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Qualche generale ha sventato un’attentato? Di Maurizio Blondet

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{mosimage}Mentre scrivo (tarda sera in Italia) in America è ancora in corso il totale stand-down (tutti i mezzi a terra) dell’Air Force, che ha lo scopo dichiarato di «rivedere le procedure» dopo l’inspiegabile errore accaduto il 30 agosto, quando un B-52 ha sorvolato gli USA, dal Nord Dakota a Barksdale in Louisiana, portando a bordo sei missili da crociera armati di testate nucleari.
L’evento senza precedenti ha suscitato allarmanti ipotesi: si preparava un attentato false-flag  con bombe atomiche, scenario a cui d’altra parte aveva alluso Dick Cheney in una intervista alla CBS il 15 aprile nel programma «Face the Nation»?
O si preparava il temuto attacco all’Iran, visto che la Barksdale Air Force Base è l’ultima pista da cui partono i mezzi aerei americani per il Golfo?
Sta emergendo una terza ipotesi  (1).
Ma per comprenderla, bisogna ricordare alcuni fatti.
Da quarant’anni non era mai avvenuto prima che ad un B-52 fosse permesso di sorvolare il suolo americano con armamento atomico pronto.
Da quando un bombardiere strategico precipitò in Groenlandia nel ‘68, questi velivoli sempre in volo contro la minaccia sovietica sono stati posizionati a terra, benchè in stato di allarme permanente.
Dal 1991, le armi nucleari sono state per di più rimosse per ordine presidenziale, e conservate in magazzini vicini alle piste.
Non è dunque vero quanto ha affermato il comunicato-stampa del Comando Air Force il 6 settembre, che ha spiegato l’evento come «un errore avvenuto durante un normale trasferimento di armamenti da una base all’altra, regolarmente pianificato».
Per essere trasferiti da una base all’altra, la procedura «regolare» è caricare le testate su speciali apparecchi da trasporto, chiuse dentro contenitori intesi a impedire la fuoriuscita di radiazioni anche in caso di catastrofe.
Soprattutto, questi cargo non hanno i missili in posizione di lancio, come invece erano nel B-52.
Per di più, i missili e le testate (fino a 150 kiloton) erano apparentemente in viaggio per essere demoliti.
Dunque il volo appariva in chiara violazione delle norme di sicurezza dell’Air Force per il trasporto di armi atomiche.
Ed è stato l’equipaggio, una volta atterrato, ad accorgersi dell’errore e a segnalarlo.
Così è stato ufficialmente riferito.
Ma perchè l’equipaggio non si è accorto dell’errore fin dal decollo dalla base di Minot in North Dakota?

Viste le stringenti procedure, di routine in questi casi, la cosa è del tutto priva di spiegazione.
Di norma, diversi ufficiali partecipano e controllano le operazioni di carico di simili armi, per prevenire «errori» ed «incidenti».
Nè può esserci stata confusione tra missili atomici e missili con testate convenzionali, perchè gli Advanced Cruise Missiles del caso (gittata sui 2.000 chilometri) sono solo con testate nucleari.
Secondo il comunicato ufficiale, un comandante e diversi avieri sottoposti, addetti alle munizioni, sono stati «sollevati dall’incarico e sottoposti ad inchiesta».
Pare di capire che il gruppo sotto inchiesta non avrebbe potuto commettere tale «errore», se non violando scientemente una quantità di procedure.
Possono averlo fatto di testa loro?
Sicuramente no.
Hanno agito sotto ordini diretti di qualche superiore, che tuttavia non appartiene alla normale catena di comando militare?
E’ questa la possibilità.
Proprio la reazione rapida e soprattutto pubblica del Comando Air Force, che ha emanato un comunicato stampa in cui sottolinea la gravità dell’errore anzichè metterla in sordina, e annuncia pubblicamente l’immediata inchiesta con tanto di «stand down» totale per i 100 mila addetti, suggerisce che ciò che è accaduto, qualunque cosa sia, è avvenuto al di fuori della catena di comando.
I generali dell’aria non sentono il bisogno, come si dice in caserma, di «pararsi il sedere».
Anzi.
Ma quale autorità superiore al di fuori della normale catena di comando militare, può dare un simile ordine ed essere obbedito?
Dick Cheney.
Dall’8 maggio 2001 – notate la data – il presidente Bush ha conferito a Cheney, con apposito decreto, la responsabilità di «tutti i programmi federali che hanno a che fare con armi di distruzione di massa e della gestione delle conseguenze (sic) all’interno dei dipartimenti Difesa, Sanità e Servizi Umani, Giustizia, Energia, la Ennvironmental Protection Agency (EPA: la protezione civile) ed altre agenzie federali».

In questa veste onnipotente Cheney era in carica durante gli eventi dell’11 settembre 2001, quando – come risulta anche dalla deposizione del ministro Norman Mineta (2) alla commissione 9/11 – rispose ripetutamente ad un giovane militare, mentre gli aerei dei «terroristi» erano in volo ed uno sul Pentagono, che «gli ordini non cambiano».
Cheney era anche responsabile, quel giorno, delle numerose esercitazioni aeree fissate proprio per l’11 settembre.
Il giornalista Seymour Hersh ha raccontato sul New Yorker, nel maggio 2006, come i più alti gradi militari, con alla testa il generale Pace, si fossero opposti con successo al progetto della Casa Bianca di attaccare l’Iran anche con armi atomiche.
«Bush e Cheney erano mortalmente seri sul progetto nucleare», disse ad Hersh la sua fonte.
Il piano fu messo da parte (3).
Cheney ci ha riprovato, dando ordini diretti grazie all’autorità speciale di cui è stato investito, e scavalcando la catena di comando regolare?
E qualche generale ha mandato all’aria il piano, «scoprendo l’errore» all’atterraggio del B-52 in Louisiana?
Secondo Larry Johnson, un ex della CIA e del Dipartimento di Stato (Antiterrorismo), una sua fonte gli ha assicurato che su quell’aereo armato «c’è stata una soffiata».
«Qualcuno alla base di Barksdale ha cercato di avvertire che l’amministrazione stava approntando le bombe per l’Iran? Non so, ma la domanda è degna di essere posta» (4).
Ciò darebbe un altro senso allo stand down completo e senza precedenti: una specie di minacciosa risposta degli alti gradi alle iniziative occulte della Casa Bianca, insieme una sorta di ammutinamento (o sciopero bianco) e l’avvertimento che su quell’«errore» si farà un’inchiesta dura.
Probabilmente il pubblico non saprà mai niente di preciso.
Ma se l’ipotesi è giusta, l’attacco all’Iran non è più tanto imminente.
E forse fra qualche mese Cheney dovrà ritirarsi «per ragioni di salute».

Va invece rettificata una voce agitata su internet a proposito della El-Al, secondo cui la compagnia israeliana avrebbe anch’essa osservato uno «stand down» per il 14 settembre.
Di fatto i voli della El Al sono ridotti il venerdì, in quanto il riposo dello shabbat comincia dal tramonto del venerdì fino a sabato notte.
Ma l’amico Webster Tarpley segnala che almeno due esercitazioni, «Solid Curtain» e «Citadel Shield 2007» sono stati programmati per il 17 e il 21 settembre.
Il primo dovrebbe simulare uno o più  attacchi terroristici alla flotta da guerra; il secondo comporta una serie di misure strettissime a basi e istituzioni militari, sempre in funzione antiterrorismo.
Queste due esercitazioni sembrano collegate ad un’altra (Vigilant Shield 08) programmata per il 15-20 ottobre 2007, in cui si simulerà la risposta a tre ordigni a radiazioni, sotto il Comando Nord e sotto il  Comando del Pacifico.
Seguirà  «Noble Resolve», il cui scenario simulerà numerosi attacchi terroristici in USA ed in Europa, fra cui l’esplosione di una bomba atomica da dieci kiloton, contrabbandata da una «nazione straniera» sul territorio americano, a Virginia Harbor.

 
 
(tratto da effedieffe.com )


Note
1) Michael E. Salla, «Was a Covert Attempt to Bomb Iran with Nuclear Weapons foiled by a Military Leak?», The Canadian, 13 settembre 2007.
2) Norman Mineta, ministro dei Trasporti, l’11 settembre era con Cheney nel bunker di comando mentre un aereo non identificato si avvicinava al Pentagono. Ecco cosa disse davanti alla Commissione: Mineta: «During the time that the airplane was coming into the Pentagon, there was a young man who would come in and say to the Vice President… the plane is 50 miles out… the plane is 30 miles out…. and when it got down to the plane is 10 miles out, the young man also said to the vice president ‘do the orders still stand?’ And the Vice President turned and whipped his neck around and said ‘Of course the orders still stand, have you heard anything to the contrary!??’».
3) Seymour Hersh, «Last Stand», New Yorker, 10 luglio 2006.
4) Larry Johnson, «Staging nukes for Iran?», The Coffee House, 5 settembre 2007.
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