Renzi abolisce il Senato e si prepara a diventare Console. Elezioni alle porte.
Dopo aver incassato una vittoria nella partita sul Quirinale, più per l’umiliazione inferta a Silvio Berlusconi che per un effettivo risultato politico, il Premier si appresta al passo finale. Il voto.
In primavera Renzi spera di essere consacrato Console Unico dell’Impero, grazie all’Italicum.
Matteo da Firenze non teme nemici, è freddo e cinico proprio come impone la politica di Palazzo, nessuna sbavatura sentimentale, nessun cenno di umanità e compassione, nessuna paura delle conseguenze e nessun giudizio per la sua condotta. Il Cesare Ottaviano dei nostri tempi, celebra il trionfo al Colle oggi, come si faceva un tempo al Foro e guarda avanti, alle riforme. Lui ha imparato bene dalla storia, e sa che si ripete. Sempre.
Applica alla lettera i principi della realpolitik di ogni tempo: divide et impera, panem et circenses. Spacca e ricompatta all’abbisogna compagni e alleati e distribuisce parte del patrio tesoro al popolo affamato. 80 euro a testa, è quanto basta per averlo dalla sua.
Giura fedeltà alla Repubblica come è giusto che sia alla vigilia di ogni tirannia nonostante le sue azioni lo tradiscano. Lui lo sa, non è stupido, ma sa anche che in fondo ogni popolo "ha il natio bisogno di porre i polsi ai vincoli". Così sia. Ma sia il prima possibile. Perché un bel gioco dura poco e le occasioni vanno prese al volo prima che l’imprevisto diventi prevedibile. Renzi sa che la situazione economica è allo sfascio in ogni settore del Paese. Si salva solo qualche privilegiato che esporta e chi ha trasferito o delocalizzato all’estero mantenendo solo il nome di quello che un tempo era il prestigio dell’italianità.
La situazione non può reggere a lungo, l’Ilva è quasi pronta per la svendita, le Popolari sono in attesa dell’assalto alla diligenza dei fondi internazionali e lo Stato si sta impegnando a farsi carico di 181 miliardi di sofferenze ora in pancia alle Banche.
Tutto questo ha bisogno per compiersi di una maggioranza sicura e certa, non sono ammessi sbagli o rallentamenti. Renzi nel suo intimo sa bene che se anche si presenta al Trionfo nelle vesti di Cesare Ottaviano in realtà la sua condizione è più simile a quella di Cleopatra. Un Re fantoccio nelle mani di Banche, Fondi di Investimento, e Asset finanziari privati travestiti da pubblici, pronto a deporlo se non starà ai patti. Al suo fianco non ha neppure un Marco Antonio su cui contare per resistere all’assedio, nonostante le physique du rôle della Boschi. Ormai ha accettato le condizioni, ha venduto il suo Paese e il suo Popolo in cambio di un trono privo di ogni vero potere, ma pur sempre un trono. Una frustrazione che alla lunga potrà rivelarsi fatale, proprio come lo fu per la regina d’Egitto. È probabile infatti, che in virtù del ripetersi dei cicli storici, anch’egli sarà spinto al suicidio politico, ma non sarà il veleno dei serpenti la causa del disastro, quelli sono animali, che nonostante tutto hanno bisogno di cure amorevoli che lui non è capace di dare, sarà piuttosto con il veleno che ha dentro che si darà il colpo di grazia. Il Popolo non piangerà la sua uscita di scena. Ma adesso è tempo di gaudio non di nefasti presagi, anche se va detto che quando il tuo principale nemico sei tu stesso, certe paure ti perseguitano, non solo nel sonno.
[Sopra: Renzi e Napolitano durante l'elezione di Mattarella (ANSA), da quotidiano.net]
Articolo di Armando Siri
Fonte: partitoitalianuova.it
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