienza, anzi quasi con entusiasmo, di poter firmare una proposta di legge.

Oggi è il V-Day, il Vaffanculo day, iniziativa che è partita da Beppe Grillo.

 

Direi piuttosto che il comico (ma è definibile ormai solo così?) non ha fatto che da innesco per far saltare una carica esplosiva immagazzinata da tempo.

Con il V-Day si chiede di far diventare legge tre iniziative: fuori dal parlamento deputati e senatori condannati in via definitiva o in attesa di giudizio finale; basta con i parlamentari eterni ma fissare a due il limite massimo di legislature cui si può essere eletto; restituire ai cittadini la scelta dei candidati, che è stata usurpata dai partiti.

La gente firma in massa, nonostante l’accuratissima campagna del silenzio “ufficiale” che tenta di sabotare l’iniziativa. (E che in qualche modo la affosserà).

I politici ignorano l’evento e già questa, se mai ce ne fosse bisogno, è l’ennesima prova di quanto siano indifferenti e lontani dalla gente che pretendono di rappresentare.

Se costretti, essi commenteranno il V-Day come una sceneggiata demagogica, robaccia populista, qualunquismo.

E questa grottesca presa di posizione è paragonabile al bandito che, colto in casa, sgrida il derubato perché questi ha urlato male “al ladro!”, magari facendo una stecca, o con uno stile che il delinquente non apprezza.

Se i nostri parlamentari non fossero una casta che sta spolpando il paese (culturalmente e moralmente forse prima ancora che materialmente) dovrebbero riconoscere che il V-Day non è più demagogico di quanto lo fossero i “cahiers de doleance” che furono prodotti dal Terzo Stato in occasione degli Stati Generali di Francia nel 1789.

Oggi, come duecento anni fa, la gente è esasperata, e i bizantinismi ridicoli dei politici non possono certo convincere persone che faticano ad arrivare a fine mese, che si piegano sotto un caro vita unico in Europa, che barcollano fra mutui e debiti, che sono condannati al precariato.

Se il V-Day è populismo, come possiamo chiamare ciò che fanno i politici di professione? Assolutismo? Feudalesimo? Impunità a vita? Potere ereditario inviolabile?

Credo che nessuno oggi, neppure il più ingenuo tesserato o il più sordido complice, possa onestamente dichiarare che vi sia un legame reale, effettivo, vissuto, sentito tra casta parlamentare e popolo. Non mi sembra di esagerare se dico che i parlamentari rappresentano solo se stessi e i loro interessi. Il referendum popolare che aboliva il finanziamento pubblico dei partiti dimostra terribilmente che la casta ignora la volontà espressa dalla maggioranza della società.

Allora, se iniziative come il V-Day sono populismo e demagogia, cosa fanno i nostri sedicenti rappresentanti? Cosa fanno? Cosa fanno? Cosa fanno?………..

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