Vi piacerebbe avere un microchip RFID impiantato sotto la pelle? I nostri lettori certamente risponderebbero con un netto e convinto “no”. Ma molti altri, soprattutto le giovani generazioni, vedono la realtà in maniera molto diversa, considerando i microchip RFID e altre forme di tecnologia indossabile come “trendy” e di “tendenza”.
Le persone adulte, almeno quelle non completamente assuefatte al paradigma culturale imperante, difficilmente accetterebbero di farsi impiantare un corpo estraneo sotto pelle, soprattutto se la loro “griglia interpretativa del reale” è iniziata alla Teoria del Complotto.
Discorso diverso per i più giovani, i cosiddetti “nativi digitali”, i quali sono nati in un clima culturale dove i microchip RFID e altre tecnologie indossabili vengono ormai ritenute accettabili e finanche utili per migliorare se stessi e rimanere connessi con gli altri.
Naturalmente, i mass media sono i maggiori diffusori di queste idee circa le “innovazioni tecnologiche”.
La BBC, per esempio, ha appena pubblicato un articolo intitolato “Perché voglio un impianto microchip”, nel quale ci viene detto che tali impianti potrebbero risolvere tutta una serie di problemi sociali: dal furto di identità, alle frodi con la carta di credito.
Ma molte altre forme di criminalità sarebbero notevolmente ridotti, i bambini non andrebbero mai più smarriti e non dovremmo più sopportare la fatica di ricordare una vasta gamma di password e codici PIN come facciamo ora. Secondo Frank Swain, autore dell’articolo, l’adozione di questa nuova tecnologia renderebbe la vita decisamente migliore. Ma è davvero così?
Secondo gli analisti, è inevitabile che la nostra società diventi, prima o poi, “digitalmente integrata”, ed è inevitabile che la tecnologia indossabile e impiantata diventi comune come lo sono oggi gli smartphone. L’articolista della BBC è ansioso di vedere quel futuro realizzato quanto prima:
“In definitiva, i microchip impiantati offrono un’interfaccia per rendere il vostro corpo fisico leggibile da una macchina. Attualmente, non esiste uno standard unico per comunicare con le macchine che sono alla base della società (bancomat, biglietterie automatiche, computer, ecc…), ma una varietà infinita di sistemi di identificazione: strisce magnetiche, password, numeri PIN, domande di sicurezza, ecc…
Tutti questi strumenti rappresentano in tentativo di colmare il divario tra la vostra identità digitale e quella fisica. E se si perde o dimentica un codice, siete improvvisamente tagliati fuori dal vostro conto in banca, dalla palestra, posta elettronica e altro ancora. Un chip impiantato, al contrario, potrebbe agire come il nostro gettone di identità universale per navigare nel mondo regolato dalle macchine”.
Se abbiamo avuto i brividi lungo la schiena, vuol dire che un barlume di umanità è ancora presente nelle profondità della nostra mondo interiore. Tuttavia, per alcune persone quel progetto è più desiderabile di quanto si possa immaginare, mettendosi in fila per farsi impiantare un chip nel proprio corpo:
“Questo mese alla conferenza Transhuman Visions a San Francisco, Graafstra ha installato una “stazione per l’impianto”, offrendo ai volontari di essere microchippati per soli 50$. Utilizzando un grosso ago progettato per impiantare il chip nel corpo degli animali domestici, Graafstra ha iniettato ai volontari un chip RFID rivestito di vetro dalle dimensioni di un chicco di riso. Alla fine della giornata Graafstra aveva creato 15 nuovi cyborg”.
Altamente inquietante, non trovate? Stiamo rapidamente entrando in un futuro distopico in cui sarà considerato normale l’uso della tecnologia per monitorare i nostri movimenti 24 ore al giorno.
La maggior parte delle persone probabilmente accoglierà questo cambiamento con entusiasmo, senza sapere che sta aprendo la porta ad un potenziale governo oppressivo che potrebbe un giorno abusare di questa tecnologia.
Fonte: ilnavigatorecurioso.it [revisione redazionale di nexusedizioni.it]