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Quante bufale sulle Olimpiadi di Sochi

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Sochi, 10 feb – Sono cominciate le Olimpiadi invernali a Sochi. E apriti cielo. Le polemiche che hanno accompagnato la preparazione ai Giochi certo non si sono sopite. Anzi. Il web e i media pullulano di foto, articoli più o meno sarcastici che mettono in rilievo le carenze tecniche del Villaggio olimpico (pare che prima degli atleti, i bagni russi saranno destinati a gloria imperitura), la corruzione negli appalti, la mancanza di neve, i rischi per la sicurezza, e le discriminazioni anti-gay. Già c’è qualcheduno che annuncia catastroficamente pogrom di omossessuali in mezza Federazione russa.

 
Andiamo con ordine. Intanto bisogna considerare che Sochi è da sempre un importante centro turistico russo, è vero, ma certo non era attrezzato per ospitare un’Olimpiade. Questo ha portato ad una mole di strutture da realizzare in pochi anni, con tempistiche assolutamente inadeguate. Che qualche architetto abbia sbagliato qualcosa è innegabile.
Ma altrettanto innegabile è una risonanza mediatica del tutto sproporzionata alla faccenda. Come è innegabile, se ci si peritasse di prendere in mano una cartina, che lamentarsi per la mancanza di neve a Sochi è ridicolo: Sochi è una località balneare, e le gare non verranno certo tenute lì. D’altra parte, durante i Giochi a Torino nel 2006, nessuno si era lamentato della mancanza di neve nel centro storico.
Sochi dista poi quasi un migliaio di chilometri dalle zone “calde” del Caucaso. Sarebbe come lamentarsi di essere esposti a dei rischi a Parigi per tensioni a Berlino, più o meno. In ogni caso le misure di sicurezza sono imponentissime e minuziose fino al più piccolo dettaglio, secondo lo stile russo. Da notare come assai scarso sia stato l’appoggio internazionale alla Russia per gli attentati di dicembre a Volgograd, che pure  avrebbero dovuto portare la comunità internazionale a stringersi intorno a Mosca per ribadire l’intento di celebrare le Olimpiadi in armonia e serenità, senza farsi intimorire dai fondamentalisti. Invece gli attentati suicidi sono stati spunto per molti governi per gettare benzina sul fuoco e mettere in dubbio l’idoneità di Sochi quale cornice dei Giochi.
 
Così come han poco da scandalizzarsi le varie anime belle, nel rivelare gli episodi di corruzione ed il budget stellare impiegato per le Olimpiadi: episodi di corruzione sono fisiologici in qualunque gara d’appalto a qualsiasi latitudine. Noi italiani potremmo tenere dei corsi universitari in materia, peraltro. Quanto al budget, praticamente tutte le città olimpiche hanno sforato le previsioni iniziali: basti pensare a Montreal ’76, per cui vennero spesi 2,8 miliardi di dollari invece di 124 milioni. O Pechino, che arrivò alla astronomica somma di 40 miliardi contro l’1,6 miliardi preventivati.
Già, Pechino. All’epoca delle Olimpiadi in Cina si fece assai meno rumore per le politiche dell’Impero mao-capitalista. Qualche sparuta voce a ricordare il dramma del Tibet, le condanne a morte con il costo dei proiettili a carico dei famigliari, e niente di più. Nessuno che alzò più di tanto la voce per le disastrose condizioni ambientali cinesi (tutti ricordiamo le immagini di Pechino avvolte in una coltre di smog da tagliare con il coltello), per i laogai. Nessun giornale mise una bandiera tibetana accanto al proprio logo, mentre ad oggi i principali media mondiali (addirittura Google) sono un fiorire di bandiere arcobaleno.
 
E veniamo ai gay. Sembra che la Russia sia la Patria di ogni nefandezza e oppressione ai danni degli omossessuali. Il vice primo ministro russo, Dmitry Kozak, ha recentemente dichiarato alla testata Russia oggi che “La gente ha tutto il diritto di avere una propria vita personale, purché ciò non avvenga nei confronti di minori”. Nulla di eclatante, quindi. Certo in Russia i gay non vengono decapitati o lapidati come avviene nella maggior parte dei Paesi della penisola arabica. Che però, misteriosamente, non vengono dipinti a tinte fosche come Putin ed il suo governo.
Una crociata del politicamente corretto marcia sulla Russia. E queste Olimpiadi sembrano più spunto di polemica per tanti, troppi, che momento di distensione e fratellanza sportiva, come nella tradizione dovrebbero essere.
Un’ultima precisazione: durante la cerimonia inaugurale tanti hanno applaudito alla scelta tedesca di sfilare con della divise arcobaleno, come sostegno alla battaglia omosessuale. Ma in un’intervista rilasciata allo Spiegel il designer Willy Bogner ha smentito categoricamente, affermando che la scelta dei colori vuol essere un omaggio ai Giochi di Monaco del’72, ed in particolare alla mascotte dell’epoca, il bassotto Wladi, e che il progetto risale ad assai prima che scoppiasse il “caso Russia”. Con buona pace del popolo arcobaleno.
 
Valentino Tocci
 
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