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Scandalo Sakineh

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Il saggista Bernard-Henry Levy e il Presidente Nicolas Sarkozy hanno mobilitato l’opinione pubblica francese per salvare dalla lapidazione una donna iraniana accusata di adulterio. Travolti dalle emozioni, i francesi non hanno avuto il tempo di verificare questa accusa, fino a quando Dieudonne M’Bala M’Bala s’è recato a Teheran. Sul posto, la cosa s’avvera del tutto falsa. Thierry Meyssan torna su questa spettacolare e assai imprudente manipolazione.


L’annuncio dei roghi del Corano, da parte del pastore statunitense, nel nono anniversario degli attentati dell’11 settembre 2001, scuote il mondo musulmano. L’evento è sentito in modo diverso a seconda della cultura. Per gli occidentali, questa provocazione deve essere relativizzata. Certo, questo è un libro che i musulmani considerano sacro, ma, dopo tutto, ci si limita a bruciare carta. Al contrario, nel mondo musulmano, si crede che bruciando il Corano, si tenti di privare gli uomini della parola divina e di negargli la salvezza. Questo porta a reazioni emotive incontrollabili, che gli occidentali percepiscono come isteria religiosa. Mai una cosa del genere potrebbe verificarsi in Europa, e ancor meno in Francia, un paese formato da un secolo di laicità combattente. Eppure…

 

Mobilitazione

Recentemente, il saggista Bernard-Henri Levy [1] ha messo in guardia l’opinione pubblica circa il caso Sakineh Mohammadi-Ashtiani, una giovane donna che è stata condannato alla lapidazione in Iran per adulterio. Ha lanciato una petizione online per fare pressione sulle autorità iraniane e chiedere loro di rinunciare a tale barbarie.
Nei contatti telefonici regolari con il figlio della vittima, che vive a Tabriz (Iran) e il suo avvocato, Javid Houstan Kian, che recentemente si è trasferito in Francia per sfuggire al regime, il signor Levy non è stato avaro nei dettagli: la lapidazione, la cui pratica è stata interrotta da una moratoria, sarebbe tornata per impulso del presidente Ahmadinejad. Mohammadi-Ashtiani, potrebbe essere giustiziata alla fine del Ramadan. Nel frattempo, il direttore della prigione, furioso per il battage mediatico, avrebbe somministrato 99 frustate.

Il saggista concentra i suoi attacchi sulla modalità dell’esecuzione. Egli scrive:

“Perché la lapidazione? Non ci sono, in Iran, altri modi per uccidere? Perché è il più abominevole di tutti. Perché questo attacco contro il viso, questa pioggia di pietre su un volto innocente e nudo, questa raffinata crudeltà che codifica le dimensioni dei ciottoli per garantire che la vittima soffra a lungo, è una rara concentrazione di disumanità e barbarie. E perché c’è, in questo modo di distruggere un volto, di strappare la carne e di ridurlo in una pozza di sangue, perché c‘è in questo gesto di bombardare un volto fino a sfigurarlo, qualcosa di più che uccidere. La lapidazione non è una condanna a morte. La lapidazione è una punizione. La lapidazione è la liquidazione della carne a cui si fa il processo, in qualche modo retroattivo, essere stata questa carne, solo carne: la carne di una giovane e bella donna, forse amante, forse amata, e avendo forse goduto della felicità di essere amata e di amare.”

Il presidente Sarkozy ha confermato le informazioni del Sig. Levy, in occasione della conferenza annuale degli ambasciatori di Francia [2]. Dopo il suo discorso, ha detto che la condannata era “ora sotto la responsabilità della Francia.”

Ben presto, molte associazioni e singoli individui hanno aderito a questo movimento, e più di 140.000 firme sono state raccolte. Il primo ministro Francois Fillon è arrivato, sul pulpito del principale telegiornale pubblico, a esprimere la propria simpatia e solidarietà per Sakineh, “la sorella di tutti noi“. Mentre l’ex segretaria di stato per i Diritti Umani, Rama Yade ha detto che la Francia ora, ne faceva un caso di “questione personale“.

Mistificazione

Anche se non ne erano consapevoli, le emozioni dei francesi si riferivano alla parte religiosa del loro inconscio collettivo. Siano cristiani o no, sono stati segnati dalla storia di Gesù e dell’adultera. Ricordiamo il mito [3]: i farisei, un gruppo di ebrei arroganti, tentarono di mettere Gesù in una posizione difficile. Portarono una donna che era stata sorpresa in flagrante delitto di adulterio. Secondo la Legge di Mosè, doveva essere lapidata, ma questo requisito crudele fortunatamente, era caduto in disuso. Chiesero a Gesù cosa conveniva fare. Se prevedeva di lapidarla, sarebbe apparso come un fanatico, e se rifiuta la sanzione, sarebbe stato incriminato per sfida alla legge. Tuttavia, Gesù salvò la donna rispondendogli: “Lasciate che chi è senza peccato scagli la prima pietra“. Quindi rovesciò il dilemma: se i farisei la lapidano, pretendono di essere dei puri, se non lo fanno, sono quelli che violano la legge. E il testo lo chiarisce: “Hanno rinunciato uno a uno, a cominciare dal più anziano“.
Questo mito si basa, nel pensiero occidentale, sulla separazione tra legge religiosa e legge civile. L’adultera ha commesso un peccato nei confronti di Dio e deve rendere conto a lui. Non ha commesso un reato e non può essere giudicata dagli uomini.

La lapidazione annunciata di Sakineh è sentita dai francesi come una regressione terribile. La Repubblica islamica d’Iran deve essere un regime religioso che applica la Legge di Mosè rivista dal Corano, la Sharia. I mullah devono essere dei fallocrati fanatici che puniscono gli amori delle donne al di fuori del matrimonio e le tengono in soggezione agli uomini. Accecati dalla loro stessa oscurità, arrivano ad uccidere, e nei modi peggiori. Qui si tratta di un isterismo collettivo religioso poiché in questo caso, il riflesso normale di tutti dovrebbe essere quello di verificare le accuse. Ma per settimane nessuno s’è preso la briga di farlo.

 

Interrogativi

Avendo a sua volta, firmato la petizione, il leader del partito antisionista, Dieudonne M’Bala M’Bala, che è andato a Teheran nel quadro del progetto di un film, ha voluto intercedere per la condannata. Ha chiesto una pubblica audienza con le autorità, ed è stato ricevuto da Ali Zadeh, vice presidente del consiglio giudiziario e portavoce del Dipartimento della Giustizia.
L’intervista sarà un modello nel suo genere. Zadeh si chiedeva se il suo partner, il comico di professione, lo schernissi riportando i suoi timori. M’Bala M’Bala faceva ripetere più volte le risposte alle sue domande, tanto stentava a credere di esser stato manipolato fino a quel punto.
Succedendo alla dittatura dello Shah di Reza Pahlavi, la Repubblica islamica s’era prima di tutto preoccupata di porre fine all’arbitrio e di creare lo Stato di diritto il più possibile rigoroso. Per quanto riguarda i reati giudicabili, da lunga data il sistema giudiziario prevede il diritto di appello. In ogni caso, la Corte di Cassazione viene incaricata  automaticamente di verificare la legittimità della procedura. Il sistema giudiziario offre, quindi, garanzie di molto superiori a quelli dei tribunali francesi, e gli errori sono molto meno frequenti.
Tuttavia, le condanne hanno conservato una particolarmente durezza. Il paese applica notoriamente la pena di morte. Invece di ridurre la durata della pena, la Repubblica islamica ha scelto di limitarne l’applicazione. Il perdono delle vittime o delle loro famiglie, è sufficiente per annullare l’esecuzione delle pene. A causa di questa disposizione e della sua diffusione, non c’è il perdono presidenziale.
La pena di morte è spesso imposta, ma molto raramente applicata. Il sistema giudiziario pone un periodo di circa cinque anni dalla sentenza all’esecuzione, nella speranza che la famiglia della vittima conceda il perdono al condannato che viene così graziato e subito rilasciato. In pratica, l’esecuzione riguarda principalmente i maggiori trafficanti di droga, terroristi e infanticidi. L’esecuzione è eseguita per impiccagione in pubblico. Si spera che la rivoluzione islamica continuerà ad evolversi e ad abolire presto la pena di morte. Tuttavia, la Costituzione iraniana riconosce la separazione dei poteri. La magistratura è indipendente e il Presidente Ahmadinejad non ha nulla a che fare con una decisione del tribunale, qualunque essa sia.

Manipolazioni

Nel caso Sakineh, tutte le informazioni diffuse da Bernard-Henry Levy e confermate da Nicolas Sarkozy sono false.

1. Questa signora non è stato processato per adulterio, ma per omicidio. Inoltre, in Iran, non si emette la condanna per adulterio. Invece di abrogare questo reato, la legge ha stabilito delle condizioni per lo definizione dei fatti che non possono essere soddisfatte. Ci vogliono quattro persone che siano state testimoni nello stesso momento [4].

2. La Repubblica islamica non riconosce la Sharia, ma solo il diritto civile emanato dai rappresentanti del popolo in Parlamento.

3. Mohammadi-Ashtiani ha drogato il marito e lo ha fatto uccidere nel sonno dal suo amante, Issa Taheri. Lei e il suo complice sono stati giudicati in primo e secondo grado. Gli “amanti diabolici“, sono stati condannati a morte nel primo e secondo grado. La Corte non fa discriminazione secondo il sesso degli accusati. Va osservato che, nella requisitoria, le relazioni intime degli assassini non sono state menzionate, proprio perché non sono dimostrabili, secondo la legge iraniana, anche se sono state segnalate dai parenti come certe.

4. La pena di morte è suscettibile di essere attuata per impiccagione. La lapidazione, che era in vigore sotto lo scià e qualche anno dopo la sua caduta, è stata abolita dalla Rivoluzione islamica. Indignato per le affermazioni di Bernard-Henri Levy e Nicolas Sarkozy, il vicepresidente del potere giudiziario iraniano ha detto a Dieudonne M’Bala M’Bala che sfidava questi personaggi sionisti a trovare una legislazione iraniana contemporanea che preveda la lapidazione.

5. La sentenza è attualmente all’esame della Corte di Cassazione, che verifica la correttezza di ogni dettaglio della procedura. Se non è stata scrupolosamente rispettata, la decisione sarà annullata. Questa procedura d’esame è sospensiva. Il processo non è ancora definitivo, l’imputato gode ancora della presunzione d’innocenza e non è mai stata questione d’essere eseguita alla fine del Ramadan.

6. Javid Houstan Kian, che si presenta come l’avvocato della Signora Mohammadi-Ashtiani, è un impostore. È legato al figlio dell’imputata, ma non aveva un mandato da questa donna e non ha mai avuto alcun contatto con lei. È un membro dei Mujahidin  del Popolo un’organizzazione terroristica protetta da Israele e dai neconservatori [5].

7. Il figlio dell’imputata vive normalmente a Tabriz. Può parlare senza problemi e spesso telefona a Levy per maledire il suo paese, cosa che illustra il carattere libero e democratico del suo governo.
In definitiva, nulla, assolutamente nulla della versione Sarkozy-Levy della storia di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, è vero. Forse, Bernard-Henry Levy ha rilanciato in buona fede le false accuse che servono per la sua crociata contro l’Iran. Il Presidente Nicolas Sarkozy, quanto a lui, non può far valere la sua negligenza. Il servizio diplomatico francese, il più prestigioso al mondo, sicuramente ha inviato tutte le relazioni pertinenti. Così ha deliberatamente mentito all’opinione pubblica francese, probabilmente per giustificare, a posteriori, le drastiche sanzioni imposte all’Iran, con particolare danno dell’economia francese, che è già stata gravemente colpita  dalla sua politica.


Thierry Meyssan – Analista politico francese, fondatore e presidente del Réseau Voltaire e della conferenza Axis for Peace. Pubblica recensioni settimanale di politica estera nella stampa araba e russa. Ultimo libro pubblicato: L’Effroyable imposture 2, éd. Bertrand JP (2007).


Note

[1] Si veda il nostro dossier Bernard-Henry Levy, Réseau Voltaire
[2] Discorso in occasione della conferenza annuale degli ambasciatori di Francia, Nicolas Sarkozy, Réseau Voltaire, 25 agosto 2010.
[3] Il termine di mito deve essere presi qui nel suo senso più neutro. Sia che si creda o no ai Vangeli, il racconto della donna adultera appartiene al simbolismo occidentale.
[4] Sullo stesso tipo di disinformazione, si legga ‘Pour diaboliser l’Iran Rue 89 confond crimes pédophiles et homosexualité’, Réseau Voltaire, 13 luglio 2007.
[5] Si veda il nostro dossier i Mujahidin-e Khalq, Réseau Voltaire.


Traduzione di Alessandro Lattanzio

Fonte: https://www.voltairenet.org/article167006.html


 

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